L’invito della UYBA Volley a Solidarietà e Servizi: «Siete un esempio virtuoso dal quale imparare»

Una rappresentanza dell’Area Inserimento Lavorativo ha testimoniato l’operato della cooperativa sociale all’e-work Area di Busto Arsizio

Da spettatori speciali a testimoni virtuosi. Sono i circa 50 dipendenti di Solidarietà e Servizi che sono stati invitati lo scorso 15 ottobre alla e-work Arena di Busto Arsizio per l’esordio in casa della UYBA Volley. La società che milita nel campionato di A1, la massima serie della pallavolo femminile, e che è allenata dal coach dei record Julio Velasco, ha voluto una rappresentanza dei dipendenti di Solidarietà e Servizi che operano all’interno dell’Area Inserimento Lavorativo di Busto Arsizio con lo scopo di «presentare un’eccellenza». Come spiega l’amministratore delegato dell’UYBA Volley Gianluigi Viganò: «Noi ci occupiamo di sport e di giovani anche attraverso le società affiliate. Abbiamo quindi molta attenzione agli aspetti educativi. Quest’anno abbiamo deciso di dare spazio nel “nostro” palazzetto a chi per noi rappresenta un esempio virtuoso nel mondo del non profit. Paliamo di società che non hanno una dinamica di profitto, ma hanno un profondo impatto sociale; realtà che hanno una storia particolare e che sono meritevoli di essere messe in evidenza». Lo scopo di questa iniziativa è duplice: «Innanzitutto, proporre ai giovani dei modelli virtuosi per il loro futuro; non certo secondo, offrire la possibilità di creare reti tra le aziende, in modo tale che possano attivarsi sinergie tali da sostenere l’attività di queste realtà». 

La prima vetrina è stata data a Solidarietà e Servizi, in particolare all’Area Inserimento Lavorativo che, proprio attraverso il lavoro – un lavoro vero – vuole far crescere in autonomia, consapevolezza e dignità le circa 100 persone fragili e con disabilità alle quali viene data questa opportunità. «La relazione tra mondo dello sport ad alto livello, com’è nel nostro caso, e mondo della disabilità ritengo che sia molto positiva. Il nostro coach Julio Velasco dice sempre che “chi perde si giustifica e chi vince festeggia. Ma è nella sconfitta che si impara”. Ogni essere umano ha le proprie fragilità, che siano fisiche, emotive, caratteriali o psicologiche; è però chiaro che alcune fragilità sono più evidenti di altre. Vedere persone che ogni giorno affrontano i loro problemi e le loro difficoltà, reagendo bene e cercando di superarli, ci fa riflettere sulla nostra reale capacità di affrontare le situazioni difficili». La disabilità non deve essere un ostacolo, ma uno stimolo. «Uno stimolo – prosegue – anche per gli atleti di serie A. Se per i ragazzi di Solidarietà e Servizi la presenza al palazzetto può essere stato un momento di svago e di essere tifosi tra i tifosi della nostra squadra, per le nostre atlete e il nostro team è stata l’occasione per imparare che davanti ai problemi bisogna reagire insieme. Il tutto in un’ottica di attenzione alla persona. Solidarietà e Servizi ci insegna molto ed è per questo che per noi è un esempio virtuoso».

Alla fine della partita non poteva mancare la classica foto con il capitano Giuditta Lualdi e le giocatrici della UYBA.

“Custodi di desideri, costruttori di fiducia”

Solidarietà e Servizi continua a investire nella formazione dei propri operatori: l’incontro con il professor Colli ha permesso un approfondimento sugli aspetti fondamentali del prendersi cura delle persone con disabilità

Sono i desideri che portano dalla speranza alla fiducia. Perché «se la speranza è l’atto creativo che ci fa superare le difficoltà porta all’atteggiamento del “tentare sempre”, le esperienze positive aprono la disposizione alla fiducia. Ma sono i desideri che cambiano prospettiva: il prendersi cura è disponibilità verso l’altro, è attenzione al suo desiderio». Paolo Colli, pedagogista e formatore, già docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 19 ottobre scorso ha tenuto nella sede di Solidarietà e Servizi e online il corso di formazione “Custodi di desideri, costruttori di fiducia”, al quale hanno partecipato circa 250 tra educatori, ausiliari e coordinatori. Dopo gli anni della pandemia, sono tornati così nella cooperativa sociale i momenti di formazione fondativa dedicati a tutti gli operatori di Solidarietà e Servizi e finalizzati a dare concretezza alla mission sociale: mai più soli … insieme ci riusciamo.

«È questo un momento particolarmente importante», ha introdotto il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio, “in cui rimettiamo a tema gli aspetti fondamentali della nostra visione: “Mai più soli, Insieme ci riusciamo”. «Ed è questa l’occasione per ribadire l’importanza del nostro capitale umano: gli operatori che quotidianamente, con passione e responsabilità, sono chiamati a prendersi cura delle persone con disabilità che famiglie e Comuni affidano alla cooperativa».

