Approvata dal Consiglio di Gestione la nuova organizzazione della cooperativa sociale

Molte le novità che caratterizzano il nuovo assetto della Solidarietà e Servizi -tra le quali l’equipe multidisciplinare e il comitato investimenti, remunerazioni e nomine- che attraverso vari servizi si prende cura di oltre 5mila persone disabili e fragili, grazie al prezioso contributo di 492 lavoratori

Il Consiglio di Gestione della Solidarietà e Servizi lo scorso 22 marzo ha approvato la nuova organizzazione della cooperativa, che è stata successivamente presentata ai responsabili e coordinatori dei servizi. L’assemblea dei soci del prossimo 17 maggio sarà l’occasione per condividere questo nuovo assetto della cooperativa, che nel 2024 festeggia i 45 anni di vita.

Alcune novità sono particolarmente significative, come quelle relative all’equipe multidisciplinare, al comitato investimenti, remunerazioni e nomine e a quello per la parità di genere.

Emerge quindi l’attenzione della cooperativa da un lato a dotarsi di strutture e competenze in grado di continuare ad affrontare le sfide relative ai servizi che rispondano ai bisogni, anche nuovi ed emergenti, delle persone disabili, come quelli dei minori con autismo, e dall’altro a creare ambiti e strumenti per la valorizzazione e la crescita del capitale umano.

Non mancano ulteriori novità relative all’organizzazione di ciascuna delle 4 aree nelle quali si articola l’attività della Solidarietà e Servizi -Area Autismo e Autonomia, Area Residenziali e Domotica, Area Centri Diurni, Area Inserimento Lavorativo- che ad oggi si prende cura di oltre 5.000 persone disabili e fragili, attraverso servizi diurni, residenziali e d’inserimento lavorativo, e che si avvale del prezioso contributo di 492 lavoratori.

Il tutto all’insegna del “Mai più soli… Insieme ci riusciamo” che continua a guidare l’approccio e l’azione della cooperativa.

INAUGURATO ALIBLU TRA LA GIORNATA MONDIALE DELL’AUTISMO E IL FESTIVAL IN&AUT PER AFFRONTARE E COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO PER CHI NON PUÒ FARLO DA SOLO

Maristella, mamma di Vincenzo, all’inaugurazione del servizio: «Ad AliBlu ci siamo subito sentiti ascoltati e abbiamo visto una realtà concreta che possa aiutare noi famiglie a non sentirci soli, perché il rischio è quello di trovarsi soli in questa fatica, come è successo a noi negli anni successivi alla diagnosi»

Lo scorso 5 aprile a Marnate è stato inaugurato AliBlu, servizio per minori con autismo e le loro famiglie. Una data, quella dell’inaugurazione ufficiale, a ridosso della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, istituita nel 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e che quest’anno si è celebrata martedì 2 aprile. Una ricorrenza che pone all’attenzione di tutti il rispetto dei diritti delle persone con disturbi dello spettro autistico e che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di garantire alle persone autistiche una vita piena e soddisfacente, contrastando la discriminazione e l’isolamento di cui sono ancora oggi vittime le persone autistiche e le loro famiglie

Per la maggior parte della persone comprendere le difficoltà che deve affrontare chi è colpito da disturbi dello spettro autistico e le loro famiglie non è facile, anche se nel tempo si sono moltiplicate le occasioni di riflessione e di presa di consapevolezza, come il Festival In&Aut, che quest’anno si tiene da venerdì 17 a domenica 19 maggio a Milano: tre giorni di dibattiti, approfondimenti e testimonianze «per costruire insieme un futuro diverso per chi non può farlo da solo».

Che è proprio ciò che si propone Aliblu, il progetto di Solidarietà e Servizi per i territori di Castellanza-Valle Olona, Busto Arsizio e Gallarate, che è stato reso possibile grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo tramite il Programma Formula e in collaborazione con Cesvi Onlus.

Durante l’inaugurazione, Maristella, mamma di Vincenzo, ha raccontato la sua esperienza. Una testimonianza toccante, che riesce a far comprendere più di mille discorsi, articoli e dibattiti e che, per questo, affidiamo integralmente alla vostra lettura.

«La nostra storia è quella di tanti genitori che hanno avuto una diagnosi di autismo per il proprio figlio. Vincenzo, fino a poco prima della diagnosi, ci sembrava un bambino normalissimo, poi verso i 2 anni qualcosa è cambiato. Il momento della diagnosi e i mesi successivi sono stati i più brutti della nostra vita, immaginavamo che nostro figlio avrebbe avuto una vita normale con soddisfazioni a scuola, magari l’università, gli amici, una sua famiglia. In quei momenti il futuro di Vincenzo e della nostra famiglia ci è sembrato come in cielo nero di nuvole, completamente incerto. La cosa peggiore era vedere Vincenzo che si allontanava sempre più da noi, non ci rispondeva, non si girava, non ci guardava mai negli occhi. Era come se lo stessimo perdendo piano piano, come se non ricambiasse il nostro affetto, sembrava ci considerasse degli oggetti. Ci sentivamo totalmente impotenti».

