GRAZIE ALLA RETE CON GLI ENTI PUBBLICI E LE IMPRESE IL 2023 CHIUDE IN CRESCITA PER GLI INSERIMENTI LAVORATIVI

A fronte di una media di 954 persone in carico, l’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi chiude l’anno con 249 tra assunzioni e stabilizzazioni, dato in crescita rispetto allo scorso anno, e 427 tirocini attivati

«Quando ho conosciutolo il NIL (Nucleo Inserimento Lavorativo, ndr), ero disoccupato da quasi 10 anni. Avendo una patologia del sistema immunitario ed avendo commesso molti sbagli nel mio percorso, era difficile per me trovare lavoro. Mi sono rivolto ai servizi sociali del mio comune, che mi hanno mandato al NIL. Gli operatori sono stati molto attenti, mi hanno aiutato con una grande disponibilità e non facendomi mai sentire solo nella sfida per reinserirmi nel mondo del lavoro. La mia prima assunzione è stata in una cooperativa sociale, ma il mio contratto non è stato rinnovato perché il servizio non è stato rinnovato. Il NIL, però, non si è fermato lì e mi ha subito proposto un tirocinio in un’azienda di materie plastiche. Così, dopo un contratto a tempo determinato, ora ne ho finalmente uno a tempo indeterminato. Sinceramente non avrei mai pensato che avrei di nuovo iniziato a lavorare!».

La testimonianza di Giuseppe racchiude il senso dell’impegno dell’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi, in cui operano 7 equipe composte 6 assistenti sociali, 23 operatori della mediazione lavorativa e 4 psicologhe, nell’ambito di cinque Distretti della provincia di Varese (Busto Arsizio, Gallarate, Tradate, Valle Olona e Arcisate), uno di quella di Milano (Castano Primo) e dei Servizi Accreditati al Lavoro di Regione Lombardia.

«Ed è grazie alla dedizione, alla professionalità e alla capacità dei nostri operatori di costruire con il mondo delle imprese soluzioni e percorsi sostenibili per le persone disabili e fragili che sono al centro del nostro mandato, se il bilancio 2023 dell’attività di inserimento lavorativo è positivo, nonostante un contesto di crescenti difficoltà. A fronte di una media di 954 persone in carico, infatti, abbiamo chiuso l’anno 2023 con 249 tra assunzioni e stabilizzazioni, dato in crescita rispetto allo scorso anno, e 427 tirocini attivati», dice Filippo Oldrini, Responsabile dell’Area.

Dato positivo, dunque, che si inserisce in un quadro complessivo favorevole: «In generale, la sensazione è quella di una ripresa del tessuto economico produttivo della provincia, che permette di offrire maggiori opportunità ai nostri iscritti», conferma Raffaella Cirillo, Responsabile del Collocamento Mirato Disabili della Provincia di Varese.

«Ma da tre anni a questa parte, per riuscire ad ottenere questi risultati ai nostri operatori è richiesto un impegno sempre maggiore, perché il recente periodo della pandemia ha reso ancora più rapido un processo che vede purtroppo diventare sempre più fragili le persone a noi affidate, acuendono disagi e bisogni, e perché sono sostanzialmente mutate anche le esigenze e le difficoltà del tessuto produttivo del nostro territorio, in cui trovano collocazione circa il 70% delle persone che seguiamo (le altre si inseriscono all’interno di Cooperative di lavoro di Tipo B o Enti Pubblici, ndr) -riprende Oldrini-. Un grazie particolare va però alla disponibilità dimostrata degli imprenditori, che rispondono alle nostre richieste davvero con grande generosità e intelligenza, cosa che ci permette di costruire con le aziende progetti davvero personalizzati e concreti per avviare sempre più persone nel mondo del lavoro»

Va detto che alla maggiore fragilità dei beneficiari e delle loro famiglie di origine, dal periodo post pandemico gli operatori di Solidarietà e Servizi si trovano a dover fare i conti anche con il tema della motivazione: tra le persone seguite è infatti aumentata l’incertezza del domani e la paura per il proprio futuro. «Inoltre, le persone che negli ultimi anni arrivano ai SIL hanno minori autonomie di base -aggiunge Filippo Oldrini-. E se, da un lato, questo fa incrementare il nostro impegno per avvicinarli al mondo del lavoro, dall’altro porta i nostri operatori a svolgere anche un ruolo di raccolta dei bisogni dell’utenza al di là delle necessità lavorative. Così ci troviamo spesso a ridisegnare il ruolo e le azioni dei nostri servizi, interventi e progetti (in gergo tecnico si parla di “coprogrammazione”) con gli Uffici di Piano, i Servizi Sociali dei Comuni e i Servizi Specialistici per le situazioni psichiatriche o di dipendenze ».

