Dare risposte alle fragilità con una firma: il 5×1000 a Solidarietà e Servizi

Sostenere il progetto Spazio Integrazione della Cooperativa sociale è contribuire a creare percorsi di vita per persone con difficoltà

La carrozzina su cui è stato costretto dopo un incidente gli aveva tolto la speranza di poter ritrovare una voglia di azione e delle relazioni piene di senso. Ma con il giusto supporto educativo e sociale, ha potuto riprendere a guidare, riscoprire le proprie capacità in un ambiente di lavoro tecnologico e ritrovare il gusto di prendersi cura di sé. Quella di Mario è una delle tante storie positive di persone fragili e con disabilità cui Solidarietà e Servizi ha potuto dare risposta attraverso lo Spazio Integrazione. Un progetto nuovo ma soprattutto innovativo, dove la parola integrazione assume più significati: è l’integrazione di diverse professionalità, dall’educatore all’assistente sociale allo psicologo e al capo reparto, si mettono a disposizione della persona. Ma è anche l’integrazione di servizi differenti che già la cooperativa sociale eroga e che permette di avere un plus di risposte. È l’integrazione di esperienze finalizzate a prendere sul serio i desideri che le persone hanno, giustamente, di costruirsi una vita di cui essere soddisfatti. Non ultima, è l’integrazione di un approccio educativo in un ambito lavorativo, per far assaporare a chi ha qualche difficoltà in più una “normalità” persa che potrebbe essere ritrovata.

La persona fragile non necessita di un “parcheggio”, ma di stimoli per acquistare, o riacquistare, dignità.

Per sostenere Spazio Integrazione e continuare a dare risposte là dove spesso non esistono servizi adatti a darle, Solidarietà e Servizi chiede una firma. La firma del 5×1000. Una firma che non costa nulla, ma permette alle persone fragili e con disabilità di migliorare la loro qualità della vita, ritrovare autostima e relazioni e, magari, poter diventare (o ridiventare) autonome.

Per continuare a crescere: dall’assemblea dei soci il futuro di Solidarietà e Servizi

La Cooperativa sociale ha approvato il Bilancio Sociale 2020 e predisposto il Piano di Impresa Sociale 2021-2024

Con l’assemblea del 27 maggio scorso, Solidarietà e Servizi guarda al futuro. E lo fa con la consapevolezza di voler essere sempre più protagonista in un settore essenziale, ad alto valore aggiunto, dove la cura per la persona deve andare di pari passo con precise strategie di sviluppo e di attività di formazione. L’appuntamento assembleare infatti, oltre a mettere a tema la presa d’atto del bilancio al 31 dicembre 2020 e l’approvazione del Bilancio Sociale 2020, ha visto il Presidente del Consiglio di Sorveglianza, Paolo Fumagalli, anticipare alcuni aspetti relativi agli sviluppo futuri della Cooperativa che sono contenuti nel Piano di Impresa Sociale 2021- 2024, predisposto dal Consiglio di Gestione e approvato dal Consiglio di Sorveglianza.

Il 2020 è stato un anno particolare, non solamente per l’emergenza sanitaria, ma anche per la scelta effettuata di cedere il ramo d’azienda relativo ai “servizi minori in appalto”. Inoltre la cooperativa sociale è diventata socio unico della neonata Solidarietà e Servizi Fondazione, realtà che ha raccolto l’eredità della Fondazione San Giacomo, rinnovando l’impegno verso l’educazione della persona e l’attenzione in particolare nei confronti delle persone disabili, svantaggiate e fragili. Il 2020 è stato anche l’anno in cui Solidarietà e Servizi ha ricordato i 20 anni di impegno costante nei servizi residenziali, le case per le persone disabili. Infatti, ben 16 anni prima dell’approvazione della legge sul “Dopo di noi”, esattamente nel febbraio del 2000, Solidarietà e Servizi ha aperto la prima Comunità Alloggio (oggi CSS – comunità socio sanitaria) a Bergoro di Fagnano Olona (Va).

Come registrato nel Bilancio Sociale, al 31 dicembre 2020 la Cooperativa si prende cura di più di 18.000 persone, operando in quattro regioni, 15 province e 74 comuni con più di 1.300 lavoratori e 28 tirocinanti; 576 i soci, di cui 472 prestatori e 104 volontari.

Il futuro di Solidarietà e Servizi è invece tracciato nel Piano di Impresa Sociale. Il documento stilato su base quadriennale parte dal patrimonio della Cooperativa, costituito da due elementi fondamentali: il capitale economico e il capitale umano. Ed è soprattutto sul secondo che Solidarietà e Servizi vuole investire con progetti di reclutamento in partnership con università, oltre alla predisposizione di percorsi di formazione specifica, sia tecnica sia manageriale, per sviluppare competenze e professionalità. E inoltre sarà mantenuta sempre alta l’attenzione sulla salute e sulla sicurezza delle persone, sia di quante lavorano in Solidarietà e Servizi, sia di quelle di cui si prende cura la Cooperativa . Elemento non secondario anche sotto il profilo strettamente economico, visto che proprio nel 2020, sono stati spesi oltre 170.000 euro per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e gel sanificanti.

