Solidarietà e Servizi è anche ente di formazione

Accreditata nel mese di aprile come Ente di Formazione presso Regione Lombardia, la Cooperativa è pronta ad erogare corsi che vanno dall’informatica alla comunicazione ad altro ancora  

Un corso di formazione in Solidarietà e Servizi

Hai bisogno di un corso di informatica o vuoi avere una nuova competenza in ambito amministrativo da spendere sul lavoro? Dalle prossime settimane sarà possibile con il catalogo corsi di Solidarietà e Servizi. È di questi giorni la notizia che la cooperativa di Busto Arsizio si è accreditata come Ente di Formazione presso Regione Lombardia.  

«Dal 2015 siamo accreditati come Servizio al Lavoro con sedi a Busto Arsizio, Venegono Inferiore e Buscate» – racconta Sara Silvestri, responsabile servizi accreditati alla formazione e al lavoro. «Accompagnando le persone a definire il proprio progetto professionale, ci siamo accorti di un grande bisogno formativo. Un’esigenza che finora veniva soddisfatta cercando tra le proposte del territorio. Ma perché non essere noi direttamente a rispondere anche a questo bisogno? Da qui l’idea di diventare Ente di Formazione per poter offrire un percorso completo alle persone che accedono ai nostri servizi.»  

UN PACCHETTO INTEGRATO DI SERVIZI PER LE PERSONE 

«Il primo bacino di utenti sarà il nostro, quello del nostro Servizio al Lavoro – prosegue Sara – ma non ci fermeremo qui. Vorremmo offrire  un servizio in più sul territorio, intercettando diverse persone che arrivano anche dagli altri servizi al lavoro, dai Centri per l’Impiego, dagli InformaLavoro e dagli InformaGiovani... Per ogni persona potremo proporre corsi ad hoc rispetto alle sue esigenze specifiche oppure dare la possibilità di scegliere un corso tra quelli a catalogo che stiamo predisponendo.»  

UN’OFFERTA DI CORSI A CATALOGO  

Ci saranno corsi per acquisire e/o migliorare le competenze informatiche, amministrative, di segreteria e contabilità. Ma anche per allenare le competenze organizzative, relazionali e comunicative, quelle che hanno a che fare con le famose soft skills, sempre più richieste per inserirsi nel mondo del lavoro. «Un vero e proprio catalogo corsi, dunque, per rispondere a un preciso bisogno che arriva dal territorio e dal nostro lavoro sul campo: innanzitutto quello di persone disoccupate che desiderano rimettersi in gioco con qualche competenza in più. All’inizio quindi ci tareremo sulla nostra utenza, rappresentata soprattutto da persone svantaggiate e con bassa scolarizzazione, con corsi perlopiù gratuiti, in grado di trasmettere competenze tecniche e pratiche, immediatamente spendibili.» Al termine del percorso formativo le persone avranno in mano un attestato di competenza legato al Quadro Regionale degli Standard Professionali di Regione Lombardia. I primi corsi partiranno già nel mese di maggio e saranno quello di informatica base e di addetto mensa

UN’OPPORTUNITÀ PER TUTTA LA COOPERATIVA 

«Essere diventati Ente Formativo Accreditato è un’ottima opportunità per il nostro Servizio al Lavoro, ma anche per le oltre 500 persone che lavorano in Cooperativa. Penso alla collaborazione che potremo mettere in campo nell’ambito degli inserimenti lavorativi di persone disabili e svantaggiate. Potremo formare le persone rispetto a delle singole competenze che via via si renderanno necessarie, proprio al nostro interno: da un approfondimento su excel a una competenza sulla rigenesi di apparati, dal coding alla gestione di un call center, fino al patentino per la guida di un muletto… »   

APERTURA ALLE AZIENDE 

D’altra parte, Solidarietà e Servizi da sempre è molto attenta alla formazione, sia come formazione permanente dei propri dipendenti, sia come collaborazione con altri enti. «Con l’accreditamento formalizziamo qualcosa che nella pratica già ci appartiene» – sottolinea Giorgia Piana, HR specialist e responsabile attività formative in Solidarietà e Servizi. «Lo faremo in modo più strutturato, aprendoci a diversi target. Per noi potrà essere un’ottima possibilità per far conoscere il nostro lavoro e la nostra mission, anche in ambienti diversi dai soliti. Ci piacerebbe ad esempio, proporci come ente di formazione alle aziende. Inizialmente quelle che collaborano con noi per l’inserimento lavorativo di persone disabili: potremmo organizzare una formazione a loro dedicata sulle opportunità di collaborazione tra profit e non profit, partendo dagli aspetti più normativi (legge 68/99 e convenzioni ex art. 14 legge Biagi) fino alle best practices di welfare aziendale, volontariato di impresa e social procurement.  

Essere accreditati ci permetterà anche di erogare formazione in sedi diverse dalla nostra, utilizzando le cosiddette sedi temporanee: questo favorirà un approccio agile nell’organizzare percorsi su misura presso servizi o aziende lontani dalla nostra sede principale.»   

Davvero una grande opportunità, che supporta ulteriormente la crescita della cooperativa e della capacità di prendersi cura delle persone. 

Web Radio…che passione!

Una delegazione delle redazioni di “Esco di Radio” di alcuni Centri Diurni Disabili ha trascorso due giorni ad Ascoli Piceno per partecipare a “Dire, Fare, Ascoltare – Incontri di radio e podcast”, il festival italiano dedicato alla comunicazione audio 

Il momento in cui le redazioni di Esco di Radio (Pavia e Cermenate) sono state intervistate

Si chiama “Esco di Radio” ed è la web radio di Solidarietà e Servizi. Due anni fa l’inizio, grazie al desiderio di Michi, un ospite del Centro Diurno Disabili di Cermenate, che si divertiva a fare il deejay in un’attività del venerdì pomeriggio. Tutto sarebbe rimasto immutato, se un suo educatore non l’avesse preso sul serio. E così da un desiderio, unito alla passione degli educatori, alla voglia di mettersi in gioco dei ragazzi, insieme alle competenze tecniche dell’ufficio ICT (Information Communication Technology) di Solidarietà e Servizi e al sostegno dell’Azienda Speciale Consortile Galliano è nato qualcosa di unico. La passione, poi, si sa, è sempre contagiosa e un anno dopo si sono coinvolti anche i tre Centri Diurni Disabili di Pavia. Oggi, Esco di Radio è un progetto che coinvolge due redazioni ed è presente con due giornate di diretta live, il mercoledì da Cermenate e il giovedì da Pavia.  

UNA PASSIONE CHE APRE VERSO LE NOVITÀ

La passione poi, per sua natura, chiama curiosità e apertura verso il nuovo e questa primavera ne è stata la prova. Poteva bastare l’esperienza della “Como Lake Inclusion” a metà marzo, la giornata di confronto sul tema della disabilità e dell’inclusione organizzata dal Ministero per la Disabilità, nella quale Esco di Radio era presente per trasmettere l’evento in diretta live. Invece no. Una mattina, inaspettatamente è arrivata una mail: «Vi scrivo a nome di Radio Incredibile»citava. «Stiamo organizzando “Dire Fare Ascoltare”, il primo grande festival dedicato al mondo della radio e del podcast. Ci piacerebbe avervi come speaker e testimoni all’interno di un incontro dedicato alle esperienze di radio per l’inclusione sociale, per raccontare come la radio possa essere un potente strumento di connessione e cambiamento.  Sarebbe un onore ascoltare la vostra storia e dare spazio alla vostra esperienza in un contesto di portata nazionale». 