«Per quasi sei mesi mio marito e io passavamo le sere a piangere e a farci domande sul futuro nostro e di Vincenzo, senza mai risposta. Siamo qui da soli, come faremo? E lui che vita avrà? Si renderà conto? Cosa succederà quando non ci saremo più? La domanda che tuttavia finiva per sopraffarci la sera era: perché? Perché proprio a noi? Sarà per quella cosa che ho mangiato in gravidanza? Per la caduta? L’inquinamento? Non c’era niente da fare, il bisogno di dare una spiegazione era sempre presente ed era frustrante rimanere ogni volta senza risposta. La cosa strana dell’autismo è che una volta che il neuropsichiatra comunica la diagnosi, da un lato ci si sente liberati dall’aver dato un nome al problema, dall’atro si è lasciati praticamente soli nell’affrontare questa situazione. L’ultima riga della dimissione diceva: “si consiglia terapia cognitivo-comportamentale”. Ma che cos’è? Chi la fa? Dove?».

«Credo come tutti, ci siamo messi a cercare su internet e con fatica abbiamo trovato un’analista del comportamento e delle terapiste che hanno seguito Vincenzo. Abbiamo capito che in quest’ambito il sistema sanitario nazionale non riesce a soddisfare pienamente i bisogni di questi bambini, qualsiasi terapia che vuole essere precoce è per forza privata. Tra l’altro, la ricerca di terapiste competenti e volenterose è lunga e difficile, per noi è stata la difficoltà principale. In questi anni abbiamo cercato di aiutare Vincenzo in tutti i modi, lui ha lavorato sodo ed è migliorato molto, a noi è costato tanto in termini economici, di fatica, di sacrificio. Negli anni si sono avvicendati diversi terapisti, consulenti, associazioni, insegnanti di sostegno».

«Quando siamo giunti ad AliBlu ci siamo subito sentiti ascoltati e abbiamo visto una realtà concreta che possa aiutare noi famiglie a non sentirci soli, perché il rischio è quello di trovarsi soli in questa fatica, come è successo a noi negli anni successivi alla diagnosi. Quello che ci colpisce è la contentezza di Vincenzo quando viene ad AliBlu, è proprio felice ed esce sempre sorridente. Vedendolo sereno ci siamo resi conto che, nonostante abbiamo passato anni a cercare “cure”, oggi desideriamo solo che Vincenzo sia felice. Ritengo che le famiglie con bambini autistici non abbiano tanto bisogno di una soluzione a un problema, quanto la possibilità di vivere un’esperienza concreta e condivisa. AliBlu ci aiuta ad andare in questa direzione: è l’esempio di quello che possiamo definire “cultura dell’accoglienza”. Quando lasciamo Vincenzo non vediamo persone che svolgono un lavoro, ma persone attente a comprendere ogni bambino con le sue difficoltà e punti di forza».

Al Centro Diurno Disabili di Samarate arriva la convivialità a pranzo firmata Mc Donald’s

L’adesione a “Sempre aperti a donare”, iniziativa di Fondazione Ronald McDonald e Banco Alimentare, è il primo passo di un percorso che porterà le persone del Centro Diurno Disabili a vivere esperienze all’esterno. Nel frattempo ha preso il via il progetto proposto da “La valigia magica” sulle arti circensi

«Quando Silvia Colombo, una nostra educatrice, ci ha parlato dell’iniziativa del Banco Alimentare della Lombardia assieme a McDonald’s, ne abbiamo discusso a livello di equipe e abbiamo condiviso che decidere di aderirvi sarebbe stata una bella occasione per offrire alle persone delle quali ci prendiamo cura nel nostro CDD un momento conviviale particolare, che sarebbe stato sicuramente apprezzato e che sarebbe potuto essere il primo passo di un percorso di socializzazione e di esperienze da vivere anche al di fuori del centro. Così abbiamo contattato il punto vendita Mc Donald’s di Gallarate e il progetto ha preso il via, con il primo pasto offerto lo scorso 16 aprile e l’accordo che proseguiremo con l’esperienza, una volta al mese, fino a luglio, per poi riparlarne da settembre».

Annalisa Colucci, coordinatrice del Centro Diurno Disabili di Samarate, spiega così la genesi dell’adesione del suo servizio al progetto “Sempre aperti a donare”, l’iniziativa solidale giunta quest’anno alla sua quarta edizione e realizzata da Mc Donald’s, con Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald e la collaborazione di Banco Alimentare, di Comunità di Sant’Egidio e di altri enti caritativi del territorio, che mette a disposizione pasti gratuiti per regalare un sorriso e un momento di spensieratezza e di conforto a chi è più fragile.

«Il primo appuntamento è andato davvero bene -riprende Annalisa Colucci-. Organizzativamente, siamo andati a ritirare i pasti per i nostri ospiti e per noi operatori al ristorante di Gallarate e poi li abbiamo consumati assieme nei locali del centro diurno. I ragazzi sono stati davvero contenti e non vedono l’ora di ripetere l’esperienza. Così stiamo anche valutando se accettare in futuro la disponibilità che ci è stata offerta sia di organizzare una giornata presso il ristorante per un momento di festa sia di prendere parte a una giornata di pulizia di aree verdi che Mc Donald’s sta cercando di organizzare con altre cooperative sociali della nostra zona. Perché vivere delle esperienze all’esterno del CDD è sempre un’importante occasione di socializzazione e autonomia che arricchisce i nostri ospiti».

