Il CSE – Centro Socio Educativo – di Samarate (VA) e la cura del parco di Villa Montevecchio: così la persona disabile diventa risorsa per il territorio

Il progetto educativo di Solidarietà e Servizi ha dato vita a un’importante esperienza capace di fare crescere gli ospiti del CSE e aprire la grande area verde al paese

La cura del verde è una questione di passione. La stessa che gli ospiti del Centro Socio Educativo – CSE – di Samarate di Solidarietà e Servizi mettono nella manutenzione del parco di Villa Montevecchio. Un impegno che prosegue da 14 anni e che ha permesso non solamente di restituire al paese la grande area verde, ma soprattutto ha consentito alle persone disabili di trovare un impegno capace di valorizzare le loro potenzialità, stare insieme e rendersi utili. Come racconta Michele, orgoglioso della sua attività: «Mi piace vedere pulito e ordinato il parco. È anche bello stare in mezzo alla natura e lavorare con due educatori simpatici». Ma anche Daniele, che trova piacevole «rastrellare le foglie, metterle nei sacchi e andare poi in discarica», perché «così sto con i miei compagni». C’è chi si “accontenta” di «stare all’aria aperta», anche se questo comporta un lavoro: «Tagliare l’erba non è un problema», dice Fabio. O Julian che ha capito il valore del suo lavoro: «Quando ho finito il lavoro mi sento importante e spero di imparare bene per trovare un posto di lavoro. Inoltre, se sto fuori sono più tranquillo».

Più che giardinieri, loro sono i veri “angeli custodi” del parco di Villa Montevecchio. «Alla base c’è un progetto educativo che vuole valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Paolo Soldavini, coordinatore del CSE di Samarate. «Dalla passione che ci accomuna per il verde, è stato avviato questo progetto che si è rivelato importante: non solamente per i molteplici aspetti educativi che contiene, ma anche per il rapporto che ha creato con i frequentatori del parco e Samarate tutta, facendo diventare il “nostro” CSE una risorsa per l’intera comunità». L’attività spazia dal taglio dell’erba alla sostituzione dei sacchetti dei cestini, ma prevede anche la cura delle piante e la supervisione dell’intera area. «Ciascuno viene impiegato sulla base delle proprie possibilità e potenzialità: impara a stare insieme, a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi propri e degli altri. Ma anche imparare a usare gli attrezzi a disposizione, a tal punto che si sono create degli ambiti di specializzazione. C’è inoltre l’aspetto sociale dell’entrare in contatto con i frequentatori del parco che, soprattutto con la bella stagione, sono veramente tanti». Non secondo c’è il rapporto con il territorio. Il CSE di Samarate è una realtà aperta alla collettività, «con l’effetto che le persone disabili vengono viste come una risorsa», ricorda Soldavini. «Il frutto del loro impegno è tangibile, con un parco che resta aperto tutto l’anno ed è sempre pronto ad accogliere nonni con i nipoti, ragazzi e quanti vogliono stare un po’ all’aria aperta». Ma la passione, si sa, è contagiosa. E così il CSE di Samarate ha voluto estendere le proprie abilità anche nella coltivazione di frutta e verdura. «Nell’ambito del progetto “orti urbani” del comune di Samarate finanziato dalla Regione Lombardia, siamo riusciti a farci  assegnare uno spazio. E, accanto alla voglia di prendersi cura dei frutti dell’orto, abbiamo stabilito dei significativi rapporti con i pensionati che gestiscono gli altri orti: ci si scambia consigli, indicazioni e raccomandazioni, mettendo in campo quella sana competizione di chi riesce a ottenere le zucchine più belle». Come ricorda Marco: «L’orto è una delle attività che mi piace di più. È bello raccogliere la verdura e cucinarla: è decisamente più buona ed economica. Inoltre, i pensionati sono veramente simpatici».

«Mettere al centro le potenzialità delle persone con autismo». Il contributo della dottoressa Zarini per la Giornata mondiale per l’autismo

In occasione della ricorrenza del 2 aprile, la psicologa e psicopedagogista richiama l’importanza della rete di confronto e di una presa in carico personalizzata. L’esperienza del gruppo in Solidarietà e Servizi

Sabato 2 aprile è la Giornata mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. In occasione di questa ricorrenza, istituita dall’ONU nel 2007, Solidarietà e Servizi ospita l’intervento di Serena Zarini, psicologa e psicoterapeuta che collabora con la cooperativa sociale e tra i maggiori esperti di questo disturbo del neuro sviluppo. Parlare di autismo, conoscere l’autismo e sapersi rapportare con le persone con autismo è importante. Non solamente perché permette di superare la barriera della disabilità, ma soprattutto può nascere un rapporto arricchente per tutti.