DUE GIORNI DI INCONTRI AD ASCOLI PICENO

E così, dopo aver valutato opportunità e fattibilità della proposta, sabato 5 e domenica 6 aprile, due delegazioni della web radio, una del Centro Diurno Disabili di Cermenate e l’altra dei 3 Centri Diurni Disabili di  Pavia, sono partite. Direzione Ascoli Piceno. Un pullmino con 7 persone a bordo:  3 educatori, 3 speaker e la responsabile della comunicazione. Flavio, Sandra e Alessandra come educatori e tra gli speaker Sergio dalla redazione di Pavia, dove tiene la rubrica di storie di paura, Cinzia, famosa per il  Cinziettario, la rubrica di ricette del giovedì e Stefano, tecnico del suono della redazione di Cermenate. «Inizialmente – racconta Silvio Pagliaro, coordinatore del centro diurno disabili di Cermenate –  avevo ritenuto di inviare solo la nostra brava educatrice, poi ho pensato alla possibile presenza di Stefano, considerata la sua grande curiosità e attenzione verso tutte le proposte operative, soprattutto quelle dal sapore tecnologico. È risultata un’esperienza gradevole e proficua. Entrambi hanno avuto modo di allacciare nuovi rapporti, di ascoltare esperienze e contributi innovativi, di arricchirsi entrando in contatto con realtà differenti, e anche di divertirsi.» 

«Un’esperienza davvero unica» – testimonia il team. Molti gli incontri fatti, le occasioni di ascolto, di confronto e di apertura. A partire dal workshop Da Grande Voglio Fare il Podcaster (E magari pagarci le bollette!)” con gli esperti di Spreaker «che ci ha aperto un mondo attraverso il racconto di come cresce un podcast e delle possibili connessioni con le webradio» – testimonia Alessandra Civelli, educatrice responsabile del progetto per la redazione del Centro Diurno Disabili di Cermenate.   

RADIO E INCLUSIONE SOCIALE

Il momento più toccante? «Quello della domenica mattina con “Radio e Inclusione Sociale”» evidenzia Flavio Petix, educatore della redazione dei Centri Diurni Disabili di Pavia. Un workshop dedicato al potenziale inclusivo della radio nel terzo settore. Un’occasione per scoprire come la radio possa essere strumento di dialogo e integrazione.  
«Innanzitutto – continua – abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare storie di successo italiane differenti dalla nostra. Altre web radio che danno voce a chi non ha voce, valorizzando le persone, chi gli adolescenti all’interno di una scuola in un quartiere difficile, chi gli anziani in una casa di riposo, chi ancora le persone con disabilità come noi… Da parte nostra, abbiamo portato la nostra esperienza di radio in un contesto di persone con disabilità e la nostra speaker  Cinzia  ha colto l’occasione per farsi raccontare in diretta la vera ricetta delle olive ascolane per la puntata del “Cinziettario” del giovedì successivo.» 

Alessandra Civelli, educatrice responsabile del progetto per la redazione del Centro Diurno Disabili di Cermenate

Un weekend molto apprezzato da tutti:  «mi è piaciuto molto sentire le esperienze delle altre associazioni» – dice Sergio, della redazione di Pavia. «A me è piaciuto vedere la città di Ascoli Piceno» – racconta Stefano. 

UN’ESPERIENZA DI CONDIVISIONE

«La parola  condividere riassume bene la bellezza della nostra esperienza» – evidenzia Sandra, un’educatrice di Pavia. Condividere workshop, incontri, ma anche momenti di svago e divertimento, come passeggiare per il centro di Ascoli Piceno, mangiare insieme le olive ascolane oppure partecipare alla serata organizzata dal festival con il “live show feat De Core podcast” un live podcast show, dove tutti i partecipanti hanno avuto l’opportunità di salire sul palco e condividere idee, nella magnifica cornice del palazzo dei Capitani del Popolo, una delle perle architettoniche della città.  

UN BILANCIO CHE È TUTTO POSITIVO

E ora, dopo la splendida esperienza, si tirano le somme, per un bilancio che è tutto positivo.  Positivo perché ha rafforzato i legami tra le due redazioni di Esco di Radio,  che adesso stanno già pensando di operare ancora più insieme. Positivo per gli incontri fatti e gli stimoli ricevuti. E poi, come sempre, “da cosa nasce cosa”, «siamo già stati contattati da una radio di condominio in un contesto di housing sociale a Milano che vorrebbe incontrarci per conoscerci. Con un’altra realtà conosciuta durante il festival che si occupa come noi, di disabilità, abbiamo parlato di una possibilità di collaborazione…». Insomma,  nei prossimi mesi, si vedranno i frutti.  

A proposito di  frutti, «possiamo dire che quest’esperienza ci ha motivato ancora di più in quella che è una nostra passione e stiamo già pensando ai prossimi passi per la nostra web radio» – conclude Sandra. «Ci piacerebbe ampliare questo progetto, aumentare gli ascolti e coprire anche gli altri giorni della settimana, proponendo anche agli altri centri della cooperativa il progetto della web radio.» 

«Due giorni meravigliosi, È stato fantastico, grazie ragazzi». – con queste parole si salutano i sette operatori della web radio scesi dal pullmino la domenica sera, ormai amici.   
Per ascoltare Esco di Radio, basta andare sul  sito www.escodiradio.it: la diretta è  tutti i mercoledì, dalle ore 9:00 alle ore 16:00, dalla redazione di Cermenate e tutti i giovedì, dalle ore 10:00 alle ore 12:00 dalla redazione di Pavia.

Da Madrid a Busto Arsizio: tre ragazze in “Erasmus +”

Per tre mesi  tre studentesse del Colegio Edith Stein di Madrid saranno nei centri di Solidarietà e Servizi  per fare esperienza sul campo 

Alicia e Silvia durante un laboratorio di cucina al Centro Socio Educativo Oltre di Busto Arsizio

È mattino a Busto Arsizio e anche per Nuria, Alicia e Silvia comincia una nuova giornata. Escono dall’appartamento in zona Ospedale a piedi, o in sella alla loro bicicletta e si dirigono verso il centro cittadino, per iniziare le loro attività. Sono tre ragazze spagnole tra i 17 e i 18 anni e arrivano tutte dalla stessa scuola di Madrid, il Colegio Edith Stein, dove stanno frequentando un corso professionale che le sta formando per lavorare in ambito socio sanitario. Ma non le accomuna solamente la provenienza, l’età e la formazione. Anche il desiderio di sperimentarsi in qualcosa di veramente nuovo. Ne sono la testimonianza questi mesi che hanno scelto di trascorrere all’estero, partecipando al programma Erasmus +” per i giovani studenti europei. Da marzo affiancano le educatrici e gli educatori di Solidarietà e Servizi nelle loro attività, Alicia e Silvia al Centro Socio Educativo “Oltre” e Nuria al Centro Diurno Disabili “Manzoni”.  

