Quattro Centri Diurni Disabili – CDD – diventano “hub”: 120 persone vaccinate

Solidarietà e Servizi ha predisposto spazi e organizzazione per la somministrazione del vaccino a ospiti e personale a Cassano Magnago, Gallarate, Samarate e Marnate

La vaccinazione delle persone fragili è realtà in Solidarietà e Servizi. Mercoledì 21 aprile, nell’ambito degli strumenti e delle attività a tutela della salute delle persone di cui si prende cura e degli operatori, quattro Centri Diurni Disabili – CDD – gestiti dalla cooperativa si sono trasformati in centri vaccinali. Ben 120, tra ospiti e operatori, sono state le persone che hanno ricevuto il vaccino, primo passo per quello che si preannuncia come un lento ritorno alla “normalità”. C’è stato un po’ di timore tra qualche ospite, ma è stato prontamente superato, nella certezza che si è affrontato un piccolo “sacrificio” necessario affinché, come ha raccontato Fabio del CDD Il Veliero di Cassano Magnago «solamente facendolo possiamo sperare di tornare a fare ciò che facevamo prima; magari tra un po’ ci potremo togliere le mascherine, ma soprattutto… potremo stare tutti più vicini!».

I CDD di Cassano Magnago, Gallarate, Samarate e Marnate per un giorno si sono trasformati in “hub vaccinali”. Sotto il coordinamento dell’ASST Valle Olona, sono stati sistemati gli spazi e predisposti i turni di somministrazione per garantire la massima sicurezza a tutti.

«L’attività di coordinamento ci ha permesso di individuare gli spazi più idonei e attrezzarli per la somministrazione dei vaccini; stabilire le modalità e gli orari di accesso», spiega Lucia Vanin, coordinatrice del CDD Il Veliero di Cassano Magnago che ha accolto per la vaccinazione anche gli ospiti della Comunità Socio Sanitaria – CSS – “D. e A. Lattuada” e della Residenza “Isa Tanzi”, sempre di Cassano Magnago. «L’accesso alla struttura è stato regolamentato sulla base di due esigenze: innanzitutto garantendo la sicurezza delle persone. Abbiamo predisposto un programma in modo tale che le persone delle tre differenti strutture non potessero entrare in contatto tra loro, tenendo in considerazione anche il fatto che non tutti gli ospiti sono in grado di tenere la mascherina. Non certo secondo, l’ottimizzazione delle somministrazioni: sono stati organizzati gruppi da sei persone, così da assicurare l’utilizzo di ogni flacone di vaccino. Non ultimo, abbiamo anche predisposto lo stoccaggio delle dosi in attesa che potessero essere utilizzate». La preparazione del “vaccino day” è però iniziata qualche giorno prima. «Abbiamo aiutato le famiglie nella compilazione delle schede informative e di anamnesi da presentare nel colloquio con il medico», prosegue Vanin.

Data l’importanza del momento, sotto il profilo sia sanitario sia emozionale, è stata concessa la possibilità ai familiari di accompagnare i loro congiunti così da garantire anche un supporto affettivo. Supporto è arrivato anche dalla comunità cassanese: vista l’importanza del momento, hanno voluto essere presenti anche il sindaco di Cassano Magnago Nicola Poliseno e l’assessore alle Politiche sociali e per la famiglia Anna Lodrini, segno tangibile di un legame tra le comunità Lattuada, Tanzi e Il Veliero e l’intera città.

«Consiglio a tutti di fare il vaccino», è stata l’indicazione di Pier, ospite del CDD Il Veliero. «Prima lo facciamo, prima torniamo tutti alla normalità». Perché, come ha aggiunto Mario, «la pandemia ha messo in ginocchio negozianti, ristoratori e in grande difficoltà le industrie e le scuole: facciamolo tutti per risolvere questa situazione». Daniele, Elena e Cinzia, nonostante un po’ di comprensibile timore per l’iniezione, si sono fatti forti: «Si può sentire un po’ di male, ma è la scelta giusta da fare». Anche Francesco e Roberta della CSS Lattuada sono stati «contenti di averlo fatto». Per Lucia, Valentina e Natalia la speranza è che «tutto torni nella normalità a breve»; mentre Anna ha voluto ringraziare il personale sanitario che le ha fatto il vaccino: «Tutti proprio molto bravi». Da Fatima «un bacione grande a tutti. E grazie per avermi fatto il vaccino».

Un anno di pandemia visto dagli occhi del Centro Diurno Disabili – CDD – Il Girasole di Caronno Pertusella

L’articolo è stato pubblicato sul periodico di informazione comunale a sigillo dell’importanza della relazione con la comunità di riferimento

Per chi opera strettamente a contatto con le persone fragili e si prende cura di quanti hanno una disabilità, la relazione riveste un ruolo fondamentale. Ma non si tratta solamente di una relazione tra educatori e ospiti e tra servizio e famiglia: una parte importante viene giocata dalle relazioni avviate con il territorio dove ci si trova. Perché un Centro Diurno Disabili – CDD -, mutuando il claim di uno spot pubblicitario, non è un’isola: vive all’interno di una comunità e si relaziona con essa.  E con la comunità cresce e fa crescere le persone di cui si prende cura.
Il Comune di Caronno Pertusella ha voluto ospitare nel numero di marzo 2021 del periodico di informazione comunale diretto a tutta la cittadinanza una particolare testimonianza: quella degli educatori e degli ospiti del CDD Il Girasole su cosa ha significato per loro un anno di pandemia.