E i progetti del CDD di Samarate non si fermano qui. Sempre ad aprile, infatti, nel salone centrale della struttura si è tenuto il primo incontro di prova di un percorso di avvicinamento alle arti circensi, tenuto e offerto da Matteo Farina, de “La valigia magica”, educatore specializzato in giocoleria e clowneria. «A maggio avremo un secondo appuntamento, che questa volta organizzeremo nella palestra del centro -spiega Annalisa Colucci-. Il progetto è ancora tutto da costruire, ma i riscontri al momento sono positivi e il percorso potrebbe anche prendere il via già a settembre, con attività calibrate sulle specificità delle nostre persone di stimolazione sensoriale, gestione degli spazi fisici e collegamenti tra atti motori e sonorità, il tutto con la leggerezza, lo stupore, il coinvolgimento e la magia che le arti circensi sanno offrire».

Il 5 aprile si inaugura a marnate “AliBlu: inclusione e consapevolezza” Il nuovo servizio per i minori con autismo e le loro famiglie

Avviato ufficialmente a gennaio 2024, il centro -dotato anche di una “Snoezelen room” per la stimulazione multisensoriale- accoglie 15 bambini dai 4 ai 14 anni e collabora con i servizi sociali di otto comuni del territorio e i servizi di neuropsichiatria delle ASST Valle Olona e Ovest Milano

Verrà inaugurato venerdì 5 aprile (ore 9,30) “Aliblu: inclusione e consapevolezza”, il nuovo servizio per la presa in carico dei minori con autismo e delle loro famiglie.

Il Servizio, progettato e gestito da Solidarietà e Servizi, ha trovato casa a Marnate, nell’ex-scuola di Nizzolina (Via Vittoria 37) che torna, così, ad accogliere bambini del territorio.

Il  progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.

AliBlu, avviato ufficialmente a gennaio 2024, attualmente accoglie 15 bambini dai 4 ai 14 anni, collaborando con 8 servizi sociali di altrettanti comuni del territorio e i servizi di neuropsichiatria delle ASST Valle Olona e Ovest Milano.

Il territorio è inoltre coinvolto attraverso accordi con realtà sportive quali lo Sporting Club Mondodomani di Marnate e le biblioteche dei Comuni di Olgiate Olona e Castellanza. In questi spazi vengono proposte ai minori attività inclusive che favoriscono rapporti e relazioni con i coetanei.

A sostegno dei genitori è prevista la presenza di un assistente sociale che accompagna le famiglie con l’obiettivo di orientarle verso i servizi ed i benefici previsti dalla normativa nazionale e regionale.

Il progetto include il supporto pedagogico alle famiglie con incontri serali a tema nella sede di AliBlu; all’interno di questi momenti, inoltre, vengono condivise metodologie educative e fornite indicazioni sulla strutturazione degli spazi domestici.

In fase di progettazione 2 percorsi di gruppo per i fratelli e le sorelle dei minori con autismo. Come evidenzia Mariolina Caputo, pedagogista e coordinatrice di AliBlu, questi ultimi spesso si trovano ad affrontare una serie di esperienze e sfide uniche dovute alla loro situazione familiare che possono includere la responsabilità di fornire assistenza oltre che la gestione delle proprie emozioni, legate alla situazione del fratello o della sorella; per tale motivo AliBlu intende prestare particolare attenzione a questi minori progettando in loro favore interventi e spazi di supporto.

Per completare il progetto, coinvolgendo tutte le figure educative che si occupano dei minori, è partito anche un primo percorso formativo a favore degli insegnanti delle scuole materne del territorio.

A breve la struttura si doterà anche di una “Snoezelen Room” per la stimolazione multisensoriale; attraverso una strumentazione innovativa (proiettori, fasci di fibre ottiche, sfere di specchi, tubi a bolle e diffusori di aromi) l’intervento educativo all’interno della stanza multisensoriale contribuisce significativamente a ridurre le difficoltà percettive proprie dell’autismo, a favorire il rilassamento del minore ed un suo migliore adattamento alla realtà.

La nascita di questo servizio si inserisce in territori totalmente privi di questo tipo di offerta, come sottolinea Gemma Donati, assessore alle Politiche Sociali del comune di Marnate: “In Italia, secondo dati dell’Iss, un bambino su 77 presenta questo problema e i maschi sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Secondo la mappatura dell’Istituto superiore di sanità, a marzo 2023, i centri clinici e socio-sanitari per l’autismo e gli altri disturbi del neurosviluppo censiti in Italia sono oltre 1200.

Poter avere anche in Valle Olona un centro per il trattamento dei bambini e ragazzi con funzionamento neuroatipico grazie alla collaborazione della Cooperativa Solidarietà e Servizi, da anni partner del nostro Comune nell’assistenza ai soggetti fragili in ogni età della vita, è importantissimo”.

Il progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.