IL PROGETTO “ERASMUS +” 

«Sono ormai diversi anni che collaboriamo con l’Istituto Edith Stein – racconta Giorgia Piana, HR  Specialist in Solidarietà e Servizi –  ed è la seconda volta che accogliamo dei ragazzi con il programma “Erasmus +”.» Di cosa si tratta? Una sorta di alternanza scuola lavoro dal sapore internazionale…  «Erasmus+ – si legge sul sito del collegio spagnolo – si propone di migliorare la qualità della formazione professionale in Europa offrendo agli studenti iscritti ai corsi di formazione professionale intermedi e avanzati opportunità di mobilità internazionale per studio e tirocini all’estero. Nel complesso, contribuirà a migliorare le opportunità di occupazione e le competenze personali, stimolando così la competitività dell’economia europea.» 

«Concretamente, già da settembre dello scorso anno – prosegue Giorgia – abbiamo cominciato a lavorare alla convenzione e abbiamo messo in campo diverse risorse per far vivere agli studenti la miglior esperienza possibile. Per l’alloggio abbiamo trovato una sistemazione vicino alla nostra sede e abbiamo dotato le ragazze di una bicicletta per far sì che possano essere autonome negli spostamenti. Così dal 12 marzo per tre mesi – fino al 12 giugno – Nuria, Alicia e Silvia potranno fare esperienza di cosa significa vivere la vita dei nostri centri, nel contesto particolare dei servizi che si prendono cura delle persone con disabilità.» 

Nuria al Centro Diurno Disabili Manzoni di Busto Arsizio

UN’ESPERIENZA MOLTO POSITIVA… 

L’esperienza è positiva anche quest’anno. Le ragazze si sono ben integrate nella vita del centro, hanno imparato a conoscere e a relazionarsi con bambini, ragazzi e con gli operatori, partecipando attivamente alle attività proposte. «L’impatto con il nostro centro non è dei più semplici» – testimonia Elisa Aracu, coordinatrice del CDD Manzoni. «Spesso abbiamo minori con situazioni complesse e il contraccolpo iniziale può essere a tratti faticoso. Anche per Nuria è stato così, ma oggi  è perfettamente integrata, partecipa a tutte le attività e i bambini la riconoscono come figura educativa.» 

Esperienza confermata anche da Mariolina Caputo, responsabile del CSE “Oltre”. «Silvia e Alicia sono una presenza positiva per noi. Serene e sempre sorridenti, si sono buttate, fin da subito, con intraprendenza. Giocano con i ragazzi, partecipano a tutte le attività, dimostrando sempre un grande rispetto per le persone del nostro centro. Da parte nostra, cerchiamo di farle partecipare ai diversi momenti che organizziamo sia in sede, sia fuori. E così “hai un posto in macchina?” è la nostra frase. Sono con noi a Milano durante i laboratori al City Camp Milano di Dynamo Camp, alle lezioni di scherma con la Pro Patria Scherma, al laboratorio di cucina, alle attività del “verde pulito” nei quartieri di Busto Arsizio o a quelle in appartamento per favorire l’autonomia, fino a quelle di collaborazione con il Banco Alimentare La Luna.»  

UN’OCCASIONE DI CRESCITA PER GLI OSPITI… 

«Al CSE Oltre – prosegue Mariolina – siamo aperti a questo genere di esperienze formative. Spesso abbiamo tirocinanti, ragazzi del servizio civile universale, ragazzi in alternanza scuola lavoro (PCTO) e oggi ragazze in Erasmus. Insomma, potrebbe sembrare disorientante per le persone di cui ci prendiamo cura. In realtà, per noi questa è una grande occasione educativa, uno strumento per fare un lavoro con loro sulla flessibilità e sulla capacità di adattamento. Cerchiamo di aprirli al nuovo, sia attraverso nuove persone che vengono da noi, sia attraverso la proposta di attività sul territorio. E così, anche piccoli cambiamenti vengono vissuti in modo positivo, con accoglienza e senza essere spaventati. Poi comunque ci siamo noi, io, Paolo, Francesca, Giulia – il gruppo educatori, loro vero punto di riferimento – che è sempre stabile e questa per loro rimane una sicurezza.»  

… E PER GLI EDUCATORI, PER “NON DARE NIENTE PER SCONTATO” 

Un’esperienza molto positiva – quella di “Erasmus +” – proprio per loro, l’équipe educatori. «Stando solo tra di noi il rischio è sempre quello dell’assestamento, naturale processo di equilibrio e di comfort zone. Il diverso, con la sua carica di novità, è un’opportunità per mettersi in cammino e questo per me è molto positivo. Concretamente, la presenza di Alicia e Silvia ci costringe a spiegare perché facciamo le cose di tutti i giorni, quali sono i nostri obiettivi. E per noi, che rischiamo a volte di lavorare con inserito il “pilota automatico”, questo è preziosissimo: a volte ci conferma in quello che stiamo facendo, altre volte ci induce a porci delle domande per cambiare qualcosa e per aggiornare il pensiero che c’è alla base delle nostre attività quotidiane.»  

Alleanza: «Cooperative baluardo della parità di genere»

Fonte Confcooperative.it

«L’impresa cooperativa, con un tasso di occupazione femminile del 60% e con una presenza nella governance del 26%, in entrambi i casi ben oltre il 10% rispetto alla media delle altre imprese, conferma di essere un baluardo della parità di genere e uno strumento a disposizione delle politiche attive per la rimozione del gender gap nel sistema economico del nostro paese». Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Alleanza delle Cooperative Italiane anche a nome dei copresidenti Mauro Lusetti e Giovanni Schiavone.

I diritti delle donne sono un patrimonio di conquiste tanto da tutelare quanto da incentivare e sostenere. La cooperazione è al fianco delle donne in questo percorso che ci auguriamo porti ad un cambio di cultura, all’empowerment e alle pari opportunità.

Nella funzione sociale che ci viene riconosciuta dalla costituzione all’art 45 non possiamo che sentirci responsabili di testimoniare concretamente la promozione delle pari opportunità sia all’interno del nostro movimento che nelle comunità di cui siamo espressione.

«L’8 marzo è un appuntamento annuale per misurare i passi avanti fatti nella conquista dei diritti delle donne, ma anche l’occasione per proseguire, perseverare, prendere nuovi impegni per continuare a promuovere una cultura della parità volta alla tutela, all’empowerment e alla non discriminazione dalle donne» sottolinea Anna Manca, presidente della Commissione Donne e Parità dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, anche a nome delle co-presidenti Annalisa Casino e Alessia Stabile.

L’occupazione femminile è oggi la leva fondamentale delle politiche attive per le pari opportunità: infrastrutture sociali diffuse ed accessibili in ogni parte del paese, senza trascurare periferie e aree interne, lotta al gender pay gap attraverso una seria promozione di azioni positive capaci di valorizzare competenze e professionalità del capitale umano senza discriminazioni di genere, misure efficaci di accompagnamento e supporto all’autoimprenditorialità sono dossier strategici su cui operiamo da anni, e ne sono testimonianza gli indicatori di occupazione femminile e di governance.

