Paolo, il costruttore al servizio di tutti

Una decina di giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, un uomo che non si è risparmiato nel servizio agli altri

di Giorgio Vittadini – Pubblicato 31 Gennaio 2025 su Il Sussidiario

Pochi giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, uno dei miei più cari amici. Penso che la sua vita abbia incarnato compiutamente la famosa frase contenuta nella Lettera di San Giacomo: “La fede senza opere è morta”.

A inizi anni Novanta, Paolo lasciò un lavoro con grandi prospettive di carriera in Hewlett-Packard per dirigere la piccola neonata Compagnia delle opere, associazione di piccole e medie imprese ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa. Fu un vero azzardo per un uomo con famiglia e figli piccoli e con le sue capacità. Il desiderio di servire l’ideale che animava la CdO prevalse su ogni calcolo. Per anni, ancora prima di quella scelta, aveva contribuito alla crescita dei Centri di solidarietà, il cui obiettivo era aiutare in modo libero e gratuito le persone più in difficoltà a trovare lavoro.

Come direttore della CdO, insieme a due amici, Mario Sala e Graziano Tarantini, diede vita alla convenzione bancaria tra i soci dell’associazione e i 25 principali istituti bancari. Questo accordo, in vita ancora oggi, permise a moltissime piccole imprese di sopravvivere e crescere in anni difficili per il credito e portò il numero dei soci a crescere fino a 36.000.

Queste e altre iniziative furono il modo con cui Paolo e altri amici cercavano di incarnare i suggerimenti che don Luigi Giussani dava in quegli anni. Tra i suggerimenti del fondatore di Comunione e Liberazione, il primo era: aiutate chiunque intenda creare lavoro con la sua impresa. Il lavoro era senz’altro la priorità, ma che implicava una certa idea di impresa, lontana sia dal modello iper-liberista, segnato dall’egoismo, dallo sfruttamento e dal darwinismo distruttivo tra imprese, sia dal modello assistenzialista inefficiente. Il secondo principio suggerito da Giussani e attuato da Paolo, infatti, era: fate vedere che è possibile fare impresa a partire da un desiderio non ridotto di bene, da un atteggiamento positivo e costruttivo verso tutti.

Nella vita e nel suo percorso professionale, Paolo ha continuato a dimostrarlo anche quando, lasciato il lavoro in CdO, divenne membro dei Consigli di amministrazione e consulente delle più grandi banche e assicurazioni italiane e di tante imprese.

In settori che possono essere lontani da afflati umanitari, come la finanza, Paolo mostrò che si poteva essere bravi professionisti senza prostituirsi alla mentalità dominante che insegna in modo calvinista a schiacciare gli altri per cercare vantaggio per sé o per i propri clienti. Non si è mai tirato indietro quando gli chiedevo di occuparsi di persone in crisi con le loro aziende, e in modo gratuito trovava soluzioni capaci di “salvare” persone e imprese. Non ci fu per lui soluzione di continuità tra profit e non profit, tra cultura, carità e profitto. Insieme alla sua attività professionale, promosse per anni la sede della CdO di Busto Arsizio; si impegnò direttamente, ricoprendo la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza nella cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, una realtà capace di un approccio moderno e attento alle persone diversamente abili; costituì la Fondazione culturale San Giacomo; collaborò con Russia Cristiana e nell’Associazione pro Terra Sancta con un amore particolare per il Libano.

In tutto il periodo della malattia Paolo è rimasto se stesso: pur conscio della gravità del suo male ha continuato a esortare chi si stringeva a lui alla speranza, all’amore, alla vita, alla continua costruzione. Il suo affidamento al Mistero era palpabile. Con il rosario quotidiano in famiglia chiedeva il miracolo.

E le grazie in questi mesi non sono mancate: alcune amicizie storiche finite da tempo sono rinate; la certezza che la vita non finisce diventa palpabile nella compagnia intorno a lui; il suo “sono pronto” degli ultimi momenti.

Nella stupenda lettera di ringraziamento dei familiari di Paolo si legge: “Una domanda ci ha accompagnato durante questo tempo e ci accompagna tutt’oggi: cosa permette di stare di fronte a un dramma di tale portata? Attraverso quanto accaduto in questi mesi abbiamo incominciato a sperimentare che la risposta a una domanda così impegnativa può essere solo la Presenza di Cristo che rompe la solitudine. Il primo a mostrarcelo è stato il papà che, con la sua vita e in modo particolare durante questo periodo di malattia, ci ha costantemente invitato ad accorgerci di questa instancabile Presenza, bella e travolgente, carica di significato e di proposta, che allargava il suo cuore e accendeva la sua fede”.

Adesso che anche lui è andato nell’al di là con tanti altri amici, il corpo mistico della Chiesa è per me ancora più reale.

Ciao Paolo, amico e maestro!

Paolo Fumagalli è stato Presidente del Consiglio di Sorveglianza dal 2014 e membro del Consiglio di Amministrazione dal 1989 al 1996 della Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale, oltre che membro del Consiglio di Amministrazione della Solidarietà e Servizi Fondazione dal 2020.

Con passione, intelligenza e lungimiranza, Paolo ha contribuito in maniera decisiva alla crescita della Solidarietà e Servizi come impresa sociale, da un lato favorendo l’adozione di un modello organizzativo che distingue la responsabilità gestionale da quella del controllo e della vigilanza, dall’altro sostenendo scelte strategiche, come la dismissione delle attività relative al sostegno dei minori disabili in ambito scolastico, che hanno permesso alla cooperativa di sviluppare progetti e servizi nuovi e innovativi, in particolare nel campo del Dopo di Noi, dell’Autismo e dell’Inserimento Lavorativo delle persone disabili.

Ma un altro aspetto è segnatamente distintivo del lavoro svolto da Paolo, oltre a quello del supporto nella relazione, che amava definire vera e propria partnership, con gli istituti di credito: è stato sempre disponibile e ha sempre scommesso sulle persone, valorizzandole e dando tempo, accompagnandole per la loro crescita. Questo ha permesso, a professionalità prevalentemente provenienti dall’ambito educativo e sociale, di acquisire una dimensione di responsabilità economica e gestionale, grazie alla quale oggi la cooperativa può realizzare servizi e progetti tanto complessi quanto sostenibili.