Se vuoi scoprire il Programma #Formula, visita forfunding.it

Personalizzare servizio e accoglienza in base alle esigenze della persona con disabilità è obiettivo primario della Cooperativa

«Siamo i “custodi” del Progetto di Vita delle 55 persone che ad oggi vivono nei nostri appartamenti, housing e comunità. Molte sono con noi da oltre vent’anni e nel tempo hanno modificato, anche profondamente, il loro percorso di vita», spiega Giacomo Borghi

«Ho girato tante e diverse strutture. Ma solo ora, nel mio monolocale, ho trovato la mia isola in cui ascoltare in pace il mio adorato heavy metal». Claudio è finalmente felice perché ha trovato la propria dimensione, la dimora a cui tornare dopo le giornate lavorative presso una cooperativa del territorio e che gli permette di trovare un rifugio dal fenomeno di “iper-socializzazione” che rischia di interessare coloro che vivono in strutture comunitarie. E di cui ha timore anche Mauro, che ha da poco compiuto i 65 anni e ha ben chiaro cosa vuole: «io alla casa di riposo non ci penso nemmeno e mi tengo stretto l’appartamentino di Busto», dice, celando un sorriso soddisfatto al pensiero che, finalmente, quest’anno le vacanze organizzate dalla cooperativa lo porteranno a Rimini, patria di quelle discoteche che da giovane amava frequentare. Ma c’è chi la socialità la preferisce, anche se magari a piccole dosi. Così Susanna, che a settembre 2023 si è trasferita nell’appartamento di Legnano, dice che «qui, in questa casa più raccolta e in cui siamo solo donne, ho trovato una maggiore serenità. Ma certo non rinuncio alle giornate al Centro Socio Educativo, dove vado ogni giorno da quasi 10 anni».

Sono storie ed esigenze diverse quelle delle persone con disabilità che abitano case di diversa tipologia e sono seguite da Solidarietà e Servizi, che ha sviluppato un modello di presa in carico «incentrato sul cosiddetto “Progetto di Vita” e che consiste nell’effettiva personalizzazione dei percorsi di ciascuna persona. Una personalizzazione che è frutto di coprogettazione tra i diretti interessati, i loro familiari e i professionisti, oltre che i servizi sociali, ed è caratterizzata anche dall’adozione di soluzioni inedite e flessibili -spiega Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica-. Fase “avanzata” del percorso di presa in carico, l’accoglienza delle persone con disabilità in contesti residenziali può avvenire come scelta matura di indipendenza dal proprio nucleo d’origine o, più spesso, come necessità al venir meno del sostegno della famiglia d’origine. Si tratta di proporre delle soluzioni e dare risposte alle “grandi” domande che tutti i genitori di figli con disabilità si pongono “chi si prenderà cura di lui quando io non ci sarò più?”, “Chi gli vorrà bene?”. Ma anche domande che più o meno consapevolmente i diretti interessati esprimono: “vorrei una casa mia!”, “posso farcela senza i miei genitori?”, “mi aiuti a vivere da solo?”».

E sono proprio queste le domande a cui tentano di rispondere quotidianamente le cinque coordinatrici delle 11 case che la cooperativa gestisce in provincia di Varese, Milano e Pavia, con il supporto di educatori professionali, assistenti sociali, operatori socio sanitari e ausiliari. «Siamo i “custodi” del Progetto di Vita delle 55 persone che ad oggi vivono nei nostri appartamenti, housing e comunità -riprende Giacomo Borghi-. Persone che in alcuni casi sono con noi da oltre vent’anni e che hanno nel tempo modificato, anche profondamente, il loro percorso di vita, sia in termini di acquisizione di maggiori autonomie sociali, di serenità e benessere nel rapporto con i famigliari e caregiver, ma anche in termini di subentro di problemi di salute, o insorgenza di difficoltà relazionali e comportamentali che hanno comportato un ripensamento dei sostegni utili per la presa in carico».

«Ciò ha significato e sta significando per la Cooperativa Solidarietà e Servizi anche una ricerca di nuove soluzioni abitative -conclude Borghi-, come avvenuto con i progetti di Pavia (Housing di via Francana) e Legnano (Appartamento San Benedetto) avviati lo scorso anno o come quello di Caronno Pertusella per cui vorremmo partire con i lavori già quest’anno. Negli scorsi giorni, poi, sono iniziati i lavori di ristrutturazione e rifunzionalizzazione della residenza Isa Tanzi di Cassano Magnago, per la creazione di due appartamenti distinti ma integrati, ciascuno dei quali potrà accogliere cinque persone, “targettizzando” il gruppo-appartamento in ordine di età, sesso, aspettative e bisogni».

Solidarietà e Servizi da quasi 15 anni collabora con la Lualdi spa fabbrica del design italiano nel settore delle porte di qualità

Le commesse sono gestite da tre lavoratori appositamente formati nell’ambito delle attività lavorative della cooperativa. Chiara Lualdi: «Voi per noi siete un partner importante, al pari di tutti i nostri fornitori strategici»

«Il lavoro svolto dalla vostra organizzazione è per noi davvero importante e in questi quasi 15 anni di collaborazione ci avete accompagnato nell’evoluzione che ha vissuto la nostra azienda, assolvendo a commesse sempre più complesse. Per noi siete un partner, al pari di tutti i nostri fornitori strategici, e confesso che metto chiaramente a fuoco solo in questo momento di star parlando con una cooperativa sociale».

