AliBlu: tutto pronto per il nuovo servizio di Solidarietà e Servizi per i ragazzi con autismo

Il progetto che sarà avviato a gennaio a Marnate è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI

Tutto pronto per l’apertura ufficiale di AliBlu. Da gennaio 2024, in via Vittoria 37 a Marnate, prenderà avvio il nuovo servizio di Solidarietà e Sevizi: non solo un luogo dove trovano spazio competenze educative, pedagogiche, di supporto alla fragilità e di attenzione all’integrazione con il territorio, ma un grande abbraccio per far crescere in autonomia i bambini e i ragazzi con disturbo dello spettro autistico. Il progetto, sviluppato dalla cooperativa sociale e sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI, si inserisce nel costante dialogo che Solidarietà e Servizi ha con il territorio, con la volontà di arrivare là dove mancano ancora le risposte ai bisogni reali. «Nel solco di quello che è l’approccio della Solidarietà e Servizi e che è ben sintetizzato dal claim “Mai più soli … insieme ci riusciamo”, abbiamo dato vita a un progetto multidimensionale», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Si tratta di un servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo, rivolto soprattutto al territorio limitrofo, quello della Valle Olona totalmente privo di questo tipo di offerta. Non è un servizio chiuso: la volontà è di aprire la presa in carico non solamente al minore, ma anche alla sua famiglia attraverso un supporto specialistico. Inoltre, sono previsti interventi mirati al territorio, dalle scuole alla rete sociale, per potenziare l’attività e per creare occasioni di inclusione della persona con autismo in normali contesti di vita, quali possono essere un supermercato o gli uffici comunali».

Il valore della rete si fa sentire anche sulla presa in carico del minore e della sua famiglia. «Partiamo dalle segnalazioni da parte dei servizi specialistici, dei Servizi sociali comunali e delle scuole, ma anche su richiesta diretta da parte della famiglia per arrivare a definire progetti di vita individuali», spiega. «Gli spazi, messi a disposizione dal Comune di Marnate, permettono di accogliere fino a 15 minori nel servizio diurno. Ma la presa in carico si estende anche alle famiglie per le quali già prevediamo di dare supporti e servizi; inoltre c’è la volontà di realizzare due percorsi di gruppo per i cosiddetti “siblings”, ovvero i fratelli e sorelle di minori con autismo». AliBlu fin dall’inizio vuole essere un centro dalle porte aperte, che guarda al territorio e con il territorio vuole creare percorsi di sostegno e crescita delle persone fragili. «Innanzitutto è prevista la collaborazione con le scuole per il sostegno e l’accompagnamento di minori con disabilità che non frequentano AliBlu. La scuola è una realtà educativa fondamentale nella crescita di questi ragazzi che può dare molto nello sviluppo delle capacità e dell’autonomia di questi ragazzi. Prevista anche la collaborazione con un supermercato della zona e due amministrazioni comunali per la traduzione della cartellonistica interna in CAA, cioè in Comunicazione Aumentativa Alternativa, uno strumento utilizzato per facilitare la comunicazione con persone con autismo e la loro comprensione del contesto». 

AliBlu vuole essere così non solamente un servizio, ma un hub di progettualità e crescita dove la persona con disabilità trova strumenti educativi innovativi per costruire il suo futuro e dove un territorio si ritrova nel dare risposte integrate e inclusive a un bisogno.

Per questo, tutto il territorio può dare una mano concreta ad AliBlu nello “spiccare il volo”, contribuendo con una donazione su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali.  https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/progetto/aliblu-inclusione-consapevolezza

Attorno al Presepe: lo stupore davanti all’accadere del mistero

I doni dei pastori, la voglia di raccontare la nascita di Gesù e il senso di gratitudine per il Mistero che si ripete. Le testimonianze degli ospiti di una Comunità Socio Sanitaria di Solidarietà e Servizi

Natività realizzata con materiali di riciclo dal Centro Diurno Disabili di Gallarate con la collaborazione e il supporto dell’artista Elena Rizzardi

Pierluigi guarda i doni portati dai pastori più generosi: agnelli, latte… «Sono il frutto della fatica del loro lavoro… La mia fatica è quella di tenere gli occhi aperti. Non sono abituato, preferisco tenerli chiusi. Oggi voglio tenerli aperti per vedere quello che succede».  Giulia osserva la capanna: «Io posso raccontare che Gesù è nato alle persone cui voglio bene, così possono dire che io credo in Gesù. La mia zia Silvana non lo può raccontare. È morta. Lei però mi aiuta dal Cielo».

Carmelo non si capacita: «Gesù è venuto qui, adesso, in Comunità?» Attilia, di poche parole, ringrazia: «Grazie Gesù di essere venuto ancora una volta!» Alessandro invece ha tenuto le distanze in silenzio. Il mattino seguente è stato sorpreso, in un momento, fermo in piedi, davanti al presepe. 

