Un concerto per celebrare i 45 anni di Solidarietà e Servizi

La storica cooperativa sociale di Busto Arsizio ha voluto festeggiare la ricorrenza insieme ai lavoratori, ai soci e agli amici con uno spettacolo al Teatro Fratello Sole. Sul palco i ragazzi dei Centri Socio Educativi 

I ragazzi e le ragazze dei Centri Socio Educativi sul palco del Teatro Fratello Sole

Mercoledì 9 ottobre, con un teatro gremito, si è svolto un concerto per festeggiare insieme a lavoratori, soci e amici i 45 anni di Solidarietà e Servizi, la cooperativa sociale di Busto Arsizio che si fregia del titolo di “prima cooperativa sociale in provincia di Varese”. Con i suoi 506 lavoratori, si prende cura di 5.014 persone con disabilità, all’interno dei vari servizi per l’autismo, per l’autonomia e con progetti di inserimento lavorativo.  Una lunga e bella storia fatta di lavoro, umanità, relazioni e professionalità. All’insegna di una gratitudine, sottolineata dai rappresentanti delle istituzioni.  «Devo ringraziarvi con il cuore per tutto quello che fate per la nostra città» – sottolinea Emanuele Antonelli, Sindaco di Busto Arsizio, dove ha sede principale Solidarietà e Servizi. Gratitudine ripresa anche da Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione della Cooperativa. «Questo spettacolo che abbiamo condiviso con tutti voi – evidenzia, rivolto al pubblico – vuole essere il modo per festeggiare e ringraziare ognuno di voi per quella passione, quell’umanità e quella professionalità che mettete in atto ogni giorno nel prendervi cura di persone disabili e fragili in situazioni che sono spesso impegnative e complesse.» 

Il concerto 

Per la prima volta sul palco di un teatro, i 18 ragazzi e ragazze dei Centri Socio Educativi “Bussola”, “Polaris” e del Servizio di Formazione all’Autonomia “La stella”, insieme con i propri educatori, sono stati in grado di coinvolgere e regalare emozioni. Durante lo scorso anno, in collaborazione con la scuola musicale Niccolò Paganini di Legnano, hanno partecipato ad un laboratorio musicale che li ha portati a mettere in scena uno spettacolo di parole e musica. Quello che hanno proposto ieri al Teatro Fratello Sole.  
Tra gli invitati anche uno special guest, Chicco Gussoni, uno dei chitarristi più richiesti nel panorama nazionale. Durante la serata ha regalato al pubblico un pezzo tratto dal suo ultimo album e ha accompagnato il coro sulle note di “Strada Facendo” di Baglioni. «Con Chicco ci siamo conosciuti qualche mese fa, tramite una nostra collega – continua Pietrantonio. Abbiamo apprezzato molto che abbia scelto di essere qui con noi questa sera per condividere un pezzo della nostra storia.» 

Il primo presidente

Presente anche il primo presidente Felice Colombo. «Sono partito con 10 amici nel lontano 1979 nell’incontro con famiglie con figli disabili, molto sole. Il nostro desiderio è stato fin da subito quello di fare compagnia e di esserci… Mi commuove vedere che questo nostro desiderio si è tradotto oggi nello slogan della cooperativa “Mai più soli… Insieme ci riusciamo”. Mi commuove ancora di più vedere cosa è diventata oggi quella piccola realtà che alcuni giovani ragazzi e ragazze avevano iniziato. Questo per me è vedere la Provvidenza all’opera.» 

La premiazione del “Creativity Contest”

È stato proprio Felice Colombo a premiare il Creativity Contest, il concorso interno alla cooperativa per il disegno del nuovo logo, aperto a tutti i lavoratori. «La cosa interessante – sottolinea Domenico Pietrantonio – è stata la straordinaria partecipazione: 110 lavoratori si sono messi all’opera, producendo 61 loghi. Questo, a mio avviso, dice di un lavoro svolto con passione e di un senso di appartenenza alla Solidarietà e Servizi. E questo è l’aspetto più importante. che mi auguro possa crescere ogni giorno.» 
Il premio di 500€ in buoni Amazon è andato a Tatiana Ciola, assistente sociale.  

Ripartono le attività di AliBlu con tre grandi novità

 

La stanza sensoriale Snoezelen nel centro AliBLU di Marnate

Dopo un’estate ricca di incontri e attività, sono riprese a pieno regime le attività di AliBlu, il servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo. E con l’autunno anche alcune grandi novità.

