Solidarietà e Servizi nel 2021 ha aperto le porte del mondo del lavoro a mille persone fragili e disabili

Grazie alle aziende che le hanno dato fiducia la cooperativa ha proseguito nell’inserimento lavorativo condividendo progettualità e finalità sociale

Parlare di lavoro per le persone che vivono una fragilità sociale non è solamente una questione economica, ma soprattutto di dignità. E qui Solidarietà e Servizi ha fatto la differenza: nel 2021, anno interamente contrassegnato dalla pandemia, la cooperativa sociale è riuscita a dare nuove opportunità, con un’assunzione, il rinnovo di un impiego o un tirocinio, a oltre tre persone su quattro delle quali si è presa cura. Un risultato significativo che descrive l’importante rete territoriale avviata, ma soprattutto l’azione concreta basata su un progetto di vita che trasforma il lavoro in un luogo di crescita personale e professionale.

Attraverso i SIL – Servizi di Inserimento Lavorativo – che Solidarietà e Servizi gestisce in cinque distretti della provincia di Varese e nel distretto del Castanese -, e attraverso le Doti Regionali, il servizio di politiche attive del lavoro cui la cooperativa è accreditata, sono state ben 941 le persone disabili e fragili che hanno avuto accesso ai servizi dell’ Area Inserimento lavorativo, con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2020. Il 23% di queste 941 persone ha trovato un’occupazione con una prima assunzione o una stabilizzazione in azienda, mentre il 53% è stato avviato a un percorso di formazione attraverso il tirocinio. «Sono stati proprio i tirocini il dato più sorprendente», sottolinea Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento lavorativo di Solidarietà e Servizi.  «Le quasi 500 persone che hanno avuto accesso a un tirocinio, con una crescita di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, sono il risultato dell’incontro tra due realtà che hanno saputo fare “un di più”. Innanzitutto le aziende che, in un momento particolare, contrassegnato ancora da una serie di procedure per il contenimento dei contagi a complicare il tutto, hanno saputo fare uno sforzo ulteriore accogliendo una persona disabile o fragile in tirocinio. Questo dimostra, ancora una volta, l’importanza del ruolo sociale che le imprese rivestono e la necessità che questo ruolo sia sempre più riconosciuto. Non secondo è, il grandissimo lavoro fatto dalle nostre operatrici e dai nostri operatori che si sono interfacciati con le aziende non da “controparte”, ma considerandole partner, sapendo parlare la lingua dell’impresa, comprendendone  i problemi, i tempi e i bisogni, trasformando così l’inserimento in una opportunità per tutti. La condivisione di una progettualità, di un progetto che riguarda persone fragili o disabili ma che insieme fa bene all’azienda e alla comunità è alla base di relazioni che, oltre al rispetto, portano alla stima» E, quindi, a risultati tangibili che si misurano in crescita personale, autonomia e in quella dignità che solo il lavoro può dare.

Com’è stato per Andrea che, fuori dal mondo del lavoro da molti anni, con l’arrivo della pandemia aveva perso ogni speranza. «Mi sembrava impossibile uscire da questa situazione», racconta. «L’assistente sociale a cui mi sono rivolto per un supporto per la gestione dell’affitto mi ha proposto un percorso nel Progetto Olona_BA (Progetto Sociale per l’inclusione lavorativa promosso dai Distretti del Medio Olona e di Busto, ndr). Con mia sorpresa un’azienda mi ha aperto le sue porte per un tirocinio, aggiungendo fondi propri al rimborso che ricevevo dal Comune. Ho potuto rimettermi in gioco e dimostrare la mia voglia di fare. Adesso la fine di questo brutto periodo mi sembra un nuovo inizio».

Più di un nuovo inizio, per Serena il lavoro è stato un luogo dove tornare, dove essere aspettata e valorizzata. Giovane donna con un importante disturbo psichiatrico, per Serena il tirocinio nato dal rapporto del SIL con il CPS (Centro Psico Sociale) presso cui è in cura è diventata l’occasione di sperimentare una «quotidianità buona», con rapporti sereni e cordiali all’interno del reparto di confezionamento di una ditta di componentistica. Dice Serena: «Adesso per me è più facile seguire la cura e il lavoro che faccio con la psicologa del CPS perché so che ho un posto dove tornare ogni giorno e stare bene».