Il recente passato ha messo in risalto il tema della speranza. «La pandemia ha funzionato come il luminol: l’essenziale si è reso visibile agli occhi per costruire una convivenza più coesa e innervata di solidarietà e mutualità», ha detto il prof. Colli. «Siamo tutti parte di un corpo sociale, legati da fili invisibili, interconnessi tanto che il comportamento di un singolo è decisivo per la salute degli altri». In una situazione dove «non siamo barche tutte uguali, ma siamo tutti nella stessa tempesta», servono «anticorpi sociali», ha proseguito. «Il nostro mondo e i territori sono risorse di solidarietà. Siamo quindi in grado di rigenerare coesione e di reagire all’individualismo mettendoci in gioco per il bene collettivo». E qui entra in campo quel prendersi cura dell’altro al quale Colli attribuisce una «sacralità». Ha spiegato: «È questa la radice primaria dell’essere uomo. Ci si definisce umani grazie alla capacità di prendersi cura, di sentirsi sollecitati, impegnati, coinvolti e responsabilizzati dalla presenza dell’altro». E proprio nel cambiare prospettiva, andando a identificare il prossimo, è possibile aiutarlo, ovvero prendersene cura. «È il desiderio di chi abbiamo indentificato come nostro prossimo che muove, orienta e alimenta. Misurarsi con il desiderio proprio e degli altri non è perdersi in una sterile e univoca analisi dei bisogni e non è una risposta esclusivamente materiale, ma un incontro di responsabilità dell’operatore che incontra il desiderio di vivere e di crescere di chi ha bisogno». Anche perché «ciascuno di noi ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno di una rete di aiuti».

In questo contesto l’educare, l’essere educatore, diventa arte dove «la disponibilità verso l’altro è attenzione al suo desiderio, alle sue domande, ai suoi discorsi. La capacità di leggere il desiderio dell’altro, senza soffocarlo con il nostro, è la sfida di ogni relazione di aiuto». Una relazione biunivoca e basata sulla realtà che però è capace di dare una nuova lettura all’impegno educativo di chi si prende cura di persone fragili e con disabilità: «È un dispositivo di identità e adattamento», ha concluso.

Inaugurata a Pavia la nuova Casa di Via Francana: un modello del Dopo di Noi

Una coprogettazione di Solidarietà e Servizi e dell’Associazione Un Nuovo Dono che ha realizzato il sogno di Paride di andare a vivere insieme a Stefano e Michele

A Pavia c’è una nuova casa per tre persone con disabilità. È stata inaugurata lo scorso 5 ottobre la “Casa di via Francana”, soluzione abitativa realizzata ai sensi della legge 112/2016 sul Dopo di Noi, coprogettata dall’associazione Un Nuovo Dono e dalla Cooperativa Sociale Solidarietà e Servizi. «È un housing autogestito pensato e progettato sulla base delle esigenze delle persone con disabilità che lo abitano. Il modello è quello già adottato cinque anni fa con la Casa di via Dei Liguri, sempre a Pavia, e che rappresenta un unicum nel panorama delle risposte al Dopo di Noi», spiega Massimo Zanotti, presidente della Organizzazione di Volontariato Un Nuovo Dono. «La collaborazione con Solidarietà e Servizi ha permesso di affrontare il tema del Dopo di Noi in modo diverso: non una struttura, ma una casa dove, in attuazione della convenzione ONU sui diritti dei disabili, una persona sceglie come vivere, dove vivere e con chi vivere. Paride, Stefano e Michele hanno scelto: vivono insieme, seguendo i loro progetti individualizzati di vita che sono stati predisposti da un’equipe multidisciplinare e con la condivisione delle famiglie».

Al taglio del nastro, insieme agli artefici del progetto, l’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi, sono intervenute le più importanti autorità cittadine: il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi e il vescovo, monsignor Corrado Sanguineti che l’ha definita «una casa bellissima benedetta dal Signore».

Per il sindaco Francassi, l’housing è «uno straordinario progetto. Un grande dono per tutta la città», ha commentato. «L’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi insieme mirano non solo a fornire un alloggio a tre ragazzi in cui lavorare nella direzione di uno stile di vita autonomo, ma sono impegnate fortemente anche nella direzione della sensibilizzazione dell’intera cittadinanza intorno alle disabilità».

I più felici però sono i tre protagonisti della Casa di Via Francana. Innanzitutto Paride, da cui tutto il progetto è partito, con la messa a disposizione del proprio appartamento. «Pur vivendo da tre anni con mia cugina, ho capito che, per stare bene entrambi, avevamo bisogno di avere ciascuno i propri spazi, stare in due case separate. Così ho chiesto a due miei amici di venire a vivere con me».

I suoi amici hanno accettato con entusiasmo. E con grande gioia hanno anche presentato la nuova casa a coloro che sono passati a trovarli. Michele ha voluto mostrare a tutti «la mia bellissima doccia e la mia camera, dove c’è anche la foto del papà sulla scrivania». Stefano non ha nascosto alla zia il suo orgoglio «per un armadio a quattro ante tutto per me».

Piccoli segni? Assolutamente no. Sono i segnali di «una bella vita in una bella casa», ha scritto sul libro degli ospiti Loredana Niutta direttore del Dipartimento della Programmazione per l’integrazione delle Prestazioni Sociosanitarie e Sociali di ATS Pavia.

Sono segni di un’attenzione particolare alla persona, nella sua unicità. «La Casa di Via Francana nasce dalle necessità specifiche di Paride, Stefano e Michele. Abbiamo intercettato l’esigenza e la fatica di tre famiglie e valutato anche la compatibilità di far convivere tre persone con disabilità. Il risultato è nel poter dare la possibilità a loro di realizzarsi proprio come persone adulte e alle famiglie di staccarsi da una situazione che stava diventando pesante», spiega Simona De Alberti, referente di Solidarietà e Servizi per la Città di Pavia. È anche la testimonianza concreta del claim della cooperativa: «Insieme ci riusciamo», ricorda. «Insieme abbiamo operato, non solamente con Un Nuovo Dono, ma coinvolgendo le famiglie, le strutture di riferimento, la Fondazione Cariplo, la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia che ci hanno aiutato e sostenuto nelle spese di ristrutturazione e arredo».

La Casa di Via Francana, che sorge al terzo piano del civico 17 dell’omonima via, si estende su circa 80 metri quadrati. È composta da tre locali, due camere e un soggiorno-cucina, dove Paride, Stefano e Michele possono vivere insieme, sviluppando la loro autonomia.

Solidarietà e Servizi selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula con il progetto AliBlu

L’obiettivo del progetto è ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita

Un bisogno reale, una risposta concreta per bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico. Si chiama AliBlu il nuovo progetto che Solidarietà e Servizi ha sviluppato per prendersi cura delle persone con autismo. Un’iniziativa avviata grazie alla collaborazione con il Comune di Marnate e che è stata selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI. Obiettivo: ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita.

«Questo progetto nasce dal processo di continuo ascolto nei confronti del territorio e delle famiglie», premette Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi. «Le richieste che ci arrivano dai servizi del territorio, quali ad esempio la Neuropsichiatria Infantile ‐ NPI – e i Servizi Sociali comunali, confermano la necessità non solamente di proporre servizi con caratteristiche educative e abilitative, ma anche di dare vita a interventi rivolti al sistema famiglia e alla scuola, oltre che ai territori. Nell’area dove maggiormente opera la cooperativa sociale, ci sono delle liste di attesa importanti: la NPI della ASST della Valle Olona ha circa un anno di attesa per le prime visite al quale si aggiunge un altro anno per l’avvio della presa in carico riabilitativa».  A fronte di tempi non indifferenti, c’è un contesto sociale che rischia di aggravare questa situazione. «Gli strascichi della pandemia e le conseguenze socio economiche del conflitto in corso nell’Est Europa incidono molto portando a inasprire le disuguaglianze sociali e di reddito e precludendo a un’importante fascia di popolazione l’accesso alle cure e agli interventi di mitigazione di situazioni di fragilità», prosegue Puricelli. «Emerge quindi un grande bisogno, soprattutto da parte di quelle famiglie che, oltre ad affrontare problematiche economiche e di integrazione culturale, si trovano a gestire i bisogni di un figlio con disabilità in una quasi totale assenza di reti familiari di prossimità».

Grazie alla conoscenza e alla presenza nel contesto territoriale in particolare della Provincia di Varese, Solidarietà e Servizi ha voluto sfruttare la possibilità data dal Comune di Marnate di aprire un nuovo servizio per l’autismo nella Valle Olona, una nuova unità d’offerta in un territorio che ne è sprovvisto. «L’esperienza maturata con progetti quali “Pollicino”, il primo centro diurno per minori autistici attivo a Gallarate dal 2012 e “Oltre” il CSE – Centro Socio Educativo – aperto a Busto Arsizio nel 2021 e dedicato agli adolescenti con disturbo dello spettro autistico, ci ha permesso di progettare un nuovo intervento rivolto sempre ai minori, capace di porre attenzione alle famiglie e al contesto sociale (scuole, servizi territoriali) in una logica inclusiva».

Per dare vita al progetto AliBlu è possibile partecipare alla raccolta fondi avviata su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali: https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/network/formula

AliBlu è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.