Insieme ci riusciamo: il 5 per Mille a Solidarietà e Servizi

La cooperativa sociale lancia la campagna 2023: basta una firma per compartecipare nel condividere e dare risposte ai bisogni delle persone disabili e fragili

Una firma non costa nulla, eppure è fondamentale per sostenere un’attività come quella di Solidarietà e Servizi. La cooperativa sociale lancia anche in questo 2023 la campagna “5 per Mille”; più che un appello, l’invito a compartecipare alla mission di Solidarietà e Servizi per rispondere con sempre maggiore puntualità, professionalità e umanità ai bisogni delle persone con disabilità. Il claim “Mai più soli … insieme ci riusciamo”, che accompagna la cooperativa da più di 40 anni, è il filo conduttore di un approccio unico, capace di mettere veramente al centro la persona e di creare occasioni di crescita e di sviluppo dell’autonomia di ciascuno, fino all’inserimento lavorativo.

«Ci prendiamo cura di oltre 4 mila persone con disabilità e fragili e vogliamo continuare a farlo insistendo soprattutto sull’agire insieme», precisa il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «È proprio dalla parola “insieme” che emerge la diversità di un approccio e la volontà di trovare risposte adeguate e innovative ai bisogni. Non da soli, ma insieme. E il “5 per Mille” ci permette di fare leva sulla compartecipazione: l’essere partecipi di una progettualità».

Il grande sogno di Solidarietà e Servizi è ampliare il proprio raggio di azione, aumentare il numero di persone di cui prendersi cura nei servizi diurni, nelle case e offrendo loro un lavoro, per accompagnarle in un cammino personalizzato che sia in grado di valorizzare ciascuno dei loro talenti. «Tra gli altri il nostro desiderio è quello di dare nuove possibilità di lavoro, che sia lavoro vero, a chi invece è costretto ai margini del mondo del lavoro», prosegue Pietrantonio. «Per esempio: facciamo lavorare ad oggi 61 persone disabili e fragili attraverso i nostri servizi e le nostre attività, inoltre più di 45 sono coinvolte in percorsi di inclusione o di avvicinamento al lavoro o alle autonomie». Il “5 per Mille” può essere uno strumento per dare un’occasione concreta in più a quanti hanno qualche opportunità in meno. «Ma è soprattutto la condivisione di un progetto che dà valore alle persone disabili e fragili».

Il tutto senza nemmeno dover mettere mano al portafoglio: basta infatti una firma e indicare il codice fiscale di Solidarietà e Servizi 00782980122.

Grazie.

Sostenere i lavoratori disabili e fragili: il progetto “L’Isola che non c’era”

Solidarietà e Servizi si è fatta promotrice di un intervento dedicato alle persone con disabilità con azioni inclusive per non lasciarle sole

«Ho riscoperto cosa significa avere una casa che sia un luogo tutto mio e il gusto di scegliere cose che mi piacciono per renderla bella», sono le parole di Giacomo, arrivato in cooperativa senza casa dopo uno sfratto e che dopo un lungo percorso di housing sociale si è visto finalmente assegnare la “sua” casa popolare. C’è poi Umberto, settantenne con un grave ritardo mentale che tutte le mattine arriva a piedi (puntuale) al “capannone” di viale Toscana a Busto Arsizio (da quasi 20 anni) per la sua “giornata lavorativa”, che dà ordine alla sua vita e gli ha fatto guadagnare il rispetto e l’amicizia di tutti i “colleghi”. Oppure Serena, socia lavoratrice storica della cooperativa, che ha timore del «tempo vuoto» della pensione e chiede «vero che dopo posso continuare a venire qui, se voglio? Mi volete?» Queste sono solamente alcune delle storie cui si rivolge il progetto L’ISOLA CHE NON C’ERA ideato e realizzato da Solidarietà e Servizi e che va a rispondere a precisi bisogni spesso non riconosciuti e trasversali rispetto alle tradizionali modalità di risposta sociale, ma che possono dare origine a complesse situazioni di emarginazione o di esclusione.

«Dalla rete con i Servizi Sociali e di Cura e dalle Cooperative sociali di tipo B sta emergendo la consapevolezza della crescita di una nuova fascia di fragilità, costituita da persone con grandi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, o per le quali il periodo pandemico ha acuito o fatto emergere problematiche psichiche o di dipendenza», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Per queste persone l’inserimento lavorativo necessita di tempi molto lunghi e deve essere effettuato in contesti protetti e supportati. C’è quindi la necessità di avere sul territorio delle “isole inclusive”: ovvero luoghi contemporaneamente lavorativi e educativi che consentano, con l’ausilio di figure specializzate, di prendersi cura dei bisogni di queste persone e di aiutarle a acquisire o riacquisire competenze trasversali e sociali oppure di accompagnare dignitosamente i lavoratori più compromessi alla fine del loro percorso, evitando che vengano espulsi dal contesto produttivo».