La pandemia ha fatto emergere il ruolo fondamentale delle donne impegnate in prima linea su più fronti e al contempo la loro vulnerabilità.

Non possiamo non ricordare in questo particolare 8 marzo il dramma della guerra che forse ci appare più vicina proprio per la presenza di tante donne ucraine nel nostro paese che facilitano il nostro impegno lavorativo prendendosi cura dei nostri cari.

Le immagini e le testimonianze che ci giungono non possono che farci gridare a gran voce il nostro ripudio della guerra e la richiesta accorata che la diplomazia faccia l’impossibile per far cessare le armi.

Quest’anno quindi la ricorrenza dell’8 marzo si tinge di blu e giallo. Il mondo della cooperazione tutto è accanto alle donne ed ai bambini ucraini.

La ricerca (e i casi concreti) per agevolare la collaborazione profit-non profit

Agevolare la collaborazione tra imprese profit e non profit è uno degli obiettivi della ricerca-azione del Camera di Commercio di Varese

di Domenico Pietrantonio
Fonte Il sussidiario.net

Caro direttore,

dal 2021 rappresento le cooperative in seno al Consiglio della Camera di Commercio di Varese e lo scorso 27 marzo, in questa veste, ho partecipato al primo incontro di aggiornamento sui lavori per la realizzazione della ricerca-azione sull’economia sociale, la quale avrà lo scopo di identificare il perimetro e il valore dell’economia sociale in provincia di Varese.

La ricerca – che è stata affidata al CreaRes (Centro di Ricerca in Etica degli Affari e Responsabilità Sociale – Dipartimento di Economia, Università degli Studi dell’Insubria) – s’inserisce nell’ambito del Programma Pluriennale 2023-2028 approvato dal Consiglio Camerale il 27 ottobre 2023, il quale prevede nell’ambito della Missione “Sostenibilità” la realizzazione di specifiche azioni per lo sviluppo delle imprese dell’economia sociale.

La ricerca sarà anche l’occasione per effettuare un’analisi sulle collaborazioni tra mondo profit e non profit nell’ambito dell’inserimento lavorativo delle persone disabili e svantaggiate, con particolare riferimento alle caratteristiche e agli strumenti utilizzati per realizzarle, che permetterà di valorizzare le best practices presenti sul territorio provinciale, con uno sguardo anche a livello nazionale e su scala internazionale.

A questo si aggiunge un ulteriore obiettivo, quello cioè di definire un quadro giuridico di riferimento che possa agevolare la collaborazione tra imprese profit e non profit nel contesto dell’economia sociale. A tal fine, verranno analizzate le normative esistenti e, se necessario, formulate proposte per colmare eventuali lacune legislative che potranno essere portate all’attenzione delle istituzioni.

In tal senso ricordo che esistono già, anche se sono ancora poco utilizzati, alcuni strumenti a disposizione delle imprese profit e non profit, come l’art. 14 del Dlgs. 276/2003, tramite il quale l’azienda in obbligo, invece di assumere la persona con disabilità, esternalizza un servizio di cui ha bisogno alla cooperativa sociale, che, per svolgerlo, assumerà uno o più persone con disabilità.

Con un’evoluzione ulteriormente interessante di questo strumento, denominata “convenzione art. 14 sociale al quadrato”, nata in via sperimentale in Provincia di Varese e attualmente “esportata” anche a Milano (sotto il nome di Convenzione ex art. 14 di Sponsorizzazione).

Questa convenzione prevede che l’azienda in obbligo di assunzione di persone disabili, non avendo un servizio da affidare in outsourcing alla cooperativa sociale, sponsorizzi un progetto di utilità sociale per il territorio, che verrà svolto dalla cooperativa assumendo persone disabili.

Un esempio di questa evoluzione delle convenzioni ex art. 14 è rappresentato dal servizio di digitalizzazione della Biblioteca Capitolare della Parrocchia San Giovanni Battista di Busto Arsizio, affidato alla Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale. Il relativo progetto, della durata di due anni, coinvolge due aziende della provincia di Varese, F.lli Tognella di Somma Lombardo ed Exergy International di Olgiate Olona, e prevede l’assunzione di tre persone con disabilità.

Quest’ultime, debitamente formate e coordinate da un archivista della cooperativa sociale, utilizzando scanner planetari professionali, digitalizzeranno libri, antifonari e pergamene antiche (il più antico è un evangelario del IX secolo) e di notevole pregio. Oltre a questo, il progetto consiste nella catalogazione della biblioteca moderna composta da oltre 15.000 libri.

La ricerca-azione, così come l’utilizzo dell’art.14, anche nella modalità più evoluta di cui sopra, da oltre 10 anni hanno un contesto di riferimento nell’ambito della Camera di Commercio di Varese che mette insieme una pluralità di enti e soggetti del territorio, a partire dai responsabili delle Associazioni delle cooperative, l’Università degli Studi dell’Insubria, la Provincia di Varese – Collocamento Mirato disabili, il Centro Servizi per il Volontariato e alcuni Ordini professionali.

Nel tempo questo tavolo di lavoro è stato il promotore di progetti e azioni a sostegno del mondo dell’impresa sociale e del non profit, come gli “Stati generali della cooperazione e dell’imprenditorialità sociale” (2016) e alcuni seminari e cicli di laboratori per le cooperative sociali su rendicontazione sociale, comunicazione, gestione manageriale (dal 2017 in avanti).

Restiamo quindi in attesa di conoscere l’esito della ricerca (lo avremo entro fine anno) e sin da ora confermiamo in particolare la disponibilità a confrontarci e condividere con altri le possibili modalità di collaborazione tra imprese profit e realtà non profit.

Da 25 anni Solidarietà e Servizi è casa

Sono 55 le persone con disabilità che vivono nelle 2 Comunità e nei 9 Appartamenti di Solidarietà e Servizi. Sono case dove è accolto e valorizzato il desiderio di una vita autonoma. E, nei prossimi mesi, è prevista la realizzazione di altre due abitazioni a Caronno Pertusella

Un momento conviviale nella casa di Fagnano Olona

2 Comunità e 9 Appartamenti per un totale di 55 persone con disabilità ospitate. Questi i numeri dell’Area Servizi residenziali di Solidarietà e Servizi che, quest’anno, celebra l’importante ricorrenza dei 25 anni.  Nel 2000, infatti, nasceva la prima Comunità  a Bergoro frazione di Fagnano Olona, seguita – nel 2005 – da quella di Cassano Magnago. Racconta Michele Grampa, l’allora presidente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa: «Dopo una pluriennale attività di accoglienza che, per semplicità, chiamerei “diurna” ci siamo resi conto che il bisogno era più grande e che era opportuno offrire un servizio ulteriore. Per avere una sempre maggior attenzione alla persona, dovevamo rispondere anche al desiderio di avere una casa accogliente per sè, per un progetto di autonomia abitativa.» 

LA PRIMA COMUNITÀ ALLOGGIO A BERGORO DI FAGNANO OLONA 25 ANNI FA 

«Ricordo con particolare soddisfazione  la Comunità Alloggio di Bergoro – continua Grampa – una vera e propria casa per persone con necessità di sostegno, ma in grado di vivere insieme con il supporto di educatori e di un coordinatore.» 