Complimento più grande non ce lo poteva fare Chiara Lualdi, che rappresenta la quinta generazione della famiglia che gestisce la Lualdi Spa di Marcallo con Casone, in provincia di Milano, marchio di spicco del mondo dell’arredamento, che dal 1960 produce porte di qualità superiore, arrivando a proporre negli anni Novanta il primo prodotto al mondo di design industriale nell’ambito delle porte e che le ha in seguito rivoluzionate, trasformando le proprie porte in sistemi altamente evoluti che riformulano il concetto di parete, generando ambientazioni esperienziali dinamiche, in perenne divenire.

«L’essere vissuti, percepiti e trattati come realtà aziendale è per noi motivo di orgoglio, perché significa che siamo stati in grado di organizzare bene il lavoro e di migliorarci. E, si badi bene, non è un fatto così scontato. Perché in molti casi l’affidamento di un lavoro a una cooperativa sociale avviene sulla spinta di un impulso solidaristico, per aiutare persone fragili, che si reputano meno fortunate. Quando invece il nostro rapporto con il cliente si basa primariamente sulla commessa, ai nostri soci e lavoratori viene riconosciuto lo status di risorsa, loro lo percepiscono e ne vanno fieri», spiega Gabriele Scampini, responsabile commerciale dell’Area Inserimento Lavorativo della Solidarietà e Servizi, una realtà in cui oggi lavorano 102 persone, di cui 72 con disabilità.

Cooperativa sociale di tipo B, che si occupa della gestione di attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei settori dell’industria, del commercio e dei servizi, la Solidarietà e Servizi vanta numerosi clienti (tra gli altri: Eolo, Vito Rimoldi, Novartis Farma, Sandoz, Sorgenia) e per Lualdi Spa ha formato tre persone che lavorano in funzione delle esigenze di consegna dei kit di ferramenta di cui l’impresa ha bisogno. «All’inizio facevamo un lavoro molto semplice: realizzare dei sacchetti in cui venivano inseriti singoli componenti, come le cerniere -riprende Scampini-. Oggi, invece, gestiamo l’intero processo di preparazione dei kit di ferramenta».

«Lato nostro la commessa viene gestita dall’ufficio acquisti, come per tutti i nostri terzisti -spiega Chiara Lualdi-. Valutate le giacenze e i bisogni della produzione, viene spedito alla cooperativa tutto il materiale necessario alla lavorazione, loro lo stoccano e poi, in base alle nostre esigenze, realizzano e ci forniscono i kit assemblati, che nel tempo sono aumentati di consistenza e assortimento, dal momento che si sono estremamente diversificate le finiture della nostra produzione. Se devo indicare un punto in comune tra noi e Solidarietà e Servizi, oltre all’attenzione ai dettagli e alla qualità, penso al valore della creazione del gruppo. I nostri nonni ci hanno tramandato l’importanza del legame con le persone, che è un valore aggiunto e che ci porta a tentare di far percepire il nostro ambiente di lavoro come una famiglia. E credo proprio che sia così anche per la cooperativa».

E questo è un dato di fatto che Chiara Lualdi potrà presto toccare con mano, dal momento che ha promesso di venire a trovarci nella sede della cooperativa, «e in quell’occasione -conclude Gabriele Scampini- potrà toccare con mano quanto bene e bellezza riusciamo a creare grazie alla collaborazione con realtà responsabili e sostenibili come Lualdi Spa».

LA FORMAZIONE CONTINUA E CONDIVISA PERMETTE DI PRENDERSI CURA AL MEGLIO DELLE PERSONE CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO E DELLE LORO FAMIGLIE

Grazie all’esperienza acquisita negli anni e alla formazione continua, sia dei singoli operatori sia delle intere equipe dei centri, Solidarietà e Servizi condivide e risponde ai bisogni del crescente numero di persone, soprattutto bambini, colpiti da autismo  

«Il tema dell’autismo è emerso con prepotenza soprattutto negli ultimi quindici anni e gli studi scientifici sono ancora e costantemente in evoluzione», spiega Francesca Moraca, che da gennaio 2024 è la coordinatrice del servizio Pollicino, il centro diurno integrato per minori con disturbo dello spettro autistico di Gallarate, che offre interventi educativi ed abilitativi in orario pomeridiano e ad integrazione della frequenza scolastica. «È quindi necessario garantire la formazione degli operatori, che diventa una garanzia di benessere per i minori e le loro famiglie. Quanto più siamo aggiornati e sappiamo rispondere ai bisogni delle persone di cui ci prendiamo cura delle loro famiglie, tanto più è efficace l’intervento educativo che viene erogato nei nostri centri».

«Oltre due terzi dei nostri ospiti sono autistici e abbiamo anche una lunga lista d’attesa di bimbi con questo tipo di disturbo» conferma Cristina Ridolfi, coordinatrice del centro diurno per minori Manzoni di Busto Arsizio, che accoglie minori con disabilità e offre interventi a carattere socioeducativo, assistenziale e riabilitativo. «E per dare risposte concrete ai ragazzi e alle loro famiglie, che fanno fatica e spesso sono davvero sull’orlo della disperazione, è necessario l’aggiornamento costante di noi operatori, per poter rispondere sempre meglio ai bisogni e trovare le giuste modalità per risolvere i problemi».