Nessun limite può bloccare l’iniziativa del Mistero: Egli si comunica attraverso lo stupore “contagioso” di coloro che l’hanno accolto. 

Ospiti e volontaria di una Comunità Socio Sanitaria

Partnership tra aziende e Solidarietà e Servizi per catalogare e digitalizzare la Biblioteca Capitolare di Busto Arsizio

Un progetto sociale “al quadrato” quello avviato dalla cooperativa sociale con Exergy International e Fratelli Tognella che dà lavoro vero a persone con disabilità e restituisce ai cittadini di Busto Arsizio, e non solo, un importante patrimonio culturale

Il patrimonio della Biblioteca Capitolare della parrocchia San Giovanni Battista di Busto Arsizio si apre al futuro e diventa esempio di inclusione sociale. Con il progetto elaborato dalla cooperativa sociale Solidarietà e Servizi assieme a due aziende, Exergy International srl di Olgiate Olona e Fratelli Tognella Spa di Somma Lombardo, sotto il coordinamento della Provincia di Varese, saranno catalogati e digitalizzati i 15 mila volumi custoditi dall’ultracentenaria istituzione (ha più di 500 anni), dando lavoro a tre persone con disabilità. È un progetto “sociale al quadrato” quello che è stato presentato in conferenza stampa giovedì 30 novembre; un progetto che guarda all’inclusione sociale attraverso il lavoro vero e al bene comune e con la maggiore fruibilità del patrimonio librario della biblioteca.

«È un progetto che ci fa pensare alla speranza per almeno tre motivi», ha detto il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «Innanzitutto perché tre persone con disabilità lavoreranno nel nostro reparto di Gestione Documentale: accetteranno la sfida del lavoro vero, quello che non fa sconti, che ci chiedono i clienti, e permette alle persone di realizzarsi. Sono tre persone che vanno ad aggiungersi alle 68 che già lavorano con noi. Secondo, il beneficio che ne avrà la comunità tutta. Non ultima la collaborazione e la partnership che ha permesso di avviare questo progetto e che vede la presenza di aziende, enti pubblici, la Parrocchia e la nostra cooperativa sociale con la propria mission: valorizzare i talenti delle persone disabili».

L’iniziativa nasce dalla necessità delle aziende di assumere persone con disabilità attraverso un percorso lavorativo mirato e gratificante. «Il decreto attuativo della legge Biagi permette alle aziende che non possono per vari motivi assumere direttamente le persone con disabilità, di adempiere comunque ai loro obblighi previsti dalla legge 68/99, affidando commesse di lavoro a cooperative sociali che assumono lavoratori disabili, nell’ambito di una convenzione ex art. 14 del decreto», ha spiegato Francesco Maresca, responsabile del settore Lavoro della Provincia di Varese. «Con questo progetto viene data la possibilità all’azienda di affidare una commessa che non riguarda nello specifico attività legate al proprio business, ma attività con finalità sociali e di interesse collettivo». 

Tre le persone con disabilità che, assunte da Solidarietà e Servizi e grazie anche ad un percorso formativo, potranno dedicarsi a questo lavoro coordinati da un capo progetto con Master in Formazione e gestione degli archivi digitali e da un archivista senior. Le attività includeranno la consulenza nella selezione di un software per la gestione bibliotecaria, la catalogazione dei volumi moderni e la digitalizzazione del fondo antico, il patrimonio di volumi più antichi.

A sostenere il progetto ci sono Exergy International e Fratelli Tognella. «Un anno prima di incorrere nell’obbligo normativo di inserire nuove persone disabili in Exergy, abbiamo ragionato su quale potesse essere una modalità gratificante per le persone stesse e rilevante per il nostro territorio», ha spiegato Andrea Canali, Chief People Officer di Exergy International srl, fornitore globale di tecnologie per la produzione di energia elettrica a zero emissioni. «Abbiamo trovato in Solidarietà e Servizi il partner perfetto e qualificato per costruire un progetto ed insieme ci siamo impegnati per mesi per individuare l’ambito di intervento adatto a valorizzare i talenti delle persone. Siamo orgogliosi di quanto siamo riusciti a fare. Creare valore e relazioni con le Istituzioni e le comunità locali è una nostra responsabilità, nella quale investiamo molta attenzione ed energia ed ancora di più ne investiremo in futuro».

Ha aggiunto Fabio Tognella, Presidente di Fratelli Tognella Spa, azienda di Somma Lombardo leader nella produzione di valvole: «Il rapporto consolidato che abbiamo con Solidarietà e Servizi ci ha portato a creare iniziative per dare sostegno non solo alla cooperativa stessa, ma anche al territorio. La nostra azienda è infatti convinta che sia giusto e necessario dare sostegno a iniziative che possono far crescere attività capaci di creare benessere sociale. E il “lavoro” per una persona con disabilità è uno strumento importante per la sua crescita e per la sua vita».