Dal punto di vista propriamente economico, è utile ricordare da un lato l’impegno di Solidarietà e Servizi a destinare risorse aggiuntive per i lavoratori e dall’altro gli investimenti in programma che assorbiranno oltre 1 milione di euro, senza dimenticare il beneficio arrecato ai fornitori del territorio che avranno a disposizione oltre 7 milioni di euro nell’arco del piano.

Esperienza, competenza, sicurezza e capacità di prendersi cura delle persone sono i valori sui quali Solidarietà e Servizi vuole costruire il suo futuro. Un futuro che guarda con sempre maggiore attenzione da una parte ai servizi a gestione diretta, attraverso centri diurni per persone disabili ma soprattutto potenziando le risposte residenziali e relative al “Dopo di noi”; dall’altra alle attività finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, fragili e svantaggiate.

Dopo la pandemia, come uscire dalla psicopandemia

Solidarietà e Servizi Cooperativa sociale e il Centro di psicoterapia Essere Esseri Umani di Varese hanno promosso un incontro per tracciare la strada per coltivare il benessere delle persone

La formazione come elemento per poter affrontare gli scenari post Covid. Per Solidarietà e Servizi passa da qui la risposta ai nuovi bisogni che l’emergenza sanitaria ha lasciato su tutti noi. Spesso non problematiche visibili, ma ferite interne che però condizionano, anche pesantemente, la vita e la quotidianità di ciascuno. Si è svolto lo scorso 9 giugno il secondo appuntamento di formazione dedicato agli assistenti sociali e agli operatori della mediazione lavorativa, ma anche educatori e personale ausiliario della cooperativa sociale, al quale sono stati invitati gli operatori sociali degli enti locali e territoriali con cui Solidarietà e Servizi collabora da tempo, che ha fatto focus sugli aspetti psicologici della pandemia. Solidarietà e Servizi e il Centro di psicoterapia Essere Esseri Umani di Varese (www.essereesseriumani.it) hanno proposto l’incontro online “Uscire dalla psicopandemia”, iniziativa che ha dato seguito al percorso avviato nell’autunno scorso con “Covid. Trauma negato”, guidato dalla psicoterapeuta Marta Zighetti.

Un’iniziativa importante quanto necessaria, come testimoniato dagli oltre 70 partecipanti (il 25% esterno alla cooperativa sociale), che dapprima ha voluto indagare i sintomi di un malessere nascosto e poi ha cercato di dare delle risposte, delle soluzioni per affrontare situazioni nuove, per certi aspetti sconosciute, ma che possono influire pesantemente sulla qualità della vita. La persona è stata messa al centro di un’ampia riflessione: dapprima sono stati indagati i traumi invisibili lasciati dalla pandemia, perché senso di stanchezza, assenza di progettualità, ma anche isolamento sociale volontario nonché irritabilità e diffidenza nei confronti dell’altro non sono normali conseguenze di una situazione difficile e complessa determinata dall’emergenza sanitaria, ma i risultati di mesi vissuti tra limitazioni, chiusure e paure. Per chi, come Solidarietà e Servizi, si prende cura delle persone più fragili, saper leggere questi fenomeni diventa fondamentale per continuare a essere vicini a chi ha qualche difficoltà in più. Ma, ancora di più, è importante tracciare una via d’uscita.

«I traumi da pandemia vengono solitamente negati e sottovalutati nelle ripercussioni che possono avere. Spesso non si riesce neppure a dare un nome a questi sintomi che le persone hanno», spiega Marta Zighetti. «È importante quindi fermarsi a riflettere e dare un nome alle cose che accadono».

Dopo la diagnosi, serve però una cura. Ovvero «condividere il disagio, essere trasparenti, avere una progettualità sfidante ma raggiungibile così da riuscire a pianificare una ripresa funzionale».

Per quanto la campagna di vaccinazione e il conseguente calo dei contagi stiano portando a un lento ritorno alla normalità, il cammino interiore rischia di essere lungo. Il percorso di formazione promosso da Solidarietà e Servizi continuerà con la collaborazione del centro di psicoterapia Essere Esseri Umani perché: «condizioni descritte sopra, come la pandemic fatigue e il languishing (letteralmente “languire”: un’emozione in cui non si prova alcuna emozione), non sono vere e proprie patologie, ma il loro decorso potrebbe comunque rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi e future problematiche psicologiche, per questo è importante non sottovalutarle e prendersene cura. Una prima fondamentale risorsa che abbiamo a disposizione per farlo è la conoscenza del nostro funzionamento, della nostra biologia e neurofisiologia e del nostro mondo interiore. In questa cornice fiducia e speranza rappresentano veri e propri “rimedi” in grado di aiutare la guarigione e inibire il dolore».

«Il contrario del languishing», prosegue la dottoressa Zighetti, «è il flourishing (fioritura), uno stato mentale di benessere, coloritura emotiva e prosperità psicologica che va coltivato per potenziare le sei dimensioni del benessere: accettazione di sé, autonomia, padronanza ambientale, relazioni positive, scopo nella vita, crescita personale. Di fronte alla pandemia nessuno di noi ha avuto scelta, questo approccio invece ci permette di essere più informati e consapevoli e quindi liberi di scegliere: scegliere come agire nella nostra vita, invece di limitarci a re-agire agli eventi. Ognuno di noi è parte del benessere degli altri e scegliendo di reagire insieme potremo finalmente tornare ad abitare gli spazi di condivisione e comunità dei quali a lungo siamo stati privati».