Ecco, allora, che diventa sempre più decisivo il lavoro di rete con gli altri enti di sistema e di cura, una direttrice lungo cui si muove anche la struttura del Collocamento Mirato Disabili della Provincia di Varese: «Nel 2023 abbiamo lavorato per consolidare e arricchire le reti territoriali per i servizi dedicati alle persone disabili e con maggiori fragilità -spiega Raffaella Cirillo-. Crediamo molto nello sviluppo delle reti e ci siamo impegnati in un percorso di laboratori tra operatori del pubblico e del privato che ci ha permesso di condividere e affinare approcci e metodi di lavoro, definendo un modello comune per la presa in carico delle persone fragili e con disabilità, così da cogliere al meglio le diverse opportunità che offrono i territori della nostra provincia e giocare fino in fondo il ruolo di coordinamento delle risorse in campo e di facilitatori nell’incontro di domanda e offerta che viene richiesto all’ente pubblico».

Ad arricchire questo gioco di squadra, infine, la capacità degli operatori dell’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi di ideare e proporre soluzioni a tutto il sistema che ruota attorno al sostegno delle fragilità. «In un rapporto tra pubblico e privato che nei Distretti in cui operiamo funziona benissimo e in cui la nostra capacità di fare rete è particolarmente apprezzata dagli enti pubblici -conclude Oldrini-. Del resto gestiamo questo tipo di servizi ormai da vent’anni e possiamo davvero dire di avere un radicamento sul territorio e delle competenze consolidate, che miglioriamo e nutriamo giorno dopo giorno con la passione e la consapevolezza che “Insieme ci riusciamo!”».

Un anno per crescere dedicandosi agli altri in Solidarietà e Servizi con il Servizio civile universale

Attraverso Confcooperative Insubria, la cooperativa mette a disposizione 3 posti per i giovani dai 18 ai 28 anni per un anno nei nostri centri socio educativi per disabili

Un anno per crescere, dedicandosi agli altri. Un anno per imparare a prendersi cura delle persone con disabilità.

Solidarietà e Servizi Coop. Sociale, attraverso Confcooperative Insubria, partecipa come ente ospitante al SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO con il progetto IL WELFARE SOCIALE CHE INCLUDE 2023.

Il progetto contribuisce alla realizzazione dell’obiettivo del programma “Educare all’autonomia e promuovere processi inclusivi di soggetti fragili e disabili” rispetto all’ambito d’azione “Disabili” in quanto intende consolidare processi e attivare interventi di educazione e formazione all’autonomia per soggetti adulti con disabilità medio-lieve al fine di stimolare le competenze pregresse e residue, per una migliore inclusione sociale.

I tre posti disponibili sono suddivisi rispettivamente: uno al Centro Socio Educativo Oltre di Via Isonzo 2 a Busto Arsizio, al Centro Socio Educativo Polaris di Viale Toscana 105 sempre a Busto Arsizio e al Centro Socio Educativo di Via 5 Giornate di Samarate.

Dal punto di vista dei volontari, si darà qualcosa di sé agli altri e al proprio Paese e si avrà la possibilità di acquisire conoscenze e competenze pratiche: ma più in generale rappresenta un’occasione di crescita personale e di formazione. 

Inoltre il servizio civile universale, da una parte può rappresentare un’utile esperienza da spendere in ambito lavorativo e in particolare nelle Imprese Cooperative Sociali e negli altri Enti del Terzo Settore. Dall’altra, un periodo di “orientamento” verso la successiva scelta di percorsi di studi universitari o di formazione superiore (ITS, IFTS…) in ambito educativo, assistenziale e sanitario

Gli operatori volontari selezionati sottoscrivono con il Dipartimento un contratto che fissa, tra l’altro, l’importo dell’assegno mensile per lo svolgimento del servizio in € 507,30. Impegno complessivo: 12 mesi, 25 ore settimanali suddivise in 5 giorni lavorativi alla settimana. Sono previsti 20 giorni di permesso retribuito.

Gli aspiranti operatori volontari dovranno presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma ministeriale all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it.

Sarà possibile presentare un’unica domanda relativa a un solo progetto e a una sola sede.

Le domande di partecipazione devono essere presentate entro e non oltre le ore 14.00 del 15 febbraio 2024.