Più inclusivi alcuni luoghi aperti al pubblico

Innanzitutto,  un progetto per rendere più inclusivi alcuni luoghi aperti al pubblico. «In collaborazione con la piscina comunale di Gorla Minore – racconta Mariolina Caputo, coordinatrice di AliBLUabbiamo lavorato per rendere inclusivi gli spazi legati agli sport acquatici. A bordo vasca, negli spogliatoi, nello spazio docce abbiamo “tradotto” la segnaletica  secondo i criteri della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Con questo piccolo accorgimento possiamo offrire una possibilità in più per far sentire a proprio agio persone con disturbi dello spettro autistico o con disturbi sensoriali importanti: ipoacusici, stranieri, dislessici. Lo stesso poi abbiamo fatto anche negli uffici dedicati al pubblico del Comune di Marnate.» 

La stanza sensoriale Snoezelen

Nel mese di settembre è stata inaugurata poi una stanza sensoriale Snoezelen nel centro AliBLU di Marnate. «Per i nostri bambini con autismo – continua la Caputo – un passo davvero importante. Lavoreremo sempre di più sulla stimolazione sensoriale e sul benessere a 360 gradi. Questa stanza per noi è uno strumento di lavoro a tutti gli effetti, ha una ricaduta terapeutica sul percorso individuale di ciascuno a livello cognitivo, motorio, relazionale ed emotivo.»

Il progetto “Siblings”

Partito anche il  progetto “Siblings”, «dedicato ai fratelli e alle sorelle dei bambini con disabilità – autismo in particolare – che frequentano i nostri centri. Stiamo lavorando con la fascia di età dei preadolescenti e degli adolescenti, con un percorso per esprimere i propri vissuti e rielaborare le sfide quotidiane, in un contesto di confronto tra ragazzi e ragazze con simili esperienze.»


Il progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con CESVI

Se vuoi scoprire il Programma Formula, visita forfunding.it

Buona giornata di “well being”! 

Si chiama well-being ed è il nuovo progetto di Solidarietà e Servizi per favorire il benessere sul luogo di lavoro. Coinvolti i 38 lavoratori del Business Process Outsourcing  

Alcuni dipendenti durante il BPO End Summer Party

«Unisciti a noi. Aiutaci a creare un ambiente lavorativo più positivo… Vogliamo farti sentire parte di una squadra che tiene davvero al benessere di tutti.» Con queste parole terminava il messaggio con cui lo scorso mese di luglio Solidarietà e Servizi ha presentato il progetto di well-being ai 38 dipendenti del Business Process Outsourcing. Fiore all’occhiello dell’area inserimento lavorativo, l’attività di BPO offre servizi di backoffice amministrativi e commerciali a grandi aziende del calibro di Eolo e Novartis, solo per citarne alcune. La maggior parte delle persone impiegate appartengono alle categorie protette, per qualche forma di disabilità fisica o psichica. «Obiettivo di quest’iniziativa – racconta Mariangela Mezzasalma, responsabile del BPO – è quello di migliorare la qualità della nostra vita lavorativa, promuovere uno stile di vita sano ed equilibrato, ridurre lo stress e aumentare concentrazione e soddisfazione sul lavoro.» Concretamente, significa portare benessere sul luogo di lavoro perché si sa, più uno sta bene, più aumentano anche produttività ed efficienza. «L’idea ci è venuta incontrando alcune realtà profit nostre clienti. In Novartis, ad esempio, nostro storico cliente, è ormai normale imbattersi in iniziative di questo tipo.» 

La settimana della cura dell’ambiente di lavoro

È l’ultima proposta in ordine di tempo, una sensibilizzazione dei lavoratori verso ordine, pulizia e organizzazione. «Cari Colleghi – cita la mail ricevuta dai dipendenti – vi comunico che, nell’ambito del Progetto Well Being, questa settimana sarà dedicata alla cura dell’ambiente di lavoro. Crediamo che un ambiente pulito e organizzato contribuisca in modo significativo al benessere di tutti noi…A ciascuno di voi sarà chiesta partecipazione attiva alla cura dell’ambiente di lavoro.» Ma non è l’unica.  