Come dice il nome, L’ISOLA CHE NON C’ERA di fatto non c’era. O meglio: c’era – è il ruolo sociale che le Cooperative sociali di tipo B hanno sempre svolto – ma era invisibile e, a causa della congiuntura economica, sempre più a rischio di sparire. E queste persone finite ai margini di un sistema di integrazione che non riusciva a tenere conto anche di loro? «Spesso sono lasciate sole, senza la possibilità di accedere a un percorso loro dedicato, oppure accolte si dalle cooperative, ma senza la forza di dare al loro percorso una prospettiva costruttiva», risponde Oldrini. Ecco perché abbiamo voluto portare questa realtà sotto gli occhi di tutti con il progetto ISOLA CHE NON C’ERA

Base di partenza è uno dei capisaldi dell’azione di Solidarietà e Servizi: il lavoro vero. «Lavoro vero significa un lavoro con un’utilità reale. Il fatto che la Cooperativa sia – e debba essere – un ambiente attento ai bisogni e alle difficoltà delle persone disabili e fragili non significa fare “sconti” sulla qualità del lavoro o sulla fatica. Significa, invece, che si può sbagliare e riprendere tutte le volte che è necessario per fare un passo e che c’è qualcuno disposto a fare un pezzettino in più per finire insieme quello che si è cominciato.

Il fondamento di tutto questo è qualcosa che troppo spesso diamo per scontato: il valore del lavoro nella vita di un uomo e come questo gli dia dignità e un “posto nel mondo”»

In un contesto integralmente lavorativo, L’ISOLA CHE NON C’ERA si prefigge quindi non solamente di accompagnare le persone non più produttive o espulse dal contesto lavorativo nel passaggio verso un diverso “status”, attraverso percorsi di inclusione sociale che possano comunque far mantenere loro una dignità e una strutturazione costruttiva del quotidiano; ma anche di attivare figure di sostegno sociale, educativo e professionale che possano aiutare il lavoratore fragile ad affrontare i momenti di crisi, creando intorno a lui una vera rete sociale. «Realizzare un’“isola inclusiva” è dare vita a un luogo dove le persone disabili e fragili possono trovare o ritrovare la dignità dell’essere lavoratori, ma senza dover rispondere a standard prestazionali per loro non sostenibili. Questo spazio diventa anche il luogo privilegiato in cui far approcciare al lavoro in un contesto produttivo persone giovani inserite in strutture o in progetti per la disabilità».

Il tutto fortemente inserito in una rete territoriale, senza la quale non sarebbe possibile nessun risultato, con i Servizi sociali, i centri psico sociali (CPS), i Servizi di Inserimento Lavorativo e le Aziende. «Una rete dove pubblico e privato si uniscono per condividere e dare insieme una risposta concreta a un bisogno reale».

Quest’anno L’ISOLA CHE NON C’ERA ha un’opportunità in più per realizzare i propri scopi. Solidarietà e Servizi, infatti, ha ottenuto, nell’ambito del Bando Interventi Sociali, l’importante sostegno di FONDAZIONE COMUNITARIA DEL VARESOTTO ONLUS ( www.fondazionevaresotto.it ) che permetterà di aumentare il numero di persone seguite e di incrementare le prestazioni specialistiche a loro favore. Infatti, nei primi sei mesi di progetto, oltre a continuare sostenere le oltre 20 persone già accolte, è stato possibile attivare tre nuovi percorsi di sostegno specialistico o sanitario, totalmente gratuiti per i beneficiari, e quattro interventi sociali per il supporto di persone in situazioni di crisi.