Ulteriori info sono disponibili direttamente sul sito di Confcooperative https://www.serviziocivile.coop/Programmi/ArtMID/738/ArticleID/3484/preview/true

Per informazioni sulle opportunità offerte da Solidarietà e Servizi contattare Giorgia Piana (tel. 0331 336350, e-mail giorgia.piana@solidarietaeservizi.it)

AliBlu: tutto pronto per il nuovo servizio di Solidarietà e Servizi per i ragazzi con autismo

Il progetto che sarà avviato a gennaio a Marnate è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI

Tutto pronto per l’apertura ufficiale di AliBlu. Da gennaio 2024, in via Vittoria 37 a Marnate, prenderà avvio il nuovo servizio di Solidarietà e Sevizi: non solo un luogo dove trovano spazio competenze educative, pedagogiche, di supporto alla fragilità e di attenzione all’integrazione con il territorio, ma un grande abbraccio per far crescere in autonomia i bambini e i ragazzi con disturbo dello spettro autistico. Il progetto, sviluppato dalla cooperativa sociale e sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI, si inserisce nel costante dialogo che Solidarietà e Servizi ha con il territorio, con la volontà di arrivare là dove mancano ancora le risposte ai bisogni reali. «Nel solco di quello che è l’approccio della Solidarietà e Servizi e che è ben sintetizzato dal claim “Mai più soli … insieme ci riusciamo”, abbiamo dato vita a un progetto multidimensionale», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Si tratta di un servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo, rivolto soprattutto al territorio limitrofo, quello della Valle Olona totalmente privo di questo tipo di offerta. Non è un servizio chiuso: la volontà è di aprire la presa in carico non solamente al minore, ma anche alla sua famiglia attraverso un supporto specialistico. Inoltre, sono previsti interventi mirati al territorio, dalle scuole alla rete sociale, per potenziare l’attività e per creare occasioni di inclusione della persona con autismo in normali contesti di vita, quali possono essere un supermercato o gli uffici comunali».

Il valore della rete si fa sentire anche sulla presa in carico del minore e della sua famiglia. «Partiamo dalle segnalazioni da parte dei servizi specialistici, dei Servizi sociali comunali e delle scuole, ma anche su richiesta diretta da parte della famiglia per arrivare a definire progetti di vita individuali», spiega. «Gli spazi, messi a disposizione dal Comune di Marnate, permettono di accogliere fino a 15 minori nel servizio diurno. Ma la presa in carico si estende anche alle famiglie per le quali già prevediamo di dare supporti e servizi; inoltre c’è la volontà di realizzare due percorsi di gruppo per i cosiddetti “siblings”, ovvero i fratelli e sorelle di minori con autismo». AliBlu fin dall’inizio vuole essere un centro dalle porte aperte, che guarda al territorio e con il territorio vuole creare percorsi di sostegno e crescita delle persone fragili. «Innanzitutto è prevista la collaborazione con le scuole per il sostegno e l’accompagnamento di minori con disabilità che non frequentano AliBlu. La scuola è una realtà educativa fondamentale nella crescita di questi ragazzi che può dare molto nello sviluppo delle capacità e dell’autonomia di questi ragazzi. Prevista anche la collaborazione con un supermercato della zona e due amministrazioni comunali per la traduzione della cartellonistica interna in CAA, cioè in Comunicazione Aumentativa Alternativa, uno strumento utilizzato per facilitare la comunicazione con persone con autismo e la loro comprensione del contesto». 

AliBlu vuole essere così non solamente un servizio, ma un hub di progettualità e crescita dove la persona con disabilità trova strumenti educativi innovativi per costruire il suo futuro e dove un territorio si ritrova nel dare risposte integrate e inclusive a un bisogno.

Per questo, tutto il territorio può dare una mano concreta ad AliBlu nello “spiccare il volo”, contribuendo con una donazione su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali.  https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/progetto/aliblu-inclusione-consapevolezza

Attorno al Presepe: lo stupore davanti all’accadere del mistero

I doni dei pastori, la voglia di raccontare la nascita di Gesù e il senso di gratitudine per il Mistero che si ripete. Le testimonianze degli ospiti di una Comunità Socio Sanitaria di Solidarietà e Servizi

Natività realizzata con materiali di riciclo dal Centro Diurno Disabili di Gallarate con la collaborazione e il supporto dell’artista Elena Rizzardi

Pierluigi guarda i doni portati dai pastori più generosi: agnelli, latte… «Sono il frutto della fatica del loro lavoro… La mia fatica è quella di tenere gli occhi aperti. Non sono abituato, preferisco tenerli chiusi. Oggi voglio tenerli aperti per vedere quello che succede».  Giulia osserva la capanna: «Io posso raccontare che Gesù è nato alle persone cui voglio bene, così possono dire che io credo in Gesù. La mia zia Silvana non lo può raccontare. È morta. Lei però mi aiuta dal Cielo».

