La risposta che non c’era per le persone disabili o fragili: partito il progetto Spazio Integrazione di Solidarietà e Servizi

Avviato il progetto che, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi, mette in campo il valore di una presa in carico della persona a più ampio raggio

Una risposta che non c’era. È ufficialmente partito SPAZIO INTEGRAZIONE, il progetto che Solidarietà e Servizi ha sviluppato per dare una risposta in più ai bisogni delle persone disabili o fragili. Un progetto che, grazie in particolare al sostegno di Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Fondazione Cesvi, mette in campo il valore di una presa in carico della persona a più ampio raggio e, all’interno di un approccio multidimensionale e di una visione di rete, crea progetti di vita per potenziare tutti gli aspetti legati all’autonomia della persona attraverso il lavoro. Destinatari sono una fascia di persone disabili o fragili che, di fatto, restava esclusa dai servizi sinora previsti. «Guardiamo alle persone disabili le cui capacità e autonomie di base sono superiori a quelle di chi solitamente viene accolto nei centri diurni, ma che non hanno i requisiti per accedere al mondo del lavoro. Ma anche ai giovani fragili che hanno bisogno di percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro e che escono dalle logiche di intervento attuali», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a due fenomeni: da una parte, l’affiorare di “nuove” fragilità – già presenti ma in modo “latente” – sempre meno riconducibili alle categorie della disabilità e del disagio psichico riconosciute dalle norme e dalle forme di risposta codificate dalla Rete Sociale. Dall’altra, la crisi delle tradizionali strutture di risposta di “prima accoglienza” del bisogno delle fasce deboli strutturate nel tempo dal parte del mondo cooperativo. L’esigenza è diventata quindi quella di progettare percorsi personalizzati, per quei cittadini per cui i servizi esistenti non risultano idonei. Ad esempio, le persone si collocano tra un CSE (Centro Socio Educativo) e un SIL (Servizio Inserimento Lavorativo): hanno abilità superiori per i primi, ma non abbastanza per i secondi».

La strada è quella del lavoro. «Il lavoro vero», puntualizza Oldrini. Ma come farlo arrivare? L’équipe di SPAZIO INTEGRAZIONE si è già messa all’opera con un approccio multidisciplinare: accanto all’assistente sociale, sono scese in campo le professionalità di uno psicologo e di un educatore, con un coordinatore di progetto, per valutare le prime persone da inserire e attuare una reale presa in carico personalizzata. Ciascuna persona è stata infatti inserita in un percorso di vita che passa dal lavoro, sia per chi ha già vissuto un’esperienza simile, sia per chi non ha mai avuto l’opportunità di confrontarsi con questo mondo.

«In un approccio educativo e occupazionale/lavorativo, l’impiego diventa il momento e il luogo per dare concretezza non solamente a quella dignità della persona che è stata citata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo recente discorso di insediamento, ma anche per la valorizzazione delle abilità di ciascuno con lo scopo di accentuare il processo di autonomia della persona stessa». È lavoro vero, ovvero «un lavoro con un’utilità reale, dove c’è un cliente che chiede qualità, cura e impegno. Questa è una condizione necessaria non solamente perché la persona contribuisce realmente a creare valore e utilità, ma soprattutto perché si trova in una condizione “sfidante”».

Il Percorso Vita al Centro Diurno Disabili “Solidarietà” di Marnate: un luogo inclusivo da realizzare insieme con il 5×1000

Basta una firma per contribuire alla realizzazione di un progetto innovativo che prevede attività motorie e sensoriali per la valorizzazione delle diversità e la socialità

«Creare un luogo inclusivo dove ragazzi con diversi gradi di disabilità e diverse necessità possano ritrovarsi, confrontarsi, sperimentare e realizzare attività all’aria aperta, creando un clima di integrazione e di valorizzazione delle diversità». Questo l’obiettivo del Percorso Vita al Centro Diurno Disabili – CDD – “Solidarietà” di Marnate (VA) cui Solidarietà e Servizi ha deciso di destinare il 5 x 1000 di quest’anno. Si tratta di un progetto innovativo e importante che, come spiega Eleonora Martignoni, fisioterapista al CDD “Solidarietà”, «ha finalità ludico motorie. Il progetto nasce dalla volontà di creare un nuovo spazio di aggregazione dove ragazzi con disabilità possano immergersi in un percorso formato da aree motorie e sensoriali».

Nonostante sia ancora “sulla carta”, il Percorso Vita ha però già iniziato a prendere corpo e far presagire le attività che si potranno fare. «Il Percorso sarà strutturato in diverse stazioni, alcune delle quali prettamente motorie, altre invece ludiche e sensoriali. La caratteristica principale delle stazioni è quella di poter essere accessibile ed utilizzata contemporaneamente sia da ragazzi in carrozzina che deambulanti», spiega la fisioterapista.

