Persona, fiducia e comunità: la speranza elemento chiave nel lavoro sociale ed educativo

L’incontro “Tessitori di speranza” con Trevisi e Mariani, promosso da Solidarietà e Servizi Fondazione e dalla cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, ha dato un nuovo slancio al ruolo dell’operatore sociale

Chiamati a essere “tessitori di speranza”. Gli educatori, gli assistenti sociali e tutti coloro che lavorano in ambito sociale ed educativo devono essere costruttori di un nuovo approccio, dove la persona – e non l’individuo – è al centro di tutto e dove la speranza è quell’elemento capace di creare fiducia, dare vita a nuove progettualità e costruire il cambiamento. La cooperativa sociale Solidarietà e Servizi e Solidarietà e Servizi Fondazione, in collaborazione con l’agenzia Mete No Profit che ha finalità culturali, scientifiche e metodologiche nel campo del servizio sociale, hanno promosso sabato 18 giugno l’incontro dal titolo “Tessitori di speranza”; un appuntamento molto partecipato (più di 100 le persone che lo hanno seguito in presenza dalla sede di Solidarietà e Servizi e in streaming) che ha voluto riflettere sul ruolo, oggi, del lavoro sociale ed educativo. In cattedra due autorevoli relatori: Giuseppe Trevisi, assistente sociale e pedagogista, docente dell’Università degli Studi di Milano e Vittore Mariani, pedagogista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

«L’operatore sociale è oggi stretto tra due fronti: ci sono procedure e standard cui rispondere, ma sente l’esigenza di accompagnare le persone di cui si prende cura. Come operatori ci viene  quindi chiesto di essere tessitori, tessitori di speranza», ha introdotto Laura Puricelli responsabile area Autismo e Autonomie della cooperativa sociale Solidarietà e Servizi e membro del Consiglio di Amministrazione dell’omonima Fondazione.

Ma cos’è la speranza? «La speranza motiva ad aver fiducia e non cedere: se cedo, ne va del mio umano e dell’umanità che incontro», ha detto Trevisi. «Speranza non è l’andrà tutto bene che leggevamo durante il lockdown. Se una persona ha speranza dice: io sono certo che andrà tutto bene. Perché ho in me una certezza, un senso che regge l’urto della realtà, anche l’urto della pandemia. La speranza è quindi un punto di partenza e non un’opzione perché si spera in un bene più grande. E qui, ognuno fa i conti con se stesso». Un operatore sociale – dice ancora Trevisi – è chiamato a raccogliere gesti di speranza: «In quella che chiamo ”disponibilità a tutta prova” e che significa “io ci sono”, la costruzione di progetti permette di intercettare la speranza, ovvero il desiderio, la richiesta della persona. Ci vuole coraggio per sperare perché la realtà che impatta è molto dura».

Proprio partendo dalla speranza, Mariani ha indotto la necessità di operare per un cambiamento, un cambio di prospettiva che vada oltre stereotipi, catalogazioni e pregiudizi. «La speranza è universalmente definita come fiducia nella possibilità di realizzazione di un futuro positivo. E per un futuro positivo usiamo la parola “bene”. Ma qual è il bene per l’essere umano?», si è chiesto. Innanzitutto, allora, serve definire l’essere umano. «Dal punto di vista pedagogico riconosciamo l’essere umano nella sua intrinseca umanità; riconoscere la sua originalità. Da qui, riconosciamo subordinatamente le sue potenzialità. Attraverso il linguaggio e il contatto corporeo entriamo in contatto con persone che si trovano in una situazione di difficoltà; ma il problema non è loro: è nostro. Riconoscendo l’originalità della persona possiamo personalizzare il nostro intervento: la chiave quindi della speranza è la personalizzazione. Noi lavoriamo sul potenziale umano, e non sui problemi, mettendo in campo una grande audacia educativa».

All’interno di questo quadro, anche la relazione educativa assume una nuova dimensione. Tre le accezioni individuate da Mariani: «Una progettualità accogliente comunitaria, cioè il creare un contesto affinché la persona si possa sentire accolta, dove è la comunità a progettare l’accoglienza e fare educazione. La relazione educativa è quindi sviluppo del potenziale umano e vera inclusione. Educare significa permettere alla persona di essere dinamicamente se stessa, destabilizzando continuamente il contesto. Qui la parola chiave è “destabilizzare”: siamo noi che ci dobbiamo destabilizzare; siamo noi che dobbiamo cambiare».

Partendo da questi «fondamentali», la speranza diventa «il coltivare la libertà. Così, davanti a una persona disabile, la libertà è dare continuamente delle possibilità». Come realizzare tutto questo? «Attraverso un progetto educativo personalizzato; attraverso gli strumenti comunitari che devono coinvolgere anche le famiglie e una cultura del cambiamento». Ha concluso: «La situazione è difficile, dobbiamo affrontarla con lucidità progettuale, nella consapevolezza che i risultati potranno non essere immediati».