Nell’ultima riunione del Consiglio di Sorveglianza, svoltasi il 18 dicembre scorso e alla quale aveva invitato anche il Consiglio di Gestione, Paolo era molto contento non solo per i progetti futuri, qualcuno dei quali di particolare rilevanza per la Solidarietà e Servizi, ma anche per la decisione dei Consigli – in occasione del 45° della cooperativa – di riconoscere un contributo economico straordinario ai lavoratori e ai soci, prevedendo inoltre per il 2025 un bonus per le famiglie dei dipendenti che saranno allietate dalla nascita ovvero dall’accoglienza in adozione o in affido di un figlio. Le persone erano una sua costante preoccupazione, e la finalità sociale trovava nell’approccio imprenditoriale e manageriale, sul quale insisteva, un’adeguata modalità per essere perseguita.

Ma tutto questo, in fondo, non esaurisce quello che Paolo è stato ed ha rappresentato per chi lo ha conosciuto e per la Solidarietà e Servizi: un carissimo amico e maestro, il quale con la sua attenzione a quello che accadeva, con il suo temperamento deciso e mai arrendevole, se non quando emergevano tutti i possibili aspetti delle cose, anche di quelle più scomode, con la sua disponibilità ad ascoltare e a mettersi in relazione con tutti e far emergere il positivo, ha favorito un approccio al lavoro tanto umano quanto professionale.

Negli ultimi tempi della sua malattia si appellava spesso a quel pensiero di Cesare Balbo che gli era tanto caro, affisso ad una parete del suo ufficio di Busto Arsizio: “solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, ma come e dove abbiano da combattere. Non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti.”

Paolo ha continuato fino all’ultimo ad adoperarsi, a combattere, a soffrire e ad offrire se stesso, cercando e amando lo scopo della vita e del lavoro, lasciando a Dio, lietamente e in pace, gli adempimenti.

Di tutto questo gli siamo grati, e siamo certi che altri frutti ci saranno a partire da quello che con lui abbiamo vissuto e costruito negli anni.

Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale
Solidarietà e Servizi Fondazione

Il funerale sarà martedì 21 gennaio alle 14:30 con rosario alle 14:00 presso la chiesa di san Gaudenzio a Fagnano Olona. Sarà possibile collegarsi anche in diretta zoom a questo link. (Id Riunione 851 2119 3648 Codice Accesso 530400) 
Per seguire la celebrazione con Letture e Canti CLICCA QUI 

Un anno per crescere in Solidarietà e Servizi con il Servizio Civile Universale

Attraverso Confcooperative Insubria, la cooperativa mette a disposizione tre posti per giovani tra i 18 e i 28 anni per un anno nei servizi diurni e residenziali per disabili

Un anno per crescere, dedicandosi agli altri. Un anno per mettersi in gioco e imparare a prendersi cura delle persone con disabilità. Per il terzo anno consecutivo, Solidarietà e Servizi, attraverso Confcooperatve Insubria, aderisce al progetto del Servizio Civile Universale mettendo a disposizione tre posti per quanti vogliono dedicare dodici mesi all’ambito della disabilità.

PER CHI

Il bando è riservato ai giovani tra i 18 e i 28 anni e si rivolge primariamente a quanti vogliono approfondire la conoscenza dei servizi alla disabilità, agli operatori OSS e agli studenti o neolaureati in Scienza dell’Educazione.

QUANDO

Da giugno 2025 per 12 mesi e per 25 ore settimanali.

Le candidature devono essere presentate entro le ore 14 del prossimo 18 febbraio 2025.

DOVE

I tre posti disponibili sono suddivisi rispettivamente:

Centro Socio Educativo “Polaris” – viale Toscana, 105 | Busto Arsizio (servizio diurno)

Centro Socio Educativo “Oltre” – via Isonzo, 2 | Busto Arsizio (servizio diurno)

Residenza “Isa Tanzi” – via Volta 24 | Cassano Magnago (servizio residenziale)

COME FARE

È possibile presentare un’unica domanda, relativa a un solo progetto e a una sola sede. La domanda è presentabile SOLO sulla piattaforma Domanda On Line e SOLO nel periodo previsto nel Bando dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Per accedervi, è necessario essere in possesso dello SPID o delle credenziali.

Sul sito di Confcooperative è possibile essere guidati in tutti gli step per poter accedere al Servizio Civile Universale, dalla candidatura al termine del servizio.


Per scaricare il bando CLICCA QUI

Per info Sito Istituzionale – SCELGO IL SERVIZIO CIVILE

Per informazioni sulle opportunità offerte da Solidarietà e Servizi, contattare Giorgia Piana (tel. 0331/336350, e-mail: giorgia.piana@solidarietaeservizi.it).

«Grazie al lavoro posso spiccare il volo e ritornare ad avere un orizzonte» 

Il reparto del Business Process Outsourcing è fiore all’occhiello dell’inserimento lavorativo in Solidarietà e Servizi. Vi lavorano 39 persone, molte delle quali appartenenti alle categorie protette. È un luogo dove, attraverso il lavoro e le relazioni, anche la vita dei collaboratori fiorisce. Dove si può tornare a sperare e a fare progetti per il futuro. Lo dimostrano le storie di Sara e Viviana.  

Il braccialetto che la Coordinatrice del reparto Business Process Outsourcing ha regalato a Sara

«Ogni tanto mi mancano i miei colleghi, ma me li porto tutti nel cuore». Racconta questo Sara, 30 anni, mostrando il braccialetto che la Coordinatrice del reparto, Mariangela, le ha regalato quando, a settembre, ha deciso di cambiare lavoro. Sul pendaglio, una riproduzione del grande albero dipinto sul muro dell’open space che ospita il reparto del Business Process Outsourcing, realizzato a più mani dai dipendenti. «Sono arrivata in Solidarietà e Servizi nel 2016, avevo 22 anni. Ho trovato una famiglia, sono grata per questo, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto da un punto di vista umano e professionale. Ma ora, per me, è arrivato il tempo di spiccare il volo.»