Dopo aver festeggiato i primi 500 anni lo scorso 2012, la Biblioteca Capitolare si prepara a una nuova modernità. «Ringrazio per il risveglio di interesse che emerge nei confronti della Biblioteca Capitolare», ha detto Monsignor Severino Pagani, Prevosto della parrocchia di San Giovanni Battista. «La Biblioteca Capitolare è un’istituzione storica molto significativa e preziosa della Parrocchia e riveste molta importanza anche per tutta la città. In questi ultimi decenni anche per merito di persone dedite e competenti, la Capitolare ha ripreso vita e proprio in questi ultimi mesi si è provveduto ad un restauro che ancora è in atto. La riorganizzazione della Biblioteca secondo le nuove tecnologia digitali è la prospettiva che ora stiamo intraprendendo per renderla maggiormente fruibile alla comunità cristiana e a tutta la cittadinanza».

Il patrimonio della Biblioteca è di grande valore storico e culturale. Nata come istituzione pubblica, con un fondo librario di partenza di impronta umanistico-filosofica, custodisce testi e documenti di pregio. «Oggi conserva sia l’archivio storico, con documenti antecedenti al 1400 tra i quali l’Evangelario del IX secolo su pergamena, conosciuto come “Codice di Busto”, che costituisce la più antica testimonianza liturgica riguardante il rito Ambrosiano, sia un patrimonio di incunaboli, manoscritti, seicentine, settecentine, ottocentine, oltre a circa 15.000 libri stampati nel Novecento», ha spiegato Salvatore Bollina Marcora, Direttore della Biblioteca Capitolare. «Essendo questa una biblioteca di conservazione, i libri provengono da donazioni, principalmente dai canonici e prevosti succedutesi. Per quanto riguarda l’archivio storico, questo è importante non solo per la città di Busto, ma presenta connessioni con tutte le parrocchie dell’antica pieve di Busto Arsizio che merita di essere valorizzata».

Il plauso è arrivato anche dal Comune di Busto Arsizio. «È questa un’operazione di carattere sociale e culturale insieme», ha sottolineato Manuela Maffioli, vicesindaco e assessore alla Cultura. «La rete creata porta a un importante obiettivo: c’è l’aspetto dell’inclusione sociale, del lavoro a persone con disabilità e c’è l’aspetto della valorizzazione del patrimonio librario, un patrimonio importante che è vanto per Busto Arsizio. È un grande regalo che viene fatto alla città». E ha aggiunto Maria Paola Reguzzoni, assessore all’Inclusione sociale: «La forza di questo progetto è anche nel dare un’opportunità a persone con disabilità medio grave per le quali non è facile trovare una collocazione nel mondo del lavoro. Non si tratta di una scorciatoia per le aziende, ma di un percorso che crea valore per la comunità e per le stesse persone coinvolte».

Attualmente la biblioteca è aperta al pubblico ma non consente il prestito. Con la catalogazione si avrà un dettaglio preciso di tutto il suo patrimonio, questo ne faciliterà la possibilità di fruizione. Inoltre, la digitalizzazione dei documenti più antichi e delicati garantirà la conservazione dell’originale, preservandoli nel tempo, consentirà una consultazione più agevole, e una maggiore diffusione dei contenuti.

Domotica e autonomia delle persone con disabilità. Il 5 dicembre Solidarietà e Servizi alla LIUC

Appuntamento che rilancia il progetto di ricerca e collaborazione tra la cooperativa sociale e l’università di Castellanza (VA) per lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche per le persone disabili

«Da quando vivo in questa casa non ho più il problema di ricordarmi le chiavi». Basterebbero queste poche parole, pronunciate da Susanna che abita nella casa San Benedetto di Solidarietà e Servizi a Legnano, per descrivere l’importanza del ricorso alla tecnologia per sviluppare l’autonomia delle persone con disabilità.

E alla domotica applicata allo sviluppo delle autonomie delle persone con disabilità è dedicato il convegno che Solidarietà e Servizi e LIUC – Università Cattaneo organizzano martedì 5 dicembre (ore 17.30) nell’auditorium dell’ateneo a Castellanza (VA). L’evento rilancia il progetto che, avviato nell’ambito della collaborazione con Confcooperative Insubria, attraverso un assegno di ricerca ha visto un neolaureato della LIUC in Ingegneria Gestionale sviluppare e testare nuove soluzioni domotiche e tecnologiche a partire dalle case dove vivono persone con disabilità. L’iniziativa si inserisce nel più ampio contesto delle attività e dei percorsi finalizzati alla crescita dell’autonomia delle persone disabili delle quali Solidarietà e Servizi si prende cura.