Dal 1943, data della prima diagnosi, a oggi il numero di persone affette da “disturbi dello spettro autistico” è cresciuto esponenzialmente, con un’accelerazione a cavallo dell’anno Duemila. L’autismo è un disturbo del neuro-sviluppo che colpisce soprattutto i bambini e coinvolge in particolar modo il linguaggio, la comunicazione e l’interazione sociale, dando origine a interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Operare con le persone affette da autismo richiede grande preparazione e competenze da aggiornare costantemente, per aiutare il bambino (ma anche il giovane e l’adulto) autistico ad apprendere le strategie comportamentali e ad adattarsi al meglio alla società.

Solidarietà e Servizi opera da sempre, con la competenza dei propri operatori, a sostegno delle persone autistiche e delle loro famiglie e da alcuni anni ha avviato anche un progetto di formazione permanente, per rispondere sempre al meglio alle loro esigenze. Ultimo corso in ordine di tempo quello di 12 ore, organizzato su quattro sabati tra novembre e dicembre 2023: 40 gli operatori che vi hanno preso parte, perché oltre alle equipe dei cinque servizi dedicati prevalentemente ai giovani con disturbi dello spettro autistico (oltre a Pollicino e Manzoni, Avanti Tutta e Cse Oltre di Busto Arsizio e centro Viganò di Caronno Pertusella), è stato coinvolto almeno un operatore di tutti i centri diurni gestiti da Solidarietà e Servizi. «Questo perché nei nostri centri ci sono recentemente stati inserimenti di persone adulte con disturbi dello spettro autistico e la presenza di un operatore ha permesso così di portare all’interno delle singole equipe ulteriori conoscenze sul tema dei comportamenti disfunzionali -spiega Giorgia Piana, HR Specialist di Solidarietà e Servizi-. Quest’ultimo corso, infatti, si è focalizzato sulla tematica dei cosiddetti comportamenti “problema”, che portano l’utente ad avere delle crisi potenzialmente pericolose tanto per sè quanto per gli altri. L’obiettivo era di fornire ai nostri operatori ulteriori strumenti per cercare di evitare, ma soprattutto risolvere le eventuali crisi. E il percorso formativo si è articolato sia con approfondimenti teorici sia lavorando sui casi e le questioni concrete che gli operatori si trovano quotidianamente a gestire nelle nostre strutture di accoglienza».

«La formazione collettiva a livello di equipe arricchisce le competenze che individualmente già abbiamo e ci permette di restare costantemente allineati su strumenti e strategie condivise, per dare risposte sempre più puntuali. In queste sessioni si condividono anche le esperienze e si mettono a fattor comune le ulteriori conoscenze acquisite con l’attività: qui in Pollicino, ad esempio, ormai da un decennio registriamo tra gli utenti presi in carico l’incremento di bambini con disturbi dello spettro autistico e abbiamo conoscenza e consapevolezza delle tante diversità e delle molte caratteristiche proprie che compongono l’ampio ventaglio delle persone affette da autismo», sottolinea Francesca Moraca.

«Anche qui al Manzoni nel corso degli anni abbiamo sempre meglio compreso cosa significa lavorare con bambini affetti della diverse patologie dell’autismo e queste conoscenze le socializziamo a livello di equipe, a fianco della formazione collettiva, per arricchire le competenze anche con il sapere che deriva dall’esperienza. Ogni operatore approfondisce costantemente un tema, che sia sul rapporto con mondo della scuola, con la sfera sessuale o sul raggiungimento dell’autonomia, per poi condividere il sapere nell’ambito di sessioni di formazione interna e reciproca, che ci permettono di affrontare meglio anche le situazioni più gravi e confrontarci con migliori competenze con tutti i servizi e gli specialisti di neuropsichiatria».

DAI CENTRI DIURNI DI PAVIA AL FESTIVAL DI SANREMO PER FARE IL PIENO DI EMOZIONI E VIVERE UN’ESPERIENZA DI CRESCITA

Dodici ospiti dei tre centri diurni per disabili hanno vissuto per tre giorni la frizzante e armoniosa atmosfera del Festival della canzone italiana. Un emozionante viaggio tra incontri e selfie con gli artisti, concerti e passerelle di vip, raccontato in diretta sulla nostra radio via web  

«Ho sempre avuto un gran timore delle persone in uniforme, ma a Sanremo ho fatto la foto con i carabinieri. E ora non ho più paura di loro». Quella di Federico, un ospite del centro diurno per disabili Il Naviglio che soffre di depressione e di forte ansia quando si trova tra persone sconosciute, è una delle tante, importanti vittorie che definiscono il successo della trasferta in Liguria dei centri diurni di Pavia in occasione del Festival della canzone italiana.

«L’esperienza vissuta dai nostri ospiti è una progettualità finalizzata alla conoscenza del territorio, al coinvolgimento in situazioni di svago e divertimento delle persone di cui ci prendiamo cura -spiega Simona De Alberti, responsabile dei tre centri diurni di Pavia-. L’avevamo già fatto in passato e ritornare a Sanremo, dopo quattro anni, per Piera è stata una vera gioia! Per noi accompagnare le persone alla realizzazione di un loro desiderio ha profondamente a che fare con il nostro lavoro quotidiano: oltre ad arricchirle, promuovono esperienze di emancipazione al di fuori delle proprie mura domestiche».

