Solidarietà e Servizi mette la tecnologia al servizio dell’autonomia

La cooperativa sociale ha introdotto un innovativo smartwatch nei progetti di vita delle persone con disabilità

La tecnologia al servizio della crescita personale e dello sviluppo del proprio progetto di vita. Si potrebbe chiamare “autonomia 4.0” il progetto che Solidarietà e Servizi ha attivato in alcuni Appartamenti e Comunità. Un’iniziativa nuova per il tipo di strumento utilizzato, ma che si inserisce nel solco consolidato che ha portato la cooperativa sociale a integrare sempre più soluzioni domotiche all’interno delle proprie case per incrementare il livello di autonomia delle persone delle quali si prende cura. Del resto quella digitale è una dimensione che sta prendendo sempre più piede nella quotidianità di tutti; Solidarietà e Servizi intende approcciarla come elemento per valorizzare le autonomie e le competenze  delle persone con disabilità, nell’ottica di una presa in carico sempre più personalizzata e inclusiva.

E siccome al centro di tutto c’è sempre la persona, lo strumento tecnologico principale non poteva che essere un wearable cioè un oggetto – in questo caso un orologio – da indossare. Più di un semplice “smartwatch” in quanto completamente funzionante indipendentemente dal collegamento con un cellulare o smartphone: «Alla base vi è un applicativo sviluppato da una società del Nord Europa che permette di muoversi in autonomia, effettuare delle chiamate su numeri preimpostati e, quando necessario, monitorare anche lo stato di salute», spiega Valentina Bogani, coordinatrice di “CasaLab, Casa per le Autonomie” di Fagnano Olona (VA), l’Appartamento che per primo ha implementato questo nuovo strumento. «Sono tre elementi che permettono alla persona, all’interno del proprio progetto di vita, di crescere e avere una maggiore autonomia». Innanzitutto la libertà di movimento. «Parliamo di persone con disabilità che però vivono in semi autonomia. Per loro il potersi muovere, spostare è importante. Ma è altrettanto importante che questo avvenga in un contesto monitorato. Questa apparecchiatura è collegata a un gps che registra gli spostamenti e segnala eventuali movimenti al di fuori di una determinata area». Non certo seconda, la possibilità di fare telefonate. Prosegue Bogani: «All’interno di una rubrica concordata con l’educatore, la persona è in grado di effettuare chiamate. In questo modo è autonoma, ma al contempo viene monitorato l’uso fatto del telefono». Non ultimo lo stato di salute: «Siamo abituati a smartwatch che monitorano frequenza cardiaca e altri parametri. In più questa apparecchiatura permette di registrare un’eventuale caduta a terra – pensiamo ad esempio ai soggetti epilettici – e lancia l’allarme».

Il valore aggiunto, come per tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, è nell’uso che se ne fa. «Al centro di tutto c’è il processo educativo nel quale la persona è inserita. Le diverse funzioni sono infatti attivate sulla base del progetto di vita e sulla base di quanto lo strumento riesce realmente a rispondere ai bisogni della persona».

Solidarietà e Servizi è tra le prime realtà in Italia a dotarsi di questa apparecchiatura e sta collaborando con gli sviluppatori al fine di migliorare ulteriormente le potenzialità dello strumento.

L’integrazione in un menù: il centro Pollicino e il chiosco Lo Sciurus di Gallarate

Caffè, brioche e succhi tradotti in Comunicazione Aumentativa Alternativa per permettere ai ragazzi con autismo di scegliere cosa prendere a merenda

L’integrazione è fatta anche di piccole cose. Come il predisporre un menù apposito per chi ha qualche problema in più di comunicazione e relazione; un semplice elenco dei prodotti, messo a disposizione per permettere a tutti di scegliere cosa prendere a colazione o per merenda. È proprio questo l’esempio dell’esperienza fatta dai ragazzi di Pollicino, il centro dedicato ai minori con disturbi dello spettro autistico, che Solidarietà e Servizi gestisce a Gallarate dal 2012. Un progetto nato da un’amicizia, quella stretta tra i “pollicini” adolescenti e Simona e Simone, titolari del chiosco Lo Sciurus che dal settembre scorso è stato aperto in città all’interno del parco Bassetti. Perché, andare al bar e avere la possibilità di scegliere in autonomia quello che si vuole prendere è una libertà importante. «Per poter aiutare i bambini e alcuni ragazzi di Pollicino (e non solo) a scegliere cosa ordinare con più facilità, abbiamo deciso di preparare un menù in CAA da appendere in questo bar», spiegano Andrea, Alessia, Marco e Niccolò.

CAA cioè “Comunicazione Aumentativa e Alternativa”, un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie che facilitano e aumentano la comunicazione in persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio orale e la scrittura. Non è una comunicazione che sostituisce il linguaggio, ma sostiene la relazione e permette di comprendere, far capire e sviluppare il pensiero. È uno strumento che viene utilizzato per i ragazzi con autismo, in particolare quanti hanno maggiori difficoltà.

Andrea, Alessia, Marco e Niccolò hanno pensato ai loro amici più piccoli. Così «quando siamo andati a far colazione allo Sciurus, abbiamo portato un foglio di brutta del nostro menù. Simone è rimasto molto contento e ci ha suggerito di aggiungere qualche novità alle proposte». Ne sono nati diversi menù: uno posto sul banco dei gelati, l’altro con le proposte della caffetteria e un terzo che viene portato direttamente al tavolo. «Una iniziativa che ci è piaciuta fin da subito», racconta Simone dello Sciurus. «Il nostro chiosco vuole essere un posto aperto a tutti e dedicato all’inclusività. Perché non farlo? In virtù anche del bel rapporto che è nato in questi mesi con i ragazzi di Pollicino il menù in CAA è stato costruito insieme a loro: abbiamo indicato quello che abbiamo solitamente e anche qualcosa in più per andare incontro alle esigenze di tutti».