Il benessere di mente e corpo

«Durante il mese di luglio – continua Mariangela – ci siamo focalizzati sul benessere di mente e corpo: ogni lunedì, abbiamo proposto una “pausa caffè” a base di frutta fresca di stagione e yogurt. Il desiderio è quello di favorire un’alimentazione sana ed equilibrata, offrendo alimenti freschi e nutrienti.» 

Attività integrative 

Per stare bene sul luogo di lavoro Solidarietà e Servizi ha pensato anche a promuovere le relazioni nel tempo libero. Nella mente degli organizzatori ci sono gite, passeggiate di gruppo alla scoperta di percorsi naturali nelle vicinanze dell’ufficio, pranzi e cene, spazi di relax. «Per l’autunno abbiamo in programma una “gita foliage”. Nei prossimi mesi poi mi piacerebbe attrezzare la nostra zona ristoro con un calcio balilla e delle chaise longue: un vero e proprio angolo relax.»  

Momenti di festa

Non possono mancare all’interno di questa proposta anche i momenti di festa, come testimonia il BPO End Summer Party, organizzato nelle scorse settimane nel dopo lavoro per ricreare le atmosfere dell’estate. «Un aperitivo speciale – racconta Maurizio, un dipendente del BPO – con dress code rigorosamente estivo per fare festa insieme e immortalarci in uno scatto fotografico che ci ricorderà l’estate anche nelle giornate autunnali.» 

In linea con il programma dell’OMS

Il progetto well-being rientra a pieno titolo nei desiderata dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che promuove da anni il WHP – Workplace Health Promotion, un programma per la promozione della salute nei luoghi di lavoro attraverso corretti stili di vita grazie a concrete attività in azienda. Siglato nel 2013 e promosso da ATS Insubria in collaborazione con Confindustria Varese e le Organizzazioni Sindacali Cgil, Cisl e Uil, è un’iniziativa che oggi, nel Varesotto, coinvolge quasi 99 luoghi di lavoro per un totale di 26.000 lavoratori. 

 

Solidarietà e Servizi e Museo MA*GA di Gallarate insieme per l’inclusione 

Partito un progetto pilota per proporre visite guidate e laboratori artistici pensati per bambini e adolescenti con autismo  

Un’attività con i bambini di Pollicino al MA*GA di Gallarate

È stata siglata ufficialmente una collaborazione tra il Museo MA*GA di Gallarate e i servizi Pollicino e Avanti Tutta di Solidarietà e Servizi. Obiettivo è quello di proporre percorsi sempre più inclusivi all’interno delle visite guidate del museo.  Museo che è molto radicato sul territorio, con una proposta di laboratori artistici e workshop per tutti i tipi di pubblico, dai bambini agli adulti. «Lavoriamo molto con le scuole e con le famiglie» – racconta Marika Brocca, educatrice museale, specializzata in attività con bambini dai 3 ai 14 anni. «Il nostro desiderio è di rendere i luoghi della cultura sempre più accessibili a tutti, anche alle persone che presentano particolari fragilità, fisiche o cognitive.» 

Una proposta per minori con autismo

«Organizzando laboratori con le scuole – continua  – negli ultimi anni abbiamo incontrato sempre più spesso bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, vera emergenza sociale di questi tempi. Ci siamo resi conto della necessità di una proposta ad hoc, strutturata sui loro bisogni particolari.» Da quest’esigenza è nata una collaborazione con  Solidarietà e Servizi, che sul territorio di Gallarate è presente con il Centro Pollicino, un servizio educativo per minori con autismo.   

Il progetto pilota con “Pollicino” e “Avanti Tutta”

La collaborazione nasce all’interno del bando PNRR finanziato dal Ministero della Cultura “Museo: opera aperta. Percorsi e strumenti per il MA*GA accessibile. Proposte progettuali di intervento per la rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali dei musei e luoghi della cultura”.  

Concretamente, si tratta di un progetto pilota in cui le educatrici di MA*GA e di Solidarietà e Servizi lavoreranno fianco a fianco per mettere a punto la miglior proposta per avvicinare i ragazzi con autismo alla visita al museo.  «Sarà un affiancamento in tutto il percorso, lavoreremo a quattro mani, noi educatrici museali con la nostra competenza artistica e le educatrici di Pollicino e Avanti Tutta, con una conoscenza specifica rispetto a questo target» – spiega l’educatrice museale. «Per noi sarà fondamentale – continua – incontrare questi bambini e adolescenti, conoscere le caratteristiche del gruppo che parteciperà al progetto, per progettare le attività da proporre, nonché le modalità comunicative più efficaci, i tempi e gli spazi più adeguati.»  