Accompagnati da sei operatori, sono stati 12 gli ospiti disabili che hanno preso parte all’avventura (2 del CCD Le Betulle, 4 del CCD Il Torchietto e 6 del CCD Il Naviglio), con partenza il mercoledì mattina e rientro nella serata di venerdì, alloggiando in due appartamenti messi a disposizione dagli operatori e un airbnb affittato per la bisogna.

Entusiasmo, emozione, gioia profonda nel trovarsi a vivere la frizzante e armoniosa atmosfera della Sanremo del Festival, con tanti incontri che ora portano nel cuore e che hanno immortalato in mille e più immagini scattate al fianco di Dargen D’Amico, Angela dei Ricchi e Poveri, Loredana Bertè, Massimo Boldi, Mengoni, Fiorella. E Renga e Nec, che hanno visto uscire da una limousine per andare proprio nel ristorante a fianco di quello dove loro si stavano gustando il pranzo: che brividi!

E poi, ancora: il Topolino della Disney abbracciato per strada da un’emozionatissima Paola, che già era al settimo cielo per aver vissuto il suo primo aperitivo con i compagni; la gioia di Paolo e Daniele per aver potuto pranzare all’aperto, vicino alla spiaggia, con portate di frutti di mare; le mille domande di Michele, un non vedente entrato in comunità nell’aprile scorso e che per la prima volta nella sua vita, grazie alla complicità dei suoi compagni, ha preso parte a un’uscita collettiva. «E lui è forse quello che sa meglio di tutti com’è andato il nostro viaggio», dice sorridendo Milena Floriano, coordinatrice del CDD Il Torchietto.

La colazione al porto, seguita da una passeggiata lungo la riva, apriva le giornate del gruppo. E poi via, alla ricerca dei personaggi famosi e dei cantanti, visti tutti sfilare il mercoledì sulla passerella che da piazza Colombo porta al teatro Ariston. «Poi l’aperitivo, come si fa quando si è in vacanza, per rituffarsi ancora nella festa cittadina, tra musica, personaggi travestiti, i sosia dei vip, ballando, canticchiando e sorridendo con gli occhi luccicanti», racconta Gabriella Cassani coordinatrice del CDD Il Naviglio.

E il giovedì sera tutti assieme al concerto di Paola e Chiara, riuscendo a conquistare la postazione più ambita, quella sotto il palco, con Sergio che ha voluto fermarsi fino al risuonar dell’ultima nota, nonostante la calca e la gente: un’altra vittoria da portare nel cuore, per l’emozione stupita degli operatori di Solidarietà e Servizi.

Un’esperienza che hanno voluto condividere con tutti, raccogliendo interviste per la radio web e facendo anche un collegamento in diretta, nella giornata di giovedì, per il programma “Voci Volando Pavia”, coordinato da Giancarlo, il responsabile della redazione che ha voluto essere a Sanremo con i suoi inviati speciali.

«Il successo del viaggio a Sanremo lo misuriamo ancora oggi, ogni giorno: i nostri ospiti ne parlano di continuo e ci chiedono di riascoltare tutte le canzoni, raccontandoci, una volta di più, di quanto siano stati bene. E, ovviamente, chiedendo quando andremo al prossimo Festival», conclude Simona De Alberti.

NUOVO CONTRATTO DEI LAVORATORI DELLA COOPERAZIONE SOCIALE. ZUCCATO: «GIUSTO RICONOSCIMENTO PER L’IMPEGNO DELLE PERSONE E PER LA VALORIZZAZIONE DEL CAPITALE UMANO»

Rinnovato il contratto collettivo, scaduto nel 2019. Nell’intesa, oltre agli aumenti retributivi, è previsto l’innalzamento della quota a favore della sanità integrativa e l’estensione al 100% della copertura del congedo obbligatorio per maternità. «Ora, con gli enti appaltanti, parleremo di adeguamento delle tariffe»

Aumento di 120 euro mensili al livello C1, da riproporzionare agli altri livelli contrattuali, introduzione, a partire da gennaio 2025, della quattordicesima mensilità, valorizzata al 50%, innalzamento dei contributi a carico azienda a sostegno dell’assistenza sanitaria integrativa, che raggiungono i 120 euro annui, ed estensione al 100% dell’integrazione economica per il congedo obbligatorio per maternità . Sono queste, in estrema sintesi, le novità sull’intesa raggiunta, a livello nazionale, per il contratto collettivo della cooperazione sociale, che interessa i 450 dipendenti in forza a Solidarietà e Servizi.

«Si tratta di un accordo importante, a lungo atteso, dal momento che il precedente contratto era scaduto nel 2019, che, a partire da un giusto riconoscimento economico, valorizza la cooperazione sociale e l’impegno dei nostri operatori in campo socio sanitario assistenziale e dell’inserimento lavorativo dei soggetti più fragili: una funzione essenziale per l’intera comunità», commenta Stefano Zuccato, vicepresidente del Consiglio di Gestione e responsabile del personale di Solidarietà e Servizi.