«Sono stata assunta per coordinare la Comunità» – ricorda Maura Gabardi, la prima coordinatrice della Comunità di Bergoro. «Avevo in mano un mazzo di chiavi, ma c’era da mettere in piedi tutto. La struttura era appena stata ristrutturata, c’erano solo i muri. Dopo 15 anni di esperienza in un’altra realtà con persone con disabilità, avevo chiaro ciò di cui c’era bisogno: un posto dove le persone si potessero sentire a casa. Quella sarebbe stata casa loro, noi educatori non avremmo preso decisioni al posto loro, ma li avremmo aiutati a scoprire desideri e passioni, incoraggiandoli in quella direzione. Non sarebbero stati ospiti, ma i padroni di casa.» 

Una visione molto precisa che ha trovato subito concretezza: «Sono arrivata a Bergoro il 22 febbraio 2000» – racconta Attilia, la prima persona ad entrare nella comunità dove vive  ancora oggi, dopo 25 anni. «Volevo un posto dove sperimentare la vita al di fuori della famiglia, ma al tempo stesso in cui sentirmi al sicuro, con persone che potessero prendersi cura di me e sostenermi nella vita quotidiana. A Bergoro mi sento proprio a casa mia, nonostante la fatica di abitare con altre persone che non ho scelto. In un contesto di questo genere, fa parte della normalità. Questo  è proprio il luogo per me!» 

«Da 16 anni mia figlia vive a Bergoro ed è felice – testimonia la signora Franca, mamma di Elena, una ragazza della casa. All’inizio io e mio marito non pensavamo si sarebbe inserita facilmente; invece, è stato un passaggio molto naturale. Noi abitiamo vicino, possiamo andarla a trovare. Siamo sereni perché sappiamo che è un luogo per lei molto caro. Si sente in famiglia.»  

Oggi le Comunità rispondono «al bisogno dei genitori che, diventati anziani, non hanno più le energie necessarie per seguire il figlio.» – sottolinea Eleonora Farè, l’attuale coordinatrice. «Ma soprattutto al desiderio della persona con disabilità di realizzare il proprio progetto di vita.»

Desiderio che viene sempre più valorizzato dai servizi pubblici, come evidenzia Paola Bottazzi, coordinatrice dell’Ufficio di Piano dell’Azienda Medio Olona (ambito territoriale di Castellanza). «Negli ultimi anni c’è una maggior attenzione al tema del “durante noi”, favorito anche dalla Legge di Regione Lombardia n. 25/2022. Il focus è sulla costruzione di un progetto di vita autonoma per le persone con disabilità, assecondando il loro legittimo desiderio di uscire di casa, non solo quando i genitori – ormai anziani – sentono venir meno le risorse necessarie. In questo senso è di fondamentale importanza il lavoro di rete tra pubblico e privato, tra sociale e sanitario, per costruire con le famiglie dei percorsi di consapevolezza verso una residenzialità stabile. La collaborazione con Solidarietà e Servizi – storico e affidabile partner – per noi è molto preziosa.» 

LE CASE COME ESPRESSIONE DEL “MAI PIÙ SOLI”… 

Nel tempo, alle due Comunità, si sono poi aggiunte diverse esperienze di coabitazione, spesso realizzate in partnership con le associazioni di genitori e con gli enti pubblici. Oggi gli Appartamenti sono 9, distribuiti in 3 province lombarde, con  altri due in arrivo entro il 2026. 

«La prima esperienza abitativa autonoma per il “dopo di noi” nasce nell’ottobre del 2004» – racconta Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. «Una certa attenzione alle persone che avevamo in carico e ai loro desideri ci ha portato ad essere lungimiranti e, in qualche modo a precorrere i tempi, considerando che la legge nazionale che parla di “Dopo di Noi”, istituendo un fondo per questa tipologia di percorsi, è del 2016 (L.112/2016).» 

«Ci piace chiamarle case – continua Borghi – perché in esse desideriamo ricreare un ambiente familiare, un luogo in cui le persone possano star bene e sentirsi accolte, far esperienza di socialità, di integrazione e reale autonomia.» 

La vita quotidiana è organizzata come quella di una qualunque casa. Ogni persona ha i suoi compiti e partecipa alla gestione domestica, insieme agli educatori e al personale ausiliario. «Le persone hanno – quasi tutte –  un discreto grado di autonomia. Durante la giornata hanno i loro impegni: chi all’area inserimento lavorativo di viale Toscana, con un tirocinio professionalizzante o un’attività lavorativa vera e propria, chi ai Centri Socio Educativi di Samarate o di Busto Arsizio. Nel tardo pomeriggio, poi, si ritrovano insieme, con un operatore che li affianca nelle ore serali, per la cena e le piccole grandi incombenze domestiche.» 

…CON UN’ATTENZIONE ALLA TECNOLOGIA 

«Nelle nostre case sperimentiamo sempre più l’importanza del ricorso alla tecnologia come strumento per sviluppare l’autonomia per una migliore qualità della vita.»  
In questa visione si è inserito il “progetto domotica” studiato insieme alla Facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università LIUC di Castellanza. «La domotica – continua Borghi – è un tema sul quale Solidarietà e Servizi ha investito fin dal 2016, quando abbiamo dato il via al progetto pionieristico di CasaLab a Fagnano Olona (VA). Oggi, con la collaborazione dell’università LIUC e con le aziende del settore che stanno credendo nel progetto, abbiamo sistematizzato il processo di domotizzazione delle nostre case.» 

«La collaborazione con Solidarietà e Servizi è stata molto stimolante» – testimonia Giovanni Pirovano, lecturer presso la facoltà di ingegneria gestionale della LIUC di Castellanza e coordinatore del laboratorio i-FAB. «È stato il primo progetto in cui ci siamo sperimentati applicando tecnologia e  domotica al mondo del sociale. Abbiamo accompagnato la cooperativa in tutto il percorso, dal recepire insieme le richieste e le necessità, all’identificazione delle priorità, fino allo scouting dei fornitori e delle migliori piattaforme.» 

LE PROSSIME NOVITÀ

Il numero delle case è destinato presto ad arrivare a 13. «Nei prossimi mesi – conclude Borghi –  inizieremo a costruire altre due abitazioni a Caronno Pertusella, nell’area dove già oggi sorgono un Centro diurno e un Centro sperimentale per minori con disturbi del neurosviluppo. Si tratta di un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.»  

Un altro appuntamento, più vicino in ordine di tempo, è l’inaugurazione degli Appartamenti “Isa Tanzi” nel Comune di Cassano Magnago. Dopo gli importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione – grazie al sostegno della Fondazione UBI per Varese – potranno accogliere, ciascuno, 5 persone con disabilità. 

