Disabilità, fragilità e inserimenti lavorativi: nell’anno della pandemia Solidarietà e Servizi si è presa in carico 911 persone. 188 di loro sono state assunte

La cooperativa ha dato risposta ai bisogni trasformando un obbligo aziendale in un’opportunità per tutti

Il lavoro, per le persone che vivono fragilità sociali, rappresenta non solamente un punto di riferimento per superare situazioni problematiche, ma anche e soprattutto l’occasione di restituire e riappropriarsi di una dignità troppo spesso andata persa. Nell’anno della pandemia, del lockdown e di una profonda emergenza sanitaria che si è trasformata in crisi economica, Solidarietà e Servizi attraverso i SIL – Servizi di Inserimento Lavorativo – che gestisce in cinque distretti della provincia di Varese e nel distretto del Castanese, e attraverso le Doti Regionali, il servizio di politiche attive del lavoro cui la cooperativa è accreditata, ha dato una nuova opportunità a oltre sei persone su dieci tra quelle di cui si è presa cura.

Delle 911 persone prese in carico, ben il 21% ha trovato un’occupazione con l’assunzione in azienda e il 42% è stato avviato a un percorso di formazione attraverso tirocinio. Sono state 111 le prime assunzioni e 77 le stabilizzazioni con un contratto che nel 90% dei casi è stato a tempo indeterminato. Tra loro, Giorgia e Giuseppe: la prima è una giovane con disabilità che, dopo sei mesi di tirocinio ha trovato lavoro in un supermercato; il secondo, con alle spalle anche un periodo di detenzione, dopo 11 anni da disoccupato, è stato assunto a tempo indeterminato in un’azienda chimica.

«Alle difficoltà di un anno che è stato complesso sotto tutti i punti di vista e che rischiava di mettere da parte le persone più fragili, abbiamo cercato di rispondere con la speranza. Una speranza che è stata coltivata e difesa ogni giorno, anche inventando nuove modalità di lavoro per superare le distanze per restituire fiducia», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Un’altra cosa inaspettata è stata la risposta del tessuto produttivo, per certi aspetti davvero sorprendente, con una pronta disponibilità delle aziende ad accogliere le persone fragili, il loro impegno a superare i problemi di messa in sicurezza e una pronta reazione non appena il lavoro riprendeva. Il 2020 non è stato un anno semplice, ma siamo riusciti a trovare un lavoro a più di una persona su cinque tra quelle prese in carico (nel 2019 il tasso era stato di poco superiore: una persona su quattro)». I settori dove le persone fragili hanno trovato occupazione sono stati prevalentemente quello manifatturiero, negli ambiti della lavorazione meccanica e chimica; l’ambito delle pulizie, soprattutto nel settore della sanificazione degli ambienti, e quello della grande distribuzione organizzata. La ristorazione e le scuole, profondamente interessate dalle ordinanze di chiusura, contrariamente agli anni passati, non hanno invece potuto dare un contributo significativo.

«La presa in carico è stata attuata attraverso una vicinanza costante e un monitoraggio degli inserimenti fatto in presenza, ovviamente per quanto possibile, per superare le eventuali criticità in azienda», prosegue Oldrini. «Sono stati trovati strumenti nuovi per restare sempre accanto alle persone prese in carico e accompagnarle in un percorso che non è solamente di occupazione, ma di riacquisto della fiducia in se stessi e nel proprio valore. Nessuno è rimasto indietro».

Per ogni persona, secondo un metodo ormai consolidato negli anni, è stato costruito un percorso personalizzato e con ogni azienda è stato avviato un rapporto basato sulla fiducia. «Molte volte si parte da un obbligo», sottolinea Anna Ardire, coordinatrice del SIL di Gallarate. «L’obbligo che le aziende al di sopra di determinate dimensioni hanno di avere tra i propri dipendenti persone con disabilità o fragili. Il nostro lavoro è trasformare questo obbligo in una risorsa, in un fattore di maggiore competizione. L’obiettivo non è quindi solamente l’inserimento lavorativo, ma individuare insieme con la persona che abbiamo in carico i suoi bisogni e il suo potenziale e, attraverso il dialogo e il confronto con l’azienda, trovare una risposta vincente per entrambi». Il lavoro sulle persone è fondamentale. «Cerchiamo di capire con loro le difficoltà, le aspettative, e cerchiamo di guidarli – se necessario anche attraverso un percorso educativo – verso il mondo del lavoro. Con l’impossibilità di fare incontri di persona, abbiamo realizzato anche due video: attraverso le immagini, strumento più diretto soprattutto per chi è più fragile, è più facile capire come ci si deve comportare in azienda, cosa fare e cosa dire. Con le aziende invece abbiamo mantenuto un collegamento costante: un inserimento può non essere semplice, per questo è importante che le aziende sentano a loro volta di non essere sole: noi siamo al loro fianco».