«La domotica è un tema al quale Solidarietà e Servizi crede profondamente fin dal 2016 e che ha dato il via al progetto pionieristico di CasaLab a Fagnano Olona (VA), nel tentativo di mettere la tecnologia al servizio delle persone con disabilità psichica», spiega Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziale e Domotica di Solidarietà e Servizi. «Oggi, con la collaborazione dell’università LIUC e con le aziende del settore che stanno credendo nel progetto, abbiamo sistematizzato il processo di domotizzazione delle nostre case. Analisi del bisogno attraverso interviste a chi vive e lavora nelle case, scouting dei prodotti e dispositivi presenti sul mercato europeo e non solo e definizione degli standard di sicurezza contribuiscono a dare vita a una domotica, al servizio delle autonomie delle persone con disabilità, che non si sostituisce a esse ma che permetta loro di colmare il gap che le obbliga a dipendere da altri».

Il progetto ha anche una valenza in termini di metodo. Come premette il rettore della LIUC – Università Cattaneo, Federico Visconti: «Non capita tutti i giorni che una realtà non profit dedichi delle risorse proprie per un assegno di ricerca, per lo studio e lo sviluppo di nuove soluzioni. Solidarietà e Servizi lo ha fatto dando vita a una collaborazione che evidenzia un metodo a due vie, dove il collegamento tra università e territorio esiste e va ben oltre la creazione di ricadute economiche».

L’esito della collaborazione sarà presentato nel convegno “Domotica e autonomia delle persone con disabilità” al quale sono attesi gli interventi di Paolo Colli, pedagogista e già collaboratore dell’Università Cattolica di Milano; Giovanni Pirovano, docente a contratto di Impianti Industriali Meccanici e coordinatore dell’i-FAB, LIUC – Università Cattaneo e Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. L’introduzione dei lavori è affidata a Federico Visconti, rettore della LIUC – Università Cattaneo, mentre Domenico Pietrantonio, Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, sarà il moderatore dell’incontro.

La partecipazione è libera previa iscrizione al link: https://w3.liuc.it/iscrizioni/f.php?f=3667

L’esperienza di Nethesis: «La Solidarietà e Servizi: un partner strategico sotto il profilo tecnico e umano»

La collaborazione tra l’azienda informatica marchigiana e la cooperativa sociale ha dato vita alla condivisione dei valori centrati sul “lavoro vero”

Quando tribù e community si incontrano mettendo al centro le persone, il risultato non può essere che win-win, ovvero vincono tutti.

È quanto avvenuto tra Nethesis e Solidarietà e Servizi: la prima, voluta come una community dove le decisioni vengono prese insieme; la seconda vissuta come una comunità di lavoro, una “tribù” dove non viene lasciato indietro nessuno. Due realtà apparentemente lontane – Software House la prima, cooperativa sociale la seconda – che hanno trovato nel tema del “lavoro vero” un valore comune per poter collaborare e crescere insieme. Il rapporto, nato ormai sette anni fa, ha fatto sì che l’azienda informatica marchigiana, uno dei principali player italiani di soluzioni ICT Open Source per le imprese con 30mila clienti e 550 partner, ha voluto ospitare sul palco della convention annuale Solidarietà e Servizi.

Una testimonianza per ribadire non solamente una condivisione di valori, ma anche la particolare tipologia di rapporto che si è creata: «Oggi per noi Solidarietà e Servizi è un partner tecnicamente e umanamente strategico», dice Cristian Manoni, cofondatore e CEO di Nethesis. «È una storia che ci lega dal 2016; nata come nostra esigenza tecnologica e commerciale, si è ampliata alla parte umana a partire dalla scoperta di condividere una certa concezione del lavoro». Ricorda: «Nella nostra attività distribuiamo ai partner apparati elettronici, centraline, firewall e sistemi di sicurezza. Cercavamo qualcuno che potesse gestire la parte logistica e parte tecnica di assemblaggio con la preparazione degli hardware. Siamo entrati in contatto con Solidarietà e Servizi scoprendo il reparto di Rigenesi che lavora con apparati simili per forma e tecnologia». Da una chiacchierata è nato il sopralluogo. «Accanto alla parte tecnica, con personale adeguato e competente per il servizio richiesto, si è aperto tutto il tema umano. Il lavoro non era solamente avvitare delle viti, ma diventava momento di crescita, di soddisfazione personale, di orgoglio». È il “lavoro vero”, quello che viene fatto bene e che fa bene. Prosegue Manoni: «Affidarsi a una realtà che opera con persone fragili e disabili non è stata una questione di pietismo, ma di condivisione di valori, senza rinunciare alla qualità del servizio». C’è un’immagine che potrebbe riassumere tutto questo: «Ho conosciuto Egidio, la persona che primariamente svolge il lavoro di assemblaggio e configurazione delle box. Man mano che passavano le settimane, capivo che riusciva a fare sempre qualcosa di più: dalle viti allo slot di memoria, fino al prodotto completo. E quando sono andato a trovarlo mi ha accolto in maniera incredibile: per lui la nostra commessa è una sfida importante, vista anche la complessità del nostro prodotto. Si è sempre dimostrato molto fiero di produrre qualcosa che ha come destinazione le aziende e ha componenti tecnologicamente avanzate. Si sente parte del progetto. In lui ho visto l’orgoglio di un traguardo conquistato con fatica e passione. Ho visto il vero senso del lavoro che non è solamente performance, ma strumento per affermare la propria dignità, sentirsi partecipi di qualcosa di più grande: noi la chiamiamo Community… E questa capacità di poter contribuire al mondo la si legge negli occhi, ha un valore terapeutico».