Con Dynamo Camp un laboratorio di storytelling sensoriale

Cinque ragazzi con autismo del Centro Socio Educativo Oltre di Solidarietà e Servizi partecipano alle attività del City Camp Milano. Insieme, per star bene e valorizzare le risorse di ciascuno

I cinque ragazzi del CSE Oltre al City Camp Milano

Loro sono Giacomo, Riccardo, Olaf, Paolo, Gabriele. Hanno dai 18 ai 30 anni e frequentano il Centro Socio Educativo “Oltre” e le attività di “Avanti Tutta”, uno spazio progettato da Solidarietà e Servizi per sviluppare l’autonomia dei ragazzi con autismo. Ogni martedì, hanno un appuntamento fisso che aspettano con trepidazione: la mattina all’ “appartamento”. Si tratta di un immobile che Solidarietà e Servizi ha in centro a Busto Arsizio, dove per qualche ora, insieme ai propri educatori, si sperimentano in piccole e grandi autonomie: pulire e ordinare casa, cimentarsi con la lavanderia, cucinare,… Da qualche settimana, però, qualcosa è cambiato. Per tre mesi, ogni martedì, andranno a Milano, in via Bovio 6, presso la sede del City Camp Milano di Dynamo Camp. Si sa, cambiare le abitudini, specie per una persona con diagnosi di autismo, può essere particolarmente impegnativo. Ma, in questo caso, ha vinto l’euforia per la nuova esperienza «Vado a fare una cosa ancora più bella dell’appartamento» – racconta Giacomo, uno dei 5 ragazzi.  

UN LABORATORIO DI STORYTELLING SENSORIALE AL CITY CAMP MILANO 

Sveglia presto, treno alle 9 con due educatori. Mezzi pubblici e arrivo presso la sede del City Camp. «Arriviamo in un posto magico – racconta Giulia Ricci, educatrice di Solidarietà e Servizi. Ci accolgono 4 volontari del camp con un sorriso fantastico e dei modi gentili. Anche gli ambienti sembrano progettati apposta per accogliere: luminosi, curati, arredati con gusto, spaziosi… » Una stanza multisensoriale Snoezelen, uno spazio per Radio Dynamo,  la web radio del city camp, un bar, degli spazi di coworking, tante sale per i laboratori di espressione artistica…  «Al City Camp Milano – continua Giulia – la proposta pensata per noi è quella di un laboratorio di storytelling sensoriale, una narrazione che trasporta i nostri ragazzi in un viaggio sensoriale, un’esperienza di rilassamento attraverso i cinque sensi.»  

«Noi educatori siamo contenti perché vediamo i nostri ragazzi molto partecipi e coinvolti. Per loro poi, anche il contesto milanese è un bel banco di prova. Muoversi nella frenesia di una metropoli è particolarmente sfidante, perché li fa misurare con le autonomie, con il problem solving, con la gestione dello stress. E riuscirci, rafforza in loro l’autostima.» 

«“I volontari sono qui per voi”. Questo è quello che ci sentiamo ripetere spesso» – sottolinea Mariolina Caputo, coordinatrice del CSE Oltre. «Nelle diverse attività proposte al camp, infatti, ci viene chiesto di ridurre al minimo ogni intervento educativo. Ed è bellissimo perchè questo permette anche a noi di gustarci il momento in modo speciale: è una straordinaria opportunità di osservazione, di ascolto, di autoformazione. Ogni settimana oltre all’educatore responsabile dell’attività, invitiamo a partecipare – a turno – anche i nostri colleghi, perchè sia un momento formativo per tutta l’équipe.»   

«Con i ragazzi  di Solidarietà e Servizi – sottolinea Giulia Dossena, responsabile del City Camp Milano – stiamo proponendo un percorso su misura. Ci stiamo conoscendo e anche l’attività è frutto della relazione che stiamo costruendo e delle reali caratteristiche dei ragazzi. Per noi di Dynamo è una ricchezza poter entrare in rapporto con le realtà del territorio, come Solidarietà e Servizi. Nonostante gli approcci diversi – ludico ricreativo, il nostro ed educativo, quello degli enti con cui ci incontriamo – l’obiettivo è lo stesso: il benessere della persona, la valorizzazione del potenziale di ciascuno. Quello che proponiamo, in fondo, è per far emergere dai bambini e dai ragazzi quello che sanno, possono e desiderano fare. In una parola, le loro risorse.  Ci piace avere uno sguardo che tiri fuori il meglio. Per noi è un obiettivo molto sfidante, ma crediamo che sia la direzione giusta in cui andare.» 

LA REALTÀ DI DYNAMO CAMP 

Presente dal 2007 in Italia, Dynamo Camp offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità.  Il fine ultimo di Dynamo Camp è contribuire al “diritto alla felicità” di bambini con gravi patologie e delle loro famiglie, attraverso momenti di spensieratezza.  “Right to happiness” cita il pay off. Un luogo dove la vera cura è ridere e la medicina è l’allegria. 

Le attività si svolgono presso Dynamo Camp, in Toscana, e nei Dynamo City Camp in alcune delle principali città del territorio nazionale,  durante l’estate o lungo l’intero arco dell’anno. In particolare, dal 2024, nella sede di Milano, il Dynamo City Camp è in funzione in modo continuativo con spazi ad hoc per le attività e i laboratori. Il modello proposto è quello della Terapia Ricreativa Dynamo®, che ha obiettivi di svago e divertimento, ma anche – e soprattutto – di essere di stimolo alle capacità di bambini e ragazzi, sostenendo la fiducia in se stessi e la speranza, con benefici di lungo periodo sulla qualità di vita

Il servizio “Assegno di Inclusione” in cattedra

L’intera équipe del servizio Assegno di Inclusione di Solidarietà e Servizi racconta il proprio lavoro sul campo agli studenti del corso di laurea in Servizio Sociale dell’Università Cattolica di Brescia

Studenti in un’aula dell’Università Cattolica

In Solidarietà e Servizi è presente il “Servizio Assegno Di Inclusione” che si occupa di supportare le persone e le famiglie nel superamento di situazioni di povertà, supportandole nella graduale riconquista di un’autonomia socio-economica. 

«Recentemente – spiega Alice Bassini, assistente sociale del servizio ADI –  abbiamo avuto l’opportunità di raccontare il nostro lavoro agli studenti del corso di laurea in Servizio Sociale (corso in Lavoro sociale relazionale per il contrasto alla povertà e alla grave emarginazione) dell’Università Cattolica di Brescia.»  
«Noi eravamo in 9 persone – continua –   3 assistenti sociali, 1 educatore della Cooperativa Lavoro Solidarietà (CLS) di Saronno, partner del servizio, 1 psicologa e 4 persone di cui ci prendiamo cura. Abbiamo scelto di andare come squadra, proprio per raccontare la coralità di professioni di cui si compone il servizio.  Siamo un’équipe, noi assistenti sociali abbiamo la regia del progetto, ma non riusciremmo a lavorare senza le altre professionalità. La multidisciplinarietà dell’equipe è un punto di forza, ci consente di avere uno sguardo più ampio per conoscere le persone che si affidano a noi.» 

Portare il punto di vista di chi lavora sul campo 

«Ho voluto invitare l’équipe ADI di Solidarietà e Servizi – evidenzia Federica Vezzoli, docente dell’Università Cattolica e assistente sociale – non solo per portare una testimonianza, ma anche per fare una vera e propria lezione tutti insieme, ognuno con il suo pezzo di competenza. Per me è importante far vedere come funziona un vero servizio, portare dei saperi che non sono solo accademici ma anche professionali, ascoltando il punto di vista di chi lavora sul campo.»  