Nel mese di settembre è partito un tavolo di confronto, condotto da Carolina Bianchi e Francesca Marianna Consonni, esperte in attività educative. Con l’inizio del nuovo anno verranno poi proposte delle attività laboratoriali direttamente in museo.  «Con i più piccoli del servizio Pollicino – racconta Francesca Moraca, coordinatrice dei centri Pollicino e Avanti Tutta – in primavera parteciperemo ai laboratori della collezione permanente, un riallestimento del 75esimo dell’edizione Premio Gallarate. Con gli adolescenti di Avanti Tutta, invece, frequenteremo i laboratori della  mostra del design. Insieme, a più mani con le educatrici museali, stenderemo anche le schede in comunicazione aumentativa, un linguaggio iconico, fondamentale per questi ragazzi.» 

Il museo inclusivo 

Il MA*GA di Gallarate è da tempo molto attento ai pubblici più fragili. «All’interno della nostra proposta – evidenzia la Brocca – stiamo producendo un video di spiegazione delle opere in LIS (linguaggio dei segni) per persone non udenti e delle tracce audio immersive per avvicinare le persone non vedenti alla nostra collezione.  Stiamo poi lavorando a una guida del museo accessibile a tutti: introdurrà il museo e la mostra permanente, avrà immagini tattili e testi tradotti in Braille e in Comunicazione Aumentativa». Uno strumento inclusivo pensato anche come ausilio per le classi con bambini stranieri o con qualche fragilità. «Potrà essere un valido supporto anche per le insegnanti di sostegno e per le famiglie con bambini con disabilità che vorranno visitare il nostro museo.»  

Davvero un progetto ambizioso e sfidante che coniuga le competenze educative, pedagogiche, di supporto alla fragilità e di attenzione all’integrazione con i territori che sono tipiche dell’approccio di Solidarietà e Servizi (“Mai più soli; insieme ci riusciamo”). 

Fondazione UBI per Varese finanzia l’housing sociale di Solidarietà e Servizi 

Pronti entro fine anno gli Appartamenti Tanzi, due unità abitative per sostenere autonomia e percorsi “dopo di noi” di persone con disabilità 

Ultimata la zona notte degli Appartamenti Tanzi

Sono in fase avanzata i lavori di ristrutturazione della Residenza Tanzi a Cassano Magnago, un immobile che attualmente ospita 7 persone con disabilità, ma che – ultimato il progetto – sarà in grado di accoglierne fino a 10. Diventeranno “Appartamenti Tanzi” e saranno due unità abitative separate, o meglio case, ciascuna prevista per 5 persone.  

Gli Appartamenti Tanzi

La struttura esistente, di proprietà di Solidarietà e Servizi da 15 anni, aveva proprio bisogno di un bel restyling. «Abbiamo colto l’occasione di una riorganizzazione dei nostri servizi residenziali – evidenzia Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi per trasformare la Residenza Tanzi in Appartamenti Tanzi, due soluzioni distinte, ma attigue, una a piano terra e l’altra al primo, che funzioneranno separatamente e, nel nostro progetto, avranno un’utenza omogenea per età. Con questa ristrutturazione ampliamo la possibilità di percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo famigliare di origine, incrementando i cosiddetti percorsi del “durante noi”

Dalla scorsa estate già due persone provenienti dai centri di Solidarietà e Servizi hanno iniziato a beneficiare di progetti per un graduale distacco consapevole – e quindi sereno – dalla propria famiglia. Ci interessa curare questa delicatissima fase di transizione verso l’età adulta, considerando – sempre di più – il punto di vista dei genitori, che in quel momento possono vivere sentimenti di spaesamento e di solitudine.» 

Per sostenere progetti di autonomia

«Ormai vediamo la fine dei lavori – continua Borghi. Abbiamo appena completato la zona notte del secondo appartamento. Per noi è un intervento importante, anche in termini di significato, perché ci consente di investire in progetti di housing per sostenere sempre di più l’autonomia delle persone di cui ci prendiamo cura.» 