L’estate al Centro Diurno Disabili di Marnate: nuove esperienze e nuovi incontri per crescere insieme

Cuore pulsante è il parco del Centro dove, grazie al 5×1000 di quest’anno, è prevista la realizzazione di un Percorso Vita inclusivo  

Cos’è l’estate? Al CDD – Centro Diurno Disabili – “Solidarietà” di Marnate (VA) sono stati proprio gli ospiti a scegliere le parole con cui definirla: natura, scoperta, colore, movimento e divertimento. Perché, se per Massimo l’estate è «stare in luoghi aperti, godere della bellezza del nostro parco immaginando come sarà, fare giardinaggio», per Emanuela il vero significato dell’estate è nel colore: «Lo usiamo, manipoliamo, mischiamo, osserviamo e disegniamo all’aperto». Norma preferisce muoversi, «fare gite, passeggiate, andare in piscina, fare ginnastica e yoga all’aperto». E Jessica pone l’accento sul divertimento: «L’estate è fare dei grandi giochi, balli, canti, feste, ma anche pranzi e merende a tema, aperitivi e grigliate insieme». A questi si è aggiunta la “scoperta” quale occasione per incontrare nuovi amici, vedere nuovi posti e fare nuove esperienze. È nato così l’intenso programma di “L’estate è ….”, una maratona di iniziative lunga due mesi che, iniziata il 6 giugno, si concluderà l’8 agosto.

«I cinque temi, individuati proprio insieme con gli ospiti del CDD, sono stati sviluppati nel corso dei cinque giorni della settimana per tutto il periodo di durata del centro estivo», spiega Armenia, educatrice al CDD “Solidarietà”. «Fanno da filo conduttore delle attività, dei giochi, dei laboratori con gli esperti e delle uscite. È una vera e nuova estate durante la quale, come dicono i “nostri” ospiti: “Possiamo riprendere a fare, a incontrare vecchi e nuovi amici”. Perché nella programmazione abbiamo voluto coinvolgere molti amici per fare nuove esperienze e conoscere la loro “arte”». Come l’incontro proposto lo scorso 13 giugno, quando le persone del CDD hanno fatto esperienza di “arte visiva” con l’esperta artistica Monica Ropa che ha proposto dei laboratori ispirati al metodo Bruno Munari. Al centro di tutto c’è stato il bellissimo parco che caratterizza il Centro, dove la natura si presenta in grande spolvero e che è oggetto del progetto di realizzazione del Percorso Vita fruibile da tutti cui è legata la campagna del 5×1000 di Solidarietà e Servizi.

È stato un incontro molto particolare e partecipato «cui ho aderito spinta dalla curiosità di capire quanto una persona con disabilità può percepire della bellezza della natura», spiega Monica. Il risultato è andato oltre ogni aspettativa. «Ho colto nelle persone delle sfumature di meraviglia. È un dato che mi rincuora e che mi spinge a dire che si può lavorare sulla percezione della bellezza anche nelle persone con disabilità. Perché la bellezza è un valore intuitivo, passa poco dalla ragione e non è necessario che sia espresso con le parole. La bellezza della natura, nelle sue forme e nei suoi colori, sorprende e può regalare veri momenti di gioia emotiva in tutti».

Sempre il parco del CDD sarà al centro dell’incontro del 12 luglio: Giorgio, guardia ecologica volontaria (Gev), guiderà una passeggiata nel bosco. E sempre nel parco, il 19 luglio Ercole Galli, istruttore di fitness, porterà oggetti ginnici per trasformarlo una palestra a cielo aperto.

Il programma si completa con l’incontro del 28 giugno con Cinzia Macchi, insegnante di Religione oggi in pensione, che darà una testimonianza sulla propria esperienza religiosa, e con il concerto del 22 luglio “Note da interno che spalancano all’infinito” con l’intervento al pianoforte di Viktoria Esposito, giovane artista della scuola di musica e della pianista Sabrina Dente. Per concludere, Letizia Vanin, laureata all’Accademia della Belle Arti a Brera, terrà una lezione sul colore.

Accanto alle iniziative al Centro, sono state programmate diverse uscite: all’Azienda Agricola Il Borgo di Cassano Magnago per la raccolta dei mirtilli, al parco di Villa Annoni a Cuggiono, alla Pesca Sportiva al Lago Murett a Bulgarograsso, all’agriturismo le Balzarine di Fagnano Olona. Non poteva mancare qualche tuffo in piscina, all’Idea Verde di Solbiate Olona. «Sono contento – dice Mattia, ospite del CDD – Mi piace la piscina, la doccia e il poter nuotare insieme ai miei amici».

Buona estate allora.

Senza però dimenticare di contribuire al progetto del Percorso Vita inclusivo con il 5×1000. Basta una firma e il codice fiscale di Solidarietà e Servizi: 00782980122.

A lezione di diversità: il progetto del Centro Diurno Disabili “Il Girasole” con le scuole di Caronno Pertusella e le opportunità offerte dal Centro per minori con disturbo del neuro-sviluppo “F. Viganò”

Si è chiusa la terza edizione dell’iniziativa che ha visto protagoniste le persone con disabilità di cui Solidarietà e Servizi si prende cura

La disabilità diventa occasione di collaborazione, crescita e arricchimento a Caronno Pertusella (VA). Con la fine delle lezioni, si è chiuso per quest’anno anche il progetto che ha visto il Centro Diurno Disabili di Solidarietà e Servizi operare insieme con le scuole caronnesi. L’iniziativa, promossa per il terzo anno, è il segno tangibile di una collaborazione significativa di Solidarietà e Servizi: alla richiesta delle scuole di attivare un progetto di integrazione ed educazione alla diversità, ha risposto la cooperativa sociale facendo diventare protagoniste le stesse persone che frequentano il centro “Il Girasole”. Un’iniziativa rivolta a 15 classi di quarta e quinta elementare dei plessi Sant’Alessandro, Ignoto Militi e Pascoli e sei classi  di prima media del plesso De Gasperi. «Con le scuole elementari siamo andati a realizzare un progetto per educare e insegnare ai bambini cos’è la diversità, quale l’approccio corretto da avere, in una società che vuole riconoscere, proprio nella diversità, una ricchezza. E il partire dai bambini è una scelta ottima per educare alla diversità», spiega Mery, educatrice de “Il Girasole” responsabile del progetto. «Il tema di quest’anno è stata la sperimentazione del limite da parte dei piccoli alunni. I ragazzi si sono misurati in una serie di esercizi ed esperienze sensoriali che, insieme ad alcuni ospiti del CDD, hanno permesso loro di sperimentare la condizione della disabilità». Dalle difficoltà nel vedere fino alle problematiche del muoversi in mezzo a barriere architettoniche. «Lo scopo è stato quello di creare empatia e spirito di solidarietà per vedere l’altro non solamente nel suo limite, nella sua disabilità, ma come una persona», prosegue.

Il lavoro fatto con le classi delle medie ha invece riguardato la realizzazione di un orto a scuola. «Rafforzando il rapporto di amicizia e conoscenza sviluppato gli anni scorsi, siamo andati a realizzare il progetto dell’orto in due momenti: innanzitutto, insieme con i ragazzi del CDD sono stati fatti cartelloni esplicativi delle diverse essenze che sarebbero state piantumate, indicando caratteristiche, curiosità e persino ricette; nella seconda parte tutti insieme abbiamo lavorato per la creazione effettiva dell’orto, mettendo a dimora i “nostri” ortaggi».

Il risultato è andato ben oltre le aspettative in termini di arricchimento reciproco e di integrazione. «È stata un’esperienza positiva. Mi sono sentita una persona normale che poteva esprimere le sue emozioni in maniera libera. Anche nel parlare con i bambini, nonostante l’emozione, non ho avuto difficoltà a farmi capire», racconta soddisfatta Cinzia Ba, ospite de “Il Girasole” coinvolta in prima persona nel progetto. «Mi rimane nel cuore la bellezza di questo incontro, la simpatia dei bambini, la loro capacità di capire le mie difficoltà in quanto persona disabile e la bravura di Mery nell’aiutare tutti noi a vivere al meglio questa esperienza». Obiettivo centrato anche per le scuole. «Mi è piaciuto molto – racconta un’insegnante -. Grazie agli ospiti del Centro che con la loro determinazione hanno molto da insegnarci». 

Ma prima di affrontare le meritate vacanze, lo sguardo va già al prossimo anno. «Stiamo già pensando al nuovo progetto da fare insieme – anticipa Mery – magari prevedendo un nuovo lavoro sulle barriere architettoniche».

Il CDD di Caronno Pertusella si conferma attento ai bisogni espressi dal territorio e alle opportunità da cogliere creando occasioni di crescita comune: terzo settore, mondo della scuola e istituzioni. Il Centro Sperimentale per minori con disturbo del neuro-sviluppo “F. Viganò” è un ulteriore e concretissimo esempio di ciò che possono generare legami virtuosi: grazie a una revisione degli spazi de “Il Girasole” e al lavoro sinergico con gli istituti scolastici oltre che con il Comune di Caronno, sono già cinque i minori che frequentano il nuovo Servizio, il quale sta riscuotendo l’interesse di famiglie e personale scolastico.

Una nuova area del sito dedicata ai soci volontari di Solidarietà e Servizi

Attivata una sezione riservata per permettere ai soci volontari di consultare i documenti della cooperativa sociale

Una nuova area dedicata ai soci volontari. Solidarietà e Servizi ha attivato all’interno del proprio sito una sezione riservata per rafforzare il legame con i soci volontari e coinvolgerli maggiormente nell’adempimento della mission della cooperativa sociale. Il socio volontario è infatti per Solidarietà e Servizi una risorsa fondamentale che permette, attraverso la sua partecipazione, il perseguimento delle finalità della cooperativa, testimoniando una gratuità che è al fondo di ogni azione umana e che ha una particolare espressione nel prendersi cura delle persone disabili, ogni giorno e in vario modo.

Collegandosi alla pagina www.solidarietaeservizi.it/volontari/ i soci volontari possono accedere all’area loro riservata dove consultare tutti i documenti relativi alla cooperativa sociale: Statuto, Regolamento interno, Codice Etico e Modello Organizzativo.

Per accedere all’area riservata è però necessario richiedere la password inviando una mail all’indirizzo solidarietaeservizi@solidarietaeservizi.it.

La risposta che non c’era per le persone disabili o fragili: partito il progetto Spazio Integrazione di Solidarietà e Servizi

Avviato il progetto che, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi, mette in campo il valore di una presa in carico della persona a più ampio raggio

Una risposta che non c’era. È ufficialmente partito SPAZIO INTEGRAZIONE, il progetto che Solidarietà e Servizi ha sviluppato per dare una risposta in più ai bisogni delle persone disabili o fragili. Un progetto che, grazie in particolare al sostegno di Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi, mette in campo il valore di una presa in carico della persona a più ampio raggio e, all’interno di un approccio multidimensionale e di una visione di rete, crea progetti di vita per potenziare tutti gli aspetti legati all’autonomia della persona attraverso il lavoro. Destinatari sono una fascia di persone disabili o fragili che, di fatto, restava esclusa dai servizi sinora previsti. «Guardiamo alle persone disabili le cui capacità e autonomie di base sono superiori a quelle di chi solitamente viene accolto nei centri diurni, ma che non hanno i requisiti per accedere al mondo del lavoro. Ma anche ai giovani fragili che hanno bisogno di percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro e che escono dalle logiche di intervento attuali», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a due fenomeni: da una parte, l’affiorare di “nuove” fragilità – già presenti ma in modo “latente” – sempre meno riconducibili alle categorie della disabilità e del disagio psichico riconosciute dalle norme e dalle forme di risposta codificate dalla Rete Sociale. Dall’altra, la crisi delle tradizionali strutture di risposta di “prima accoglienza” del bisogno delle fasce deboli strutturate nel tempo dal parte del mondo cooperativo. L’esigenza è diventata quindi quella di progettare percorsi personalizzati, per quei cittadini per cui i servizi esistenti non risultano idonei. Ad esempio, le persone si collocano tra un CSE (Centro Socio Educativo) e un SIL (Servizio Inserimento Lavorativo): hanno abilità superiori per i primi, ma non abbastanza per i secondi».

La strada è quella del lavoro. «Il lavoro vero», puntualizza Oldrini. Ma come farlo arrivare? L’équipe di SPAZIO INTEGRAZIONE si è già messa all’opera con un approccio multidisciplinare: accanto all’assistente sociale, sono scese in campo le professionalità di uno psicologo e di un educatore, con un coordinatore di progetto, per valutare le prime persone da inserire e attuare una reale presa in carico personalizzata. Ciascuna persona è stata infatti inserita in un percorso di vita che passa dal lavoro, sia per chi ha già vissuto un’esperienza simile, sia per chi non ha mai avuto l’opportunità di confrontarsi con questo mondo.

«In un approccio educativo e occupazionale/lavorativo, l’impiego diventa il momento e il luogo per dare concretezza non solamente a quella dignità della persona che è stata citata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo recente discorso di insediamento, ma anche per la valorizzazione delle abilità di ciascuno con lo scopo di accentuare il processo di autonomia della persona stessa». È lavoro vero, ovvero «un lavoro con un’utilità reale, dove c’è un cliente che chiede qualità, cura e impegno. Questa è una condizione necessaria non solamente perché la persona contribuisce realmente a creare valore e utilità, ma soprattutto perché si trova in una condizione “sfidante”».

Il Percorso Vita al Centro Diurno Disabili “Solidarietà” di Marnate: un luogo inclusivo da realizzare insieme con il 5×1000

Basta una firma per contribuire alla realizzazione di un progetto innovativo che prevede attività motorie e sensoriali per la valorizzazione delle diversità e la socialità

«Creare un luogo inclusivo dove ragazzi con diversi gradi di disabilità e diverse necessità possano ritrovarsi, confrontarsi, sperimentare e realizzare attività all’aria aperta, creando un clima di integrazione e di valorizzazione delle diversità». Questo l’obiettivo del Percorso Vita al Centro Diurno Disabili – CDD – “Solidarietà” di Marnate (VA) cui Solidarietà e Servizi ha deciso di destinare il 5 x 1000 di quest’anno. Si tratta di un progetto innovativo e importante che, come spiega Eleonora Martignoni, fisioterapista al CDD “Solidarietà”, «ha finalità ludico motorie. Il progetto nasce dalla volontà di creare un nuovo spazio di aggregazione dove ragazzi con disabilità possano immergersi in un percorso formato da aree motorie e sensoriali».

Nonostante sia ancora “sulla carta”, il Percorso Vita ha però già iniziato a prendere corpo e far presagire le attività che si potranno fare. «Il Percorso sarà strutturato in diverse stazioni, alcune delle quali prettamente motorie, altre invece ludiche e sensoriali. La caratteristica principale delle stazioni è quella di poter essere accessibile ed utilizzata contemporaneamente sia da ragazzi in carrozzina che deambulanti», spiega la fisioterapista.

«Nella prima stazione vorremmo ci fosse una rampa con cinque gradini. Le scale per la deambulazione sono uno strumento importante per mantenere e migliorare l’autonomia nella deambulazione stessa. Gli scalini simulano difficoltà e ostacoli che si ritrovano nella vita quotidiana. Affiancata agli scalini ci sarà una rampa alla quale potranno accedere anche gli utenti in carrozzina, in modo da poter svolgere il percorso in simultanea agli ospiti deambulanti. In questa prima stazione, inoltre, viene previsto un macchinario per poter allenare e mobilizzare gli arti superiori, anch’esso dotato di una postazione per poter svolgere l’esercizio sia in carrozzina, sia in piedi».

La seconda stazione avrà caratteristiche più ludico-sensoriali. Continua Martignoni: «Sarà composta da uno slalom e da giochi per il coordinamento oculo-manuale. Inoltre sono previste delle lavagne dove verranno applicati dei pannelli con diverse texture in modo da poter stimolare la sensibilità tattile. La caratteristica di questa stazione è che ci sarà una parte di pavimentazione composta da diversi materiali (sassolini, ciottoli, corteccia) in modo da creare un terreno che permetta di stimolare e migliorare le capacità propriocettive durante il cammino».

Non solamente, accanto al Percorso Vita viene previsto anche un intervento di sistemazione del parco del CDD con la piantumazione di essenze arboree e la realizzazione di un’area relax. «Si prevede di delimitare il Percorso con diverse piante profumate in modo da stimolare tutti i sensi», aggiunge. «Non può certo mancare una zona relax con barbecue, tavoli e panchine: la bella stagione sarà certamente sfruttata per godere i piaceri della buona cucina all’aria aperta».

Tutto questo al momento è solamente un sogno. Ma un sogno che Solidarietà e Servizi vuole concretizzare. Come? Con la collaborazione di tutti: mettendo una semplice firma sul 5 x 1000 e indicando il codice fiscale della cooperativa sociale: 00782980122. Solidarietà e Servizi ne è certa: “insieme ci riusciamo”.

L’assemblea dei soci di Solidarietà e Servizi approva il Bilancio Sociale 2021: un’impresa sociale moderna e capace di prendersi cura di oltre 6 mila persone disabili e fragili

La cooperativa sociale prosegue lungo il Piano strategico 2021 – 2024 e spinge sulla collaborazione con i Comuni e sull’innovazione tecnologica per migliorare l’autonomia delle persone

Un’impresa sociale al passo con i tempi, con idee ben chiare e capace di prendersi cura di oltre 6.000 persone disabili e fragili. È la fotografia della cooperativa sociale Solidarietà e Servizi presentata nell’assemblea dei soci che si è svolta lo scorso giovedì 19 maggio in modalità sia straordinaria, per l’approvazione del nuovo Statuto, sia ordinaria, per la presa d’atto del bilancio al 31 dicembre 2021, l’approvazione del Bilancio Sociale 2021 e dei regolamenti interni soci lavoratori e soci volontari. Un quadro dai colori vivaci e proattivi dal quale emergono i quattro temi che hanno contraddistinto e contraddistinguono la cooperativa sociale: «Autismo, casa, autonomia e lavoro», ha ricordato il presidente del Consiglio di Gestione Domenico Pietrantonio presentando il Bilancio Sociale 2021. «Sono questi i cardini della nostra cooperativa, gli ambiti strategici e le parole che dicono cosa facciamo e cosa vogliamo continuare a fare, insistendo su una gestione diretta dei servizi, come già indicato dal Piano di Impresa Sociale 2021 – 2024. La modalità che abbiamo fatta nostra è quella del project financing sulla quale ci stiamo confrontando con alcune amministrazioni comunali – nello specifico Caronno Pertusella e Marnate – al fine di ampliare i servizi erogati, dando vita a case per persone disabili adiacenti ai servizi diurni già esistenti». Il metodo è quello del dialogo costante e costruttivo, in particolar modo con i Comuni. «Occorre capire cosa serve sul territorio per riuscire a dare delle soluzioni che possano dare risposta a un bisogno reale – ha proseguito Pietrantonio -, evitando, come sta succedendo in alcuni enti pubblici, derive “antisussidiarie” che non perseguano una reale e concreta coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e dei servizi».

Di rilievo altresì la collaborazione e l’attività svolta con la Solidarietà e Servizi Fondazione, della quale la cooperativa è socio unico. In particolare un evento organizzato nel settembre scorso è stata l’occasione per ripercorrere la presenza e l’esperienza della cooperativa in alcuni comuni, tra i quali quelli di Marnate, Cassano Magnago e Busto Arsizio in provincia di Varese.

Sul fronte dei numeri, il valore di Solidarietà e Servizi è nel volume di persone disabili e fragili di cui riesce a prendersi cura. «Sono oltre 6 mila; 6.113 per la precisione», ha ricordato il presidente del Consiglio di Gestione. «È un numero importante, dietro il quale ci sono facce, storie, famiglie che attraverso diverse modalità trovano nella cooperativa un punto di riferimento. Così come è altrettanto importante il numero dei lavoratori: 502, la maggior parte dei quali laureati, che ogni giorno si prendono cura di chi ha bisogno con passione, responsabilità e creatività. Un capitale umano sul quale la cooperativa continua a investire con un consistente e continuativo percorso formativo, anche di tipo manageriale».

La modernità è data dalla tensione costante verso l’innovazione. «Il tema della domotica è infatti centrale per migliorare l’autonomia delle persone delle quali ci prendiamo cura», ha detto Pietrantonio. «In questa direzione, è in atto una collaborazione con la Liuc – Università Cattaneo di Castellanza. Avremo un supporto preciso e specifico: per un anno una ricercatore sarà dedicato a studiare la domotica e l’innovazione tecnologica nei nostri servizi».

La modernità di Solidarietà e Servizi è data anche dalla volontà di essere impresa sociale capace di sapersi adeguare ai nuovi scenari. «Lo Statuto è la nostra carta di riferimento, sono state riviste alcune norme per adeguarle a quelle che sono le esigenze e le necessità di funzionamento della cooperativa», ha detto Pietrantonio introducendo la parte straordinaria dell’assemblea. Il lavoro di “restyling” della Carta è stato svolto con il decisivo supporto e la collaborazione di Confcooperative. «È stato un lavoro molto analitico e attento a rendere lo Statuto adeguato ai cambiamenti che un’impresa cooperativa vive negli anni», ha detto Patrizia Ronchi, avvocato di Confcooperative. «Per me è stata un’esperienza professionale importante, anche perché siamo andati a “mettere a terra” alcuni temi che Confcooperative ha approfondito».

Ulteriore elemento di innovazione è dato dal processo di valutazione dell’impatto sociale delle proprie attività che Solidarietà e Servizi sta svolgendo  in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore attraverso CESEN (Centro studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro) e ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società). È uno studio che porterà nel corso del 2022 ad analizzare e verificare l’impatto sociale delle attività dell’Area Inserimento Lavorativo e nel 2023 l’Area Servizi diurni e residenziali, di Solidarietà e Servizi.

Il 5×1000 a Solidarietà e Servizi per il Percorso vita al Centro Diurno Disabili “Solidarietà” di Marnate (VA)

Basta una semplice firma per contribuire all’innovativo progetto con la creazione di un percorso dedicato alle persone disabili

Cuore, crescita e divertimento. Il 5×1000 del 2022 di Solidarietà e Servizi ha una finalità particolare: con i fondi raccolti, grazie alla generosità delle persone che firmeranno indicando il codice fiscale di Solidarietà e Servizi sulla dichiarazione dei redditi, la cooperativa sociale realizzerà un Percorso vita all’interno del parco del Centro Diurno Disabili – CDD – “Solidarietà” di Marnate (Varese). Una scelta nuova, ma anche una scelta estremamente concreta che conferma l’approccio innovativo di Solidarietà e Servizi e la volontà di dare vita a strutture inclusive e capaci di valorizzare le potenzialità di ciascuno. Il progetto si inserisce anche nel disegno più ampio che riguarda Marnate: sull’area dove già esiste il CDD, la cooperativa sociale intende realizzare una nuova struttura residenziale per disabili così da dare continuità a un intervento che prosegue ininterrottamente da quasi 40 anni.

«Marnate è infatti il primo centro di Solidarietà e Servizi. È un simbolo del lungo e continuo impegno della cooperativa sociale in favore delle persone con disabilità», osserva il presidente del Consiglio di gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «Vogliamo proseguire questo cammino sfruttando l’ampio parco a disposizione, attrezzandolo adeguatamente, per permettere ai nostri ospiti di fare attività mirate. La firma sul 5×1000 è un passaggio indispensabile per poter dare attuazione a questo progetto; un momento di coinvolgimento per quale chiediamo a tutti di partecipare perché, come dice il nostro claim, “insieme ci riusciamo”».

Prendendo spunto dai percorsi attrezzati che è possibile trovare in diversi parchi, il Percorso vita del CDD di Marnate va oltre. Racconta Massimo Sangalli, coordinatore del CDD di Marnate: «Nel nostro Percorso vita useremo attrezzature particolari per permettere agli ospiti di fare attività motorie specifiche, nel rispetto delle possibilità di ciascuno». È questa un’esigenza che nasce da un duplice bisogno. Innanzitutto, «rispondere agli ultimi due anni dove, tra chiusure, limitazioni e quarantene, non è stato possibile fare attività fisica in modo continuativo», prosegue Sangalli. Non certo secondo, «la volontà di offrire una struttura che possa essere utilizzata anche da altri servizi. Abbiamo infatti la fortuna di avere a disposizione un bellissimo e ampio parco. Già lo usiamo per attività all’aperto, ma sarebbe bello e soprattutto utile attrezzarlo, rendendolo maggiormente fruibile anche per progetti specifici».

Accanto agli attrezzi, il progetto del Percorso vita prevede anche «la realizzazione di un camminamento percorribile anche con le carrozzine: serve quindi una pavimentazione apposita – aggiunge Sangalli -. Inoltre, l’idea è quella di prevedere lungo il percorso anche una serie di aree di sosta, panchine e tavoli che possano diventare occasione di socialità, così da rendere la proposta un momento per fare attività ma anche per divertirsi. Gli attrezzi saranno scelti con il supporto e la collaborazione di specialisti per individuare quelli più adatti».

L’idea è stata sottoposta anche agli ospiti del CDD di Marnate. La reazione è stata entusiastica, soprattutto nella prospettiva di poter sfruttare maggiormente il parco e di stare all’aria aperta. «È un progetto molto utile», ha detto Lillo. «Potremo fare ginnastica all’aperto, avremo un bello spazio dove ritrovarci, magari dove poter pranzare. Mi piacerebbe ci fosse anche un’altalena». Anche Gionni ha promosso a pieni voti il progetto: «Che bello!», è stata la sua reazione. «Potremmo sfruttare di più il prato, magari per prendere il sole o stare insieme a parlare». Il suo desiderio però è quello di poter avere un campo per «giocare a bocce e a basket». Elisabetta ha dato il suo tocco particolare immaginandosi il camminamento «in mezzo alle rose». Ha proseguito: «Sarebbe bello avere anche dei tavoli in legno dove poter fare un picnic e, perché no, anche una bella colazione all’aperto».

Per realizzare il Percorso vita serve l’aiuto di tutti. Destinare il  5×1000 a Solidarietà e Servizi non costa nulla: basta una firma e indicare il codice fiscale della cooperativa sociale 00782980122.

Il CSE – Centro Socio Educativo – di Samarate (VA) e la cura del parco di Villa Montevecchio: così la persona disabile diventa risorsa per il territorio

Il progetto educativo di Solidarietà e Servizi ha dato vita a un’importante esperienza capace di fare crescere gli ospiti del CSE e aprire la grande area verde al paese

La cura del verde è una questione di passione. La stessa che gli ospiti del Centro Socio Educativo – CSE – di Samarate di Solidarietà e Servizi mettono nella manutenzione del parco di Villa Montevecchio. Un impegno che prosegue da 14 anni e che ha permesso non solamente di restituire al paese la grande area verde, ma soprattutto ha consentito alle persone disabili di trovare un impegno capace di valorizzare le loro potenzialità, stare insieme e rendersi utili. Come racconta Michele, orgoglioso della sua attività: «Mi piace vedere pulito e ordinato il parco. È anche bello stare in mezzo alla natura e lavorare con due educatori simpatici». Ma anche Daniele, che trova piacevole «rastrellare le foglie, metterle nei sacchi e andare poi in discarica», perché «così sto con i miei compagni». C’è chi si “accontenta” di «stare all’aria aperta», anche se questo comporta un lavoro: «Tagliare l’erba non è un problema», dice Fabio. O Julian che ha capito il valore del suo lavoro: «Quando ho finito il lavoro mi sento importante e spero di imparare bene per trovare un posto di lavoro. Inoltre, se sto fuori sono più tranquillo».

Più che giardinieri, loro sono i veri “angeli custodi” del parco di Villa Montevecchio. «Alla base c’è un progetto educativo che vuole valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Paolo Soldavini, coordinatore del CSE di Samarate. «Dalla passione che ci accomuna per il verde, è stato avviato questo progetto che si è rivelato importante: non solamente per i molteplici aspetti educativi che contiene, ma anche per il rapporto che ha creato con i frequentatori del parco e Samarate tutta, facendo diventare il “nostro” CSE una risorsa per l’intera comunità». L’attività spazia dal taglio dell’erba alla sostituzione dei sacchetti dei cestini, ma prevede anche la cura delle piante e la supervisione dell’intera area. «Ciascuno viene impiegato sulla base delle proprie possibilità e potenzialità: impara a stare insieme, a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi propri e degli altri. Ma anche imparare a usare gli attrezzi a disposizione, a tal punto che si sono create degli ambiti di specializzazione. C’è inoltre l’aspetto sociale dell’entrare in contatto con i frequentatori del parco che, soprattutto con la bella stagione, sono veramente tanti». Non secondo c’è il rapporto con il territorio. Il CSE di Samarate è una realtà aperta alla collettività, «con l’effetto che le persone disabili vengono viste come una risorsa», ricorda Soldavini. «Il frutto del loro impegno è tangibile, con un parco che resta aperto tutto l’anno ed è sempre pronto ad accogliere nonni con i nipoti, ragazzi e quanti vogliono stare un po’ all’aria aperta». Ma la passione, si sa, è contagiosa. E così il CSE di Samarate ha voluto estendere le proprie abilità anche nella coltivazione di frutta e verdura. «Nell’ambito del progetto “orti urbani” del comune di Samarate finanziato dalla Regione Lombardia, siamo riusciti a farci  assegnare uno spazio. E, accanto alla voglia di prendersi cura dei frutti dell’orto, abbiamo stabilito dei significativi rapporti con i pensionati che gestiscono gli altri orti: ci si scambia consigli, indicazioni e raccomandazioni, mettendo in campo quella sana competizione di chi riesce a ottenere le zucchine più belle». Come ricorda Marco: «L’orto è una delle attività che mi piace di più. È bello raccogliere la verdura e cucinarla: è decisamente più buona ed economica. Inoltre, i pensionati sono veramente simpatici».

«Mettere al centro le potenzialità delle persone con autismo». Il contributo della dottoressa Zarini per la Giornata mondiale per l’autismo

In occasione della ricorrenza del 2 aprile, la psicologa e psicopedagogista richiama l’importanza della rete di confronto e di una presa in carico personalizzata. L’esperienza del gruppo in Solidarietà e Servizi

Sabato 2 aprile è la Giornata mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. In occasione di questa ricorrenza, istituita dall’ONU nel 2007, Solidarietà e Servizi ospita l’intervento di Serena Zarini, psicologa e psicoterapeuta che collabora con la cooperativa sociale e tra i maggiori esperti di questo disturbo del neuro sviluppo. Parlare di autismo, conoscere l’autismo e sapersi rapportare con le persone con autismo è importante. Non solamente perché permette di superare la barriera della disabilità, ma soprattutto può nascere un rapporto arricchente per tutti.

«La parola impiegata per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, vissuto tra il 1857 e il 1939, giunge in Italia a metà degli anni ’80, dopo lunghe diatribe tra gli esperti per definire se le principali cause del ripiegamento su “se stessi” (autismo dal greco autòs) fossero ambientali piuttosto che organiche.

Siamo giunti ad oggi, con tecnologie di indagine avanzate che non sempre rilevano un difetto strutturale alla Risonanza Magnetica, ma che certamente dichiarano, attraverso numerosissimi studi, un forte trend genetico (più del 50%) nonché una prevalenza di soggetti che in Italia è passata da 1:100 del 2013 a 1:77 del 2019.

L’importante crescita dei numeri denota certamente una maggior attenzione alla tipologia di disturbo e alla sua osservazione nella popolazione, osservazione che occorrerebbe essere accuratissima poiché la diagnosi attualmente si basa sulla presenza o meno di sintomi comportamentali soprattutto socioemozionali (non esistono test basati su marker biologici in grado di stabilire la predisposizione o la presenza di autismo); ne deriva la necessità di una grande competenza discriminativa nel fare diagnosi e una possibilità di interpretazione dell’osservazione del comportamento molto variabile e passibile di errore. Con autismo, ora convogliato, nel DSM 5 (la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association – APA – nel 2013, ndr), nell’espressione Disturbi dello Spettro dell’Autismo (DSA) si intende infatti oggi un’ampia gamma fenotipica di disturbi del neurosviluppo, di gravità variabile, accomunati da difficoltà nella comunicazione sociale, in particolare nel linguaggio e nella sua valenza intenzionale.

È fondamentale potersi accorgere della presenza di segnali disfunzionali nelle prime fasi della vita del bambino (entro i 3 anni di età), anche tramite il confronto tra genitori e agenzie sanitarie ed educative che il bambino intercetta (pediatra, nido, scuola dell’infanzia, educatori, insegnanti) e approfondire tali segnali attraverso l’osservazione specialistica (neuropsichiatra infantile, psicologo dell’infanzia). Accertati tali segnali, rilevate le loro caratteristiche nonché il grado di disfunzionalità, è bene focalizzare l’attenzione sulle potenzialità del bambino ancora in fase evolutiva, certamente tenendo conto delle difficoltà, attraverso una presa in carico di tipo psicoeducativo tarata sull’età del bambino. Presa in carico che deve favorire un’esperienza del mondo meno ansiosa possibile, più flessibile e più cosciente di sé possibile e favorente inoltre lo sviluppo cognitivo e degli apprendimenti, poiché la vita mentale vuole e deve andare sempre avanti. Oltre al minore, la presa in carico deve comprendere un sostegno alla famiglia, nell’ordine della comprensione dei problemi e delle possibili vie di affronto, via via che col passare delle varie tappe evolutive compaiono nuove sfide di incontro del minore col mondo sempre più complesso e richiedente, fino all’età adulta dove a seconda dei gradi di difficoltà il soggetto può essere accompagnato da progetti, che sempre più stanno prendendo piede, per svolgere la sua vita oltre il nucleo famigliare d’origine».

È nel solco delle parole di Serena Zarini che si inserisce l’attività di Solidarietà e Servizi. L’esperienza di Pollicino, il centro che la cooperativa sociale gestisce a Gallarate e dal quale è nato Avanti Tutta a Busto Arsizio, lo spazio dedicato agli adolescenti autistici, ha una marcia in più. «Qui cresciamo insieme», raccontano gli stessi  ragazzi. «Il nostro stare insieme non è solamente stare nello stesso spazio e fare delle cose, ma è diventato amicizia». Il gruppo ha un valore aggiunto, è un intreccio di storie di vita, è affrontare insieme emozioni e difficoltà, è condividere esperienze. Quando si parla di autismo, spesso si crede che la persona autistica sia indifferente alle relazioni, distante. Non è così: Solidarietà e Servizi sperimenta l’esatto contrario che è relazione, rapporto e amicizia.