«Nella prima stazione vorremmo ci fosse una rampa con cinque gradini. Le scale per la deambulazione sono uno strumento importante per mantenere e migliorare l’autonomia nella deambulazione stessa. Gli scalini simulano difficoltà e ostacoli che si ritrovano nella vita quotidiana. Affiancata agli scalini ci sarà una rampa alla quale potranno accedere anche gli utenti in carrozzina, in modo da poter svolgere il percorso in simultanea agli ospiti deambulanti. In questa prima stazione, inoltre, viene previsto un macchinario per poter allenare e mobilizzare gli arti superiori, anch’esso dotato di una postazione per poter svolgere l’esercizio sia in carrozzina, sia in piedi».

La seconda stazione avrà caratteristiche più ludico-sensoriali. Continua Martignoni: «Sarà composta da uno slalom e da giochi per il coordinamento oculo-manuale. Inoltre sono previste delle lavagne dove verranno applicati dei pannelli con diverse texture in modo da poter stimolare la sensibilità tattile. La caratteristica di questa stazione è che ci sarà una parte di pavimentazione composta da diversi materiali (sassolini, ciottoli, corteccia) in modo da creare un terreno che permetta di stimolare e migliorare le capacità propriocettive durante il cammino».

Non solamente, accanto al Percorso Vita viene previsto anche un intervento di sistemazione del parco del CDD con la piantumazione di essenze arboree e la realizzazione di un’area relax. «Si prevede di delimitare il Percorso con diverse piante profumate in modo da stimolare tutti i sensi», aggiunge. «Non può certo mancare una zona relax con barbecue, tavoli e panchine: la bella stagione sarà certamente sfruttata per godere i piaceri della buona cucina all’aria aperta».

Tutto questo al momento è solamente un sogno. Ma un sogno che Solidarietà e Servizi vuole concretizzare. Come? Con la collaborazione di tutti: mettendo una semplice firma sul 5 x 1000 e indicando il codice fiscale della cooperativa sociale: 00782980122. Solidarietà e Servizi ne è certa: “insieme ci riusciamo”.

L’assemblea dei soci di Solidarietà e Servizi approva il Bilancio Sociale 2021: un’impresa sociale moderna e capace di prendersi cura di oltre 6 mila persone disabili e fragili

La cooperativa sociale prosegue lungo il Piano strategico 2021 – 2024 e spinge sulla collaborazione con i Comuni e sull’innovazione tecnologica per migliorare l’autonomia delle persone

Un’impresa sociale al passo con i tempi, con idee ben chiare e capace di prendersi cura di oltre 6.000 persone disabili e fragili. È la fotografia della cooperativa sociale Solidarietà e Servizi presentata nell’assemblea dei soci che si è svolta lo scorso giovedì 19 maggio in modalità sia straordinaria, per l’approvazione del nuovo Statuto, sia ordinaria, per la presa d’atto del bilancio al 31 dicembre 2021, l’approvazione del Bilancio Sociale 2021 e dei regolamenti interni soci lavoratori e soci volontari. Un quadro dai colori vivaci e proattivi dal quale emergono i quattro temi che hanno contraddistinto e contraddistinguono la cooperativa sociale: «Autismo, casa, autonomia e lavoro», ha ricordato il presidente del Consiglio di Gestione Domenico Pietrantonio presentando il Bilancio Sociale 2021. «Sono questi i cardini della nostra cooperativa, gli ambiti strategici e le parole che dicono cosa facciamo e cosa vogliamo continuare a fare, insistendo su una gestione diretta dei servizi, come già indicato dal Piano di Impresa Sociale 2021 – 2024. La modalità che abbiamo fatta nostra è quella del project financing sulla quale ci stiamo confrontando con alcune amministrazioni comunali – nello specifico Caronno Pertusella e Marnate – al fine di ampliare i servizi erogati, dando vita a case per persone disabili adiacenti ai servizi diurni già esistenti». Il metodo è quello del dialogo costante e costruttivo, in particolar modo con i Comuni. «Occorre capire cosa serve sul territorio per riuscire a dare delle soluzioni che possano dare risposta a un bisogno reale – ha proseguito Pietrantonio -, evitando, come sta succedendo in alcuni enti pubblici, derive “antisussidiarie” che non perseguano una reale e concreta coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e dei servizi».

Di rilievo altresì la collaborazione e l’attività svolta con la Solidarietà e Servizi Fondazione, della quale la cooperativa è socio unico. In particolare un evento organizzato nel settembre scorso è stata l’occasione per ripercorrere la presenza e l’esperienza della cooperativa in alcuni comuni, tra i quali quelli di Marnate, Cassano Magnago e Busto Arsizio in provincia di Varese.

Sul fronte dei numeri, il valore di Solidarietà e Servizi è nel volume di persone disabili e fragili di cui riesce a prendersi cura. «Sono oltre 6 mila; 6.113 per la precisione», ha ricordato il presidente del Consiglio di Gestione. «È un numero importante, dietro il quale ci sono facce, storie, famiglie che attraverso diverse modalità trovano nella cooperativa un punto di riferimento. Così come è altrettanto importante il numero dei lavoratori: 502, la maggior parte dei quali laureati, che ogni giorno si prendono cura di chi ha bisogno con passione, responsabilità e creatività. Un capitale umano sul quale la cooperativa continua a investire con un consistente e continuativo percorso formativo, anche di tipo manageriale».