Sara e la sua storia di crescita professionale

Sara ha una laurea in Economia Aziendale. Dopo 8 anni in Solidarietà e Servizi, da quattro mesi lavora nel settore risorse umane di una grande azienda, nota al pubblico per la gestione di SPID e identità digitale. «Il mio destino – sottolinea Sara, sorridendo – è quello di lavorare nelle risorse umane e l’ho scoperto grazie all’esperienza fatta in Cooperativa». Esperienza professionale che è nata nel reparto di gestione documentale ed è proseguita, dopo un anno, nel BPO. «Proprio nel BPO il mio talento è potuto emergere. Per anni mi sono occupata di attività amministrative e di contrattualistica e ho lavorato su commesse HR per clienti che operano in ambito farmaceutico. Insomma, “mi sono fatta” proprio una bella esperienza e questo mi ha permesso di migliorare il mio curriculum. Oggi, infatti, i miei nuovi datori di lavoro riconoscono le mie competenze.   
Solidarietà e Servizi mi ha dato tanto, mi ha insegnato un metodo di lavoro, mi ha permesso di lavorare sulle mie fragilità, per far emergere il mio talento e quindi acquisire maggior consapevolezza del mio valore. La relazione con la Coordinatrice del servizio è stata il punto chiave del mio percorso: Mariangela mi ha insegnato quanto sia importante volersi bene e lavorare sulle proprie soft skill per crescere. Ormai questi valori sono dentro di me e mi accompagnano, come risorsa preziosa.


Anche Viviana presta servizio nel reparto BPO dal 2016. «Ho avuto una lunga esperienza nella contabilità, un lavoro con forti picchi di stress. Poi, per questioni di salute, ho dovuto mollare. Avevo già più di 40 anni e mi vedevo in un vicolo cieco. Cosa avrei fatto da quel momento in poi? Non avevo più stimoli».  

Orizzonte: la parola scelta da Viviana

Poi, l’incontro con il Servizio Inserimento Lavorativo di Busto Arsizio e i colloqui con Solidarietà e Servizi. «Mi hanno presa a lavorare con loro. E sono rinata. Al reparto BPO abbiamo un albero disegnato sui muri: è un po’ il nostro simbolo. Ognuno di noi ha arricchito il dipinto, aggiungendo una parola sui rami: la mia è orizzonte, perché grazie a Solidarietà e Servizi ho potuto rimettermi in gioco. La mia vita non era finita, come credevo. Il lavoro mi ha fatto vedere un orizzonte, una via, una direzione: dovevo alzarmi tutte le mattine, avevo di nuovo uno scopo! 
Eravamo agli inizi del BPO – era il 2016 – ed eravamo ancora nella sede di via Ca’Bianca. Mi hanno “messa” su una nuova commessa di Eolo. Allora eravamo in due persone più la coordinatrice.» 

Oggi Viviana è key operator su Eolo. Negli anni, si è occupata di gestire diverse attività  legate al “mondo” degli installatori.  Nel frattempo, la commessa è cresciuta: «Lavoro in un team composto da più di 10 persone più una team leader. Mi sono sempre trovata bene e, con il passare degli anni, ho sentito proprio un’attenzione alla mia crescita professionale. Crescita che passa dallo sguardo che la Team Leader Sara ha su di me e che, attraverso la coordinatrice del Servizio si trasforma in vera crescita professionale (vengo infatti spesso premiata per il raggiungimento di alcuni obiettivi e valorizzata per come lavoro). 

Anche umanamente sento di aver fatto tanta strada. Da questo punto di vista, il lavoro è stato importante per la mia socializzazione: sono nati, all’interno dell’ufficio, rapporti di amicizia che mi hanno aiutato anche a migliorare la mia condizione di salute. Lavoriamo sodo, ma non mancano spunti per coltivare le relazioni: pause e pranzi condivisi insieme, gite, eventi extra lavorativi… L’ultimo, in ordine di tempo, la festa di Natale organizzata dalla nostra coordinatrice.» 

Il BPO è un luogo dove ciascuno viene guardato in modo speciale, come risorsa unica e preziosa. «Siamo in tanti, ma la nostra coordinatrice non si dimentica mai di nessuno, fa sentire ognuno di noi importante per l’impegno che mette e per l’apporto quotidiano che dà. Ciascuno di noi è importante e questo mi fa star bene». 

«La mia parola è orizzonte, perché grazie a Solidarietà e Servizi ho potuto rimettermi in gioco. La mia vita non era finita, come credevo. Il lavoro mi ha fatto vedere un orizzonte, una via, una direzione: dovevo alzarmi tutte le mattine, avevo di nuovo uno scopo!»

Viviana, dipendente del reparto BPO

«Viviana – ci dice Mariangela – è una risorsa molto preziosa. È affidabile, precisa, puntuale e responsabile. Ha fatto un percorso di crescita personale e professionale nelle relazioni, nell’autostima e nella consapevolezza di sè». 

«Quando arrivo in viale Toscana – sede presso cui lavoro – conclude Viviana –  ho voglia di fare come il primo giorno. Ogni mattina desidero dare il meglio di me perché so che questo innanzitutto rappresenta un valore e una possibilità di crescita per me. Ma non solo. So che con il mio lavoro posso contribuire a qualcosa di più grande e che il mio impegno verrà certamente riconosciuto.» 

«Il reparto del Business Process Outsourcing esiste dal 2014» – spiega Mariangela Mezzasalma, Coordinatrice del servizio. «Gestiamo processi di backoffice amministrativi e commerciali per grandi aziende del calibro di Eolo, Novartis e Sandoz, solo per citarne alcune. Lavorano nel reparto 39 persone, molte delle quali disabilità fisica, psichica o intellettiva. Gestiamo 89 micro-servizi. L’inclusione è il nostro motore e il lavoro è lo strumento educativo per far fare alle persone un percorso di realizzazione di sè. In un contesto protetto, cerchiamo di far emergere i talenti di ciascuno per valorizzarli, perché ogni persona possa crescere e fiorire in quello che sa fare meglio. I nostri lavoratori si mettono alla prova attraverso un lavoro VERO e siamo orgogliosi dei risultati raggiunti.» 

Mariangela chiude con un desiderio: «mi piacerebbe rendere sempre più speciale questo luogo di lavoro e contribuire, attraverso il lavoro, alla realizzazione del progetto di vita di ciascuno… desiderio ambizioso che, in Solidarietà e Servizi, sicuramente sarà percorribile e speriamo… realizzabile.»