«L’assegno di inclusione – a parlare è Miriana Martorano, assistente sociale di Solidarietà e Servizi – è spesso frainteso nelle comunicazioni che ne vengono fatte. Certo, ci sono le procedure, le normative, gli aspetti burocratici, ma noi desideriamo raccontare di un servizio che può essere costruito insieme in maniera più umana, ascoltando, entrando in relazione, stando al fianco delle persone che si rivolgono a noi.»  

Un servizio dove il vero focus sono le persone

Persone che sono il vero focus «Tante volte pensiamo che i professionisti siano i veri depositari di saperi e tecniche – sottolinea Federica Gusberti, psicologa del servizio. La testimonianza degli operatori invece è solo un punto di vista. Poi c’è il punto di vista di coloro che usufruiscono del servizio e le storie di vita delle persone sono ben più complesse. Il sapere è il loro, ci vuole un cambio di prospettiva. Noi lavoriamo con la storia delle persone; per questo abbiamo scelto di portare alcune famiglie di cui ci prendiamo cura, sono loro gli “esperti in cattedra”.»  

Molto toccante il momento in cui le persone hanno raccontato la loro storia di vita «Una formazione che è arrivata dritta al cuore delle persone presenti in aula e che è stata in grado di emozionare e commuovere.»  

«In università esistevano già dei workshop esperienziali – prosegue la docente Federica Vezzoli – ma è stata la prima volta in cui persone in condizioni di povertà ed emarginazione sociale sono entrate in università per fare una lezione. Mio grande desiderio è quello di continuare in questa direzione. Personalmente sono molto grata perché c’è stata una dinamica di reciprocità: hanno imparato gli studenti, ma ho imparato anch’io…Come poter insegnare meglio ed essere un’assistente sociale migliore.» 

Un progetto di Solidarietà e Servizi tra gli Emblematici Maggiori di Fondazione Cariplo

Presentati ufficialmente presso il Centro Congressi Villa Cagnola (Gazzada) i progetti Emblematici Maggiori per la provincia di Varese finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia. Tra questi anche (T)essere futuro, firmato Solidarietà e Servizi

Gli Emblematici Maggiori finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia

8 milioni di euro, per 5 grandi progetti che hanno coinvolto più di 20 enti in provincia di Varese sulle 4 aree tematiche care a Fondazione Cariplo: arte e cultura, ricerca scientifica, servizi alla persona e ambiente. Questi i numeri con cui, lo scorso 10 febbraio, presso il Centro Congressi “Villa Cagnola” sono stati presentati ufficialmente i progetti Emblematici Maggiori per la provincia di Varese, finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia.  

«Cultura, sostenibilità ambientale, attenzione agli ultimi e fragili. Si possono riassumere cosi le scelte fatte dal territorio di Varese per i progetti che oggi presentiamo – ha commentato Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo – c’è molta varietà in queste iniziative, ma un filo conduttore che li unisce: l’impegno e l’attenzione nei confronti degli altri e del nostro patrimonio naturale e culturale». 

L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto. «Puntiamo sempre più a progetti robusti che fanno massa critica ha evidenziato Federico Visconti, presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto – e credo che ridimensioneremo quelli che erano stati per tanti anni progetti più di elargizione a pioggia. Non perché non siano dei buoni progetti ma perché i tempi sono cambiati. Quindi ben venga che ci siano anche degli emblematici che danno appunto sostanza a questa idea della massa critica». 

Parole chiave coesione sociale, sinergia per lavorare insieme alla società di domani, lasciando spazio a chi opera sul territorio. Una grande scommessa, raccolta dalla cooperativa Solidarietà e Servizi, uno tra gli enti vincitori del finanziamento con (T)essere futuro, un progetto che guarda al futuro.  

UN PROGETTO ARTICOLATO. LA CASA PER IL DOPO DI NOI… 

Un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre a quello di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo. Di cosa si tratta? Innanzitutto, della costruzione di una nuova residenza per il “dopo di noi” sul territorio di Caronno, sulla stessa area dove già oggi Solidarietà e Servizi è presente con il Centro Diurni Disabili “Il girasole” che ospita 22 persone con disabilità e il Centro Sperimentale “Fabio Viganò” dedicato a minori con disturbi del neurosviluppo.  

«Solidarietà e Servizi è presente a Caronno Pertusella da oltre 30 anni» – sottolinea Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. «Una presenza che ha saputo mettersi in dialogo con le istituzioni, con il mondo della scuola, con i servizi dell’ASST, ma anche con l’associazionismo e il mondo del sociale. Questo ulteriore Servizio, questo grande progetto, è davvero espressione della città e del distretto, quello di Saronno, del quale Caronno Pertusella fa parte..» 

Sarà una casa, «ci piace chiamarla così – continua Borghi – perché in essa desideriamo ricreare un ambiente familiare, un luogo in cui le persone possano star bene, far esperienza di socialità, di integrazione e reale autonomia.» La residenza sarà divisa in due unità abitative di 5 persone ciascuna e sarà dotata di spazi comuni, sia all’interno sia all’esterno. «Il progetto definitivo prevede camere singole perché ciascuno abbia i propri spazi di privacy, ma anche locali comuni di convivialità. Negli spazi esterni realizzeremo un giardino composto da differenti zone che rivestano due funzioni: essere occasione di relax e svago, ma anche opportunità per stimolare i sensi, combinando tra loro materiali, profumi, superfici.» 

… DOTATA DELLE PIÙ MODERNE TECNOLOGIE 

Sarà un edificio NZEB, acronimo di Nearly Zero Energy Building, progettato e realizzato in un’ottica di elevatissimo risparmio energetico grazie all’utilizzo del sistema X-Lam, una tecnica costruttiva basata sull’uso di pannelli lamellari di legno massiccio. I pannelli X-Lam, grazie alle qualità naturali isolanti e alla bassa conduttività termica del legno, contribuiscono attivamente nella coibentazione dell’involucro edilizio che necessita di pochissima energia in fase di riscaldamento e raffrescamento. Una casa accessibile, ma anche sostenibile per l’ambiente.  
«Come negli ultimi progetti abitativi di Solidarietà e Servizi – evidenzia Borghi –   anche in questo caso, si tratterà di una casa con una dotazione tecnologica e domotica «tailor-made», co-progettata in sinergia con la Facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università LIUC di Castellanza (VA). Nelle nostre case sperimentiamo sempre più l’importanza del ricorso alla tecnologia come strumento per sviluppare l’autonomia. Solo per fare un esempio, le persone con disabilità non dovranno più avere con sé le chiavi di casa perché potranno accedere con l’impronta digitale.»   

LA DIFFUSIONE DI UN MODELLO INNOVATIVO DI PRESA IN CARICO 

Ma il progetto (T)essere futuro di Solidarietà e Servizi non è solo la progettazione, costruzione e la gestione di una nuova residenza per il dopo di noi. Mira anche a diffondere sul territorio della Provincia di Varese e, in particolare, su quello dei comuni del piano di zona, un modello innovativo di accoglienza e presa in carico della persona con disabilità e della sua famiglia. Il centro di questo modello è la definizione, per ciascuna persona, di un Progetto di Vita, individuale e personalizzato.