«In questi ultimi, difficili anni segnati da varie crisi e dall’aumento del costo della vita, per cercare di venire incontro alle esigenze degli operatori delle cooperative, spontaneamente abbiamo sostenuto le  persone che lavorano in Solidarietà e Servizi con erogazioni liberali; ora che i salari riprendono ad adeguarsi, siamo nelle condizioni di poter chiedere a istituzioni ed enti appaltanti il riconoscimento di tariffe e canoni adeguati, che possano aiutarci a sostenere l’aumento dei salari», aggiunge Zuccato.

È chiaro, infatti, che le imprese cooperative avrebbero grandi difficoltà a far fronte da sole al costo dei rinnovi contrattuali, «ma questo è altrettanto chiaro ed evidente ai nostri clienti e committenti, con cui già da qualche mese abbiamo iniziato un’interlocuzione sul tema -spiega Zuccato-. Al di là di qualche irrigidimento, più o meno fisiologico, e sapendo che ci si dovrà mettere buona volontà da parte di tutti per trovare la giusta quadratura del cerchio, sono comunque molto fiducioso per quella che sarà la risposta degli enti e delle istituzioni».

LA NUOVA CASA DOMOTICA SAN BENEDETTO A LEGNANO «SPAZIO INCLUSIVO E PER L’AUTONOMIA CHE FORTIFICA L’INTERA COMUNITÀ LOCALE»

L’appartamento di 120 metri quadrati di via Venegoni accoglie già dal settembre 2023 un gruppo di cinque donne -Katia, Elisabetta, Susanna, Fabiola e Sandra-, di età compresa fra i 40 e i 60 anni: «nella nostra bella e nuova casa non ci sentiamo più sole e il futuro ci fa meno paura»

«Questa nuova casa domotica, che sa davvero offrire autonomia, qualità della vita e dignità alle persone disabili, è un fulgido esempio di come fare della città uno spazio inclusivo, usando la tecnologia per superare le barriere e creare ambienti di vita per tutti. Grazie a Solidarietà e Servizi per questa iniziativa che rende più forte e solidale la nostra comunità». Così Lorenzo Radice, sindaco di Legnano, lo scorso 16 dicembre alla cerimonia di inaugurazione della casa San Benedetto, la soluzione abitativa realizzata da Solidarietà e Servizi ai sensi della legge 112/2016 sul “Dopo di Noi”.

Luminoso e confortevole, l’appartamento di 120 metri quadrati posto al primo piano di una palazzina in via Venegoni accoglie già dal settembre 2023 un gruppo di cinque donne -Katia, Elisabetta, Susanna, Fabiola e Sandra-, di età compresa fra i 40 e i 60 anni, che, grazie al servizio di trasporto, ogni giorno raggiungono i Centri diurni di Busto Arsizio e Samarate «per poi ritrovarci qui, tutte assieme, nella nostra bella e nuova casa, dove non ci sentiamo più sole -dicono-. Ora il futuro ci fa meno paura». «E, soprattutto, ora non mi devo più ricordare le chiavi di casa», aggiunge Susanna, sottolineando come la tecnologia possa davvero semplificare la vita a chi soffre di disabilità.

«Il sistema di apertura dell’appartamento con la lettura dell’impronta digitale non è l’unico elemento domotico di casa San Benedetto -spiega Giacomo Borghi, responsabile Area residenziali e domotica di Solidarietà e Servizi-: ci sono sensori per monitorare la qualità dell’ambiente, capaci di rilevare presenze, rumorosità, temperatura e qualità dell’aria, ma anche per garantire aperture e chiusure di porte e finestre, un corretto uso del frigorifero nonché analizzare i ritmi sonno e veglia. Parlare di domotica applicata ai luoghi dove vivono persone con disabilità significa imprimere concretezza a quella svolta che è stata introdotta dalla legge 112 del 2016 sul “Dopo di noi”. Sono anni che seguiamo la strada della domotizzazione delle nostre abitazioni, perché la ricerca della maggior autonomia possibile di ciascuna delle persone che accogliamo è il primo obiettivo e più importante che ci prefiggiamo».

«Così, in modo quasi pionieristico, nel 2016 abbiamo dato il via al progetto di CasaLab a Fagnano Olona, per poi sistematizzare un modello replicabile anche nelle altre case della cooperativa -riprende Borghi-. In questo cammino, grazie alla collaborazione con Confcooperative Insubria, abbiamo coinvolto l’Università Carlo Cattaneo LIUC di Castellanza, attivando un assegno di ricerca per un giovane neolaureato in ingegneria con lo scopo di individuare innovative soluzioni domotiche da adottare nelle case delle persone con disabilità psichica».

E proprio in LIUC si è svolto a dicembre scorso un convegno per presentare i risultati di questo lavoro congiunto che dimostra «come il collegamento tra università e territorio esiste e va ben oltre la creazione di ricadute economiche», ha detto il rettore Federico Visconti, e che «prevedere una casa a misura di persona ci permette di smussare o addirittura superare le disabilità», ha osservato Paolo Colli, pedagogista, già collaboratore dell’Università Cattolica di Milano. E ora Solidarietà e Servizi sta estendendo la domotica a tutti i propri servizi residenziali, grazie alla collaborazione con l’università LIUC  e con aziende del settore che stanno credendo in questa progetto innovativo.

A questo link il video di presentazione della casa domotica San Benedetto proiettato al convegno di dicembre 2023 presso l’Università Carlo Cattaneo LIUC di Castellanza.