Attualmente, infatti, le 7 persone che vivono alla Tanzi hanno un discreto grado di autonomia. Tutte con una disabilità cognitiva, durante la giornata hanno i loro impegni: chi all’area inserimento lavorativo di viale Toscana, con un tirocinio professionalizzante o un’attività lavorativa vera e propria, chi ai Centri Socio Educativi di Samarate o di Busto. Nel tardo pomeriggio poi si ritrovano insieme, con un operatore che ne supporta il percorso: li affianca nelle ore serali, per la cena e le piccole grandi incombenze domestiche. «I nostri ragazzi sono molto inseriti anche nel territorio – sottolinea Elisa Colletto, la coordinatrice della Tanzi. Prestano servizio in Comune nel gruppo raccolta rifiuti, collaborano con il bar dell’oratorio, “servono Messa” presso la parrocchia di Cassano e sono coinvolti nelle iniziative delle Associazioni cassanesi.

«Desideriamo andare sempre più verso un’offerta di servizi residenziali con caratteristiche tipiche di una “civile abitazione”, cioè di vere e proprie case per persone con disabilità – continua Borghi. Sarebbe stato anche il desiderio di Isa Tanzi (a cui sono intitolati gli appartamenti), ex presidente dell’Associazione Familiari Persone Disabili (AFPD) di Cassano Magnago.» 

L’introduzione della domotica

Gli appartamenti saranno poi dotati di tecnologia domotica, grazie al know how e alla collaborazione con i ricercatori dell’Università LIUC di Castellanza «Sulla scia delle recenti ristrutturazioni (appartamenti Gandolfi e San Benedetto di Legnano) – precisa Borghi – crediamo che la tecnologia possa dare un contributo significativo alla qualità di vita delle persone con disabilità che vivono in un ambiente comunitario per sviluppare il loro livello di autonomia.» 

Il sostegno di Fondazione UBI per Varese

Fondazione UBI per Varese (attualmente transitata all’interno del mondo Intesa San Paolo) ha deciso di sostenere questo progetto con un importante contributo per le spese di ristrutturazione e domotizzazione. «Da quando ci siamo costituiti, nel 2004 – sottolinea il dott. Luigi Jemoli, vicepresidente di Fondazione UBI – sosteniamo progetti sociali, culturali, artistici e formativi in provincia di Varese. Questa è la prima volta che siamo a fianco di Solidarietà e Servizi. Per noi è importante che i progetti che adottiamo abbiano una ricaduta territoriale in provincia di Varese e abbiano soggetti promotori in grado di dare respiro e continuità agli interventi. E questo progetto risponde a pieno a questi criteri.» 

E allora non ci resta che attenderne l’inaugurazione! 

 

Vuoi lavorare con noi? Scopri le posizioni aperte in Solidarietà e Servizi 

Stiamo cercando assistenti sociali, educatori e personale ASA/OSS

Alcuni ospiti del Centro Diurno Disabili “Il Girasole” di Caronno Pertusella

Desideri un lavoro nel sociale dove puoi prenderti cura delle persone più fragili? Vuoi un lavoro in team dove metterti in gioco per far crescere l’autonomia e le competenze delle persone che ti sono affidate?
Mettiti in gioco e vieni a lavorare con noi. Mai più soli… Insieme ci riusciamo!

Per i nostri servizi per persone con disabilità, cerchiamo Educatori, Assistenti Sociali, Ausiliari Socio Assistenziali (ASA) e Operatori Socio Sanitari (OSS)

Sede di lavoro: Busto Arsizio e comuni limitrofi

Invia la tua candidatura a giorgia.piana@solidarietaeservizi.it

Ritorna “Amici di scuola e dello sport”

Anche quest’anno Solidarietà e Servizi aderisce all’iniziativa di Esselunga

L’iniziativa “Amici di scuola e dello sport” di Esselunga a cui aderisce Solidarietà e Servizi

Fino al 17 novembre utilizzando la Carta Fidaty durante la tua spesa in Esselunga (sia nei punti vendita, sia con la spesa on line) ogni 15 euro di spesa o 50 Punti Fragola, riceverai un Buono Amici di Scuola e dello Sport, che potrai donare a SOLIDARIETÁ E SERVIZI:

  • DIRETTAMENTE consegnando i buoni agli educatori della struttura

oppure

  • INSTALLANDO L’APP Amici di Scuola e dello Sport disponibile gratuitamente su Google Play e App Store sul tuo smartphone. Potrai così caricare i buoni (cartacei o digitali) sul “conto” Solidarietà e Servizi (VAON35331P)

Ci permetterai di acquistare materiale di cartoleria, sportivo e tecnologico, per le attività con i nostri ospiti.