Un valore che crea valore in ottica win-win. Conclude il CEO di Nethesis: «La partnership con Solidarietà e Servizi, che era partita in corrispondenza di una precisa esigenza, ci ha permesso di affidare altri servizi alla cooperativa sociale. Abbiamo esteso la logistica e integrato il nostro e-commerce ampliando così anche il nostro business».

Aggiunge Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi che è salito sul palco della convention di Nethesis: «Grazie a questa preziosa collaborazione anche noi siamo cresciuti: abbiamo sviluppato ulteriore know-how in ambito logistico, nuove competenze che hanno aperto altre possibilità di lavoro e di crescita per le nostre persone. È questo il valore del “lavoro vero”: un lavoro fatto bene e che fa bene a tutti». Ad oggi Solidarietà e Servizi dà lavoro a 65 persone disabili, anche grazie alla partnership di aziende come Nethesis.

Sport e mondo imprenditoriale a confronto: una buona impresa ha al centro le persone

Solidarietà e Servizi e CDO Insubria hanno proposto l’incontro con l’allenatore del Sassuolo Alessio Dionisi e l’imprenditore Fabio Tognella per “Far bene l’impresa” 

L’azienda come lo sport: per arrivare al risultato, occorre mettere al centro le persone. Solidarietà e Servizi e CDO Insubria hanno proposto l’incontro dal titolo “Far bene «l’impresa»” mettendo a confronto l’esperienza nella serie A calcistica di Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, e Fabio Tognella, seconda generazione di una famiglia di imprenditori alla guida della Tognella spa di Somma Lombardo, leader nella produzione di valvole oleodinamiche. Nella sede della cooperativa sociale di viale Toscana a Busto Arsizio, i due relatori, moderati da Angela Poggi dello Studio Legale Poggi e da Gabriele Scampini responsabile commerciale di Solidarietà e Servizi, si sono confrontati sulla necessità di un cambio di paradigma per “fare l’impresa”, dove il termine impresa è stato volutamente proposto nella sua doppia accezione: da una parte, attività economica, dall’altra il progetto, l’opera, il risultato. Due accezioni che condividono il cuore di partenza: a fare la differenza sono le persone inserite in una squadra che condividono un obiettivo. Ma come si fa a creare una squadra?  Per quanto Tognella abbia ereditato una struttura avviata, «è importante in una squadra riconoscere le caratteristiche di ciascuno per potergli assegnare il ruolo corretto». Fare squadra però nella sua storia aziendale ha significato anche condividere, «essere famiglia». Ha infatti ricordato che quando da piccolo andava a trovare il padre in officina, «non era infrequente che anche gli operai, con mogli e figli, partecipassero ai pranzi di famiglia». La squadra non è solamente la formazione che scende in campo, ma quella composta da tutti: dai giocatori allo staff tecnico. Ha spiegato Dionisi: «All’interno di un gruppo è importante responsabilizzare ogni singola persona, in modo tale da prendere decisioni e perseguire obiettivi comuni. Per creare una squadra è necessario valutare non solo le capacità ma la persona nel suo complesso, creando relazioni».

A tenere unita una squadra è l’obiettivo. Si parla quindi di motivazione, «convogliando gli obiettivi individuali e spostando l’obiettivo dal singolo alla squadra», ha detto l’allenatore del Sassuolo. Le difficoltà, gli errori, le cadute sono solamente dei passaggi. «Non serve giudicare, ma bisogna rilanciare sull’obiettivo successivo», ha sottolineato Dionisi. E ha aggiunto Tognella: «Gli sbagli non sono da demonizzare: non esiste errore zero e non bisogna cercare chi ha fatto l’errore, bensì individuare cosa è andato male all’interno del processo, perché l’errore non è del singolo ma del metodo. È importante pensare al domani e non fossilizzarsi sui risultati (positivi o negativi) del presente».

Il tema della condivisione è però sempre al centro. Non solamente obiettivi e sconfitte, ma anche valorizzazione dei talenti e cambiamenti. «Per far crescere il talento è necessario lavorare su quello che si ha già, senza sottolineare quello che manca», ha rilevato Dionisi. Il tutto all’interno di una “visione” comune. «Condividere sogni, farli diventare sogni collettivi è il segreto per fare di un gruppo una buona squadra», ha concluso Tognella.