Ehi, “Siblings”, ci troviamo insieme?

Un progetto di due mesi che ha coinvolto 16 fratelli e sorelle delle persone con disabilità dei centri Viganò, Pollicino, AliBlu e Manzoni. Due gruppi, uno di preadolescenti e l’altro di adolescenti, per esprimersi, per condividere, per fare amicizia. Per non sentirsi soli.  

Esprimere se stessi attraverso il gioco. Ragazzi e ragazze durante un’attività del progetto Siblings

«All’inizio li vedi arrivare con un po’ di titubanza, ma alla fine di ogni incontro non vorrebbero mai andare via, si fermano a chiacchierare, a giocare a calcetto, a ping pong… vorrà dire qualcosa questo?» Queste parole di Lucia, un’educatrice, sintetizzano l’esperienza che si è appena conclusa in Solidarietà e Servizi.  

È stato ribattezzato “Progetto Siblings”: una delle ultime proposte, dedicata a fratelli e sorelle delle persone con disabilità presenti in 4 servizi ubicati nella provincia di Varese, quasi tutti dedicati a minori con disturbo del neurosviluppo e dello spettro autistico: il centro Viganò di Caronno Pertusella, Aliblu di Marnate, Pollicino di Gallarate e il Centro Diurno Disabili Manzoni di Busto Arsizio.  

L’età non è certo delle più facili: stiamo parlando di ragazzi e ragazze dai 12 ai 19 anni… Esporsi in modo esplicito può essere davvero complicato, ma loro si sono coinvolti ogni volta e “ci sono stati” fino alla fine. Due i gruppi, per un totale di 16 ragazzi e ragazze, divisi per fasce d’età: il primo dedicato ai preadolescenti, il secondo agli adolescenti, coordinati – ciascuno – da due educatrici. Lucia, Alessandra, Irma e Chiara: questi i loro nomi.

Un appuntamento settimanale di sollievo e condivisione. «Il nostro desiderio – sottolinea Lucia Carera, educatrice e conduttrice di uno dei gruppi – è stato quello di proporre degli incontri in cui poter stare bene.  Anche tra le famiglie dei nostri ospiti ci sono molte solitudini e la solitudine è il nemico numero uno. Spesso questi ragazze e ragazze vivono situazioni complicate in famiglia e non hanno la libertà di condividere il proprio vissuto con gli amici. Questo luogo vuole essere uno spazio e un tempo dove potersi esprimere, senza giudizio e al contempo creare relazioni. Vorremmo lasciare in loro la consapevolezza di non essere soli.»  

Lo strumento di lavoro privilegiato è quello del gioco”

Gli appuntamenti – sei in totale – si sono conclusi poco prima di Natale. Lo strumento di lavoro è sempre stato quello del gioco. «Entrando in aula – continua Carera – si sarebbe potuto vedere un ragazzo con in mano un gomitolo di lana o una ragazza impegnata nella tombola delle emozioni Abbiamo giocato molto: giochi simbolici, role playing, giochi coinvolgenti da un punto di vista emotivo, giochi più distesi…» Mai teoria, dunque, ma sempre attivazioni per condividere il proprio mondo interiore, perchè si sa, il gioco ha un alto potere terapeutico, a tutte le età. Alla fine di ogni incontro, poi, un apericena tutti insieme davvero apprezzato (non poteva mancare nemmeno la festa di Natale per concludere il percorso!) 

Sempre presente a tutti gli incontri anche Camilla Marcolli, una delle psicologhe di Solidarietà e Servizi: «Abbiamo lavorato per trasmettere ai ragazzi che la relazione con il loro fratello o sorella è soprattutto un esserci. Sono altri – professionisti – a dover trovare delle strategie. Questo ci è sembrato importante, per liberarli da una responsabilità avvertita, molto spesso, come un fardello. Abbiamo cercato poi di sottolineare l’importanza di avere una rete con cui condividere e sentirsi liberi di condividere. Con i fatti più che con le parole.»  

Il percorso è terminato. «Ci saranno altre occasioni? – chiede qualche ragazzo. Qui mi sono sentito libero di condividere anche questioni personali, spesso non ci riesco.» 

Cosa rimarrà dunque da questa esperienza? I rapporti che hanno costruito tra di loro, il contatto con le educatrici. E la consapevolezza di non essere soli. 

Il “terrarium” di Santa Lucia

Dalla collaborazione con il “Centro per il Verde Toppi” di Saronno nasce un progetto che ha come protagonisti i bambini del Centro Viganò di Caronno Pertusella. Per un giorno sono stati ospiti del Garden e hanno imparato a fare un terrarium

I bambini del Centro Viganò al Centro per il Verde Toppi

«Ci è sempre piaciuto molto il Centro Toppi. Spesso entriamo con i nostri bambini a guardare le piante, i fiori, i colori, gli allestimenti… e rimaniamo incantati ogni volta.   Poi, sotto Natale, è un esplosione di luci – racconta Irma, educatrice del Centro Viganò di Caronno Pertusella. Ci è venuta allora un’idea in più: perché non far fare ai bambini un’esperienza, proprio nel garden che ci piace tanto? Abbiamo chiesto un preventivo per un laboratorio. E dopo aver scelto il workshop, la sorpresa. «È il nostro regalo di Natale per voi» È Beatrice Toppi, la figlia del titolare a parlare. E noi le siamo immensamente grati.»  

È andata proprio così. E non è mancato l’effetto wow. «Per i bambini – continua Irma –  è stata una sorpresa. Una volta al mese, al venerdì organizziamo una gita sul territorio. E in questo mese, il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia ci siamo presentati al Centro del Verde Toppi. Ci aspettava Ornella che ci ha portato nel magico mondo del terrarium.»  