Carmelo non si capacita: «Gesù è venuto qui, adesso, in Comunità?» Attilia, di poche parole, ringrazia: «Grazie Gesù di essere venuto ancora una volta!» Alessandro invece ha tenuto le distanze in silenzio. Il mattino seguente è stato sorpreso, in un momento, fermo in piedi, davanti al presepe. 

Nessun limite può bloccare l’iniziativa del Mistero: Egli si comunica attraverso lo stupore “contagioso” di coloro che l’hanno accolto. 

Ospiti e volontaria di una Comunità Socio Sanitaria

Domotica e autonomia delle persone con disabilità. Il 5 dicembre Solidarietà e Servizi alla LIUC

Appuntamento che rilancia il progetto di ricerca e collaborazione tra la cooperativa sociale e l’università di Castellanza (VA) per lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per le persone disabili

«Da quando vivo in questa casa non ho più il problema di ricordarmi le chiavi». Basterebbero queste poche parole, pronunciate da Susanna che abita nella casa San Benedetto di Solidarietà e Servizi a Legnano, per descrivere l’importanza del ricorso alla tecnologia per sviluppare l’autonomia delle persone con disabilità.

E alla domotica applicata allo sviluppo delle autonomie delle persone con disabilità è dedicato il convegno che Solidarietà e Servizi e LIUC – Università Cattaneo organizzano martedì 5 dicembre (ore 17.30) nell’auditorium dell’ateneo a Castellanza (VA). L’evento rilancia il progetto che, avviato nell’ambito della collaborazione con Confcooperative Insubria, attraverso un assegno di ricerca ha visto un neolaureato della LIUC in Ingegneria Gestionale sviluppare e testare nuove soluzioni domotiche e tecnologiche a partire dalle case dove vivono persone con disabilità. L’iniziativa si inserisce nel più ampio contesto delle attività e dei percorsi finalizzati alla crescita dell’autonomia delle persone disabili delle quali Solidarietà e Servizi si prende cura.

«La domotica è un tema al quale Solidarietà e Servizi crede profondamente fin dal 2016 e che ha dato il via al progetto pionieristico di CasaLab a Fagnano Olona (VA), nel tentativo di mettere la tecnologia al servizio delle persone con disabilità psichica», spiega Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziale e Domotica di Solidarietà e Servizi. «Oggi, con la collaborazione dell’università LIUC e con le aziende del settore che stanno credendo nel progetto, abbiamo sistematizzato il processo di domotizzazione delle nostre case. Analisi del bisogno attraverso interviste a chi vive e lavora nelle case, scouting dei prodotti e dispositivi presenti sul mercato europeo e non solo e definizione degli standard di sicurezza contribuiscono a dare vita a una domotica, al servizio delle autonomie delle persone con disabilità, che non si sostituisce a esse ma che permetta loro di colmare il gap che le obbliga a dipendere da altri».

Il progetto ha anche una valenza in termini di metodo. Come premette il rettore della LIUC – Università Cattaneo, Federico Visconti: «Non capita tutti i giorni che una realtà non profit dedichi delle risorse proprie per un assegno di ricerca, per lo studio e lo sviluppo di nuove soluzioni. Solidarietà e Servizi lo ha fatto dando vita a una collaborazione che evidenzia un metodo a due vie, dove il collegamento tra università e territorio esiste e va ben oltre la creazione di ricadute economiche».

L’esito della collaborazione sarà presentato nel convegno “Domotica e autonomia delle persone con disabilità” al quale sono attesi gli interventi di Paolo Colli, pedagogista e già collaboratore dell’Università Cattolica di Milano; Giovanni Pirovano, docente a contratto di Impianti Industriali Meccanici e coordinatore dell’i-FAB, LIUC – Università Cattaneo e Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. L’introduzione dei lavori è affidata a Federico Visconti, rettore della LIUC – Università Cattaneo, mentre Domenico Pietrantonio, Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, sarà il moderatore dell’incontro.

