Dopo la pandemia, come uscire dalla psicopandemia

Solidarietà e Servizi Cooperativa sociale e il Centro di psicoterapia Essere Esseri Umani di Varese hanno promosso un incontro per tracciare la strada per coltivare il benessere delle persone

La formazione come elemento per poter affrontare gli scenari post Covid. Per Solidarietà e Servizi passa da qui la risposta ai nuovi bisogni che l’emergenza sanitaria ha lasciato su tutti noi. Spesso non problematiche visibili, ma ferite interne che però condizionano, anche pesantemente, la vita e la quotidianità di ciascuno. Si è svolto lo scorso 9 giugno il secondo appuntamento di formazione dedicato agli assistenti sociali e agli operatori della mediazione lavorativa, ma anche educatori e personale ausiliario della cooperativa sociale, al quale sono stati invitati gli operatori sociali degli enti locali e territoriali con cui Solidarietà e Servizi collabora da tempo, che ha fatto focus sugli aspetti psicologici della pandemia. Solidarietà e Servizi e il Centro di psicoterapia Essere Esseri Umani di Varese (www.essereesseriumani.it) hanno proposto l’incontro online “Uscire dalla psicopandemia”, iniziativa che ha dato seguito al percorso avviato nell’autunno scorso con “Covid. Trauma negato”, guidato dalla psicoterapeuta Marta Zighetti.

Un’iniziativa importante quanto necessaria, come testimoniato dagli oltre 70 partecipanti (il 25% esterno alla cooperativa sociale), che dapprima ha voluto indagare i sintomi di un malessere nascosto e poi ha cercato di dare delle risposte, delle soluzioni per affrontare situazioni nuove, per certi aspetti sconosciute, ma che possono influire pesantemente sulla qualità della vita. La persona è stata messa al centro di un’ampia riflessione: dapprima sono stati indagati i traumi invisibili lasciati dalla pandemia, perché senso di stanchezza, assenza di progettualità, ma anche isolamento sociale volontario nonché irritabilità e diffidenza nei confronti dell’altro non sono normali conseguenze di una situazione difficile e complessa determinata dall’emergenza sanitaria, ma i risultati di mesi vissuti tra limitazioni, chiusure e paure. Per chi, come Solidarietà e Servizi, si prende cura delle persone più fragili, saper leggere questi fenomeni diventa fondamentale per continuare a essere vicini a chi ha qualche difficoltà in più. Ma, ancora di più, è importante tracciare una via d’uscita.

«I traumi da pandemia vengono solitamente negati e sottovalutati nelle ripercussioni che possono avere. Spesso non si riesce neppure a dare un nome a questi sintomi che le persone hanno», spiega Marta Zighetti. «È importante quindi fermarsi a riflettere e dare un nome alle cose che accadono».

Dopo la diagnosi, serve però una cura. Ovvero «condividere il disagio, essere trasparenti, avere una progettualità sfidante ma raggiungibile così da riuscire a pianificare una ripresa funzionale».

Per quanto la campagna di vaccinazione e il conseguente calo dei contagi stiano portando a un lento ritorno alla normalità, il cammino interiore rischia di essere lungo. Il percorso di formazione promosso da Solidarietà e Servizi continuerà con la collaborazione del centro di psicoterapia Essere Esseri Umani perché: «condizioni descritte sopra, come la pandemic fatigue e il languishing (letteralmente “languire”: un’emozione in cui non si prova alcuna emozione), non sono vere e proprie patologie, ma il loro decorso potrebbe comunque rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi e future problematiche psicologiche, per questo è importante non sottovalutarle e prendersene cura. Una prima fondamentale risorsa che abbiamo a disposizione per farlo è la conoscenza del nostro funzionamento, della nostra biologia e neurofisiologia e del nostro mondo interiore. In questa cornice fiducia e speranza rappresentano veri e propri “rimedi” in grado di aiutare la guarigione e inibire il dolore».

«Il contrario del languishing», prosegue la dottoressa Zighetti, «è il flourishing (fioritura), uno stato mentale di benessere, coloritura emotiva e prosperità psicologica che va coltivato per potenziare le sei dimensioni del benessere: accettazione di sé, autonomia, padronanza ambientale, relazioni positive, scopo nella vita, crescita personale. Di fronte alla pandemia nessuno di noi ha avuto scelta, questo approccio invece ci permette di essere più informati e consapevoli e quindi liberi di scegliere: scegliere come agire nella nostra vita, invece di limitarci a re-agire agli eventi. Ognuno di noi è parte del benessere degli altri e scegliendo di reagire insieme potremo finalmente tornare ad abitare gli spazi di condivisione e comunità dei quali a lungo siamo stati privati».