Loro sono 10 ragazzi del “Viganò”, un centro sperimentale di Solidarietà e Servizi per  minori con disturbi del neurosviluppo. Per una mattina, ospiti del garden saronnese, hanno avuto un’opportunità straordinaria: quella di essere “dall’altra parte” e provare a fare il lavoro del “fiorista giardiniere”, mettendo le mani in pasta, o meglio, nella terra. «Tutto è nato dalla richiesta delle educatrici – racconta Beatrice.  Il desiderio era quello di far vivere ai bambini un’esperienza a contatto con la natura attraverso un’attività interna al nostro centro. Abbiamo subito deciso di accogliere questa proposta, per consentire ai bambini di toccare con mano quello che noi viviamo quotidianamente ». 

Le creazioni dei bambini del Centro Viganò

La proposta? Un workshop di composizione floreale, per creare un terrarium.  Ognuno ha ricevuto il proprio materiale e, guidato dalla brava Ornella,  ha messo in circolo la propria creatività.  «Spesso le persone che si accostano a queste attività – prosegue la Toppi – pensano di non essere capaci e alla fine, con stupore, scoprono delle potenzialità che non pensavano di avere. È un lavoro anche simbolico, che ti fa scoprire che – con il supporto di qualcuno che ti indica la strada – puoi farcela in autonomia». 

«I bambini sono stati molto bravi, hanno seguito le indicazioni con entusiasmo e con orgoglio hanno visto il frutto del loro lavoro – evidenzia Irma. È stata un’attività molto preziosa, abbiamo provato soddisfazione e gratificazione nell’aver realizzato qualcosa con le nostre mani.» 

Alla fine del workshop, ciascun bambino ha potuto portare a casa il proprio terrarium. Hanno ricevuto da Ornella tutte le indicazioni per prendersene cura al meglio. Potranno così nutrire e far crescere la propria creatura, con l’aiuto di mamma e papà. Anche tra le mura domestiche. 

12 imprenditori in visita all’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi

Sono alcuni degli associati di ISVI (Istituto per i Valori di Impresa) e hanno deciso di trascorrere una mezza giornata nella cooperativa di Busto Arsizio. Che si è presentata attraverso la visita ai settori produttivi e di servizi e la testimonianza di Università Cattolica e Yamamay con cui collabora

Gli imprenditori soci di ISVI ascoltano la testimonianza di Università Cattolica e Yamamay

“La collaborazione profit non profit, volano per il business”: questo il titolo dell’evento organizzato da ISVI (Istituto per i Valori di Impresa) con Solidarietà e Servizi per i propri associati venerdì 22 novembre. Una mezza giornata trascorsa presso l’Area Inserimento Lavorativo della cooperativa a Busto Arsizio, anch’essa socia di ISVI dal 2017. Una straordinaria occasione per 12 imprenditori – di altrettante aziende – per toccare con mano un caso di successo nella collaborazione tra profit e non profit, presente sul territorio. Si è parlato di business e di umanità, binomio che ha costituito il fil rouge di tutta la giornata.

«ISVI è nata per promuovere una imprenditorialità responsabile e aperta all’innovazione» – sottolinea Reza Arabnia, presidente di ISVI e CEO di Gecofin. «Due sono infatti le caratteristiche fondamentali che fanno la differenza nel modo di governare e dirigere le imprese e le organizzazioni produttive di qualsiasi tipo: il senso di responsabilità nei confronti di tutti gli interlocutori e la capacità di intraprendere strade nuove per lo sviluppo.  Ecco, in Solidarietà e Servizi sono presenti entrambe.»

«VIENI E VEDI»

Concetti che per la cooperativa vanno più testimoniati che comunicati. «Per noi vale il “Vieni e Vedi” evangelico. È per questo che abbiamo fortemente desiderato questo incontro – evidenzia Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi. Si può parlare dei concetti che ci animano, del nostro modello di business che coniuga umanità e professionalità. Ma solo il vedere in opera tutto questo rende giustizia adeguatamente e fino in fondo del prendersi cura delle persone disabili e fragili, offrendo loro un lavoro “vero”.»

La prima testimonianza è arrivata dal racconto di due realtà con cui la cooperativa collabora stabilmente: Università Cattolica del Sacro Cuore e Yamamay.

IL RACCONTO DI UNIVERSITA’ CATTOLICA…

La collaborazione con Università Cattolica prosegue da diversi anni. «Con Solidarietà e Servizi abbiamo un rapporto professionale consolidato, sia a livello personale che di organizzazione» – racconta Paolo Nusiner, Direttore Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Nel 2019 è partito un progetto pilota per la digitalizzazione dell’archivio storico di padre Agostino Gemelli, fondatore del nostro ateneo, in particolare della sua corrispondenza privata. Finora abbiamo gestito 120.000 pagine scansionate: un patrimonio storico di grande valore ideale.»

«Per noi affidare a un fornitore un’attività così delicata è un grande atto di fiducia – spiega Paolo Sirito, responsabile della Biblioteca d’Ateneo. Con Solidarietà e Servizi ci siamo trovati così bene che al progetto pilota è seguita la commessa di metadatazione e caricamento su piattaforma. Le parole con cui ci sentiamo di descrivere la cooperativa sono professionalità, competenza e tecnologia.»

E DI YAMAMAY

«Di Solidarietà e Servizi apprezzo il talento trasversale, la possibilità di collaborazioni  “sartoriali” cucite su misura sulle esigenze specifiche di ogni azienda» testimonia Francesco Pinto, AD di Yamamay, nota azienda di Gallarate. «Come Azienda desideriamo essere aperti al territorio in un costante dialogo.» Dal 2018 si è costituita Diana ODV, un’organizzazione di volontariato, tutta al femminile, nata nell’alveo di Yamamay. «Il nostro modello promuove la circolarità. Prevede il recupero della merce invenduta e lo strumento dei mercatini di solidarietà che organizziamo due volte all’anno presso la nostra sede e presso grandi aziende. Con i fondi raccolti – quest’anno 130.000€ – sosteniamo altrettanti progetti sul territorio in ambito minori e ricerca scientifica.» Solidarietà e Servizi in questo progetto entra in due fasi. Si occupa innanzitutto di dividere, catalogare, campionare i capi. È anche uno degli enti destinatari dei fondi, con il Centro Pollicino che accoglie bambini con diagnosi di autismo. «Quando incrociamo delle isole di felicità come questa desideriamo che possano crescere e farle aumentare – prosegue Pinto. Sono felice di aver portato in questa sede la nostra piccola testimonianza. Ancora una volta ho potuto ammirare le capacità, l’impegno, il senso profondo e commovente del lavoro che Solidarietà e Servizi dedica ai propri ospiti ed alle proprie persone. C’è solo da imparare.»