La partecipazione è libera previa iscrizione al link: https://w3.liuc.it/iscrizioni/f.php?f=3667

L’invito della UYBA Volley a Solidarietà e Servizi: «Siete un esempio virtuoso dal quale imparare»

Una rappresentanza dell’Area Inserimento Lavorativo ha testimoniato l’operato della cooperativa sociale all’e-work Area di Busto Arsizio

Da spettatori speciali a testimoni virtuosi. Sono i circa 50 dipendenti di Solidarietà e Servizi che sono stati invitati lo scorso 15 ottobre alla e-work Arena di Busto Arsizio per l’esordio in casa della UYBA Volley. La società che milita nel campionato di A1, la massima serie della pallavolo femminile, e che è allenata dal coach dei record Julio Velasco, ha voluto una rappresentanza dei dipendenti di Solidarietà e Servizi che operano all’interno dell’Area Inserimento Lavorativo di Busto Arsizio con lo scopo di «presentare un’eccellenza». Come spiega l’amministratore delegato dell’UYBA Volley Gianluigi Viganò: «Noi ci occupiamo di sport e di giovani anche attraverso le società affiliate. Abbiamo quindi molta attenzione agli aspetti educativi. Quest’anno abbiamo deciso di dare spazio nel “nostro” palazzetto a chi per noi rappresenta un esempio virtuoso nel mondo del non profit. Paliamo di società che non hanno una dinamica di profitto, ma hanno un profondo impatto sociale; realtà che hanno una storia particolare e che sono meritevoli di essere messe in evidenza». Lo scopo di questa iniziativa è duplice: «Innanzitutto, proporre ai giovani dei modelli virtuosi per il loro futuro; non certo secondo, offrire la possibilità di creare reti tra le aziende, in modo tale che possano attivarsi sinergie tali da sostenere l’attività di queste realtà». 

La prima vetrina è stata data a Solidarietà e Servizi, in particolare all’Area Inserimento Lavorativo che, proprio attraverso il lavoro – un lavoro vero – vuole far crescere in autonomia, consapevolezza e dignità le circa 100 persone fragili e con disabilità alle quali viene data questa opportunità. «La relazione tra mondo dello sport ad alto livello, com’è nel nostro caso, e mondo della disabilità ritengo che sia molto positiva. Il nostro coach Julio Velasco dice sempre che “chi perde si giustifica e chi vince festeggia. Ma è nella sconfitta che si impara”. Ogni essere umano ha le proprie fragilità, che siano fisiche, emotive, caratteriali o psicologiche; è però chiaro che alcune fragilità sono più evidenti di altre. Vedere persone che ogni giorno affrontano i loro problemi e le loro difficoltà, reagendo bene e cercando di superarli, ci fa riflettere sulla nostra reale capacità di affrontare le situazioni difficili». La disabilità non deve essere un ostacolo, ma uno stimolo. «Uno stimolo – prosegue – anche per gli atleti di serie A. Se per i ragazzi di Solidarietà e Servizi la presenza al palazzetto può essere stato un momento di svago e di essere tifosi tra i tifosi della nostra squadra, per le nostre atlete e il nostro team è stata l’occasione per imparare che davanti ai problemi bisogna reagire insieme. Il tutto in un’ottica di attenzione alla persona. Solidarietà e Servizi ci insegna molto ed è per questo che per noi è un esempio virtuoso».

Alla fine della partita non poteva mancare la classica foto con il capitano Giuditta Lualdi e le giocatrici della UYBA.

“Custodi di desideri, costruttori di fiducia”

Solidarietà e Servizi continua a investire nella formazione dei propri operatori: l’incontro con il professor Colli ha permesso un approfondimento sugli aspetti fondamentali del prendersi cura delle persone con disabilità

Sono i desideri che portano dalla speranza alla fiducia. Perché «se la speranza è l’atto creativo che ci fa superare le difficoltà porta all’atteggiamento del “tentare sempre”, le esperienze positive aprono la disposizione alla fiducia. Ma sono i desideri che cambiano prospettiva: il prendersi cura è disponibilità verso l’altro, è attenzione al suo desiderio». Paolo Colli, pedagogista e formatore, già docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 19 ottobre scorso ha tenuto nella sede di Solidarietà e Servizi e online il corso di formazione “Custodi di desideri, costruttori di fiducia”, al quale hanno partecipato circa 250 tra educatori, ausiliari e coordinatori. Dopo gli anni della pandemia, sono tornati così nella cooperativa sociale i momenti di formazione fondativa dedicati a tutti gli operatori di Solidarietà e Servizi e finalizzati a dare concretezza alla mission sociale: mai più soli … insieme ci riusciamo.

«È questo un momento particolarmente importante», ha introdotto il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio, “in cui rimettiamo a tema gli aspetti fondamentali della nostra visione: “Mai più soli, Insieme ci riusciamo”. «Ed è questa l’occasione per ribadire l’importanza del nostro capitale umano: gli operatori che quotidianamente, con passione e responsabilità, sono chiamati a prendersi cura delle persone con disabilità che famiglie e Comuni affidano alla cooperativa».