📣 PASSAPAROLA 📣

Una formazione “fondativa”

A Pavia  i coordinatori, gli educatori e il personale ausiliario dei centri diurni disabili gestiti da Solidarietà e Servizi hanno incontrato il Vescovo Mons. Corrado Sanguineti e don Vincent Nagle, cappellano della Fondazione Maddalena Grassi. Insieme hanno fatto un lavoro per approfondire il senso della mission della cooperativa “Mai più soli … Insieme ci riusciamo”

A Solidarietà e Servizi ci si forma per arrivare a prendersi cura con sempre più professionalità e competenza delle persone. È una formazione che arricchisce le conoscenze dell’operatore, permette di acquisire nuove competenze per il lavoro con le persone con disabilità e per affrontare le nuove sfide che emergono quotidianamente.

Una formazione “fondativa”

Ma c’è un altro livello che alla cooperativa sta a cuore indagare e approfondire ed è quello che mette al centro il senso del prendersi cura. La chiamano “formazione fondativa” perché ha a che fare con l’umano di ciascuno, con il significato profondo delle cose, del lavoro, del dolore, della relazione con l’altro. È una proposta che viene fatta ogni anno a tutti gli operatori. Per questo 2024 l’opportunità è arrivata dai centri diurni di Pavia.

La visita del vescovo di Pavia


«Tutto è nato dalla visita pastorale del vescovo di Pavia Mons. Corrado Sanguineti ai nostri centri – racconta Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione della cooperativa – una presenza sempre vicina alla nostra realtà. Dopo quest’incontro abbiamo chiesto al vescovo di aiutarci ad approfondire quel “Mai più Soli”, che ci accompagna nel prenderci cura della persona disabile e dice dell’importanza della relazione con l’operatore.» 

«Nelle nostre équipe ci siamo preparati – sottolinea Simona De Alberti, coordinatrice del CDD Le Betulle –  riflettendo sul nostro ruolo di operatori, su come stiamo al fianco di persone con grave disabilità…quali le soddisfazioni e quali le difficoltà che ciascuno di noi incontra nella relazione di aiuto. Sono emerse questioni esistenziali che abbiamo condiviso con Sua Eccellenza. Primo fra tutti il tema del limite.»  

Il tema del limite

«Innanzitutto, non spaventiamoci del nostro limite – ha detto Mons. Sanguineti –  perché è il segno della nostra umanità ed è da guardare non come un problema o un ostacolo da rimuovere, ma come la prima risorsa che mi mette in rapporto con l’altro e con la realtà. Sentirci inadeguati e a volte impotenti è proprio il segno che stiamo da uomini e da donne davanti ai nostri amici disabili. E anche in noi si aprono delle domande immense, a cui a volte non troviamo subito una risposta.»

L’incontro con Don Vincent Nagle

Al termine di questo primo appuntamento, tenutosi nel mese di maggio, il vescovo ha espresso il desiderio di rendere ancora più concreta la riflessione, invitando per una testimonianza l’amico don Vincent Nagle, cappellano della Fondazione Maddalena Grassi, dove, quotidianamente, si occupa di accompagnare i malati cronici e i malati terminali.

«Don Vincent – continua Simona – ci ha aiutato ad andare ancora più in profondità,  rispondendo alla  nostra domanda: quando e come il limite diventa fecondo,  quando il nostro limite è una risorsa anziché un ostacolo, per l’operatore e per la famiglia, per la persona di cui ci prendiamo cura?»  

Accettare il proprio limite per accompagnare davvero

 «Penso che quello che mi ha colpito di più ascoltando don Vincent – commenta Rita, un’educatrice del CDD Le Betulle – sia stata proprio la sua gioia, il suo modo di fare, la sua serenità nel parlare del limite, di accompagnamento alla morte, non come argomenti angoscianti, ma come la normalità della sua quotidianità. Mi è sembrato lui stesso un esempio concreto di chi ha visto tanta sofferenza, tanti limiti, ma li ha accettati e accolti senza censura trasformando questa consapevolezza in un modo per aiutare e prendersi cura.» Prosegue Eleonora, un’educatrice del CDD Naviglio: «Mi ha colpito pensare che riuscire a restare in relazione con l’altro vuol dire lavorare su se stessi. A volte sperimentare dentro di sé la sofferenza degli altri significa restituirla trasformata.» O ancora Romina, un’educatrice del CDD Torchietto: «Don Vincent mi ha fatto riflettere sull’importanza dell’accompagnare le persone bisognose, che è diverso dallo stare accanto, è un qualcosa di più, è un modo più profondo di prendersi cura dell’altro.» 