La modernità è data dalla tensione costante verso l’innovazione. «Il tema della domotica è infatti centrale per migliorare l’autonomia delle persone delle quali ci prendiamo cura», ha detto Pietrantonio. «In questa direzione, è in atto una collaborazione con la Liuc – Università Cattaneo di Castellanza. Avremo un supporto preciso e specifico: per un anno una ricercatore sarà dedicato a studiare la domotica e l’innovazione tecnologica nei nostri servizi».

La modernità di Solidarietà e Servizi è data anche dalla volontà di essere impresa sociale capace di sapersi adeguare ai nuovi scenari. «Lo Statuto è la nostra carta di riferimento, sono state riviste alcune norme per adeguarle a quelle che sono le esigenze e le necessità di funzionamento della cooperativa», ha detto Pietrantonio introducendo la parte straordinaria dell’assemblea. Il lavoro di “restyling” della Carta è stato svolto con il decisivo supporto e la collaborazione di Confcooperative. «È stato un lavoro molto analitico e attento a rendere lo Statuto adeguato ai cambiamenti che un’impresa cooperativa vive negli anni», ha detto Patrizia Ronchi, avvocato di Confcooperative. «Per me è stata un’esperienza professionale importante, anche perché siamo andati a “mettere a terra” alcuni temi che Confcooperative ha approfondito».

Ulteriore elemento di innovazione è dato dal processo di valutazione dell’impatto sociale delle proprie attività che Solidarietà e Servizi sta svolgendo  in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore attraverso CESEN (Centro studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro) e ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società). È uno studio che porterà nel corso del 2022 ad analizzare e verificare l’impatto sociale delle attività dell’Area Inserimento Lavorativo e nel 2023 l’Area Servizi diurni e residenziali, di Solidarietà e Servizi.

Il 5×1000 a Solidarietà e Servizi per il Percorso vita al Centro Diurno Disabili “Solidarietà” di Marnate (VA)

Basta una semplice firma per contribuire all’innovativo progetto con la creazione di un percorso dedicato alle persone disabili

Cuore, crescita e divertimento. Il 5×1000 del 2022 di Solidarietà e Servizi ha una finalità particolare: con i fondi raccolti, grazie alla generosità delle persone che firmeranno indicando il codice fiscale di Solidarietà e Servizi sulla dichiarazione dei redditi, la cooperativa sociale realizzerà un Percorso vita all’interno del parco del Centro Diurno Disabili – CDD – “Solidarietà” di Marnate (Varese). Una scelta nuova, ma anche una scelta estremamente concreta che conferma l’approccio innovativo di Solidarietà e Servizi e la volontà di dare vita a strutture inclusive e capaci di valorizzare le potenzialità di ciascuno. Il progetto si inserisce anche nel disegno più ampio che riguarda Marnate: sull’area dove già esiste il CDD, la cooperativa sociale intende realizzare una nuova struttura residenziale per disabili così da dare continuità a un intervento che prosegue ininterrottamente da quasi 40 anni.

«Marnate è infatti il primo centro di Solidarietà e Servizi. È un simbolo del lungo e continuo impegno della cooperativa sociale in favore delle persone con disabilità», osserva il presidente del Consiglio di gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «Vogliamo proseguire questo cammino sfruttando l’ampio parco a disposizione, attrezzandolo adeguatamente, per permettere ai nostri ospiti di fare attività mirate. La firma sul 5×1000 è un passaggio indispensabile per poter dare attuazione a questo progetto; un momento di coinvolgimento per quale chiediamo a tutti di partecipare perché, come dice il nostro claim, “insieme ci riusciamo”».

Prendendo spunto dai percorsi attrezzati che è possibile trovare in diversi parchi, il Percorso vita del CDD di Marnate va oltre. Racconta Massimo Sangalli, coordinatore del CDD di Marnate: «Nel nostro Percorso vita useremo attrezzature particolari per permettere agli ospiti di fare attività motorie specifiche, nel rispetto delle possibilità di ciascuno». È questa un’esigenza che nasce da un duplice bisogno. Innanzitutto, «rispondere agli ultimi due anni dove, tra chiusure, limitazioni e quarantene, non è stato possibile fare attività fisica in modo continuativo», prosegue Sangalli. Non certo secondo, «la volontà di offrire una struttura che possa essere utilizzata anche da altri servizi. Abbiamo infatti la fortuna di avere a disposizione un bellissimo e ampio parco. Già lo usiamo per attività all’aperto, ma sarebbe bello e soprattutto utile attrezzarlo, rendendolo maggiormente fruibile anche per progetti specifici».

Accanto agli attrezzi, il progetto del Percorso vita prevede anche «la realizzazione di un camminamento percorribile anche con le carrozzine: serve quindi una pavimentazione apposita – aggiunge Sangalli -. Inoltre, l’idea è quella di prevedere lungo il percorso anche una serie di aree di sosta, panchine e tavoli che possano diventare occasione di socialità, così da rendere la proposta un momento per fare attività ma anche per divertirsi. Gli attrezzi saranno scelti con il supporto e la collaborazione di specialisti per individuare quelli più adatti».