Il recente passato ha messo in risalto il tema della speranza. «La pandemia ha funzionato come il luminol: l’essenziale si è reso visibile agli occhi per costruire una convivenza più coesa e innervata di solidarietà e mutualità», ha detto il prof. Colli. «Siamo tutti parte di un corpo sociale, legati da fili invisibili, interconnessi tanto che il comportamento di un singolo è decisivo per la salute degli altri». In una situazione dove «non siamo barche tutte uguali, ma siamo tutti nella stessa tempesta», servono «anticorpi sociali», ha proseguito. «Il nostro mondo e i territori sono risorse di solidarietà. Siamo quindi in grado di rigenerare coesione e di reagire all’individualismo mettendoci in gioco per il bene collettivo». E qui entra in campo quel prendersi cura dell’altro al quale Colli attribuisce una «sacralità». Ha spiegato: «È questa la radice primaria dell’essere uomo. Ci si definisce umani grazie alla capacità di prendersi cura, di sentirsi sollecitati, impegnati, coinvolti e responsabilizzati dalla presenza dell’altro». E proprio nel cambiare prospettiva, andando a identificare il prossimo, è possibile aiutarlo, ovvero prendersene cura. «È il desiderio di chi abbiamo indentificato come nostro prossimo che muove, orienta e alimenta. Misurarsi con il desiderio proprio e degli altri non è perdersi in una sterile e univoca analisi dei bisogni e non è una risposta esclusivamente materiale, ma un incontro di responsabilità dell’operatore che incontra il desiderio di vivere e di crescere di chi ha bisogno». Anche perché «ciascuno di noi ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno di una rete di aiuti».

In questo contesto l’educare, l’essere educatore, diventa arte dove «la disponibilità verso l’altro è attenzione al suo desiderio, alle sue domande, ai suoi discorsi. La capacità di leggere il desiderio dell’altro, senza soffocarlo con il nostro, è la sfida di ogni relazione di aiuto». Una relazione biunivoca e basata sulla realtà che però è capace di dare una nuova lettura all’impegno educativo di chi si prende cura di persone fragili e con disabilità: «È un dispositivo di identità e adattamento», ha concluso.

Inaugurata a Pavia la nuova Casa di Via Francana: un modello del Dopo di Noi

Una coprogettazione di Solidarietà e Servizi e dell’Associazione Un Nuovo Dono che ha realizzato il sogno di Paride di andare a vivere insieme a Stefano e Michele

A Pavia c’è una nuova casa per tre persone con disabilità. È stata inaugurata lo scorso 5 ottobre la “Casa di via Francana”, soluzione abitativa realizzata ai sensi della legge 112/2016 sul Dopo di Noi, coprogettata dall’associazione Un Nuovo Dono e dalla Cooperativa Sociale Solidarietà e Servizi. «È un housing autogestito pensato e progettato sulla base delle esigenze delle persone con disabilità che lo abitano. Il modello è quello già adottato cinque anni fa con la Casa di via Dei Liguri, sempre a Pavia, e che rappresenta un unicum nel panorama delle risposte al Dopo di Noi», spiega Massimo Zanotti, presidente della Organizzazione di Volontariato Un Nuovo Dono. «La collaborazione con Solidarietà e Servizi ha permesso di affrontare il tema del Dopo di Noi in modo diverso: non una struttura, ma una casa dove, in attuazione della convenzione ONU sui diritti dei disabili, una persona sceglie come vivere, dove vivere e con chi vivere. Paride, Stefano e Michele hanno scelto: vivono insieme, seguendo i loro progetti individualizzati di vita che sono stati predisposti da un’equipe multidisciplinare e con la condivisione delle famiglie».

Al taglio del nastro, insieme agli artefici del progetto, l’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi, sono intervenute le più importanti autorità cittadine: il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi e il vescovo, monsignor Corrado Sanguineti che l’ha definita «una casa bellissima benedetta dal Signore».

Per il sindaco Francassi, l’housing è «uno straordinario progetto. Un grande dono per tutta la città», ha commentato. «L’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi insieme mirano non solo a fornire un alloggio a tre ragazzi in cui lavorare nella direzione di uno stile di vita autonomo, ma sono impegnate fortemente anche nella direzione della sensibilizzazione dell’intera cittadinanza intorno alle disabilità».