«Puoi fare compagnia davvero –   ha ricordato don Vincentquando non censuri niente della tua umanità, quando riesci a riconoscere ed accettare il tuo limite e stare davanti all’altro con tutto te stesso, mettendoti al suo livello, senza frapporre una distanza.» 

«Questa volta è diverso perché non mi hai lasciato solo»

Mauro nell’ultimo mese ha affrontato un esame delicato all’ospedale. Non era la prima volta, ma questa volta è stato diverso perché non si è sentito solo.  Tutto è diverso quando ci si sente accompagnati.  

«Questa volta è diverso perché c’eri tu e non mi hai lasciato solo». Questa è la storia di Mauro, 65 anni, presenza storica in Solidarietà e Servizi. Da 10 anni vive a Busto Arsizio nell’Appartamento Castiglioni, una delle nove case per persone con disabilità della cooperativa, insieme a Stefano e Giorgio. Vivono in modo autonomo, con i tempi scanditi dalle attività presso il capannone di viale Toscana, i piccoli compiti di casa e il tempo libero con gli interessi di ciascuno, il giardinaggio, gli animali, l’inter…  
Ogni sera è con loro un educatore: insieme preparano la cena, insieme decidono i piccoli acquisti da fare, insieme fanno la spesa online. E poi c’è Elisa, che da un anno e mezzo è la coordinatrice della casa. «Vado spesso a cena da loro – racconta. Per me in questi mesi è stato importante costruire un rapporto di fiducia. Non mi conoscevano, ero nuova, dovevo conquistarmeli. Oggi abbiamo creato un legame, sono di casa. Sul frigorifero c’è anche il mio numero come riferimento da contattare in caso di bisogno. Adesso mi chiamano per condividere piccoli grandi problemi della vita di tutti i giorni, dall’intervento dell’idraulico agli occhiali persi.»  

Mauro ha qualche piccolo problema di salute e negli ultimi anni ha dovuto sottoporsi più volte ad un esame delicato, anche nelle fasi preparatorie, perché necessita costanza e precisione nell’attenersi alle indicazioni dei sanitari. Indicazioni che non sempre sono state seguite alla lettera, compromettendo la buona riuscita dell’esame. «L’ultima volta non ce l’ho fatta – commenta Mauro – il “beverone” è disgustoso, ma questa volta è stato diverso». Sì, perché Elisa non l’ha lasciato solo un minuto. Esame prenotato, appuntamento previsto per la metà di luglio a Magenta. Necessaria la solita preparazione: alimentazione ad hoc per tre giorni, un giorno di dieta liquida, un giorno di digiuno… e i famosi “beveroni” da bere a intervalli di 12 ore. «Anche chi vive in autonomia non deve affrontare questo esame senza costante assistenza – continua Elisa.  Mauro si sarebbe scoraggiato. Per una fortunata coincidenza avevamo un posto libero in un’altra casa che abbiamo a Cassano Magnago, dove, per le persone disabili, è garantita la presenza di un operatore socio-sanitario anche durante la notte e dove Daniele, Barbara e tutta l’équipe erano prontissimi ad accoglierlo e supportarlo. Ho proposto a Mauro di trasferirsi per un breve periodo, lì avremmo potuto seguirlo meglio.» E così è andata, Mauro non è stato lasciato solo neanche in un passaggio della preparazione all’esame ed è arrivato pronto.
«Per una settimana – sottolinea Mauro – ho dovuto rinunciare alla mia autonomia e al mio lavoro. Confesso che non sempre è stato facile avere nuovi coinquilini e seguire le nuove regole della casa dove mi trovavo. Ma non mi sono sentito solo. Alla fine dell’esame, per ricompensare la mia fatica, l’operatore che mi ha accompagnato, Daniele, mi ha offerto un’ottima pizza! Finalmente ho potuto mangiare e bere!» Mai più soli… Insieme ci riusciamo.   