«Il progetto di vitaconclude Borghi – è tagliato su misura e offre supporto e orientamento in ogni ciclo di vita delle persone con disabilità, coinvolgendo tutti gli ambiti in cui la persona è inserita. In questo contesto diventa fondamentale la costruzione e il mantenimento di reti con gli stakeholder, a partire dalla famiglia, alla scuola, al lavoro, alle reti amicali e ai contesti del tempo libero, fino ai servizi specialistici. Con questa seconda azione del progetto, nel prossimo triennio, miriamo a intercettare 300 nuove persone per la presa in carico.»   

Allora non resta che aspettare la posa della prima pietra, prevista per il prossimo mese.  

«Dignità, lavoro e ricerca dell’autonomia»

Michele Mancino, vicedirettore di VareseNews, ospite per un giorno del “capannone” di viale Toscana, racconta il mondo di Solidarietà e Servizi, fatto di cura e lavoro.

Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, negli uffici del Business Process Outsourcing

Articolo di Michele MancinoFonte VareseNews

Se andate a visitare la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, nella sede di viale Toscana a Busto Arsizio, salite al primo piano (è un consiglio). Appena entrati nella Bpo, acronimo che sta per business process outsourcing, un’unità di lavoro tecnologica, su una parete troverete disegnato un albero che su rami, tronco e radici riporta le parole che gli ospiti hanno scelto per definire l’impatto del lavoro nella loro vita. Dignità, bellezza, fiducia, orizzonte, solo per citarne alcune. Parole, che prima di diventare linfa di quell’albero ideale, sono passate dal cuore dei lavoratori della cooperativa: ragazzi e ragazze, uomini e donne, diversamente abili e “normali”. Sulle fronde di quell’albero c’è un vocabolario vivo e pieno di senso, generato da uno dei tanti frammenti sparsi nella galassia del cosiddetto “terzo settore”, definizione che per qualche economista di rango nell’era della sostenibilità integrale, non ha più ragione di essere.

CURA E LAVORO

Quando si entra nella struttura di viale Toscana si rimane colpiti da due cose: da una parte c’è il lavoro che nella cooperativa ha una dimensione importante, dall’altra c’è l’aspetto della cura. La cooperativa ha in carico sia bambini che adulti, con le più svariate forme di disabilità e con diversi livelli di autonomia. Per ognuno di loro c’è un progetto di vita e di cura personalizzato. «Tenere insieme queste due dimensioni implica uno sforzo enorme che è importante fare sia per le persone che ci sono affidate che per le loro famiglie» sottolinea Domenico Pietrantonio presidente di Solidarietà e Servizi.
Nella cooperativa lavorano 76 persone diversamente abili assunte, alcune con problemi psichici altre con problemi fisici. «Il lavoro è l’aspetto in cui si manifesta di più la dignità della persona – spiega il presidente del consiglio di gestione- non perché negli altri servizi non possa emergere, ma nel lavoro è più evidente».
Mentre sono 43 i responsabili delle varie attività. Tutti hanno i loro obiettivi e su quello vengono valutati. Ma in ogni processo decisionale è importante che ci sia un confronto perché il rischio di essere autoreferenziali è molto alto. Questo rischio in Solidarietà e Servizi è mitigato dal modello di governance che prevede la presenza di un consiglio di sorveglianza composto da professionisti che lavorano pro bono. «La presenza di questo organismo obbliga a motivare ogni scelta: perché si decide di fare un investimento, qual è lo scopo e quali sono le ricadute previste. È fondamentale avere quello sguardo tecnico esterno perché noi siamo un’impresa, un’impresa sociale» sottolinea Pietrantonio.
In Solidarietà e Servizi ci sono i servizi diurni per le persone con disabilità che non lavorano ma svolgono attività finalizzate all’autonomia e c’è l’aspetto lavorativo vero e proprio, risultato di partnership consolidate con importanti aziende del territorio e regolate da convenzioni quadro per il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali e imprese sociali, come previsto dall’articolo 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003 numero 276.

Il reparto Bpo della coop. sociale Solidarietà e Servizi

OUTSOURCING PER LE IMPRESE

Le unità lavorative della cooperativa sono un mix ben equilibrato tra produzione di servizi ad alto contenuto tecnologico e lavorazioni classiche, come l’assemblaggio. Nel reparto Bpo si fanno attività di customer care, call center, back office supporto all’e-commerce e data entry per colossi come Eolo, Novartis Farma, Sandoz, Banco Bpm. Lavori che richiedono competenze tecnologiche di un certo livello. Quando si entra in questa unità, è molto difficile distinguere, a un primo sguardo, chi è diversamente abile da chi non lo è.
Nel reparto Rigenesi, con un modello di economia circolare, si offre alle aziende la possibilità di rigenerare apparati tlc di valore rendendoli come nuovi e riutilizzabili nelle installazioni presso nuovi clienti. Anche questa è una lavorazione ad alto contenuto tecnologico che permette di recuperare apparati ancora funzionanti riducendo l’impatto ambientale.
Particolarmente affascinante il reparto che gestisce la digitalizzazione e la conservazione dei documenti cartacei, dove si utilizzano soluzioni innovative per migliorare la qualità del dato e ridurre i costi per le imprese: la firma grafometrica, la cattura semiautomatica dei dati, il riconoscimento testuale multilingue. Non parliamo solo di “scartoffie burocratiche” e archivi, provenienti da aziende e amministrazioni, da trasformare in file digitali, ma anche di catalogazione e digitalizzazione di testi letterari e documenti antichi, con l’utilizzo di potenti scanner di ultima generazione, su commesse di fondi e biblioteche.
Non manca la parte di assemblaggio e confezionamento di prodotti cosmetici, idraulici, minuteria metallica ed elettrica sempre in un’ottica di partnership con grandi player dei vari settori.
Infine, c’è anche una parte di produzione industriale realizzata in collaborazione con la “Vito Rimoldi”, storica azienda metalmeccanica del territorio, che produce e distribuisce guarnizioni e articoli tecnici per uso industriale. Una parte della produzione, circa 400 milioni di guarnizioni l’anno, è stata affidata a Solidarietà e Servizi che utilizza processi di lavorazione e controllo qualità altamente automatizzati. Una particolarità interessante: per eseguire una sagomatura perfetta delle guarnizioni si usa un sistema a getto d’acqua.

L’AUTONOMIA  “DURANTE E DOPO DI NOI”

La ricerca dell’autonomia, per le persone affidate a Solidarietà e Servizi, è un capitolo importante. Per accompagnare l’uscita dal nucleo famigliare, occorre predisporre un percorso e avere strutture adeguate. Ad oggi i servizi residenziali della cooperativa sociale di Busto Arsizio sono nove: due comunità, cinque appartamenti e due housing che complessivamente ospitano 56 persone. Inoltre a Caronno Pertusella è in fase di realizzazione un ulteriore progetto di housing con due appartamenti per dieci persone.
«La libertà di una persona presuppone l’autonomia – conclude Pietrantonio – e arrivare all’autonomia richiede un percorso che può durare giorni e a volte un’intera vita. Ma è più costruttivo rispetto alla pretesa, seppur giustissima e motivata, di aiutare. Una persona prima di essere aiutata va rispettata».