LA VISITA AL CAPANNONE

La visita è proseguita nell’Area Inserimento Lavorativo, dove gli imprenditori hanno visto all’opera i 111 dipendenti, 73 dei quali con disabilità fisica, psichica o cognitiva. Un tour guidato attraverso il mondo dell’assemblaggio, della rigenesi degli apparati elettronici, del magazzino, della gestione documentale, del Business Process Outsourcing. Quest’ultima area gestisce processi di backoffice amministrativi e commerciali di grandi aziende del calibro di Eolo, Novartis e Sandoz, solo per citarne alcune. «Questo servizio esiste dal 2014» – spiega Mariangela Mezzasalma, responsabile dell’area. «Gestiamo 89 microservizi, con 39 persone assunte. Siamo sul mercato e anche noi ci confrontiamo con gli indicatori di performance (KPI). L’inclusione è il nostro motore, il lavoro è lo strumento educativo per far fare alle persone un percorso di realizzazione di sè. In un contesto protetto, cerchiamo di captare i talenti di ciascuno per valorizzarli, perché ogni persona possa crescere e fiorire in quello che sa fare meglio. I nostri lavoratori si mettono alla prova con un lavoro vero e siamo orgogliosi dei risultati raggiunti.»

Una giornata che ha lasciato il segno, suscitando tante domande, idee, progetti e molta gratitudine, come esprime Andrea Bolla, Presidente e Amministratore Delegato di ViviEnergia. «Grazie  per l’esperienza che ci avete donato, per quello che fate e per come lo fate. “Quando la fragilità diventa bellezza”»

AliBlu, un progetto innovativo che continua e si stabilizza

AliBlu, il progetto di Solidarietà e Servizi, attivato nello scorso mese di aprile diventa un nuovo servizio rivolto in modo specifico a minori con diagnosi dello spettro autistico, al loro “sistema famiglia” e alle realtà territoriali che se ne prendono cura (in primis la scuola)

Un bambino di AliBlu durante un’attività di pet therapy

Alla fine dell’anno è tempo di bilanci per il servizio AliBlu, fiore all’occhiello della cooperativa sociale Solidarietà e Servizi. Sono tante le storie che si incrociano tra i locali di via Vittoria a Marnate. Ognuna ha una sua particolarità e nessuna è uguale all’altra. Sono le storie delle famiglie di questi bambini con il loro carico di difficoltà e di sofferenza, ma anche di speranza e di forza di volontà.

ALIBLU PER LE FAMIGLIE, IL “LUOGO SPECIALE CHE MANCAVA”

In questi mesi molte di queste mamme e papà hanno voluto raccontare cosa rappresenta per loro “AliBlu” e quali benefici hanno potuto vedere in questo (ormai) primo anno di attività per i loro figli. Gli educatori durante questi mesi hanno raccolto – da un breve questionario in forma anonima – alcune loro suggestioni.

«Un posto dove mio figlio impara a crescere e a giocare con gli altri bimbi» – dice uno dei genitori; «Un momento di crescita per mio figlio» – aggiunge un altro. Qualcuno lo definisce «Una salvezza perché mi ha aiutato in un momento di vera difficoltà». Altra parola chiave che emerge dai racconti è “sicurezza”, come dice un papà: «Un posto sicuro con delle brave educatrici». Nei diversi racconti AliBlu viene definito «un punto di riferimento sia per i bambini che per noi genitori», segno evidente di come questo luogo rappresenti un’opportunità grande per i minori, ma anche per i loro genitori. Infine c’è chi ha messo in evidenza «la strutturazione dello spazio e la capacità delle educatrici di aiutare, seguire e guidare».

PICCOLE GRANDI CONQUISTE

Sono tanti anche i benefici raccontati da questi genitori, a partire da piccole conquiste che prima sembravano impossibili come portare il proprio bambino ad una festa di compleanno, farlo mangiare meglio, vederlo sorridere, superare la paura di andare a scuola o incontrare estranei. Le relazioni coi compagni di classe migliorano, hanno più voglia di uscire di casa, rispettano qualche regola in più. Nelle parole di mamme e papà traspare la fiducia negli operatori del centro e la tranquillità di sapere i loro figli in un luogo che li sa accogliere.

NUOVE COMPETENZE E UN LAVORO DI RETE

«Per rispondere a un bisogno reale abbiamo messo in campo competenze specifiche e il valore di una visione che considera il minore dentro un sistema di relazioni a sua volta bisognoso di supporti. Da qui l’idea di lavorare, in una logica “multidimensionale”, sulla presa in carico del minore ma anche offrendo ascolto e consulenza alla famiglia, spazi di confronto e supporto ai fratelli, percorsi di formazione per gli insegnanti», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi.

Il progetto, nato da un processo di ascolto nei confronti del territorio e delle famiglie, si è infatti realizzato grazie ad un lavoro di rete e collaborazioni con diverse realtà: in primis il comune di Marnate (che ha messo a disposizione lo stabile), i servizi sociali comunali e la Neuropsichiatria territoriale, le scuole, le realtà sportive ed aggregative, che hanno accolto la proposta di attività inclusive organizzate per bambini “nello spettro” autistico e bambini “neurotipici” insieme.

I NUMERI DI ALIBLU

L’intuizione iniziale si è rivelata corretta e i numeri lo dimostrano.  In meno di un anno di attività, AliBlu:

– ha preso in carico 29 minori e supportato 74 “beneficiari indiretti” (genitori, fratelli, nonni,…)

– ha strutturato un corso di formazione a cui hanno aderito 15 insegnanti delle scuole materne della Valle Olona in provincia di Varese

– ha proposto 4 eventi “pubblici” per sollecitare il territorio e favorire un approccio inclusivo all’autismo

– ha strutturato una metodologia di collaborazione con i servizi sociali e sanitari del territorio, consapevole che il lavoro in rete è lo strumento vincente

«Negli ultimi anni abbiamo riscontrato un aumento delle diagnosi di autismo, più o meno gravi e sempre più precoci. AliBlu ci ha permesso di fornire strumenti ai bambini e alle loro famiglie in tempi celeri e in modo efficace creando integrazione tra famiglie, NPI, scuole e servizi sociali comunali. Questo lavoro in sinergia permette di costruire un progetto individualizzato sul minore ma anche di accompagnare le famiglie in questo percorso, spesso faticoso e sconosciuto», testimoniano le assistenti sociali  dell’area disabili del Comune di Busto, uno dei servizi con cui l’equipe di AliBlu ha avviato una positiva collaborazione.