«La parola impiegata per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, vissuto tra il 1857 e il 1939, giunge in Italia a metà degli anni ’80, dopo lunghe diatribe tra gli esperti per definire se le principali cause del ripiegamento su “se stessi” (autismo dal greco autòs) fossero ambientali piuttosto che organiche.

Siamo giunti ad oggi, con tecnologie di indagine avanzate che non sempre rilevano un difetto strutturale alla Risonanza Magnetica, ma che certamente dichiarano, attraverso numerosissimi studi, un forte trend genetico (più del 50%) nonché una prevalenza di soggetti che in Italia è passata da 1:100 del 2013 a 1:77 del 2019.

L’importante crescita dei numeri denota certamente una maggior attenzione alla tipologia di disturbo e alla sua osservazione nella popolazione, osservazione che occorrerebbe essere accuratissima poiché la diagnosi attualmente si basa sulla presenza o meno di sintomi comportamentali soprattutto socioemozionali (non esistono test basati su marker biologici in grado di stabilire la predisposizione o la presenza di autismo); ne deriva la necessità di una grande competenza discriminativa nel fare diagnosi e una possibilità di interpretazione dell’osservazione del comportamento molto variabile e passibile di errore. Con autismo, ora convogliato, nel DSM 5 (la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association – APA – nel 2013, ndr), nell’espressione Disturbi dello Spettro dell’Autismo (DSA) si intende infatti oggi un’ampia gamma fenotipica di disturbi del neurosviluppo, di gravità variabile, accomunati da difficoltà nella comunicazione sociale, in particolare nel linguaggio e nella sua valenza intenzionale.

È fondamentale potersi accorgere della presenza di segnali disfunzionali nelle prime fasi della vita del bambino (entro i 3 anni di età), anche tramite il confronto tra genitori e agenzie sanitarie ed educative che il bambino intercetta (pediatra, nido, scuola dell’infanzia, educatori, insegnanti) e approfondire tali segnali attraverso l’osservazione specialistica (neuropsichiatra infantile, psicologo dell’infanzia). Accertati tali segnali, rilevate le loro caratteristiche nonché il grado di disfunzionalità, è bene focalizzare l’attenzione sulle potenzialità del bambino ancora in fase evolutiva, certamente tenendo conto delle difficoltà, attraverso una presa in carico di tipo psicoeducativo tarata sull’età del bambino. Presa in carico che deve favorire un’esperienza del mondo meno ansiosa possibile, più flessibile e più cosciente di sé possibile e favorente inoltre lo sviluppo cognitivo e degli apprendimenti, poiché la vita mentale vuole e deve andare sempre avanti. Oltre al minore, la presa in carico deve comprendere un sostegno alla famiglia, nell’ordine della comprensione dei problemi e delle possibili vie di affronto, via via che col passare delle varie tappe evolutive compaiono nuove sfide di incontro del minore col mondo sempre più complesso e richiedente, fino all’età adulta dove a seconda dei gradi di difficoltà il soggetto può essere accompagnato da progetti, che sempre più stanno prendendo piede, per svolgere la sua vita oltre il nucleo famigliare d’origine».

È nel solco delle parole di Serena Zarini che si inserisce l’attività di Solidarietà e Servizi. L’esperienza di Pollicino, il centro che la cooperativa sociale gestisce a Gallarate e dal quale è nato Avanti Tutta a Busto Arsizio, lo spazio dedicato agli adolescenti autistici, ha una marcia in più. «Qui cresciamo insieme», raccontano gli stessi  ragazzi. «Il nostro stare insieme non è solamente stare nello stesso spazio e fare delle cose, ma è diventato amicizia». Il gruppo ha un valore aggiunto, è un intreccio di storie di vita, è affrontare insieme emozioni e difficoltà, è condividere esperienze. Quando si parla di autismo, spesso si crede che la persona autistica sia indifferente alle relazioni, distante. Non è così: Solidarietà e Servizi sperimenta l’esatto contrario che è relazione, rapporto e amicizia.

Vestiti, cibo e medicinali: il grande cuore dei ragazzi di Avanti Tutta per l’Ucraina

Gli adolescenti con autismo dello spazio attivato da Solidarietà e Servizi a Busto Arsizio sono stati protagonisti di una raccolta di beni di necessità, con consegna direttamente alla Caritas

«Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importate non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore». È in questa frase di Madre Teresa di Calcutta l’essenza del gesto che i ragazzi di Avanti Tutta, spazio che Solidarietà e Servizi ha attivato per gli adolescenti con autismo, hanno fatto. Si sono attivati e insieme hanno voluto contribuire a donare abiti e cibo ai profughi dell’Ucraina. Impossibile in questi giorni ignorare la guerra, e sarebbe anche sbagliato per chi, come Niccolò, Andrea e Marco, e Alessia vuole essere partecipe della società e degli avvenimenti quotidiani, anche se questi accadono a chilometri di distanza. «L’ansia, ma anche la paura generate dalle notizie del conflitto ci ha portati ad affrontare il tema della guerra all’interno dei Avanti Tutta», ricorda Mariolina Caputo, coordinatrice di “Pollicino”, il servizio da cui Avanti Tutta ha preso avvio. «Ma grazie alle educatrici Giulia e Francesca abbiamo insieme superato queste emozioni, andando a guardare come avremmo potuto porci nei confronti di questo evento terribile. Cosa avremmo potuto fare. Così l’empatia, la voglia di essere vicini a queste persone che hanno dovuto lasciare il loro paese e si sono ritrovate praticamente senza nulla, ha portato a un gesto concreto che è arrivato direttamente dai ragazzi».

Come raccontano i 4 protagonisti: «Stiamo seguendo le notizie sull’Ucraina. Abbiamo visto le foto dei bombardamenti e siamo molto tristi. Con le educatrici abbiamo pensato a un modo per poter aiutare queste persone: abbiamo quindi scritto una lista di cose da portare ad Avanti Tutta per consegnarle alla Caritas». L’elenco comprendeva vestiti caldi come giubbotti, cappelli, guanti, sciarpe, felpe e coperte, ma anche cibo in scatola e a lunga conservazione, quale tonno, piselli, mais e pelati. Per illuminare le notti, una torcia. Non ultimi, i medicinali e i disinfettanti. E per i bambini, i pannolini e le pappe. Nella raccolta, i ragazzi hanno coinvolto anche le rispettive famiglie. «Abbiamo preparato i sacchetti dove abbiamo messo: cibo, vestiti, medicinali, body per neonati, brioche, carne in scatola, piselli, pannolini e pappe per bimbi», aggiungono Alessia, Niccolò, Andrea e Marco. Ma non bastava. «Siamo andati alla Caritas in centro a Busto Arsizio con i nostri sacchetti e ci siamo sentiti felici di poterli aiutare».

L’iniziativa solidale però non resterà un caso isolato. Come tutte le azioni fatte con il cuore sono destinate a contagiare altre persone e ad ampliarsi.

Solidarietà e Servizi nel 2021 ha aperto le porte del mondo del lavoro a mille persone fragili e disabili

Grazie alle aziende che le hanno dato fiducia la cooperativa ha proseguito nell’inserimento lavorativo condividendo progettualità e finalità sociale

Parlare di lavoro per le persone che vivono una fragilità sociale non è solamente una questione economica, ma soprattutto di dignità. E qui Solidarietà e Servizi ha fatto la differenza: nel 2021, anno interamente contrassegnato dalla pandemia, la cooperativa sociale è riuscita a dare nuove opportunità, con un’assunzione, il rinnovo di un impiego o un tirocinio, a oltre tre persone su quattro delle quali si è presa cura. Un risultato significativo che descrive l’importante rete territoriale avviata, ma soprattutto l’azione concreta basata su un progetto di vita che trasforma il lavoro in un luogo di crescita personale e professionale.

Attraverso i SIL – Servizi di Inserimento Lavorativo – che Solidarietà e Servizi gestisce in cinque distretti della provincia di Varese e nel distretto del Castanese -, e attraverso le Doti Regionali, il servizio di politiche attive del lavoro cui la cooperativa è accreditata, sono state ben 941 le persone disabili e fragili che hanno avuto accesso ai servizi dell’ Area Inserimento lavorativo, con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2020. Il 23% di queste 941 persone ha trovato un’occupazione con una prima assunzione o una stabilizzazione in azienda, mentre il 53% è stato avviato a un percorso di formazione attraverso il tirocinio. «Sono stati proprio i tirocini il dato più sorprendente», sottolinea Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento lavorativo di Solidarietà e Servizi.  «Le quasi 500 persone che hanno avuto accesso a un tirocinio, con una crescita di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, sono il risultato dell’incontro tra due realtà che hanno saputo fare “un di più”. Innanzitutto le aziende che, in un momento particolare, contrassegnato ancora da una serie di procedure per il contenimento dei contagi a complicare il tutto, hanno saputo fare uno sforzo ulteriore accogliendo una persona disabile o fragile in tirocinio. Questo dimostra, ancora una volta, l’importanza del ruolo sociale che le imprese rivestono e la necessità che questo ruolo sia sempre più riconosciuto. Non secondo è, il grandissimo lavoro fatto dalle nostre operatrici e dai nostri operatori che si sono interfacciati con le aziende non da “controparte”, ma considerandole partner, sapendo parlare la lingua dell’impresa, comprendendone  i problemi, i tempi e i bisogni, trasformando così l’inserimento in una opportunità per tutti. La condivisione di una progettualità, di un progetto che riguarda persone fragili o disabili ma che insieme fa bene all’azienda e alla comunità è alla base di relazioni che, oltre al rispetto, portano alla stima» E, quindi, a risultati tangibili che si misurano in crescita personale, autonomia e in quella dignità che solo il lavoro può dare.

Com’è stato per Andrea che, fuori dal mondo del lavoro da molti anni, con l’arrivo della pandemia aveva perso ogni speranza. «Mi sembrava impossibile uscire da questa situazione», racconta. «L’assistente sociale a cui mi sono rivolto per un supporto per la gestione dell’affitto mi ha proposto un percorso nel Progetto Olona_BA (Progetto Sociale per l’inclusione lavorativa promosso dai Distretti del Medio Olona e di Busto, ndr). Con mia sorpresa un’azienda mi ha aperto le sue porte per un tirocinio, aggiungendo fondi propri al rimborso che ricevevo dal Comune. Ho potuto rimettermi in gioco e dimostrare la mia voglia di fare. Adesso la fine di questo brutto periodo mi sembra un nuovo inizio».

Più di un nuovo inizio, per Serena il lavoro è stato un luogo dove tornare, dove essere aspettata e valorizzata. Giovane donna con un importante disturbo psichiatrico, per Serena il tirocinio nato dal rapporto del SIL con il CPS (Centro Psico Sociale) presso cui è in cura è diventata l’occasione di sperimentare una «quotidianità buona», con rapporti sereni e cordiali all’interno del reparto di confezionamento di una ditta di componentistica. Dice Serena: «Adesso per me è più facile seguire la cura e il lavoro che faccio con la psicologa del CPS perché so che ho un posto dove tornare ogni giorno e stare bene».

Il nuovo spazio “Avanti Tutta”, così gli adolescenti con autismo diventano grandi

Solidarietà e Servizi ha attivato nella propria sede di Busto Arsizio un nuovo servizio progettato per sviluppare l’autonomia dei ragazzi con autismo di Pollicino: un luogo aperto dove fare rete

Uno spazio, un progetto, ma soprattutto la voglia di diventare grandi. È “Avanti tutta” il nuovo servizio che Solidarietà e Servizi ha attivato all’interno della sede di via Isonzo a Busto Arsizio e dedicato ai ragazzi  con patologie dello spettro  autistico. Non solamente un “Pollicino” per gli adolescenti, ma anche la possibilità di sperimentare una nuova dimensione di vita, aperta alla città, aperta ai coetanei e per poter vivere con consapevolezza il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. «Siamo partiti dall’esperienza di Pollicino, lo spazio che c’è a Gallarate, e lo abbiamo progettato appositamente per i ragazzi dai 14 ai 17 anni, con l’idea di andare oltre: lavorare su uno specifico progetto di vita, sulle autonomie sociali e quotidiane in un contesto “metropolitano”», spiega Mariolina Capito, coordinatrice di “Pollicino”. Di fatto, lo spazio bellissimo e protetto di “Pollicino” a Gallarate trova in “Avanti Tutta” un ambiente aperto. «Quello che ci interessa è entrare a far parte di una rete e creare integrazione con il tessuto cittadino. Obiettivo che la sede di Solidarietà e Servizi di via Isonzo grazie alla sua posizione ci permette di perseguire», prosegue. «Da qui è possibile raggiungere a piedi e in pochi minuti il centro di Busto Arsizio; è possibile andare al parco, al bancomat, usufruire di supermercati e della biblioteca e interagire con strutture educative, come a esempio l’oratorio San Filippo Neri e la cooperativa Elaborando, che sono sul territorio e con le quali già stiamo collaborando. Per un adolescente vivere gli spazi che sono suoi ed entrare in contatto con i coetanei è un elemento importante».

“Avanti Tutta” nasce sulla base della centralità che Solidarietà e Servizi dà al termine autonomia. «Non è solamente il saper fare delle cose, ma è quella crescita personale che si basa sul progetto di vita che viene sviluppato per una persona disabile e che muove dalla volontà di valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Presa in carico e Progettazione sociale di Solidarietà e Servizi. «L’autismo è in crescita e rappresenta un bisogno che necessita di risposte adeguate. Con “Pollicino” abbiamo attivato un servizio specifico, educativo ed abilitativo; ora con “Avanti Tutta” abbiamo progettato un nuovo intervento per accompagnare questi ragazzi e le loro famiglie all’età adulta».

Se fisicamente si sviluppa su tre locali – un salotto con la televisione, i libri e una lampada che proietta le stelline; uno spazio dedicato alla relazione e al relax ed una stanza destinata a diventare una sala laboratorio e per gli incontri, “Avanti Tutta” vuole tuttavia essere «uno spazio fluido». Prosegue Mariolina Caputo: «Un luogo dove invitare gli amici per una merenda, ma anche un punto da cui partire per avere uno scambio con il territorio, come può essere fare due passi al “Museo del tessile” o andare a fare un aperitivo in centro». L’obiettivo dichiarato è «uscire dalla mentalità del ragazzo disabile quale eterno bambino, ma permettergli di crescere e assumere sempre più consapevolezza e autonomia».

E proprio da qui è nato il logo che gli stessi ragazzi, Andrea, Alessia, Marco e Niccolò, hanno scelto: un soffione. «Come i semi che volano via, e si fanno delle radici proprie, noi diventiamo sempre più autonomi», raccontano. «Lo abbiamo scelto perché anche noi dobbiamo diventare grandi affrontando un nuovo percorso tutto nostro». Come già avvenuto per gli arredi, sono stati proprio i ragazzi a “personalizzare” gli spazi di “Avanti Tutta” decorando le pareti con il “loro” logo: «Così lo vedono tutti quelli che entrano ad “Avanti Tutta”». E diventa un motivo particolare di orgoglio.

Solidarietà e Servizi avvia il processo di valutazione di impatto sociale

La Cooperativa si è affidata a CESEN e ALTIS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per stilare un documento fondamentale nel qualificare la propria azione

Un percorso innovativo per poter continuare a crescere e migliorarsi e per poter mettere nelle migliori condizioni gli enti e le aziende con le quali collabora per esercitare e comunicare la propria responsabilità sociale. Solidarietà e Servizi ha avviato il processo per la valutazione di impatto sociale del proprio operato. Un cammino che porterà nel corso del 2022 ad analizzare e verificare l’Area Inserimento lavorativo e, l’anno prossimo, nel 2023, l’Area Autismo, Servizi diurni e residenziali. Per questo percorso la Cooperativa si avvale della collaborazione di CESEN – Centro studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro – e ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «L’obiettivo è fare emergere i risultati ottenuti dalle attività e dai servizi erogati dalla Cooperativa attraverso uno strumento innovativo che va a valutare l’impatto sociale di quanto viene fatto», spiega Fabrizio Carturan, alla guida del gruppo di lavoro di Solidarietà e Servizi, composto da Filippo Oldrini, Mariangela Mezzasalma e Brunello Reali, che affiancherà CESEN e ALTIS.

Punto di partenza è la legge 6 giugno 2016 n.106 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore” che definisce la valutazione dell’impatto sociale come “la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”. Tecnicamente, per un ente del terzo settore, significa valutare la sua capacità di determinare un cambiamento tangibile e duraturo in un determinato contesto d’azione, e di migliorare il benessere dei destinatari dei propri servizi.

«Se per una valutazione economica c’è lo strumento del bilancio, per una valutazione di impatto sociale il quadro è ben diverso», prosegue Carturan. «Quanto può valere l’inserimento nel mondo del lavoro di una persona fragile o con disabilità? Quale beneficio arreca al Comune e alla comunità territoriale l’integrazione lavorativa? Quali aspetti sociali ed economici rappresentano e impattano più o meno positivamente nel contesto di riferimento? Finora gli strumenti a disposizione per valutare questo tipo di azione erano pochi e non standardizzati. Con CESEN e ALTIS sono stati definiti un metodo e un quadro di rifermento che, coinvolgendo gli stakeholder, andranno a misurare gli effetti generati dalle attività della Cooperativa sui soggetti che usufruiscono dei servizi in maniera costante e continuativa e sul territorio».

In questo percorso Solidarietà e Servizi, di fatto, si mette nuovamente in gioco: permette a un ente terzo di entrare nei processi operativi e nella valutazione dei risultati. A fronte di un terzo settore che è spesso autoreferenziale, qui invece sarà il lavoro fatto dai professionisti dell’Università Cattolica a portare a una valutazione dell’operato della Cooperativa.

«Siamo partiti da una piena sintonia sulla concezione del lavoro: non come spazio determinato da obblighi normativi, ma come progetto di vita studiato su una persona. Quindi un luogo di crescita e di sviluppo delle autonomie. Contiamo di proseguire su questa strada».

La valutazione di impatto ha una valenza primaria per un’impresa. Tanto più per un’impresa sociale: attraverso questo documento non saranno solamente i numeri di bilancio a descrivere la Cooperativa, ma anche, e soprattutto, la sua capacità di creare benessere. Questo per Solidarietà e Servizi è un passo ulteriore in termini di professionalità e credibilità che contribuirà anche a rafforzare la sua immagine verso gli enti pubblici, le aziende e gli altri soggetti che quotidianamente si coinvolgono (e si coinvolgeranno) con lei nella realizzazione della propria mission.

A Busto Arsizio inaugurato il nuovo CSE – Centro Socio Educativo – “Oltre”:  spazio per la relazione e l’autonomia

Solidarietà e Servizi ha attivato un nuovo servizio all’interno della propria sede, un progetto inserito in un contesto cittadino per andare oltre la disabilità e far crescere le capacità delle persone

Il nuovo anno si è aperto con un’importante novità per Solidarietà e Servizi: è stato avviato il nuovo CSE – Centro Socio Educativo – “Oltre”. Al civico2 di via Isonzo a Busto Arsizio, la cooperativa sociale ha attivato un nuovo servizio per dare risposte puntuali ai bisogni registrati, ma anche per dare concretezza al Piano di Impresa Sociale 2021-2024 che sta caratterizzando la strategia e l’azione di Solidarietà e Servizi. «In questo nuovo servizio trova attuazione una delle parole cardini della nostra strategia: autonomia. Che significa sostenere l’autonomia delle persone disabili, non per assisterle ma offrendo percorsi di vita per valorizzare i talenti che hanno nell’ottica di garantire anche degli spazi di lavoro vero», spiega il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi cooperativa sociale, Domenico Pietrantonio. «Inoltre, è un CSE che si trova nella sede della nostra cooperativa e realizza quel senso di appartenenza a un progetto unico che pone il lavoro come servizio, un servizio alla persona».

Inaugurato  ufficialmente sabato 22 gennaio con l’incontro a distanza “A diventare grandi si incomincia da piccoli”, guidato dalla dottoressa Katia Tonnini, pedagogista della cooperativa San Vitale di Ravenna, che ha visto l’intervento anche dell’assessore all’Inclusione sociale di Busto Arsizio Paola Reguzzoni, il CSE “Oltre” è il risultato di una progettazione e di una programmazione durate quasi un anno. «Abbiamo valutato l’esistenza di un bisogno particolare; quindi è stata avviata una progettazione che ha portato non solamente alla sistemazione degli spazi, ma anche a una attività di formazione necessaria del personale», dice Laura Puricelli, responsabile Area Presa in carico e Progettazione sociale di Solidarietà e Servizi. «L’idea che ci ha guidato è stata quella di dare vita a un servizio mirato, dedicato alle persone disabili che hanno maggiormente bisogno di attenzione relazionale ed emotiva, sfruttando anche la vicinanza con il progetto “Avanti tutta” che dall’autunno scorso accoglie adolescenti con sindrome dello spettro autistico. In quest’ottica sono stati pensati gli spazi a disposizione che, adatti ad accogliere fino a 15 persone, meglio si prestano per questo tipo di intervento».

Sul fronte delle attività, la posizione del CSE è strategica. «Siamo posti in un contesto cittadino che  permette di scoprire il territorio, attivare situazioni relazionali e fare esperienze vere come, ad esempio, il fare la spesa, andare al parco e fare piccole commissioni», continua Carmen Sportiello, coordinatrice del CSE “Oltre” e del CSE di viale Toscana a Busto Arsizio di Solidarietà e Servizi. «Non certo secondario è il fatto di essere inseriti all’interno della sede, il cuore gestionale della cooperativa sociale. È anche questo un motivo per creare occasioni di relazione, di comprendere che si è parte di un progetto».

In quest’ottica si inserisce anche la scelta del nome: “Oltre” perché «è un servizio che accompagna le persone disabili mira a far fare loro dei passi in avanti. È anche la volontà di guardare oltre la fragilità che la persona ha oggi per far emergere le sue capacità», conclude Puricelli.

«Facciamo teatro, informatica e andiamo in centro. Il nuovo spazio è perfetto»

La testimonianza diretta delle persone che frequentano il CSE – Centro Socio Educativo – “Oltre” aperto nella sede della cooperativa sociale Solidarietà e Servizi. Tante le attività proposte per far crescere l’autonomia delle persone disabili

Uno spazio accogliente, riservato e ricco di attività per crescere, sviluppare l’autonomia e potenziare le capacità. Gli ospiti del nuovo CSE -Centro Socio Educativo – “Oltre” di Solidarietà e Servizi promuovono a pieni voti il servizio che è stato inaugurato sabato 22 gennaio a Busto Arsizio. Tanto che nessuno riesce a trovare un solo elemento di critica. «È perfetto», sintetizza Emanuele che dopo aver frequentato il CSE di viale Toscana della cooperativa sociale è approdato nella struttura di via Isonzo 2. «In viale Toscana mi trovavo bene, ma anche qui si sta bene. Non solamente per gli spazi grandi e silenziosi, ma anche per le tante attività che facciamo», prosegue. «Qui coloro da solo. E sto preparando una sorpresa per gli educatori (ma è meglio non anticipare nulla, ndr). Scrivo al computer, gioco, faccio le costruzioni e presto potrò cucinare primi piatti, secondi ma anche dolci». Ma Emanuele sa bene cosa farà non appena possibile: «La polenta. È il mio piatto preferito; un piatto semplice con solamente acqua, farina e polenta che potrò preparare acquistando direttamente gli ingredienti».

Perché uno degli aspetti che caratterizza il CSE “Oltre” è la sua collocazione logistica: inserito nel tessuto cittadino di Busto Arsizio. «Bastano cinque minuti a piedi per essere in centro», sottolinea Matteo tra i portabandiera più entusiasti del nuovo spazio. «Posso andare a fare compere per allestire bene questo luogo», aggiunge, forte della recente esperienza che lo ha portato insieme con gli educatori a comprare dei faldoni che servivano al CSE. «Ma possiamo ordinare anche la pizza che è sempre una bella sorpresa».

Il piccolo palco e l’ampio salone che contraddistinguono “Oltre” sono i luoghi prediletti per fare teatro. Continua: «Un’esperienza che mi piace tanto perché mi permette di interpretare delle scenette e di esprimermi. Come l’attività di musica e l’informatica: ogni giorno ha un programma specifico». Ogni proposta è finalizzata ad accrescere l’autonomia nella persona disabile e far emergere quelli che sono i suoi talenti. «Qui faccio informatica, posso andare al mercato e fare gli acquisti», racconta Omar, impaziente di iniziare il tempo pieno a febbraio. «Ma anche faccio attività con le costruzioni e con l’assemblaggio faccio anche un piccolo lavoro. Presto potremo fare attività anche in cucina, che a me piace molto». Il piatto preferito? «Pasta cacio e pepe». Oltre alla sala dedicata ai computer e all’aula per le attività, il nuovo CSE può usufruire anche di uno spazio dedicato alla visione di film e delle altre opportunità logistiche della sede della Solidarietà e Servizi all’interno della quale è inserito. 

Comune di Busto Arsizio: «Davanti a bisogni crescenti, la risposta è nella sussidiarietà e nella co-progettazione»

Nelle parole dell’Assessore all’Inclusione sociale e Salute Paola Reguzzoni, intervenuta all’inaugurazione del nuovo CSE “Oltre” della Solidarietà e Servizi, l’importanza di offrire progetti di vita legati all’autonomia

Autonomia, progetti di vita personalizzati e cura della persona in un’ottica di co-progettazione e co-programmazione. Sono gli aspetti che uniscono Solidarietà e Servizi cooperativa sociale, Solidarietà e Servizi Fondazione e il Comune di Busto Arsizio e che sono stati rimarcati dall’Assessore all’Inclusione sociale e Salute Paola Reguzzoni in occasione dell’incontro “A diventare grandi si comincia da piccoli”; momento che ha inaugurato, sabato 22 gennaio, il nuovo CSE – Centro Socio  Educativo – “Oltre” che Solidarietà e Servizi ha aperto nella propria sede di via Isonzo 2, proprio a Busto Arsizio. «In un contesto nel quale gli enti pubblici hanno sempre meno risorse, Busto Arsizio è riuscito a incrementare le quote da mettere a disposizione al mondo della disabilità», ricorda l’Assessore. «Con due obiettivi: innanzitutto, ridurre, se non annullare, le liste di attesa nel rispetto delle persone disabili e delle loro famiglie; non certo secondo, incrementare i servizi offerti. I bisogni sono in crescita, soprattutto in riferimento alla problematicità dell’autismo: occorre intervenire per aumentare la capacità di risposta del territorio».

L’avvio di un nuovo CSE è, in parte, una risposta a questi bisogni crescenti. «Ci inseriamo in una logica sussidiaria che è vincente – prosegue Reguzzoni -. Nei Piani di zona, che sono in approvazione, al tavolo legato disabilità che vede la presenza degli enti del terzo settore, abbiamo iniziato a parlare di co-progettazione intesa come capacità di ascolto e di interlocuzione da parte del pubblico con i soggetti privati. Il punto di forza di un ente pubblico è la sua solidità, mentre le realtà private cooperative hanno maggiore agilità nel dare risposte. Ognuno di noi, quindi, deve saper dare il proprio apporto».

Questo, a fronte non solamente di maggiori bisogni, ma anche di un nuovo approccio. «La specializzazione dei servizi è stata la svolta nell’approccio alla disabilità. Mentre prima le istituzioni centrali investivano in strutture di grandi dimensioni, dove il singolo bisogno andava in secondo piano rispetto al comun denominatore della disabilità, oggi i piani di intervento sono più personalizzati. Alla sola necessità di sorveglianza è subentrato un approccio differente, dove la persona disabile è inserita in un processo personalizzato di crescita. È un cambiamento che stiamo cogliendo, per quanto riguarda il “dopo di noi” e l’ampliamento dell’offerta». I progetti di vita, che Solidarietà e Servizi attua da diverso tempo in un contesto di presa in carico della persona e non di mero assistenzialismo, si rivelano quindi la strada corretta di intervento. E il tema dell’autonomia diventa centrale all’interno della politica del pubblico, come del privato. «L’autonomia è uno degli obiettivi del Pnrr e questo ci aiuta a potenziare gli investimenti nel campo della disabilità. C’è in programma la ristrutturazione di uno spazio per creare 4 -5 appartamenti per il dopo di noi da affidare in gestione. Un paio di questi saranno dedicati a persone con diagnosi di autismo».

Dal “durante noi” al “dopo di noi”: sabato 22 gennaio incontro formativo sulla cura del progetto di vita delle persone disabili

Organizzato da Solidarietà e Servizi cooperativa sociale e Solidarietà e Servizi Fondazione vede l’intervento della dottoressa Katia Tonnini, pedagogista della cooperativa San Vitale di Ravenna

A diventare grandi si incomincia da piccoli”, questo il titolo dell’incontro formativo organizzato da Solidarietà e Servizi cooperativa sociale e Solidarietà e Servizi Fondazione con il patrocinio del Comune di Busto Arsizio. Guidato dalla dottoressa Katia Tonnini, pedagogista della cooperativa San Vitale di Ravenna, è rivolto in modo particolare ai familiari delle persone con disabilità interessati e motivati a impegnarsi per costruire nuovi progetti di vita adulta per e con i loro figli. 

In programma sabato 22 gennaio (alle 10 in streaming), l’incontro è proposto in occasione dell’avvio dell’attività del nuovo Centro Socio Educativo (CSE) di Solidarietà e Servizi (in via Isonzo 2 a Busto Arsizio) e vuole porre l’attenzione su una tematica cruciale: la cura del progetto di vita della persona disabile in una prospettiva di crescita, sviluppo delle autonomie ed emancipazione.

Si tratta dunque di un’occasione per riflettere insieme tra operatori, familiari e persone disabili a partire dalla rilevazione del loro bisogno, dall’ascolto di desideri e timori, dall’analisi di risorse e vincoli in un’ottica di co-progettazione per la co-costruzione di percorsi personalizzati.

La preoccupazione rilevata quotidianamente nelle famiglie per il futuro dei loro congiunti con disabilità costituisce il punto di partenza per costruire sostegni adeguati che offrano la possibilità di mantenere un’elevata qualità di vita nel contesto familiare, sviluppando potenzialità e abilità utili a creare consapevolezza, autodeterminazione, autostima e maggiori autonomie nell’ambito del contesto sociale e delle attività lavorative.

Partiamo dunque con la cura del “durante noi”, con la consapevolezza che il futuro si costruisce giorno per giorno insieme con le famiglie, con il massimo coinvolgimento possibile delle persone destinatarie degli interventi, con il territorio di appartenenza e con tutte le realtà interessate a dare risposte concrete alla pluralità di esigenze delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Per partecipare: https://us02web.zoom.us/j/88389220219?pwd=RkZqZHBrYnVpaldWQ0prTEM3QVNxZz09 (ID riunione: 883 8922 0219 – Passcode: 756496)