Di fatto un menù in CAA non è solamente per ragazzi autistici. «Può essere utilizzato anche da persone con altre fragilità», spiegano gli educatori dell’equipe di Pollicino. «Noi ci siamo concentrati sulla scelta della merenda: i più grandi hanno fatto un po’ da apripista per permettere anche ai più piccoli di andare al bar e scegliere quello che vogliono. Il tutto è inserito in un progetto e in un percorso di autonomia in un ambiente meno protetto che passa dal poter scegliere quanto riportato sul menù, fare l’ordinazione e gustarsi un buon gelato».

Da ultimo, una piccola curiosità che hanno imparato Andrea, Alessia, Marco e Niccolò: «“Sciurus” in latino significa “lo scoiattolo” e il bar si chiama così in onore degli scoiattoli rossi che abitano nel parco Bassetti». Ora non resta però che allargare l’iniziativa. Come auspicano i ragazzi di Pollicino: «Sarebbe bello trovare le scritte in CAA anche in tante altre realtà, come ad esempio in gelateria, nelle scuole, nelle stazioni, nei ristoranti, per rendere più semplice la vita di tanti bambini e ragazzi. Il nostro motto è: CAA per un mondo più inclusivo!». Basterebbe veramente poco.

Un palco per gli attori del laboratorio teatrale di Solidarietà e Servizi 

I ragazzi dello Servizio di Formazione all’Autonomia di Busto Arsizio e Samarate e del Centro Socio Educativo bustocco protagonisti ai Venerdì del Villaggio

Se Jessica ha potuto superare la sua timidezza, Alberto ha imparato a stare con gli altri e Andrea si è divertito molto. Il teatro fa bene, aiuta a comunicare, ma soprattutto aiuta a far emergere quel qualcosa in più che abbiamo tutti e che spesso è un po’ nascosto. Lo sanno bene i ragazzi dello SFA (Servizio di Formazione all’Autonomia) di Busto Arsizio e di Samarate e del CSE (Centro Socio Educativo) bustocco gestiti da Solidarietà e Servizi che hanno partecipato ai “Venerdì del Villaggio”. L’iniziativa estiva ha visto i ragazzi della cooperativa sociale misurarsi con un palcoscenico e, al termine di un percorso laboratoriale sotto la guida del maestro d’arte Elis Ferracini, mettersi alla prova davanti a un pubblico lo scorso venerdì 2 luglio all’interno della rassegna promossa dalla cooperativa Il Villaggio in Città nel cortile di via Pozzi a Busto Arsizio. Un’esperienza entusiasmante e creativa, che è servita sul piano personale e su quello di gruppo. Perché, come ricorda Alberto, ospite dello SFA di Busto, «questa attività mi ha aiutato non solamente a stare con gli altri compagni, ma anche con gli educatori. E mi ha permesso di superare la mia timidezza». Il mettersi in gioco e lasciare libero sfogo alle proprie emozioni è infatti un modo per rafforzarsi. «Ho superato la mia insicurezza», confida infatti Jessica. «Anche se all’inizio del percorso non pensavo che il teatro potesse essere nelle mie attitudini, alla fine, grazie al regista, è stato proprio il teatro a regalarmi un’esperienza bella e creativa che mi ha cambiato molto e mi ha fatto crescere caratterialmente». Il tutto è stato fatto all’interno di un clima giocoso. «Mi sono divertito molto», aggiunge Andrea. «Rappresentare scene prese dai film è stato entusiasmante; un modo per mettermi alla prova e per scoprire una cosa che mi piace fare».

Partito come progetto esperienziale dedicato allo SFA di Busto Arsizio, il laboratorio teatrale si è subito ampliato andando a coinvolgere anche i ragazzi del CSE, quelli dello SFA di Samarate, una ragazza esterna alle strutture di Solidarietà e Servizi e una seguita a domicilio: in totale 12 persone. «Per ciascuna di loro è stato previsto un percorso mirato, finalizzato a far emergere le proprie potenzialità», ricorda Christian Ragusa, l’educatore dello SFA di Busto Arsizio che ha seguito l’intero progetto. «Abbiamo lavorato sulle emozioni, sull’uso del corpo e della voce arrivando a superare inibizioni, timidezza e qualche timore. E chi all’inizio stentava a dire una sola parola, alla fine è riuscito a farsi sentire lasciandosi coinvolgere in un cammino di crescita». Il lavoro fatto all’interno del progetto è sfociato in modo quasi naturale nella rassegna estiva dei “Venerdì del Villaggio”. «La storica collaborazione con la cooperativa Il Villaggio in Città ci ha portati a mettere in scena il nostro lavoro davanti a un pubblico. Un’esperienza aggiuntiva che però ha permesso a ciascun ragazzo di esprimersi dimostrando quanto appreso nel laboratorio teatrale e dando libertà alle proprie emozioni». Lo spettacolo proposto era basato sull’improvvisazione: tema non semplice che però i ragazzi di Solidarietà e Servizi hanno brillantemente superato, dimostrando le personali capacità attoriali e un forte spirito di gruppo. E alla fine gli applausi non sono mancati.