Il servizio AliBlu è stato realizzato con il supporto di Intesa Sanpaolo attraverso il programma Formula e in collaborazione con Fondazione Cesvi.

In scena una “Santa Impresa”

Solidarietà e Servizi ha festeggiato i suoi 45 anni anche con uno spettacolo teatrale aperto al pubblico

Un particolare della locandina dello spettacolo teatrale “Santa Impresa”

Un’ora e mezza di silenziosa attenzione e concentrazione per le oltre 150 persone che hanno riempito lunedì 18 novembre la Sala Pro Busto del Comune di Busto Arsizio. In scena lo spettacolo “Santa Impresa”, prodotto da Equivochi Compagnia teatrale con Beatrice Marzorati e Davide Scaccianoce.

L’occasione? I festeggiamenti per i 45 anni di Solidarietà e Servizi. Si tratta del secondo evento proposto per celebrare questo importante anniversario, in continuità con “Parole in musica”, il concerto del laboratorio di canto dei Centri Socio Educativi, tenutosi lo scorso ottobre.  «Abbiamo cercato di trasmettere in musica il nostro slogan “MAI PIÙ SOLI”. Ma da dove arriva questa concezione che cerchiamo di portare ogni giorno in quello che facciamo?»

Ecco allora Santa Impresa. «Il desiderio era quello di mettere in scena le caratteristiche di un’opera che si prende cura dei bisogni delle persone: professionalità e competenza insieme a un’umanità vera a profonda» – racconta Domenico Pietrantonio, Presidente del Consiglio di Gestione della Cooperativa.

LO SPETTACOLO

Santa Impresa, è il racconto della straordinaria impresa che realizzarono i Santi Sociali Piemontesi a Torino durante l’Ottocento: Giuseppe Cafasso, il prete dei condannati a morte; Juliette Colbert, la madre delle carcerate; Giuseppe Cottolengo, “il cavolo di Bra”, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza; Francesco Faà di Bruno, il padre delle serve; Leonardo Murialdo, il direttore del Collegio degli Artigianelli, il difensore degli operai; infine, Giovanni Bosco, il prete dei ragazzi, il prete dei sogni, il prete di furia e di vento. Tutti loro avevano la consapevolezza di essere parte di una magnifica intrapresa, un’impresa comune.

Il titolo “Santa Impresa” dice tutto. Si tratta di un’Impresa, dunque attività, opere, iniziative che devono essere organizzate, per rispondere ai bisogni. Un’impresa che al contempo è Santa: c’è un approccio, un’attenzione alle persone che viene da una certa storia e da un particolare  sguardo alla persona.

«Abbiamo scelto questo spettacolo – continua Pietrantonio –  perché queste caratteristiche sono le stesse che cerchiamo di vivere ogni giorno e per ciascuna delle oltre 5.000 persone disabili e fragili delle quali ci prendiamo cura. Gli attori hanno reso in modo immediato e anche non pesante (un’ora e mezza di spettacolo senza intervallo) l’origine di quelle opere: persone commosse dal bisogno, dentro una storia, quella della Chiesa, e amiche tra loro, che hanno anche innovato di fronte ai bisogni che emergevano nella società del tempo, facendo i conti con la scarsità delle risorse e con tutti gli aspetti organizzativi e gestionali che le attività richiedevano. Noi, pur con i limiti e gli errori, ci sentiamo umilmente dentro questo flusso di umanità, di capacità d’intrapresa, di opere che possono essere qualificate e definite imprese sociali.»

UN COPIONE DA FAR VIVERE

«Io e Beatrice – testimonia Davide Scaccianoce, uno degli attori dello spettacolo – lavoriamo insieme da 12 anni, da 10 portiamo in scena Santa Impresa. Il testo originale è di Laura Curino e Simone Derai che lo hanno messo in scena originariamente. Laura poi, a causa di impegni di lavoro sempre più pressanti, ci ha affidato il copione e ci ha chiesto di tenerlo vivo. Da allora abbiamo potuto portarlo in giro, ideando una versione con una scenografia adatta anche a spazi non teatrali.

Quello che personalmente mi colpisce è che questi uomini erano coevi, si sono conosciuti e hanno collaborato per risolvere i bisogni del prossimo. Cercavano di prendersi cura degli ultimi, là dove lo Stato non c’era. Hanno rischiato con i loro mezzi e le loro vite, sono stati innovatori e pionieri: le loro opere sopravvivono tuttora, la loro eredità sostiene poveri e bisognosi. Oggi c’è un grande bisogno di questo.»

UNA PASSIONE PER LE PERSONE

In scena, dunque, la vita di uomini e donne veri, diversi tra loro, ciascuno con il proprio temperamento, con i propri pregi e limiti. Tutti però accomunati da una grande passione per le persone che li ha portati a costruire – con intelligenza e creatività – opere nuove per i nuovi bisogni dell’epoca. «Se le persone sono al centro dei tuoi pensieri – ascoltiamo nel testo –  capisci che non hanno bisogno soltanto di essere nutrite e vestite. Hanno bisogno di realizzare i loro desideri, di dimostrare le loro capacità, di sentirsi parte dell’impresa e di contribuire alla sua sopravvivenza.»

Ma allora, che cosa resta di questi uomini e donne al di là di una fotografia su un “santino”? «Resta la loro passione. Che sia questa la santità? La passione di chi, ogni giorno – anche se si fatica, anche se non si ha voglia – si alza e fa, intraprende, ricerca, crea, educa, cura, non soltanto per sè (anche per sè) perchè un giorno qualsiasi ha alzato lo sguardo e ha visto il volto degli altri.»