Tra le 188 persone che hanno trovato un’occupazione stabile ci sono anche Giorgia e Giuseppe. Due storie, due risposte a un bisogno. Racconta Giorgia: «Nonostante sia ancora giovane, non riuscivo a inserirmi nel mondo del lavoro. Così ho deciso di andare ai Servizi sociali del mio comune e da lì sono arrivata al SIL. Qui ho trovato persone disponibili che, oltre ad avermi ascoltata, hanno fatto in modo di sottolineare i miei punti di forza facendomi sentire finalmente in grado di fare qualcosa per me stessa. Al pensiero di un lavoro però ero spaventata di entrare in un mondo nuovo in cui non sapevo se sarei stata capace e in grado di svolgere le attività senza che venisse accentuata la mia disabilità; avevo paura di non essere accettata e di non essere in grado. Quando mi hanno chiamato per dirmi che avrei svolto un tirocinio in un supermercato ero quasi titubante se buttarmi o meno in questa esperienza, ma l’educatrice che mi aveva seguita sin dall’inizio mi aveva promesso di accompagnarmi. Inizialmente eravamo andate solo a conoscere i colleghi e l’ambiente, sono stati tutti molto disponibili e gentili con me. Il primo giorno, poi, da sola mi sono resa conto che tutto ciò di cui avevo paura non esisteva perché mi avevano dato da svolgere delle mansioni assolutamente alla mia portata. Sono stata seguita per poi diventare autonoma. Ho iniziato con un tirocinio di tre mesi che poi, con mia grande gioia, è stato prorogato per altri tre e alla fine con mia grande sorpresa sono stata assunta».

Diversa ma ugualmente a buon fine la storia di Giuseppe: «Sono entrato in contatto con il SIL nel 2017. Ero disoccupato dal 2006. Avendo una patologia del sistema immunitario e avendo commesso molti errori che mi hanno portato anche ad un periodo di detenzione, era difficile per me trovare lavoro. Mi sono rivolto ai Servizi sociali del mio comune che mi hanno mandato al SIL. Qui gli operatori sono stati molto disponibili e mi hanno aiutato, non facendomi mai sentire solo, a reinserirmi nel mondo del lavoro. La mia prima assunzione è stata in una cooperativa sociale ma il mio contratto non è stato rinnovato perché non hanno più gestito quel servizio dove ero impiegato. Il SIL mi ha poi proposto un tirocinio in un’azienda di materie plastiche e dopo un contratto a tempo determinato ora ne ho uno a tempo indeterminato. Sinceramente, non avrei mai pensato di poter iniziare di nuovo a lavorare!».

Via alla campagna vaccinazioni in Solidarietà e Servizi: una presa in carico che guarda anche alle famiglie

La cooperativa promuove il vaccino per operatori e persone fragili nella convinzione che sia una opportunità da cogliere nella lotta contro il Covid-19. La testimonianza del CDD di Saltrio

Una scelta doverosa, ma soprattutto etica. Perché, come ha detto Papa Francesco «prendendo il vaccino, una persona si gioca la propria salute, la propria vita, ma anche la vita di altri». Solidarietà e Servizi ha avviato nelle scorse settimane la campagna di vaccinazione per i propri ospiti e operatori, anche nelle situazioni più problematiche.

«Questa emergenza sanitaria ci insegna che c’è un solo ed unico modo di prendersi cura delle persone: esserci a 360°, affinché nessuno sia lasciato solo». A parlare è Milena Simone, coordinatrice del Centro Diurno Disabili – CDD – di Saltrio (VA) gestito da Solidarietà e Servizi. Una struttura che sorge a pochi chilometri da quello che è stato il primo focolaio lombardo della terza ondata di contagi, Viggiù. «Abbiamo sempre adottato tutte le precauzioni del caso e, in coordinamento con l’ASST Sette Laghi, ci siamo attivati per dare seguito al piano di vaccinazione degli operatori e degli ospiti». Tra documenti da compilare, prenotazioni, segnalazioni, monitoraggio della salute, «ci siamo ritrovati nel mezzo; siamo stati un ponte tra le famiglie e le strutture sanitarie. Abbiamo raccolto, stampato, consegnato a domicilio e supportato nella compilazione della modulistica, concordato le modalità di somministrazione del vaccino e, nelle situazioni più fragili, chiesto che la somministrazione avvenisse in ospedale per avere tutte le garanzie del caso. Di fatto, non è solamente la persona con disabilità, ma la stessa famiglia, per molti casi composta da un solo genitore anziano non avente dimestichezza con la tecnologia, a richiedere supporto e assistenza», aggiunge. «Nelle situazioni con reti parentali assenti, abbiamo di fatto sostituito i familiari. Siamo diventati la famiglia che manca». Tra telefonate, contatti con i medici di base, messaggi, invio e ricezione email con gli incaricati della gestione tamponi e gestione vaccinazioni, le richieste si sono moltiplicate. «I bisogni sono aumentati. Noi abbiamo fatto rete per dare risposte ai più fragili con il duplice obiettivo di alleggerire i cuori delle famiglie, comprensibilmente in affanno, e favorire una frequenza del centro in sicurezza».