Solidarietà e Servizi ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere 

La cooperativa ha recentemente ottenuto la Certificazione per la Parità di genere. Coinvolte nel percorso tutte le aree insieme all’ente certificatore, TÜV SÜD 

492 dipendenti di cui 347 donne, pari al 70%, 47 persone con posizioni di responsabilità, di cui 34 donne, pari al 72%. Due donne nel Consiglio di Gestione e una nel Consiglio di Sorveglianza della cooperativa. A Solidarietà e Servizi, quando si parla di parità di genere, si gioca facile. All’inizio di questo 2024 i responsabili e le responsabili hanno deciso di rendere anche formale qualcosa che nella sostanza sembra scontato, avviando un percorso per ottenere la certificazione per la parità di genere, facendosi affiancare dai consulenti di Euroinfoteam per l’implementazione di un Sistema conforme alla norma di riferimento e rivolgendosi a TÜV SÜD per la verifica dello stesso. 

«È un traguardo importante – sottolinea Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione della cooperativa – testimonia il nostro impegno per valorizzare la cultura della diversità e delle pari opportunità, con un ambiente di lavoro attento alle tematiche di genere, inclusivo ed equo, anche in riferimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. A partire dal riconoscimento di una diversità il percorso intrapreso ha avuto l’obiettivo di fare una riflessione più approfondita per garantire davvero le stesse opportunità a tutti i nostri lavoratori e lavoratrici.» 

Il percorso

L’ente certificatore ha trascorso in cooperativa tre giornate di audit durante le quali sono stati analizzati diversi aspetti, con relativi indicatori, qualitativi e quantitativi. Indagati la governance aziendale, i processi di reclutamento del personale, gli aspetti retributivi, le opportunità di crescita delle donne in azienda fino alla tutela della genitorialità e della conciliazione vita-lavoro.  

«Intraprendere questo percorso, soprattutto per un ente non profit – evidenzia Anna Diletta Sara, coordinatrice tecnica nazionale della UNI/PdR 125:2022 per TÜV SÜD – può essere un passo in più per dimostrare che chi lavora bene nel non profit, lavora bene a 360 gradi, anche nell’ambito della parità di genere. È poi un momento di preziosa riflessione interna per mettersi in gioco e mettere a tema i propri processi interni, per garantire sempre più inclusione e pari opportunità.»  

Le testimonianze dei lavoratori

«Sono un educatore e un papà – racconta Luca, vicecoordinatore di un centro diurno disabili – ho due figli e per entrambi ho usufruito del congedo parentale. Solidarietà e Servizi è una realtà particolare, noi uomini siamo in minoranza, come spesso accade per le cosiddette “professioni della cura”. Rispetto a questo non ho particolari episodi da raccontare, proprio  perché quello che ho visto in 12 anni di lavoro è una reale collaborazione. Il genere, così come altre categorie (minore maggiore esperienza, caratteristiche fisiche individuali) non ha mai influito a priori sulle valutazioni, sull’organizzazione del lavoro e sulla gestione dei carichi. Certo, sempre con intelligenza, si valuta caso per caso. Se c’è un lavoro che richiede una forza fisica maggiore o una cura particolare, scegliamo di volta in volta i colleghi o le colleghe più adatte al compito, in base alle attitudini e alla sensibilità di ciascuno. Nel mio quotidiano, ho visto una normalità fatta di rispetto reciproco e attenzione anche alle tematiche legate alla conciliazione vita privata lavoro. Nel nostro piccolo siamo una famiglia e, se possiamo, ci aiutiamo, anche tra colleghi, per venirci incontro.»  

Normalità ripresa anche da Margherita, educatrice del Polo Inclusione Lavoro di Venegono «Ho un figlio di 2 anni, non mi sono mai sentita discriminata, anzi ho sempre sentito un’attenzione da parte dei colleghi e dei capi nel venire incontro anche alle mie esigenze di lavoratrice e madre.»  

«Seguire l’iter di certificazione e dialogare con i professionisti coinvolti – commenta Fabrizio Carturan, responsabile per Solidarietà e Servizi della qualità e del sistema di gestione UNI/PDR 125:2022 – è stata, per me, un’ulteriore conferma che Solidarietà e Servizi traduce effettivamente in fatti e in attività quei principi e quei valori che stanno alla base della sua mission e che hanno origine dal concepire ogni persona unica e irripetibile. E, in un certo senso, stupisce che si debba ricorrere a uno schema di certificazione per definire, misurare e perseguire tali valori.»