Profit e non profit insieme per progetti di valore 

Una nuova edizione dell’evento “ESG fa bene all’impresa”. Questa volta organizzato da Labora.con, una rete di cooperative sociali, presso la sede di IRCA Group. Un’occasione per lanciare un nuovo progetto di cooperazione e per confrontarsi sulle buone prassi di collaborazione tra profit e non profit 

Imprenditori e manager del territorio varesino presenti all’evento “ESG fa bene all’impresa” presso la sede di IRCA a Gallarate

Lo scorso 11 novembre la sede di IRCA Spa di Gallarate ha ospitato l’evento “ESG fa bene all’impresa”, un nuovo appuntamento in cui imprenditori e manager del territorio varesino hanno messo in comune le proprie esperienze, raccontando le loro buone prassi di collaborazione tra profit e non profit, con l’obiettivo di promuovere un’economia più sostenibile.   

L’iniziativa è nata con l’obiettivo di dimostrare concretamente l’importanza e i vantaggi della collaborazione tra il mondo profit e non profit. Ma anche per presentare Labora.con, la nuova rete di cooperative sociali che, dalla scorsa estate hanno deciso di mettersi insieme per una progettualità comune. 

LA “RETE” LABORA.CON

Loro sono Solidarietà e Servizi, Arcisate Solidale, ABAD e San Carlo Cooperativa Sociale. «Abbiamo deciso di mettere insieme le nostre reciproche competenze» – sottolinea Aldo Montalbetti, presidente di Arcisate Solidale, nonchè presidente di Federsolidarietà Insubria. «L’unione fa la forza, potremo sfruttare le potenzialità di ciascuno, per avere una penetrazione maggiore all’interno del mercato.» Un’unione che mira innanzitutto a sviluppare un’azione commerciale condivisa: «ognuna delle quattro cooperative – prosegue – è forte in determinati settori. Insieme, potremo ampliare l’offerta di servizi: dalla digitalizzazione e gestione documentale, alle attività legate al food, dalle pulizie, alla manutenzione del verde, dagli assemblaggi, ai servizi di stireria professionale, dalla rigenesi di apparati elettronici ai servizi di backoffice commerciale e amministrativo».

Lo sguardo è sempre rivolto all’obiettivo: creare posti di lavoro per persone in condizioni di svantaggio. Ad oggi le quattro cooperative, insieme, impiegano stabilmente circa 120 persone con disabilità gestendo le commesse di 50 aziende for profit.  

In Labora.Con la collaborazione sarà dunque commerciale, ma non solo. Si stanno ipotizzando filiere di acquisto, per sfruttare le economie di scala, nonchè la possibilità di progettare iniziative formative condivise e la partecipazione congiunta a bandi e finanziamenti.  

CASI DI BUONE PRATICHE

Raccontati nel corso dell’evento diversi casi di collaborazione. Solo per citarne alcuni quello di Elmec Informatica SpA con la cooperativa ABAD: il progetto “Isola Formativa”,  un ambiente in cui un gruppo di lavoratori della cooperativa Abad si dedica alla prima fase della rigenerazione di portatili dell’azienda informatica: la pulizia e l’igienizzazione. Un secondo esempio riportato è stato quello della collaborazione tra i dipendenti della San Carlo e le aziende IRCA SpA e Pasticceria Buosi (due colossi nell’ambito del food in provincia di Varese), che proprio a fine mese inaugureranno a Tradate la Cioccogelateria Sociale. Testimoniata anche la collaborazione storica tra la nota azienda Orco di Varese e le persone di Arcisate Solidale che si occupano stabilmente dell’imbustamento e confezionamento di salse monodose. Infine, la partnership tra Solidarietà e Servizi e Exergy International srl per la digitalizzazione della biblioteca capitolare della Basilica di San Giovanni a Busto Arsizio.  

NELLE TAVOLE ROTONDE SI È PARLATO DI SOSTENIBILITÀ…

..il tutto sotto il cappello della transizione ESG, molto attuale di questi tempi, che vede sempre più aziende misurarsi con gli standard di sostenibilità – ambientale, sociale e di governance – all’interno dei propri processi produttivi. «Come in musica sustain è la proprietà di uno strumento musicale di mantenere il suono nel tempo dopo essere stato suonato, anche in economia vale lo stesso. Sustainability, la sostenibilità è qualcosa che è in grado di durare nel tempo. E noi siamo qui a raccontare  progetti capaci di durare nel tempo. – racconta Michele Mancino, vicedirettore di VareseNews e moderatore dell’evento. «Nella nostra provincia – prosegue – abbiamo un grande romanzo industriale, una storia fatta di incontri, che hanno generato e generano valore. Oggi siamo qui a testimoniare tante storie di successo e di dignità, nate da un incontro».  

GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE

Diversi sono gli strumenti a disposizione delle aziende per avviare una collaborazione con una cooperativa sociale. Il primo è l’articolo 14 della legge 68/99 (legge Biagi) che consente alle aziende con almeno 15 dipendenti di ottemperare agli obblighi di assunzione di persone con disabilità, affidando una commessa di lavoro e stipulando una convenzione con una cooperativa sociale di inserimento lavorativo.
C’è poi lo strumento del Progetto Sociale al Quadrato, qualcosa che «vuole andare oltre – spiega Raffaella Cirillo, responsabile del Collocamento Mirato Disabili della Provincia di Varese. Si tratta di un modello innovativo di convenzione art. 14, nato da una sperimentazione, a partire dal 2019, in cui l’oggetto della commessa non ha a che fare con l’attività svolta dall’azienda, ma è un servizio a valenza sociale e territoriale, rilevante per tutta la comunità.»   

L’EVENTO

All’interno delle tre tavole rotonde organizzate durante l’evento, hanno portato la loro testimonianza Raffaella Cirillo (Collocamento Mirato Disabili di Varese), Luca Sardella  (Elmec Informatica SpA), Monica Parma  (Lati SpA), Sara Milanesi  (Exergy International srl), Marco Silanos  (Compagnia delle Opere Insubria), Jacopo Fusi  (Confindustria Varese), Aldo Montalbetti (Confcooperative Insubria), Claudia Corno (Prodotti Orco srl), Massimo Cestaro  (Irca Group spa), Denis Buosi  (Pasticceria Buosi), Maurizio Martegani  (Cooperativa San Carlo).