Il 5×1000 a Solidarietà e Servizi per il Percorso vita al Centro Diurno Disabili “Solidarietà” di Marnate (VA)

Basta una semplice firma per contribuire all’innovativo progetto con la creazione di un percorso dedicato alle persone disabili

Cuore, crescita e divertimento. Il 5×1000 del 2022 di Solidarietà e Servizi ha una finalità particolare: con i fondi raccolti, grazie alla generosità delle persone che firmeranno indicando il codice fiscale di Solidarietà e Servizi sulla dichiarazione dei redditi, la cooperativa sociale realizzerà un Percorso vita all’interno del parco del Centro Diurno Disabili – CDD – “Solidarietà” di Marnate (Varese). Una scelta nuova, ma anche una scelta estremamente concreta che conferma l’approccio innovativo di Solidarietà e Servizi e la volontà di dare vita a strutture inclusive e capaci di valorizzare le potenzialità di ciascuno. Il progetto si inserisce anche nel disegno più ampio che riguarda Marnate: sull’area dove già esiste il CDD, la cooperativa sociale intende realizzare una nuova struttura residenziale per disabili così da dare continuità a un intervento che prosegue ininterrottamente da quasi 40 anni.

«Marnate è infatti il primo centro di Solidarietà e Servizi. È un simbolo del lungo e continuo impegno della cooperativa sociale in favore delle persone con disabilità», osserva il presidente del Consiglio di gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «Vogliamo proseguire questo cammino sfruttando l’ampio parco a disposizione, attrezzandolo adeguatamente, per permettere ai nostri ospiti di fare attività mirate. La firma sul 5×1000 è un passaggio indispensabile per poter dare attuazione a questo progetto; un momento di coinvolgimento per quale chiediamo a tutti di partecipare perché, come dice il nostro claim, “insieme ci riusciamo”».

Prendendo spunto dai percorsi attrezzati che è possibile trovare in diversi parchi, il Percorso vita del CDD di Marnate va oltre. Racconta Massimo Sangalli, coordinatore del CDD di Marnate: «Nel nostro Percorso vita useremo attrezzature particolari per permettere agli ospiti di fare attività motorie specifiche, nel rispetto delle possibilità di ciascuno». È questa un’esigenza che nasce da un duplice bisogno. Innanzitutto, «rispondere agli ultimi due anni dove, tra chiusure, limitazioni e quarantene, non è stato possibile fare attività fisica in modo continuativo», prosegue Sangalli. Non certo secondo, «la volontà di offrire una struttura che possa essere utilizzata anche da altri servizi. Abbiamo infatti la fortuna di avere a disposizione un bellissimo e ampio parco. Già lo usiamo per attività all’aperto, ma sarebbe bello e soprattutto utile attrezzarlo, rendendolo maggiormente fruibile anche per progetti specifici».

Accanto agli attrezzi, il progetto del Percorso vita prevede anche «la realizzazione di un camminamento percorribile anche con le carrozzine: serve quindi una pavimentazione apposita – aggiunge Sangalli -. Inoltre, l’idea è quella di prevedere lungo il percorso anche una serie di aree di sosta, panchine e tavoli che possano diventare occasione di socialità, così da rendere la proposta un momento per fare attività ma anche per divertirsi. Gli attrezzi saranno scelti con il supporto e la collaborazione di specialisti per individuare quelli più adatti».

L’idea è stata sottoposta anche agli ospiti del CDD di Marnate. La reazione è stata entusiastica, soprattutto nella prospettiva di poter sfruttare maggiormente il parco e di stare all’aria aperta. «È un progetto molto utile», ha detto Lillo. «Potremo fare ginnastica all’aperto, avremo un bello spazio dove ritrovarci, magari dove poter pranzare. Mi piacerebbe ci fosse anche un’altalena». Anche Gionni ha promosso a pieni voti il progetto: «Che bello!», è stata la sua reazione. «Potremmo sfruttare di più il prato, magari per prendere il sole o stare insieme a parlare». Il suo desiderio però è quello di poter avere un campo per «giocare a bocce e a basket». Elisabetta ha dato il suo tocco particolare immaginandosi il camminamento «in mezzo alle rose». Ha proseguito: «Sarebbe bello avere anche dei tavoli in legno dove poter fare un picnic e, perché no, anche una bella colazione all’aperto».

Per realizzare il Percorso vita serve l’aiuto di tutti. Destinare il  5×1000 a Solidarietà e Servizi non costa nulla: basta una firma e indicare il codice fiscale della cooperativa sociale 00782980122.