Del resto, la scelta di Solidarietà e Servizi è stata chiara fin dall’inizio: sostenere la campagna vaccinale, «sia in termini di comunicazione, ad esempio promuovendo il video realizzato dalla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Regione Lombardia», afferma Giacomo Borghi, responsabile dell’Area Servizi Diurni, Residenziali e Autismo, «sia in termini sostanziali: su richiesta delle ASST stiamo mettendo a disposizione gli spazi dei nostri Centri Diurni per la vaccinazione delle persone con disabilità e autismo, oltre che la competenza e l’esperienza del nostro Referente sanitario Covid-19, dott. Mario Diurni, sempre pronto a illustrare e chiarire il funzionamento della vaccinazione alle famiglie dei nostri ospiti».

Per la Giornata mondiale dell’Autismo, i ragazzi di Pollicino si aprono ai social

Ogni venerdì sulla pagina facebook di Solidarietà e Servizi potrete conoscere e condividere attività, pensieri, emozioni che i ragazzi pubblicheranno con il titolo “IL NOSTRO POST”

Quattro parole: fantasia, amicizia, crescita ed esperienza. Così i ragazzi del gruppo adolescenti del servizio Pollicino di Gallarate si presentano sui social. Il Centro di Solidarietà e Servizi dedicato ai minori con disturbo dello spettro autistico si apre ai social network con un progetto dove sono i ragazzi stessi i veri protagonisti. L’iniziativa viene presentata in vista della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo che si celebra ogni 2 aprile e voluta dalle Nazioni Unite 14 anni fa. Perché parlare di autismo è comprendere meglio un mondo spesso non facile, ma è anche essere più vicini a tutte le persone che vivono questa condizione.

E ci piace molto che questa volta il primo passo venga fatto dai ragazzi: ogni settimana racconteranno sulla pagina facebook di Solidarietà e Servizi le loro attività, cosa fanno a Pollicino, come lo fanno e soprattutto perché. «È un progetto dedicato all’integrazione e a sviluppare livelli di autonomia», spiega l’equipe di Pollicino. «Il mondo dei social per i giovani rappresenta spesso uno spazio dove creare relazioni, attingere informazioni e comunicare. Anche i ragazzi di Pollicino, nello specifico il gruppo adolescenti, ci vogliono essere: racconteranno ogni settimana le loro giornate tenendo una sorta di “diario di bordo” delle attività, ma anche delle sensazioni e delle emozioni che vivono. Prepareranno un testo descrittivo e cureranno anche foto e video per raccontare meglio il tutto».

L’esordio è affidato al laboratorio artistico che si svolge ogni giovedì in Pollicino e che li ha visti realizzare quattro murales: loro è stata la progettazione, la scelta e l’acquisto dei materiali; così come loro è anche la scelta dei contenuti.

Questo il racconto dei cinque ragazzi che hanno realizzato il tutto: “Noi ragazzi gruppo adolescenti del Pollicino stiamo progettando 4 murales che dipingeremo sui pannelli e appenderemo sul muro del salone di Pollicino. Siamo andati giovedì 11 febbraio al Bricocenter di Olgiate Olona con il pulmino di Giorgio a comprare i pannelli di legno che ci serviranno come base. Abbiamo chiesto informazioni a un signore che ci ha aiutato a scegliere il modello per il murales, abbiamo pagato alla cassa e abbiamo portato i pannelli a Pollicino. Poi abbiamo scelto le parole che volevamo dipingere: fantasia, amicizia, crescita ed esperienza. Le abbiamo scelte perché rappresentano Pollicino per noi. Dopo aver fatto le prove dei disegni scelti su dei fogli, lunedì 8 marzo abbiamo fatto la base dei pannelli e li abbiamo dipinti con la vernice bianca. Questo progetto è molto interessante e divertente”.

Per conoscere le prossime attività non resta che rimanere collegati. Appuntamento alla prossima settimana su www.facebook.com/solidarietaeservizi. Stay tuned!