L’invito della UYBA Volley a Solidarietà e Servizi: «Siete un esempio virtuoso dal quale imparare»

Una rappresentanza dell’Area Inserimento Lavorativo ha testimoniato l’operato della cooperativa sociale all’e-work Area di Busto Arsizio

Da spettatori speciali a testimoni virtuosi. Sono i circa 50 dipendenti di Solidarietà e Servizi che sono stati invitati lo scorso 15 ottobre alla e-work Arena di Busto Arsizio per l’esordio in casa della UYBA Volley. La società che milita nel campionato di A1, la massima serie della pallavolo femminile, e che è allenata dal coach dei record Julio Velasco, ha voluto una rappresentanza dei dipendenti di Solidarietà e Servizi che operano all’interno dell’Area Inserimento Lavorativo di Busto Arsizio con lo scopo di «presentare un’eccellenza». Come spiega l’amministratore delegato dell’UYBA Volley Gianluigi Viganò: «Noi ci occupiamo di sport e di giovani anche attraverso le società affiliate. Abbiamo quindi molta attenzione agli aspetti educativi. Quest’anno abbiamo deciso di dare spazio nel “nostro” palazzetto a chi per noi rappresenta un esempio virtuoso nel mondo del non profit. Paliamo di società che non hanno una dinamica di profitto, ma hanno un profondo impatto sociale; realtà che hanno una storia particolare e che sono meritevoli di essere messe in evidenza». Lo scopo di questa iniziativa è duplice: «Innanzitutto, proporre ai giovani dei modelli virtuosi per il loro futuro; non certo secondo, offrire la possibilità di creare reti tra le aziende, in modo tale che possano attivarsi sinergie tali da sostenere l’attività di queste realtà». 

La prima vetrina è stata data a Solidarietà e Servizi, in particolare all’Area Inserimento Lavorativo che, proprio attraverso il lavoro – un lavoro vero – vuole far crescere in autonomia, consapevolezza e dignità le circa 100 persone fragili e con disabilità alle quali viene data questa opportunità. «La relazione tra mondo dello sport ad alto livello, com’è nel nostro caso, e mondo della disabilità ritengo che sia molto positiva. Il nostro coach Julio Velasco dice sempre che “chi perde si giustifica e chi vince festeggia. Ma è nella sconfitta che si impara”. Ogni essere umano ha le proprie fragilità, che siano fisiche, emotive, caratteriali o psicologiche; è però chiaro che alcune fragilità sono più evidenti di altre. Vedere persone che ogni giorno affrontano i loro problemi e le loro difficoltà, reagendo bene e cercando di superarli, ci fa riflettere sulla nostra reale capacità di affrontare le situazioni difficili». La disabilità non deve essere un ostacolo, ma uno stimolo. «Uno stimolo – prosegue – anche per gli atleti di serie A. Se per i ragazzi di Solidarietà e Servizi la presenza al palazzetto può essere stato un momento di svago e di essere tifosi tra i tifosi della nostra squadra, per le nostre atlete e il nostro team è stata l’occasione per imparare che davanti ai problemi bisogna reagire insieme. Il tutto in un’ottica di attenzione alla persona. Solidarietà e Servizi ci insegna molto ed è per questo che per noi è un esempio virtuoso».

Alla fine della partita non poteva mancare la classica foto con il capitano Giuditta Lualdi e le giocatrici della UYBA.

“Custodi di desideri, costruttori di fiducia”

Solidarietà e Servizi continua a investire nella formazione dei propri operatori: l’incontro con il professor Colli ha permesso un approfondimento sugli aspetti fondamentali del prendersi cura delle persone con disabilità

Sono i desideri che portano dalla speranza alla fiducia. Perché «se la speranza è l’atto creativo che ci fa superare le difficoltà porta all’atteggiamento del “tentare sempre”, le esperienze positive aprono la disposizione alla fiducia. Ma sono i desideri che cambiano prospettiva: il prendersi cura è disponibilità verso l’altro, è attenzione al suo desiderio». Paolo Colli, pedagogista e formatore, già docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 19 ottobre scorso ha tenuto nella sede di Solidarietà e Servizi e online il corso di formazione “Custodi di desideri, costruttori di fiducia”, al quale hanno partecipato circa 250 tra educatori, ausiliari e coordinatori. Dopo gli anni della pandemia, sono tornati così nella cooperativa sociale i momenti di formazione fondativa dedicati a tutti gli operatori di Solidarietà e Servizi e finalizzati a dare concretezza alla mission sociale: mai più soli … insieme ci riusciamo.

«È questo un momento particolarmente importante», ha introdotto il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio, “in cui rimettiamo a tema gli aspetti fondamentali della nostra visione: “Mai più soli, Insieme ci riusciamo”. «Ed è questa l’occasione per ribadire l’importanza del nostro capitale umano: gli operatori che quotidianamente, con passione e responsabilità, sono chiamati a prendersi cura delle persone con disabilità che famiglie e Comuni affidano alla cooperativa».