Vito Rimoldi Spa e Solidarietà e Servizi: quando il “concorrere” è occasione di crescita e sviluppo

Mondo profit e mondo no profit hanno dato vita a una partnership unica, dove la persona, con la sua autonomia e le sue potenzialità, è veramente al centro del lavoro

La condivisione di progetti, obiettivi e vision dà vita a una vera e propria partnership. È così che il rapporto tra la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi e l’azienda legnanese Vito Rimoldi Spa, leader nella produzione di guarnizioni e articoli tecnici industriali, è diventato una collaborazione dove il mondo no profit e quello profit hanno trovato una convergenza inaspettata e dove la parola “concorrere” si è attuata in scelte precise e in azioni mirate a far crescere insieme le due realtà, con l’occhio sempre attento ai più fragili.

L’esperienza con Solidarietà e Servizi è diventata per Vito Rimoldi la testimonianza di un impegno aziendale per la sostenibilità. «Non è possibile essere sostenibili e innovativi se non si è animati dalla speranza», dice il presidente di Vito Rimoldi Spa, Claudio Rimoldi. «E la speranza è la voglia di continuare a guardare in avanti, accettando sfide con la volontà di vincerle». Così è stato con Solidarietà e Servizi in un rapporto che prosegue ormai da 18 anni. «L’alleanza con Solidarietà e Servizi è stata ed è continuamente una sorgente importante di crescita per la nostra azienda», prosegue. «In comune con la cooperativa c’è una concezione del lavoro come parte essenziale della realizzazione di ogni uomo. Per molte persone fragili avere un lavoro significa poter realizzare un progetto di vita e togliersi da logiche assistenziali. Così, coinvolgerci con questo tipo di bisogno ci ha permesso di crescere nel know-how, nel business e, non da ultimo, umanamente».

Tutto ha preso avvio nel 2004: partendo dalla volontà di rivedere il processo produttivo delle guarnizioni per renderlo più efficiente e spinta da una maggiore richiesta di mercato e dalla scelta di migliorare la qualità del prodotto, la Vito Rimoldi ha messo in atto una razionalizzazione dei processi. In quel momento è nata la collaborazione con la cooperativa, una sfida attorno alla condivisione di un principio fondamentale: il lavoro quale parte importante della realizzazione di ogni uomo. Una sfida per far convivere due mondi che solitamente vengono visti come “opposti”: quello di Solidarietà e Servizi, guidato da logiche no profit e finalizzato a dare valore alle possibilità delle persone disabili e svantaggiate attraverso il lavoro; e quello di Vito Rimoldi, realtà chiamata a rispondere a logiche di mercato e di efficienza. «Abbiamo deciso di rivedere e innovare i processi produttivi, cercando di renderli più semplici e sicuri, tenendo conto delle persone svantaggiate», ricorda Claudio Rimoldi. «Sono stati sviluppati appositi macchinari per permettere alle persone fragili di contribuire alla produzione, nell’ottica di una sempre maggiore ingegnerizzazione dei processi. All’interno di una vision che mette la persona al centro del lavoro, è emersa la consapevolezza che la macchina può essere adattata all’uomo nell’ottica di una valorizzazione del suo talento. Questo ha accentuato la nostra vocazione alla ricerca e all’innovazione per realizzare macchine speciali che garantissero la sicurezza di questo personale. La partnership con Solidarietà e Servizi è stata ed è un’occasione di crescita continua che ha portato la Vito Rimoldi Spa a sviluppare molte competenze trasversali e a scoprire nuove potenzialità del lavoro».

Il concetto di sostenibilità – ambientale, economica e umana – è stato posto al centro di molte scelte di Vito Rimoldi, in particolare nell’ultimo anno. «Questo ha provocato molto anche in noi», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Ci siamo resi conto che un luogo sostenibile è un luogo capace di generare. E cosa genera questo luogo così speciale (come dicono tutti quelli che vengono qui) che nasce dall’alleanza tra la Rimoldi e la cooperativa? Genera persone, le nostre persone».

«In effetti – aggiunge Leonardo Bombini, responsabile di Reparto della Cooperativa – vivendo la quotidianità di queste due realtà, non trovo differenze, ma molte “similitudini diverse”, come la voglia di fare bene, la spinta a migliorarsi, il gusto per il lavoro ben fatto e la voglia di crescere come uomini capaci di portare le proprie responsabilità».

Lo conferma anche Enrico, operatore nei reparti Water-Jet e Controllo, una delle 16 persone per lo più disabili o fragili che lavorano nello spazio produttivo di Solidarietà e Servizi inserito in un plant comunicante con i reparti della Vito Rimoldi: «Il concorrere insieme alla Vito Rimoldi mi ha permesso di scoprire come, anche un mondo lontano dai miei studi da ragioniere, possa essere davvero interessante e avvincente e come prendermi sempre più seriamente sul lavoro mi stia facendo crescere anche come persona».