I più felici però sono i tre protagonisti della Casa di Via Francana. Innanzitutto Paride, da cui tutto il progetto è partito, con la messa a disposizione del proprio appartamento. «Pur vivendo da tre anni con mia cugina, ho capito che, per stare bene entrambi, avevamo bisogno di avere ciascuno i propri spazi, stare in due case separate. Così ho chiesto a due miei amici di venire a vivere con me».

I suoi amici hanno accettato con entusiasmo. E con grande gioia hanno anche presentato la nuova casa a coloro che sono passati a trovarli. Michele ha voluto mostrare a tutti «la mia bellissima doccia e la mia camera, dove c’è anche la foto del papà sulla scrivania». Stefano non ha nascosto alla zia il suo orgoglio «per un armadio a quattro ante tutto per me».

Piccoli segni? Assolutamente no. Sono i segnali di «una bella vita in una bella casa», ha scritto sul libro degli ospiti Loredana Niutta direttore del Dipartimento della Programmazione per l’integrazione delle Prestazioni Sociosanitarie e Sociali di ATS Pavia.

Sono segni di un’attenzione particolare alla persona, nella sua unicità. «La Casa di Via Francana nasce dalle necessità specifiche di Paride, Stefano e Michele. Abbiamo intercettato l’esigenza e la fatica di tre famiglie e valutato anche la compatibilità di far convivere tre persone con disabilità. Il risultato è nel poter dare la possibilità a loro di realizzarsi proprio come persone adulte e alle famiglie di staccarsi da una situazione che stava diventando pesante», spiega Simona De Alberti, referente di Solidarietà e Servizi per la Città di Pavia. È anche la testimonianza concreta del claim della cooperativa: «Insieme ci riusciamo», ricorda. «Insieme abbiamo operato, non solamente con Un Nuovo Dono, ma coinvolgendo le famiglie, le strutture di riferimento, la Fondazione Cariplo, la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia che ci hanno aiutato e sostenuto nelle spese di ristrutturazione e arredo».

La Casa di Via Francana, che sorge al terzo piano del civico 17 dell’omonima via, si estende su circa 80 metri quadrati. È composta da tre locali, due camere e un soggiorno-cucina, dove Paride, Stefano e Michele possono vivere insieme, sviluppando la loro autonomia.

Solidarietà e Servizi selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula con il progetto AliBlu

L’obiettivo del progetto è ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita

Un bisogno reale, una risposta concreta per bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico. Si chiama AliBlu il nuovo progetto che Solidarietà e Servizi ha sviluppato per prendersi cura delle persone con autismo. Un’iniziativa avviata grazie alla collaborazione con il Comune di Marnate e che è stata selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI. Obiettivo: ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita.

«Questo progetto nasce dal processo di continuo ascolto nei confronti del territorio e delle famiglie», premette Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi. «Le richieste che ci arrivano dai servizi del territorio, quali ad esempio la Neuropsichiatria Infantile ‐ NPI – e i Servizi Sociali comunali, confermano la necessità non solamente di proporre servizi con caratteristiche educative e abilitative, ma anche di dare vita a interventi rivolti al sistema famiglia e alla scuola, oltre che ai territori. Nell’area dove maggiormente opera la cooperativa sociale, ci sono delle liste di attesa importanti: la NPI della ASST della Valle Olona ha circa un anno di attesa per le prime visite al quale si aggiunge un altro anno per l’avvio della presa in carico riabilitativa».  A fronte di tempi non indifferenti, c’è un contesto sociale che rischia di aggravare questa situazione. «Gli strascichi della pandemia e le conseguenze socio economiche del conflitto in corso nell’Est Europa incidono molto portando a inasprire le disuguaglianze sociali e di reddito e precludendo a un’importante fascia di popolazione l’accesso alle cure e agli interventi di mitigazione di situazioni di fragilità», prosegue Puricelli. «Emerge quindi un grande bisogno, soprattutto da parte di quelle famiglie che, oltre ad affrontare problematiche economiche e di integrazione culturale, si trovano a gestire i bisogni di un figlio con disabilità in una quasi totale assenza di reti familiari di prossimità».

Grazie alla conoscenza e alla presenza nel contesto territoriale in particolare della Provincia di Varese, Solidarietà e Servizi ha voluto sfruttare la possibilità data dal Comune di Marnate di aprire un nuovo servizio per l’autismo nella Valle Olona, una nuova unità d’offerta in un territorio che ne è sprovvisto. «L’esperienza maturata con progetti quali “Pollicino”, il primo centro diurno per minori autistici attivo a Gallarate dal 2012 e “Oltre” il CSE – Centro Socio Educativo – aperto a Busto Arsizio nel 2021 e dedicato agli adolescenti con disturbo dello spettro autistico, ci ha permesso di progettare un nuovo intervento rivolto sempre ai minori, capace di porre attenzione alle famiglie e al contesto sociale (scuole, servizi territoriali) in una logica inclusiva».