Il recente passato ha messo in risalto il tema della speranza. «La pandemia ha funzionato come il luminol: l’essenziale si è reso visibile agli occhi per costruire una convivenza più coesa e innervata di solidarietà e mutualità», ha detto il prof. Colli. «Siamo tutti parte di un corpo sociale, legati da fili invisibili, interconnessi tanto che il comportamento di un singolo è decisivo per la salute degli altri». In una situazione dove «non siamo barche tutte uguali, ma siamo tutti nella stessa tempesta», servono «anticorpi sociali», ha proseguito. «Il nostro mondo e i territori sono risorse di solidarietà. Siamo quindi in grado di rigenerare coesione e di reagire all’individualismo mettendoci in gioco per il bene collettivo». E qui entra in campo quel prendersi cura dell’altro al quale Colli attribuisce una «sacralità». Ha spiegato: «È questa la radice primaria dell’essere uomo. Ci si definisce umani grazie alla capacità di prendersi cura, di sentirsi sollecitati, impegnati, coinvolti e responsabilizzati dalla presenza dell’altro». E proprio nel cambiare prospettiva, andando a identificare il prossimo, è possibile aiutarlo, ovvero prendersene cura. «È il desiderio di chi abbiamo indentificato come nostro prossimo che muove, orienta e alimenta. Misurarsi con il desiderio proprio e degli altri non è perdersi in una sterile e univoca analisi dei bisogni e non è una risposta esclusivamente materiale, ma un incontro di responsabilità dell’operatore che incontra il desiderio di vivere e di crescere di chi ha bisogno». Anche perché «ciascuno di noi ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno di una rete di aiuti».

In questo contesto l’educare, l’essere educatore, diventa arte dove «la disponibilità verso l’altro è attenzione al suo desiderio, alle sue domande, ai suoi discorsi. La capacità di leggere il desiderio dell’altro, senza soffocarlo con il nostro, è la sfida di ogni relazione di aiuto». Una relazione biunivoca e basata sulla realtà che però è capace di dare una nuova lettura all’impegno educativo di chi si prende cura di persone fragili e con disabilità: «È un dispositivo di identità e adattamento», ha concluso.

Inaugurata a Pavia la nuova Casa di Via Francana: un modello del Dopo di Noi

Una coprogettazione di Solidarietà e Servizi e dell’Associazione Un Nuovo Dono che ha realizzato il sogno di Paride di andare a vivere insieme a Stefano e Michele

A Pavia c’è una nuova casa per tre persone con disabilità. È stata inaugurata lo scorso 5 ottobre la “Casa di via Francana”, soluzione abitativa realizzata ai sensi della legge 112/2016 sul Dopo di Noi, coprogettata dall’associazione Un Nuovo Dono e dalla Cooperativa Sociale Solidarietà e Servizi. «È un housing autogestito pensato e progettato sulla base delle esigenze delle persone con disabilità che lo abitano. Il modello è quello già adottato cinque anni fa con la Casa di via Dei Liguri, sempre a Pavia, e che rappresenta un unicum nel panorama delle risposte al Dopo di Noi», spiega Massimo Zanotti, presidente della Organizzazione di Volontariato Un Nuovo Dono. «La collaborazione con Solidarietà e Servizi ha permesso di affrontare il tema del Dopo di Noi in modo diverso: non una struttura, ma una casa dove, in attuazione della convenzione ONU sui diritti dei disabili, una persona sceglie come vivere, dove vivere e con chi vivere. Paride, Stefano e Michele hanno scelto: vivono insieme, seguendo i loro progetti individualizzati di vita che sono stati predisposti da un’equipe multidisciplinare e con la condivisione delle famiglie».

Al taglio del nastro, insieme agli artefici del progetto, l’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi, sono intervenute le più importanti autorità cittadine: il sindaco di Pavia Fabrizio Fracassi e il vescovo, monsignor Corrado Sanguineti che l’ha definita «una casa bellissima benedetta dal Signore».

Per il sindaco Francassi, l’housing è «uno straordinario progetto. Un grande dono per tutta la città», ha commentato. «L’Associazione Un Nuovo Dono e Solidarietà e Servizi insieme mirano non solo a fornire un alloggio a tre ragazzi in cui lavorare nella direzione di uno stile di vita autonomo, ma sono impegnate fortemente anche nella direzione della sensibilizzazione dell’intera cittadinanza intorno alle disabilità».

I più felici però sono i tre protagonisti della Casa di Via Francana. Innanzitutto Paride, da cui tutto il progetto è partito, con la messa a disposizione del proprio appartamento. «Pur vivendo da tre anni con mia cugina, ho capito che, per stare bene entrambi, avevamo bisogno di avere ciascuno i propri spazi, stare in due case separate. Così ho chiesto a due miei amici di venire a vivere con me».