L’idea è stata sottoposta anche agli ospiti del CDD di Marnate. La reazione è stata entusiastica, soprattutto nella prospettiva di poter sfruttare maggiormente il parco e di stare all’aria aperta. «È un progetto molto utile», ha detto Lillo. «Potremo fare ginnastica all’aperto, avremo un bello spazio dove ritrovarci, magari dove poter pranzare. Mi piacerebbe ci fosse anche un’altalena». Anche Gionni ha promosso a pieni voti il progetto: «Che bello!», è stata la sua reazione. «Potremmo sfruttare di più il prato, magari per prendere il sole o stare insieme a parlare». Il suo desiderio però è quello di poter avere un campo per «giocare a bocce e a basket». Elisabetta ha dato il suo tocco particolare immaginandosi il camminamento «in mezzo alle rose». Ha proseguito: «Sarebbe bello avere anche dei tavoli in legno dove poter fare un picnic e, perché no, anche una bella colazione all’aperto».

Per realizzare il Percorso vita serve l’aiuto di tutti. Destinare il  5×1000 a Solidarietà e Servizi non costa nulla: basta una firma e indicare il codice fiscale della cooperativa sociale 00782980122.

Il CSE – Centro Socio Educativo – di Samarate (VA) e la cura del parco di Villa Montevecchio: così la persona disabile diventa risorsa per il territorio

Il progetto educativo di Solidarietà e Servizi ha dato vita a un’importante esperienza capace di fare crescere gli ospiti del CSE e aprire la grande area verde al paese

La cura del verde è una questione di passione. La stessa che gli ospiti del Centro Socio Educativo – CSE – di Samarate di Solidarietà e Servizi mettono nella manutenzione del parco di Villa Montevecchio. Un impegno che prosegue da 14 anni e che ha permesso non solamente di restituire al paese la grande area verde, ma soprattutto ha consentito alle persone disabili di trovare un impegno capace di valorizzare le loro potenzialità, stare insieme e rendersi utili. Come racconta Michele, orgoglioso della sua attività: «Mi piace vedere pulito e ordinato il parco. È anche bello stare in mezzo alla natura e lavorare con due educatori simpatici». Ma anche Daniele, che trova piacevole «rastrellare le foglie, metterle nei sacchi e andare poi in discarica», perché «così sto con i miei compagni». C’è chi si “accontenta” di «stare all’aria aperta», anche se questo comporta un lavoro: «Tagliare l’erba non è un problema», dice Fabio. O Julian che ha capito il valore del suo lavoro: «Quando ho finito il lavoro mi sento importante e spero di imparare bene per trovare un posto di lavoro. Inoltre, se sto fuori sono più tranquillo».

Più che giardinieri, loro sono i veri “angeli custodi” del parco di Villa Montevecchio. «Alla base c’è un progetto educativo che vuole valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Paolo Soldavini, coordinatore del CSE di Samarate. «Dalla passione che ci accomuna per il verde, è stato avviato questo progetto che si è rivelato importante: non solamente per i molteplici aspetti educativi che contiene, ma anche per il rapporto che ha creato con i frequentatori del parco e Samarate tutta, facendo diventare il “nostro” CSE una risorsa per l’intera comunità». L’attività spazia dal taglio dell’erba alla sostituzione dei sacchetti dei cestini, ma prevede anche la cura delle piante e la supervisione dell’intera area. «Ciascuno viene impiegato sulla base delle proprie possibilità e potenzialità: impara a stare insieme, a lavorare in gruppo, a rispettare i tempi propri e degli altri. Ma anche imparare a usare gli attrezzi a disposizione, a tal punto che si sono create degli ambiti di specializzazione. C’è inoltre l’aspetto sociale dell’entrare in contatto con i frequentatori del parco che, soprattutto con la bella stagione, sono veramente tanti». Non secondo c’è il rapporto con il territorio. Il CSE di Samarate è una realtà aperta alla collettività, «con l’effetto che le persone disabili vengono viste come una risorsa», ricorda Soldavini. «Il frutto del loro impegno è tangibile, con un parco che resta aperto tutto l’anno ed è sempre pronto ad accogliere nonni con i nipoti, ragazzi e quanti vogliono stare un po’ all’aria aperta». Ma la passione, si sa, è contagiosa. E così il CSE di Samarate ha voluto estendere le proprie abilità anche nella coltivazione di frutta e verdura. «Nell’ambito del progetto “orti urbani” del comune di Samarate finanziato dalla Regione Lombardia, siamo riusciti a farci  assegnare uno spazio. E, accanto alla voglia di prendersi cura dei frutti dell’orto, abbiamo stabilito dei significativi rapporti con i pensionati che gestiscono gli altri orti: ci si scambia consigli, indicazioni e raccomandazioni, mettendo in campo quella sana competizione di chi riesce a ottenere le zucchine più belle». Come ricorda Marco: «L’orto è una delle attività che mi piace di più. È bello raccogliere la verdura e cucinarla: è decisamente più buona ed economica. Inoltre, i pensionati sono veramente simpatici».

«Mettere al centro le potenzialità delle persone con autismo». Il contributo della dottoressa Zarini per la Giornata mondiale per l’autismo

In occasione della ricorrenza del 2 aprile, la psicologa e psicopedagogista richiama l’importanza della rete di confronto e di una presa in carico personalizzata. L’esperienza del gruppo in Solidarietà e Servizi

Sabato 2 aprile è la Giornata mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. In occasione di questa ricorrenza, istituita dall’ONU nel 2007, Solidarietà e Servizi ospita l’intervento di Serena Zarini, psicologa e psicoterapeuta che collabora con la cooperativa sociale e tra i maggiori esperti di questo disturbo del neuro sviluppo. Parlare di autismo, conoscere l’autismo e sapersi rapportare con le persone con autismo è importante. Non solamente perché permette di superare la barriera della disabilità, ma soprattutto può nascere un rapporto arricchente per tutti.

«La parola impiegata per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, vissuto tra il 1857 e il 1939, giunge in Italia a metà degli anni ’80, dopo lunghe diatribe tra gli esperti per definire se le principali cause del ripiegamento su “se stessi” (autismo dal greco autòs) fossero ambientali piuttosto che organiche.

Siamo giunti ad oggi, con tecnologie di indagine avanzate che non sempre rilevano un difetto strutturale alla Risonanza Magnetica, ma che certamente dichiarano, attraverso numerosissimi studi, un forte trend genetico (più del 50%) nonché una prevalenza di soggetti che in Italia è passata da 1:100 del 2013 a 1:77 del 2019.

L’importante crescita dei numeri denota certamente una maggior attenzione alla tipologia di disturbo e alla sua osservazione nella popolazione, osservazione che occorrerebbe essere accuratissima poiché la diagnosi attualmente si basa sulla presenza o meno di sintomi comportamentali soprattutto socioemozionali (non esistono test basati su marker biologici in grado di stabilire la predisposizione o la presenza di autismo); ne deriva la necessità di una grande competenza discriminativa nel fare diagnosi e una possibilità di interpretazione dell’osservazione del comportamento molto variabile e passibile di errore. Con autismo, ora convogliato, nel DSM 5 (la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association – APA – nel 2013, ndr), nell’espressione Disturbi dello Spettro dell’Autismo (DSA) si intende infatti oggi un’ampia gamma fenotipica di disturbi del neurosviluppo, di gravità variabile, accomunati da difficoltà nella comunicazione sociale, in particolare nel linguaggio e nella sua valenza intenzionale.

È fondamentale potersi accorgere della presenza di segnali disfunzionali nelle prime fasi della vita del bambino (entro i 3 anni di età), anche tramite il confronto tra genitori e agenzie sanitarie ed educative che il bambino intercetta (pediatra, nido, scuola dell’infanzia, educatori, insegnanti) e approfondire tali segnali attraverso l’osservazione specialistica (neuropsichiatra infantile, psicologo dell’infanzia). Accertati tali segnali, rilevate le loro caratteristiche nonché il grado di disfunzionalità, è bene focalizzare l’attenzione sulle potenzialità del bambino ancora in fase evolutiva, certamente tenendo conto delle difficoltà, attraverso una presa in carico di tipo psicoeducativo tarata sull’età del bambino. Presa in carico che deve favorire un’esperienza del mondo meno ansiosa possibile, più flessibile e più cosciente di sé possibile e favorente inoltre lo sviluppo cognitivo e degli apprendimenti, poiché la vita mentale vuole e deve andare sempre avanti. Oltre al minore, la presa in carico deve comprendere un sostegno alla famiglia, nell’ordine della comprensione dei problemi e delle possibili vie di affronto, via via che col passare delle varie tappe evolutive compaiono nuove sfide di incontro del minore col mondo sempre più complesso e richiedente, fino all’età adulta dove a seconda dei gradi di difficoltà il soggetto può essere accompagnato da progetti, che sempre più stanno prendendo piede, per svolgere la sua vita oltre il nucleo famigliare d’origine».

È nel solco delle parole di Serena Zarini che si inserisce l’attività di Solidarietà e Servizi. L’esperienza di Pollicino, il centro che la cooperativa sociale gestisce a Gallarate e dal quale è nato Avanti Tutta a Busto Arsizio, lo spazio dedicato agli adolescenti autistici, ha una marcia in più. «Qui cresciamo insieme», raccontano gli stessi  ragazzi. «Il nostro stare insieme non è solamente stare nello stesso spazio e fare delle cose, ma è diventato amicizia». Il gruppo ha un valore aggiunto, è un intreccio di storie di vita, è affrontare insieme emozioni e difficoltà, è condividere esperienze. Quando si parla di autismo, spesso si crede che la persona autistica sia indifferente alle relazioni, distante. Non è così: Solidarietà e Servizi sperimenta l’esatto contrario che è relazione, rapporto e amicizia.

Vestiti, cibo e medicinali: il grande cuore dei ragazzi di Avanti Tutta per l’Ucraina

Gli adolescenti con autismo dello spazio attivato da Solidarietà e Servizi a Busto Arsizio sono stati protagonisti di una raccolta di beni di necessità, con consegna direttamente alla Caritas

«Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importate non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore». È in questa frase di Madre Teresa di Calcutta l’essenza del gesto che i ragazzi di Avanti Tutta, spazio che Solidarietà e Servizi ha attivato per gli adolescenti con autismo, hanno fatto. Si sono attivati e insieme hanno voluto contribuire a donare abiti e cibo ai profughi dell’Ucraina. Impossibile in questi giorni ignorare la guerra, e sarebbe anche sbagliato per chi, come Niccolò, Andrea e Marco, e Alessia vuole essere partecipe della società e degli avvenimenti quotidiani, anche se questi accadono a chilometri di distanza. «L’ansia, ma anche la paura generate dalle notizie del conflitto ci ha portati ad affrontare il tema della guerra all’interno dei Avanti Tutta», ricorda Mariolina Caputo, coordinatrice di “Pollicino”, il servizio da cui Avanti Tutta ha preso avvio. «Ma grazie alle educatrici Giulia e Francesca abbiamo insieme superato queste emozioni, andando a guardare come avremmo potuto porci nei confronti di questo evento terribile. Cosa avremmo potuto fare. Così l’empatia, la voglia di essere vicini a queste persone che hanno dovuto lasciare il loro paese e si sono ritrovate praticamente senza nulla, ha portato a un gesto concreto che è arrivato direttamente dai ragazzi».

Come raccontano i 4 protagonisti: «Stiamo seguendo le notizie sull’Ucraina. Abbiamo visto le foto dei bombardamenti e siamo molto tristi. Con le educatrici abbiamo pensato a un modo per poter aiutare queste persone: abbiamo quindi scritto una lista di cose da portare ad Avanti Tutta per consegnarle alla Caritas». L’elenco comprendeva vestiti caldi come giubbotti, cappelli, guanti, sciarpe, felpe e coperte, ma anche cibo in scatola e a lunga conservazione, quale tonno, piselli, mais e pelati. Per illuminare le notti, una torcia. Non ultimi, i medicinali e i disinfettanti. E per i bambini, i pannolini e le pappe. Nella raccolta, i ragazzi hanno coinvolto anche le rispettive famiglie. «Abbiamo preparato i sacchetti dove abbiamo messo: cibo, vestiti, medicinali, body per neonati, brioche, carne in scatola, piselli, pannolini e pappe per bimbi», aggiungono Alessia, Niccolò, Andrea e Marco. Ma non bastava. «Siamo andati alla Caritas in centro a Busto Arsizio con i nostri sacchetti e ci siamo sentiti felici di poterli aiutare».

L’iniziativa solidale però non resterà un caso isolato. Come tutte le azioni fatte con il cuore sono destinate a contagiare altre persone e ad ampliarsi.

Solidarietà e Servizi nel 2021 ha aperto le porte del mondo del lavoro a mille persone fragili e disabili

Grazie alle aziende che le hanno dato fiducia la cooperativa ha proseguito nell’inserimento lavorativo condividendo progettualità e finalità sociale

Parlare di lavoro per le persone che vivono una fragilità sociale non è solamente una questione economica, ma soprattutto di dignità. E qui Solidarietà e Servizi ha fatto la differenza: nel 2021, anno interamente contrassegnato dalla pandemia, la cooperativa sociale è riuscita a dare nuove opportunità, con un’assunzione, il rinnovo di un impiego o un tirocinio, a oltre tre persone su quattro delle quali si è presa cura. Un risultato significativo che descrive l’importante rete territoriale avviata, ma soprattutto l’azione concreta basata su un progetto di vita che trasforma il lavoro in un luogo di crescita personale e professionale.

Attraverso i SIL – Servizi di Inserimento Lavorativo – che Solidarietà e Servizi gestisce in cinque distretti della provincia di Varese e nel distretto del Castanese -, e attraverso le Doti Regionali, il servizio di politiche attive del lavoro cui la cooperativa è accreditata, sono state ben 941 le persone disabili e fragili che hanno avuto accesso ai servizi dell’ Area Inserimento lavorativo, con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2020. Il 23% di queste 941 persone ha trovato un’occupazione con una prima assunzione o una stabilizzazione in azienda, mentre il 53% è stato avviato a un percorso di formazione attraverso il tirocinio. «Sono stati proprio i tirocini il dato più sorprendente», sottolinea Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento lavorativo di Solidarietà e Servizi.  «Le quasi 500 persone che hanno avuto accesso a un tirocinio, con una crescita di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, sono il risultato dell’incontro tra due realtà che hanno saputo fare “un di più”. Innanzitutto le aziende che, in un momento particolare, contrassegnato ancora da una serie di procedure per il contenimento dei contagi a complicare il tutto, hanno saputo fare uno sforzo ulteriore accogliendo una persona disabile o fragile in tirocinio. Questo dimostra, ancora una volta, l’importanza del ruolo sociale che le imprese rivestono e la necessità che questo ruolo sia sempre più riconosciuto. Non secondo è, il grandissimo lavoro fatto dalle nostre operatrici e dai nostri operatori che si sono interfacciati con le aziende non da “controparte”, ma considerandole partner, sapendo parlare la lingua dell’impresa, comprendendone  i problemi, i tempi e i bisogni, trasformando così l’inserimento in una opportunità per tutti. La condivisione di una progettualità, di un progetto che riguarda persone fragili o disabili ma che insieme fa bene all’azienda e alla comunità è alla base di relazioni che, oltre al rispetto, portano alla stima» E, quindi, a risultati tangibili che si misurano in crescita personale, autonomia e in quella dignità che solo il lavoro può dare.

Com’è stato per Andrea che, fuori dal mondo del lavoro da molti anni, con l’arrivo della pandemia aveva perso ogni speranza. «Mi sembrava impossibile uscire da questa situazione», racconta. «L’assistente sociale a cui mi sono rivolto per un supporto per la gestione dell’affitto mi ha proposto un percorso nel Progetto Olona_BA (Progetto Sociale per l’inclusione lavorativa promosso dai Distretti del Medio Olona e di Busto, ndr). Con mia sorpresa un’azienda mi ha aperto le sue porte per un tirocinio, aggiungendo fondi propri al rimborso che ricevevo dal Comune. Ho potuto rimettermi in gioco e dimostrare la mia voglia di fare. Adesso la fine di questo brutto periodo mi sembra un nuovo inizio».

Più di un nuovo inizio, per Serena il lavoro è stato un luogo dove tornare, dove essere aspettata e valorizzata. Giovane donna con un importante disturbo psichiatrico, per Serena il tirocinio nato dal rapporto del SIL con il CPS (Centro Psico Sociale) presso cui è in cura è diventata l’occasione di sperimentare una «quotidianità buona», con rapporti sereni e cordiali all’interno del reparto di confezionamento di una ditta di componentistica. Dice Serena: «Adesso per me è più facile seguire la cura e il lavoro che faccio con la psicologa del CPS perché so che ho un posto dove tornare ogni giorno e stare bene».

Il nuovo spazio “Avanti Tutta”, così gli adolescenti con autismo diventano grandi

Solidarietà e Servizi ha attivato nella propria sede di Busto Arsizio un nuovo servizio progettato per sviluppare l’autonomia dei ragazzi con autismo di Pollicino: un luogo aperto dove fare rete

Uno spazio, un progetto, ma soprattutto la voglia di diventare grandi. È “Avanti tutta” il nuovo servizio che Solidarietà e Servizi ha attivato all’interno della sede di via Isonzo a Busto Arsizio e dedicato ai ragazzi  con patologie dello spettro  autistico. Non solamente un “Pollicino” per gli adolescenti, ma anche la possibilità di sperimentare una nuova dimensione di vita, aperta alla città, aperta ai coetanei e per poter vivere con consapevolezza il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. «Siamo partiti dall’esperienza di Pollicino, lo spazio che c’è a Gallarate, e lo abbiamo progettato appositamente per i ragazzi dai 14 ai 17 anni, con l’idea di andare oltre: lavorare su uno specifico progetto di vita, sulle autonomie sociali e quotidiane in un contesto “metropolitano”», spiega Mariolina Capito, coordinatrice di “Pollicino”. Di fatto, lo spazio bellissimo e protetto di “Pollicino” a Gallarate trova in “Avanti Tutta” un ambiente aperto. «Quello che ci interessa è entrare a far parte di una rete e creare integrazione con il tessuto cittadino. Obiettivo che la sede di Solidarietà e Servizi di via Isonzo grazie alla sua posizione ci permette di perseguire», prosegue. «Da qui è possibile raggiungere a piedi e in pochi minuti il centro di Busto Arsizio; è possibile andare al parco, al bancomat, usufruire di supermercati e della biblioteca e interagire con strutture educative, come a esempio l’oratorio San Filippo Neri e la cooperativa Elaborando, che sono sul territorio e con le quali già stiamo collaborando. Per un adolescente vivere gli spazi che sono suoi ed entrare in contatto con i coetanei è un elemento importante».

“Avanti Tutta” nasce sulla base della centralità che Solidarietà e Servizi dà al termine autonomia. «Non è solamente il saper fare delle cose, ma è quella crescita personale che si basa sul progetto di vita che viene sviluppato per una persona disabile e che muove dalla volontà di valorizzare i talenti di ciascuno», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Presa in carico e Progettazione sociale di Solidarietà e Servizi. «L’autismo è in crescita e rappresenta un bisogno che necessita di risposte adeguate. Con “Pollicino” abbiamo attivato un servizio specifico, educativo ed abilitativo; ora con “Avanti Tutta” abbiamo progettato un nuovo intervento per accompagnare questi ragazzi e le loro famiglie all’età adulta».

Se fisicamente si sviluppa su tre locali – un salotto con la televisione, i libri e una lampada che proietta le stelline; uno spazio dedicato alla relazione e al relax ed una stanza destinata a diventare una sala laboratorio e per gli incontri, “Avanti Tutta” vuole tuttavia essere «uno spazio fluido». Prosegue Mariolina Caputo: «Un luogo dove invitare gli amici per una merenda, ma anche un punto da cui partire per avere uno scambio con il territorio, come può essere fare due passi al “Museo del tessile” o andare a fare un aperitivo in centro». L’obiettivo dichiarato è «uscire dalla mentalità del ragazzo disabile quale eterno bambino, ma permettergli di crescere e assumere sempre più consapevolezza e autonomia».

E proprio da qui è nato il logo che gli stessi ragazzi, Andrea, Alessia, Marco e Niccolò, hanno scelto: un soffione. «Come i semi che volano via, e si fanno delle radici proprie, noi diventiamo sempre più autonomi», raccontano. «Lo abbiamo scelto perché anche noi dobbiamo diventare grandi affrontando un nuovo percorso tutto nostro». Come già avvenuto per gli arredi, sono stati proprio i ragazzi a “personalizzare” gli spazi di “Avanti Tutta” decorando le pareti con il “loro” logo: «Così lo vedono tutti quelli che entrano ad “Avanti Tutta”». E diventa un motivo particolare di orgoglio.

Solidarietà e Servizi avvia il processo di valutazione di impatto sociale

La Cooperativa si è affidata a CESEN e ALTIS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per stilare un documento fondamentale nel qualificare la propria azione

Un percorso innovativo per poter continuare a crescere e migliorarsi e per poter mettere nelle migliori condizioni gli enti e le aziende con le quali collabora per esercitare e comunicare la propria responsabilità sociale. Solidarietà e Servizi ha avviato il processo per la valutazione di impatto sociale del proprio operato. Un cammino che porterà nel corso del 2022 ad analizzare e verificare l’Area Inserimento lavorativo e, l’anno prossimo, nel 2023, l’Area Autismo, Servizi diurni e residenziali. Per questo percorso la Cooperativa si avvale della collaborazione di CESEN – Centro studi sugli Enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fini di lucro – e ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «L’obiettivo è fare emergere i risultati ottenuti dalle attività e dai servizi erogati dalla Cooperativa attraverso uno strumento innovativo che va a valutare l’impatto sociale di quanto viene fatto», spiega Fabrizio Carturan, alla guida del gruppo di lavoro di Solidarietà e Servizi, composto da Filippo Oldrini, Mariangela Mezzasalma e Brunello Reali, che affiancherà CESEN e ALTIS.

Punto di partenza è la legge 6 giugno 2016 n.106 “Delega al Governo per la riforma del Terzo settore” che definisce la valutazione dell’impatto sociale come “la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”. Tecnicamente, per un ente del terzo settore, significa valutare la sua capacità di determinare un cambiamento tangibile e duraturo in un determinato contesto d’azione, e di migliorare il benessere dei destinatari dei propri servizi.

«Se per una valutazione economica c’è lo strumento del bilancio, per una valutazione di impatto sociale il quadro è ben diverso», prosegue Carturan. «Quanto può valere l’inserimento nel mondo del lavoro di una persona fragile o con disabilità? Quale beneficio arreca al Comune e alla comunità territoriale l’integrazione lavorativa? Quali aspetti sociali ed economici rappresentano e impattano più o meno positivamente nel contesto di riferimento? Finora gli strumenti a disposizione per valutare questo tipo di azione erano pochi e non standardizzati. Con CESEN e ALTIS sono stati definiti un metodo e un quadro di rifermento che, coinvolgendo gli stakeholder, andranno a misurare gli effetti generati dalle attività della Cooperativa sui soggetti che usufruiscono dei servizi in maniera costante e continuativa e sul territorio».

In questo percorso Solidarietà e Servizi, di fatto, si mette nuovamente in gioco: permette a un ente terzo di entrare nei processi operativi e nella valutazione dei risultati. A fronte di un terzo settore che è spesso autoreferenziale, qui invece sarà il lavoro fatto dai professionisti dell’Università Cattolica a portare a una valutazione dell’operato della Cooperativa.

«Siamo partiti da una piena sintonia sulla concezione del lavoro: non come spazio determinato da obblighi normativi, ma come progetto di vita studiato su una persona. Quindi un luogo di crescita e di sviluppo delle autonomie. Contiamo di proseguire su questa strada».

La valutazione di impatto ha una valenza primaria per un’impresa. Tanto più per un’impresa sociale: attraverso questo documento non saranno solamente i numeri di bilancio a descrivere la Cooperativa, ma anche, e soprattutto, la sua capacità di creare benessere. Questo per Solidarietà e Servizi è un passo ulteriore in termini di professionalità e credibilità che contribuirà anche a rafforzare la sua immagine verso gli enti pubblici, le aziende e gli altri soggetti che quotidianamente si coinvolgono (e si coinvolgeranno) con lei nella realizzazione della propria mission.