Per dare vita al progetto AliBlu è possibile partecipare alla raccolta fondi avviata su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali: https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/network/formula

AliBlu è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.

A Legnano apre la nuova casa San Benedetto dove cinque donne con disabilità vivono insieme

Dal 19 settembre Katia, Elisabetta, Susanna, Fabiola e Sandra abitano nel nuovo appartamento di Solidarietà e Servizi dove il Dopo di Noi diventa realtà e l’autonomia cresce con la domotica

È tutta in “rosa” la nuova casa San Benedetto di Solidarietà e Servizi. Da martedì scorso 19 settembre Katia, Elisabetta, Susanna, Fabiola e Sandra abitano a Legnano, in quello che è il nuovo appartamento della cooperativa sociale: una struttura ampia, dove cinque donne con disabilità vivono insieme, facendo un’esperienza non di mera coabitazione, ma di famiglia; dove il “Dopo di noi” trova una risposta concreta e proattiva. «Mi piace tutto di questa casa», esordisce Elisabetta. «Mi piace com’è fatta, i colori che ci sono e mi piace stare a Legnano: qui conosco il Parco Castello». Non riesce a contenere l’entusiasmo Katia che, al suo primo ingresso, si lascia andare in un «mi piace da morire». Lei è la nuova compagna di stanza di Elisabetta: «La camera è molto bella». Per Susanna la nuova casa rappresenta anche una nuova sfida: «Ho tante speranze per questa esperienza: essere a Legnano mi permetterà di fare uscite diverse, conoscere gente nuova e soprattutto proseguire nel mio percorso di vita». Come? «Preparando, ad esempio, la pizza il sabato». Una pizza che è già diventata leggenda: «È spettacolare», conferma Fabiola.

Le cinque donne però non sono nuove al vivere sotto lo stesso tetto. Fino al giorno prima vivevano infatti a Cassano Magnago, alla residenza Isa Tanzi dove però, pur avendo una zona notte dedicata, condividevano le aree comuni con degli uomini. «Non vedevo l’ora di venire qui», prosegue Fabiola. «Siamo tutte donne: abbiamo una maggiore privacy e, di certo, non ci saranno occasioni di litigare su cosa vedere in tv». A unirle c’è soprattutto la musica. «Il Volo, i tre tenori ci piacciono molto. Potremo ascoltarli e potremo ballare». A unirle c’è anche il colore delle camere: «È un rosa antico», spiega Sandra. «L’ho scelto io perché è un colore che mi piace molto. Vedo però che piace molto a tutte».

I legami con Cassano Magnago non saranno però interrotti e il fatto che Marta, l’educatrice che le seguiva alla residenza Tanzi, abbia accettato di spostarsi a Legnano è un segnale importante!

Posta al primo piano della palazzina di via Venegoni, la casa San Benedetto si estende su circa 120 metri quadrati con tre stanze, una cucina e un soggiorno, oltre ai due bagni e il locale di servizio. «È una casa che condensa molti valori della cooperativa», spiega Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. «C’è il tema del “Dopo di Noi” al quale rispondiamo dal 2000 non solo con strutture residenziali comunitarie, ma con vere  e proprie case dove le persone con disabilità possono vivere in un ambiente famigliare, potendo sempre avere un proprio spazio; c’è il tema della domotica applicata allo sviluppo dell’autonomia: questa casa ha infatti una serie di automazioni e sistemi di monitoraggio – come ad esempio l’apertura della porta con lettore di impronta digitale, o sensori per il monitoraggio del sonno – che permettono di agevolare alcuni compiti e garantire sicurezza; c’è il tema della relazione con il territorio: la posizione della casa permette di fare molte attività; c’è infine il tema del miglioramento organizzativo e gestionale dei servizi residenziali, funzionale al perseguimento dei progetti di vita delle persone di cui ci prendiamo cura; in tal senso  è encomiabile e soprattutto importantissimo il lavoro svolto con professionalità e spessore umano dalle coordinatrici dei Servizi coinvolti in questo nuovo progetto, Elisa Colletto e Roberta Battiston, le quali mantengono sempre alta l’attenzione su ciascuno degli ospiti coinvolti.

È una vicinanza che concretizza quel “Mai più soli … insieme ci riusciamo” che muove Solidarietà e Servizi nel prendersi cura delle persone con disabilità.