I suoi amici hanno accettato con entusiasmo. E con grande gioia hanno anche presentato la nuova casa a coloro che sono passati a trovarli. Michele ha voluto mostrare a tutti «la mia bellissima doccia e la mia camera, dove c’è anche la foto del papà sulla scrivania». Stefano non ha nascosto alla zia il suo orgoglio «per un armadio a quattro ante tutto per me».

Piccoli segni? Assolutamente no. Sono i segnali di «una bella vita in una bella casa», ha scritto sul libro degli ospiti Loredana Niutta direttore del Dipartimento della Programmazione per l’integrazione delle Prestazioni Sociosanitarie e Sociali di ATS Pavia.

Sono segni di un’attenzione particolare alla persona, nella sua unicità. «La Casa di Via Francana nasce dalle necessità specifiche di Paride, Stefano e Michele. Abbiamo intercettato l’esigenza e la fatica di tre famiglie e valutato anche la compatibilità di far convivere tre persone con disabilità. Il risultato è nel poter dare la possibilità a loro di realizzarsi proprio come persone adulte e alle famiglie di staccarsi da una situazione che stava diventando pesante», spiega Simona De Alberti, referente di Solidarietà e Servizi per la Città di Pavia. È anche la testimonianza concreta del claim della cooperativa: «Insieme ci riusciamo», ricorda. «Insieme abbiamo operato, non solamente con Un Nuovo Dono, ma coinvolgendo le famiglie, le strutture di riferimento, la Fondazione Cariplo, la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia che ci hanno aiutato e sostenuto nelle spese di ristrutturazione e arredo».

La Casa di Via Francana, che sorge al terzo piano del civico 17 dell’omonima via, si estende su circa 80 metri quadrati. È composta da tre locali, due camere e un soggiorno-cucina, dove Paride, Stefano e Michele possono vivere insieme, sviluppando la loro autonomia.

Solidarietà e Servizi selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula con il progetto AliBlu

L’obiettivo del progetto è ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita

Un bisogno reale, una risposta concreta per bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico. Si chiama AliBlu il nuovo progetto che Solidarietà e Servizi ha sviluppato per prendersi cura delle persone con autismo. Un’iniziativa avviata grazie alla collaborazione con il Comune di Marnate e che è stata selezionata da Intesa Sanpaolo per il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI. Obiettivo: ampliare l’offerta di servizi territoriali dedicati ai minori con disturbo dello spettro autistico, a fronte di un bisogno in continua crescita.

«Questo progetto nasce dal processo di continuo ascolto nei confronti del territorio e delle famiglie», premette Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi. «Le richieste che ci arrivano dai servizi del territorio, quali ad esempio la Neuropsichiatria Infantile ‐ NPI – e i Servizi Sociali comunali, confermano la necessità non solamente di proporre servizi con caratteristiche educative e abilitative, ma anche di dare vita a interventi rivolti al sistema famiglia e alla scuola, oltre che ai territori. Nell’area dove maggiormente opera la cooperativa sociale, ci sono delle liste di attesa importanti: la NPI della ASST della Valle Olona ha circa un anno di attesa per le prime visite al quale si aggiunge un altro anno per l’avvio della presa in carico riabilitativa».  A fronte di tempi non indifferenti, c’è un contesto sociale che rischia di aggravare questa situazione. «Gli strascichi della pandemia e le conseguenze socio economiche del conflitto in corso nell’Est Europa incidono molto portando a inasprire le disuguaglianze sociali e di reddito e precludendo a un’importante fascia di popolazione l’accesso alle cure e agli interventi di mitigazione di situazioni di fragilità», prosegue Puricelli. «Emerge quindi un grande bisogno, soprattutto da parte di quelle famiglie che, oltre ad affrontare problematiche economiche e di integrazione culturale, si trovano a gestire i bisogni di un figlio con disabilità in una quasi totale assenza di reti familiari di prossimità».

Grazie alla conoscenza e alla presenza nel contesto territoriale in particolare della Provincia di Varese, Solidarietà e Servizi ha voluto sfruttare la possibilità data dal Comune di Marnate di aprire un nuovo servizio per l’autismo nella Valle Olona, una nuova unità d’offerta in un territorio che ne è sprovvisto. «L’esperienza maturata con progetti quali “Pollicino”, il primo centro diurno per minori autistici attivo a Gallarate dal 2012 e “Oltre” il CSE – Centro Socio Educativo – aperto a Busto Arsizio nel 2021 e dedicato agli adolescenti con disturbo dello spettro autistico, ci ha permesso di progettare un nuovo intervento rivolto sempre ai minori, capace di porre attenzione alle famiglie e al contesto sociale (scuole, servizi territoriali) in una logica inclusiva».

Per dare vita al progetto AliBlu è possibile partecipare alla raccolta fondi avviata su For Funding, la piattaforma di Intesa Sanpaolo per la raccolta fondi in favore di progetti solidali: https://www.forfunding.intesasanpaolo.com/DonationPlatform-ISP/nav/network/formula

AliBlu è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI.