Il CSE – Centro Socio Educativo – di Samarate (VA) e la cura del parco di Villa Montevecchio: così la persona disabile diventa risorsa per il territorio

Il progetto educativo di Solidarietà e Servizi ha dato vita a un’importante esperienza capace di fare crescere gli ospiti del CSE e aprire la grande area verde al paese

La cura del verde è una questione di passione. La stessa che gli ospiti del Centro Socio Educativo – CSE – di Samarate di Solidarietà e Servizi mettono nella manutenzione del parco di Villa Montevecchio. Un impegno che prosegue da 14 anni e che ha permesso non solamente di restituire al paese la grande area verde, ma soprattutto ha consentito alle persone disabili di trovare un impegno capace di valorizzare le loro potenzialità, stare insieme e rendersi utili. Come racconta Michele, orgoglioso della sua attività: «Mi piace vedere pulito e ordinato il parco. È anche bello stare in mezzo alla natura e lavorare con due educatori simpatici». Ma anche Daniele, che trova piacevole «rastrellare le foglie, metterle nei sacchi e andare poi in discarica», perché «così sto con i miei compagni». C’è chi si “accontenta” di «stare all’aria aperta», anche se questo comporta un lavoro: «Tagliare l’erba non è un problema», dice Fabio. O Julian che ha capito il valore del suo lavoro: «Quando ho finito il lavoro mi sento importante e spero di imparare bene per trovare un posto di lavoro. Inoltre, se sto fuori sono più tranquillo».

Più che giardinieri, loro sono i veri “angeli custodi” del parco di Villa Montevecchio. «Alla base c’è un progetto educativo che vuole valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Paolo Soldavini, coordinatore del CSE di Samarate. «Dalla passione che ci accomuna per il verde, è stato avviato questo progetto che si è rivelato importante: non solamente per i molteplici aspetti educativi che contiene, ma anche per il rapporto che ha creato con i frequentatori del parco e Samarate tutta, facendo diventare il “nostro” CSE una risorsa per l’intera comunità». L’attività spazia dal taglio dell’erba alla sostituzione dei sacchetti dei cestini, ma prevede anche la cura delle piante e la supervisione dell’intera area. «Ciascuno viene impiegato sulla base delle proprie possibilità e potenzialità: impara a stare insieme, a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi propri e degli altri. Ma anche imparare a usare gli attrezzi a disposizione, a tal punto che si sono create degli ambiti di specializzazione. C’è inoltre l’aspetto sociale dell’entrare in contatto con i frequentatori del parco che, soprattutto con la bella stagione, sono veramente tanti». Non secondo c’è il rapporto con il territorio. Il CSE di Samarate è una realtà aperta alla collettività, «con l’effetto che le persone disabili vengono viste come una risorsa», ricorda Soldavini. «Il frutto del loro impegno è tangibile, con un parco che resta aperto tutto l’anno ed è sempre pronto ad accogliere nonni con i nipoti, ragazzi e quanti vogliono stare un po’ all’aria aperta». Ma la passione, si sa, è contagiosa. E così il CSE di Samarate ha voluto estendere le proprie abilità anche nella coltivazione di frutta e verdura. «Nell’ambito del progetto “orti urbani” del comune di Samarate finanziato dalla Regione Lombardia, siamo riusciti a farci  assegnare uno spazio. E, accanto alla voglia di prendersi cura dei frutti dell’orto, abbiamo stabilito dei significativi rapporti con i pensionati che gestiscono gli altri orti: ci si scambia consigli, indicazioni e raccomandazioni, mettendo in campo quella sana competizione di chi riesce a ottenere le zucchine più belle». Come ricorda Marco: «L’orto è una delle attività che mi piace di più. È bello raccogliere la verdura e cucinarla: è decisamente più buona ed economica. Inoltre, i pensionati sono veramente simpatici».