Il nuovo spazio “Avanti Tutta”, così gli adolescenti con autismo diventano grandi

Solidarietà e Servizi ha attivato nella propria sede di Busto Arsizio un nuovo servizio progettato per sviluppare l’autonomia dei ragazzi con autismo di Pollicino: un luogo aperto dove fare rete

Uno spazio, un progetto, ma soprattutto la voglia di diventare grandi. È “Avanti tutta” il nuovo servizio che Solidarietà e Servizi ha attivato all’interno della sede di via Isonzo a Busto Arsizio e dedicato ai ragazzi  con patologie dello spettro  autistico. Non solamente un “Pollicino” per gli adolescenti, ma anche la possibilità di sperimentare una nuova dimensione di vita, aperta alla città, aperta ai coetanei e per poter vivere con consapevolezza il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. «Siamo partiti dall’esperienza di Pollicino, lo spazio che c’è a Gallarate, e lo abbiamo progettato appositamente per i ragazzi dai 14 ai 17 anni, con l’idea di andare oltre: lavorare su uno specifico progetto di vita, sulle autonomie sociali e quotidiane in un contesto “metropolitano”», spiega Mariolina Capito, coordinatrice di “Pollicino”. Di fatto, lo spazio bellissimo e protetto di “Pollicino” a Gallarate trova in “Avanti Tutta” un ambiente aperto. «Quello che ci interessa è entrare a far parte di una rete e creare integrazione con il tessuto cittadino. Obiettivo che la sede di Solidarietà e Servizi di via Isonzo grazie alla sua posizione ci permette di perseguire», prosegue. «Da qui è possibile raggiungere a piedi e in pochi minuti il centro di Busto Arsizio; è possibile andare al parco, al bancomat, usufruire di supermercati e della biblioteca e interagire con strutture educative, come a esempio l’oratorio San Filippo Neri e la cooperativa Elaborando, che sono sul territorio e con le quali già stiamo collaborando. Per un adolescente vivere gli spazi che sono suoi ed entrare in contatto con i coetanei è un elemento importante».

“Avanti Tutta” nasce sulla base della centralità che Solidarietà e Servizi dà al termine autonomia. «Non è solamente il saper fare delle cose, ma è quella crescita personale che si basa sul progetto di vita che viene sviluppato per una persona disabile e che muove dalla volontà di valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Presa in carico e Progettazione sociale di Solidarietà e Servizi. «L’autismo è in crescita e rappresenta un bisogno che necessita di risposte adeguate. Con “Pollicino” abbiamo attivato un servizio specifico, educativo ed abilitativo; ora con “Avanti Tutta” abbiamo progettato un nuovo intervento per accompagnare questi ragazzi e le loro famiglie all’età adulta».

Se fisicamente si sviluppa su tre locali – un salotto con la televisione, i libri e una lampada che proietta le stelline; uno spazio dedicato alla relazione e al relax ed una stanza destinata a diventare una sala laboratorio e per gli incontri, “Avanti Tutta” vuole tuttavia essere «uno spazio fluido». Prosegue Mariolina Caputo: «Un luogo dove invitare gli amici per una merenda, ma anche un punto da cui partire per avere uno scambio con il territorio, come può essere fare due passi al “Museo del tessile” o andare a fare un aperitivo in centro». L’obiettivo dichiarato è «uscire dalla mentalità del ragazzo disabile quale eterno bambino, ma permettergli di crescere e assumere sempre più consapevolezza e autonomia».

E proprio da qui è nato il logo che gli stessi ragazzi, Andrea, Alessia, Marco e Niccolò, hanno scelto: un soffione. «Come i semi che volano via, e si fanno delle radici proprie, noi diventiamo sempre più autonomi», raccontano. «Lo abbiamo scelto perché anche noi dobbiamo diventare grandi affrontando un nuovo percorso tutto nostro». Come già avvenuto per gli arredi, sono stati proprio i ragazzi a “personalizzare” gli spazi di “Avanti Tutta” decorando le pareti con il “loro” logo: «Così lo vedono tutti quelli che entrano ad “Avanti Tutta”». E diventa un motivo particolare di orgoglio.

Solidarietà e Servizi avvia il processo di valutazione di impatto sociale

La Cooperativa si è affidata a CESEN e ALTIS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per stilare un documento fondamentale nel qualificare la propria azione

Un percorso innovativo per poter continuare a crescere e migliorarsi e per poter mettere nelle migliori condizioni gli enti e le aziende con le quali collabora per esercitare e comunicare la propria responsabilità sociale. Solidarietà e Servizi ha avviato il processo per la valutazione di impatto sociale del proprio operato. Un cammino che porterà nel corso del 2022 ad analizzare e verificare l’Area Inserimento lavorativo e, l’anno prossimo, nel 2023, l’Area Autismo, Servizi diurni e residenziali. Per questo percorso la Cooperativa si avvale della collaborazione di CESEN – Centro studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro – e ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «L’obiettivo è fare emergere i risultati ottenuti dalle attività e dai servizi erogati dalla Cooperativa attraverso uno strumento innovativo che va a valutare l’impatto sociale di quanto viene fatto», spiega Fabrizio Carturan, alla guida del gruppo di lavoro di Solidarietà e Servizi, composto da Filippo Oldrini, Mariangela Mezzasalma e Brunello Reali, che affiancherà CESEN e ALTIS.

Punto di partenza è la legge 6 giugno 2016 n.106 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore” che definisce la valutazione dell’impatto sociale come “la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”. Tecnicamente, per un ente del terzo settore, significa valutare la sua capacità di determinare un cambiamento tangibile e duraturo in un determinato contesto d’azione, e di migliorare il benessere dei destinatari dei propri servizi.

«Se per una valutazione economica c’è lo strumento del bilancio, per una valutazione di impatto sociale il quadro è ben diverso», prosegue Carturan. «Quanto può valere l’inserimento nel mondo del lavoro di una persona fragile o con disabilità? Quale beneficio arreca al Comune e alla comunità territoriale l’integrazione lavorativa? Quali aspetti sociali ed economici rappresentano e impattano più o meno positivamente nel contesto di riferimento? Finora gli strumenti a disposizione per valutare questo tipo di azione erano pochi e non standardizzati. Con CESEN e ALTIS sono stati definiti un metodo e un quadro di rifermento che, coinvolgendo gli stakeholder, andranno a misurare gli effetti generati dalle attività della Cooperativa sui soggetti che usufruiscono dei servizi in maniera costante e continuativa e sul territorio».

In questo percorso Solidarietà e Servizi, di fatto, si mette nuovamente in gioco: permette a un ente terzo di entrare nei processi operativi e nella valutazione dei risultati. A fronte di un terzo settore che è spesso autoreferenziale, qui invece sarà il lavoro fatto dai professionisti dell’Università Cattolica a portare a una valutazione dell’operato della Cooperativa.

«Siamo partiti da una piena sintonia sulla concezione del lavoro: non come spazio determinato da obblighi normativi, ma come progetto di vita studiato su una persona. Quindi un luogo di crescita e di sviluppo delle autonomie. Contiamo di proseguire su questa strada».

La valutazione di impatto ha una valenza primaria per un’impresa. Tanto più per un’impresa sociale: attraverso questo documento non saranno solamente i numeri di bilancio a descrivere la Cooperativa, ma anche, e soprattutto, la sua capacità di creare benessere. Questo per Solidarietà e Servizi è un passo ulteriore in termini di professionalità e credibilità che contribuirà anche a rafforzare la sua immagine verso gli enti pubblici, le aziende e gli altri soggetti che quotidianamente si coinvolgono (e si coinvolgeranno) con lei nella realizzazione della propria mission.