Dall’attenzione della Rimoldi alla sostenibilità sono nati anche altri progetti. Non ultimo, quello che dal 2021 ha visto arredare il luminoso, capannone di 5.000 metri di Borsano di Busto Arsizio con delle opere di arte contemporanea realizzate appositamente per l’azienda dagli artisti Letizia Fornasieri, Elisabetta Necchio e Francesco Zavatta con lo scopo di portare il “bello” sul luogo di lavoro. E in questo 2022 sono previsti ulteriori interventi dei pittori Francesco Santosuosso e Francesco Fornasieri da posizionare negli spazi della Cooperativa sul tema proprio del “concorrere”.

Il CSE – Centro Socio Educativo – di Samarate (VA) e la cura del parco di Villa Montevecchio: così la persona disabile diventa risorsa per il territorio

Il progetto educativo di Solidarietà e Servizi ha dato vita a un’importante esperienza capace di fare crescere gli ospiti del CSE e aprire la grande area verde al paese

La cura del verde è una questione di passione. La stessa che gli ospiti del Centro Socio Educativo – CSE – di Samarate di Solidarietà e Servizi mettono nella manutenzione del parco di Villa Montevecchio. Un impegno che prosegue da 14 anni e che ha permesso non solamente di restituire al paese la grande area verde, ma soprattutto ha consentito alle persone disabili di trovare un impegno capace di valorizzare le loro potenzialità, stare insieme e rendersi utili. Come racconta Michele, orgoglioso della sua attività: «Mi piace vedere pulito e ordinato il parco. È anche bello stare in mezzo alla natura e lavorare con due educatori simpatici». Ma anche Daniele, che trova piacevole «rastrellare le foglie, metterle nei sacchi e andare poi in discarica», perché «così sto con i miei compagni». C’è chi si “accontenta” di «stare all’aria aperta», anche se questo comporta un lavoro: «Tagliare l’erba non è un problema», dice Fabio. O Julian che ha capito il valore del suo lavoro: «Quando ho finito il lavoro mi sento importante e spero di imparare bene per trovare un posto di lavoro. Inoltre, se sto fuori sono più tranquillo».

Più che giardinieri, loro sono i veri “angeli custodi” del parco di Villa Montevecchio. «Alla base c’è un progetto educativo che vuole valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Paolo Soldavini, coordinatore del CSE di Samarate. «Dalla passione che ci accomuna per il verde, è stato avviato questo progetto che si è rivelato importante: non solamente per i molteplici aspetti educativi che contiene, ma anche per il rapporto che ha creato con i frequentatori del parco e Samarate tutta, facendo diventare il “nostro” CSE una risorsa per l’intera comunità». L’attività spazia dal taglio dell’erba alla sostituzione dei sacchetti dei cestini, ma prevede anche la cura delle piante e la supervisione dell’intera area. «Ciascuno viene impiegato sulla base delle proprie possibilità e potenzialità: impara a stare insieme, a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi propri e degli altri. Ma anche imparare a usare gli attrezzi a disposizione, a tal punto che si sono create degli ambiti di specializzazione. C’è inoltre l’aspetto sociale dell’entrare in contatto con i frequentatori del parco che, soprattutto con la bella stagione, sono veramente tanti». Non secondo c’è il rapporto con il territorio. Il CSE di Samarate è una realtà aperta alla collettività, «con l’effetto che le persone disabili vengono viste come una risorsa», ricorda Soldavini. «Il frutto del loro impegno è tangibile, con un parco che resta aperto tutto l’anno ed è sempre pronto ad accogliere nonni con i nipoti, ragazzi e quanti vogliono stare un po’ all’aria aperta». Ma la passione, si sa, è contagiosa. E così il CSE di Samarate ha voluto estendere le proprie abilità anche nella coltivazione di frutta e verdura. «Nell’ambito del progetto “orti urbani” del comune di Samarate finanziato dalla Regione Lombardia, siamo riusciti a farci  assegnare uno spazio. E, accanto alla voglia di prendersi cura dei frutti dell’orto, abbiamo stabilito dei significativi rapporti con i pensionati che gestiscono gli altri orti: ci si scambia consigli, indicazioni e raccomandazioni, mettendo in campo quella sana competizione di chi riesce a ottenere le zucchine più belle». Come ricorda Marco: «L’orto è una delle attività che mi piace di più. È bello raccogliere la verdura e cucinarla: è decisamente più buona ed economica. Inoltre, i pensionati sono veramente simpatici».