Grazie alla Fondazione è possibile contribuire ulteriormente al progetto con una donazione collegandosi direttamente al link seguente: https://www.fondazionevaresotto.it/i-progetti/lisola-che-non-cera/

Autismo, con Pollicino e Avanti Tutta i ragazzi crescono e costruiscono il loro futuro

I progetti e i servizi dedicati agli adolescenti e ai piccoli con sindrome dello spettro autistico raccontati da chi li vive direttamente

Loro sono Paolo, Gabriele, Mattia, Thomas, Olaf, Fabio e Mirko e sono degli adolescenti. In comune hanno tanta voglia di diventare grandi e il fatto di partecipare al progetto Avanti Tutta di Solidarietà e Servizi, nato per dare continuità al servizio Pollicino dedicato ai più piccoli. In comune hanno anche l’essere affetti da patologie dello spettro autistico, un fattore che però non pone limiti alla loro una voglia di crescere, di esplorare, imparare e fare sempre nuove esperienze; una voglia che è tipica di ogni adolescente. È un’energia che ha bisogno solamente di essere convogliata nella direzione giusta per fare in modo che il cammino per diventare adulti possa per loro essere proficuo. Ma, per quanto siano ancora “piccoli”, hanno le idee già chiare sul loro futuro. Tra un misto di desiderio e di fantasia non nascondono le loro passioni. Intanto stanno crescendo con consapevolezza. «Siamo contenti di diventare grandi. È un passaggio che abbiamo capito – e vissuto – anche attraverso il cambiamento del nostro corpo», raccontano all’unisono. «C’è chi si è visto spuntare la barba e chi ha sentito il cambiamento della propria voce. Anche se quella di Gabriele rimane quella più forte e profonda». Ma non si è trattato solamente di passaggio anagrafico. Con Avanti Tutta, ciascuno ha potuto sperimentare e vivere nuove esperienze e sensazioni. «Avanti Tutta ci aiuta a diventare grandi», rivela Mattia. Come? «Facendo tante attività, come ad esempio la spesa». Ma anche «l’attività con i cani che ci permette di scoprire e relazionarci con questi bellissimi animali» dicono Mirko e Thomas e «l’educazione fisica: è bello fare del movimento», aggiunge Fabio. E sul loro futuro non hanno dubbi e ambizioni: se la meccanica ha un grande fascino per Thomas e Mirko, Fabio si immagina alla cloche di un aereo, mentre Mattia si vede agente immobiliare. La natura, che sta nel cuore di Paolo, lo porta a indicare il boscaiolo come professione futura; Olaf invece punta al centro di un campo di calcio per fare l’arbitro.

Diventare grandi però ha anche altri significati. Non è solamente vedersi nel futuro, ma è costruirlo. Come? «Facendo gruppo e gestendosi in maniera più autonoma nelle varie situazioni, anche senza il costante supporto di figure esterne. Sono queste le cose che mio figlio Mattia ha imparato maggiormente in soli sette mesi di Avanti Tutta», dice il papà Ambrogio.  «Il merito è nelle molte attività che vengono proposte sia a livello sportivo, sia a livello di svago con giochi e qualche uscita serale, in pizzeria o al pub con gli altri ragazzi, sviluppando aggregazione in un ambiente diverso dal CDD (Centro Diurno Disabili)». Inoltre, «accoglie in modo sempre positivo le varie novità che gli vengono prospettate, affrontandole con la giusta curiosità del “nuovo”. Ho avuto modo di constatare anche una migliore esposizione di fatti e azioni svolte, esplicate, con un linguaggio essenziale, ma un po’ più articolato, usando anche nuove terminologie e contestualizzandole in modo corretto come ha sempre fatto. Avanti Tutta ha il pregio di offrire una proposta molto variegata che, a mio avviso, non permette di instaurare routine ma crea sempre nuovi stimoli. Mattia è inserito in un progetto educativo ben strutturato volto a farlo crescere anche dal punto di vista della conoscenza del “sé”, imparando a gestire le proprie emozioni, punti di forza e propri limiti».

Il cammino di Avanti Tutta inizia comunque prima con Pollicino. È qui che fin da piccoli i ragazzi iniziano a muovere i primi passi verso l’autonomia. «Le molteplici proposte che vengono fatte sono di grande stimolo per i nostri “bambini”», dice Carmela, mamma di Gemma che frequenta da due anni Pollicino. «Il lavoro proposto agisce sull’atteggiamento del bambino, anche correggendo quello che viene chiamato l’atteggiamento-problema. In un ambiente così stimolante Gemma sta crescendo tantissimo. Si rende conto delle persone che sono attorno a lei, non rimane isolata ma si apre agli altri. E questo è un punto fondamentale del suo percorso di crescita».

Tutti questi fanno parlare di obiettivi centrati. Come dice Laura Puricelli responsabile area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Avanti Tutta così come Pollicino nascono sulla base della centralità che la cooperativa sociale dà al termine autonomia: non è solamente il saper fare delle cose, ma è quella crescita personale che si basa sul progetto di vita che viene sviluppato per una persona disabile e che muove dalla volontà di valorizzare i talenti di ciascuno. E lo facciamo entrando a far parte di una rete e creare integrazione con il tessuto cittadino».