Ecco cosa hanno scritto ed è stato pubblicato:

Cronache dal CDD “Il Girasole – Solidarietà e Servizi” al tempo del coronavirus

Uno sguardo dentro di noi

“NOI”, gli operatori ma soprattutto gli ospiti dello storico centro diurno disabili di Caronno Pertusella, 19 persone con diversi tipi di disabilità, a un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria coronavirus, ci siamo chiesti cosa è successo alle nostre vite, cosa è cambiato e come abbiamo reagito davanti a questa situazione. Ne è emersa una riflessione semplice e profonda che pensiamo possa essere utile a tutti coloro che si soffermeranno a leggere questo articolo.

“Mi è manca molto la libertà”
“Nostalgia del mio quotidiano”
“Riscoprire calma e tranquillità”
“Emozioni contrastanti in un unico cuore”

Questi i pensieri di Adil, Alessio, Tonia, Stefania che, non senza difficoltà e commozione, sono riusciti a esprimere ripensando alle settimane di lockdown della scorsa primavera, al tempo di attesa sperimentato durante l’estate, con la ripresa della frequenza al centro con nuove regole e tante limitazioni purtroppo ancora presenti. Forse non avremmo mai pensato che i nostri ospiti potessero essere capaci di guardarsi così tanto dentro e di esternare, in un lavoro insieme, quello che la loro anima ha vissuto.

Nei mesi di forzata permanenza a casa, abbiamo voluto ugualmente offrire ai nostri ospiti e alle loro famiglie il nostro sostegno, la nostra vicinanza e momenti di svago per mantenere vive le relazioni e non far sentire solo nessuno.

È stata un’occasione per incontrarsi in un modo diverso da quello a cui eravamo abituati perché, attraverso videochiamate e laboratori a distanza, è stato un po’ come entrare in un quotidiano a noi sconosciuto.
Abbiamo scoperto abitudini e passioni dei nostri ospiti di cui non eravamo a conoscenza, e un grande grazie va per questo ai familiari che non solo ci hanno permesso di “entrare in casa con loro”, ma che si sono coinvolti con entusiasmo nelle attività proposte.

Tutto questo ci ha commosso e ha reso ancora più evidente che, al di là di ciò che si fa insieme, è la relazione costruita nel corso degli anni che ci lega e ci tiene uniti anche nei momenti di lontananza.

Appena abbiamo avuto la possibilità di ritornare a vederci fisicamente, con tutte le attenzioni del caso, abbiamo sentito il bisogno di guardarci nel cuore e condividere le nostre emozioni. Per non dimenticarle, abbiamo deciso di fissarle in alcune fotografie che avremo modo di condividere in un incontro che proveremo a organizzare appena sarà possibile (insieme ad altre iniziative e progetti che abbiamo in mente di realizzare per i nostri ospiti e per le persone con disabilità della comunità caronnese). Sarà un’occasione per fare nuove conoscenze e per ricominciare a stare insieme a tutti coloro che sono per noi presenze preziose: i nostri volontari e gli amici con cui svolgere attività importanti e soddisfacenti.
Quello di cui ci accorgiamo è che, anche in questo tempo, si può crescere e stare nel mondo non banalmente, perché ogni giorno che comincia ci viene donato per continuare a vivere!

Alessandra, Anna, Elisabetta, Gian Piero, Maria Linda, Mery, Milena, Monica, Roberta, Stefania, Tonia.
CDD “Il Girasole – Solidarietà e Servizi”

Oltre le fragilità. Solidarietà e Servizi aiuta a costruire il futuro

Si parla di noi su Varesenews. La storica testata online racconta cosa fa la nostra cooperativa e come inserisce a lavoro le persone disabili attraverso rapporti con aziende importanti del territorio

«Condividere i bisogni crea opportunità. Questa frase potrebbe sembrare un semplice slogan, in realtà è la regola che sta alla base della cooperazione sociale. E quando il cuore di questa attività sono le persone, quella stessa regola è il pilastro su cui si regge l’intera comunità». Si apre così l’articolo che Varesenews, la testata online locale storica di Varese, ha dedicato a Solidarietà e Servizi. Un rendiconto importante per una cooperativa che da oltre 40 anni è dalla parte dei più fragili; ma anche la testimonianza di un impegno che ha permesso alle persone disabili di essere protagoniste anche nel mondo del lavoro.

«Per offrire opportunità a queste persone Solidarietà e Servizi ha sviluppato servizi ad alto contenuto specialistico e tecnologico come servizi di backoffice informatizzato, di call center, di gestione e dematerializzazione documentale o di rigenerazione elettronica di apparati di telecomunicazione», prosegue l’articolo. Uno sviluppo facilitato dalla possibilità, prevista dall’ex articolo 14 della Legge Biagi, di consentire alle aziende di adempiere alla legge sulle assunzioni obbligatorie di persone disabili affidando una commessa a una cooperativa sociale di tipo B. In questo caso, a Solidarietà e Servizi.

Così, la cooperativa ha iniziato importanti collaborazioni con attori di primo piano del mondo formativo e industriale. Viene citata la partecipazione a un progetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano per la digitalizzazione di un fondo contenente i carteggi di Padre Gemelli risalenti a oltre un secolo fa, ma anche la partnership territoriale sviluppata con l’internet provider Eolo spa nella ricerca di nuovi installatori, verifica della compliance documentale e gestione inbound dei ticket. Non certo ultima, la storica collaborazione con l’azienda farmaceutica Novartis/Sandoz per i processi di backoffice amministrativo o di marketing che a oggi impiega 18 persone con disabilità.

In questo modo, la condivisione dei bisogni crea opportunità perché nessuno deve restare solo. In Solidarietà e Servizi la convinzione forte è che “insieme ci riusciamo”.

Per leggere l’articolo completo pubblicato da Varesenews: https://www.varesenews.it/2021/04/oltre-le-fragilita-solidarieta-servizi-aiuta-costruire-futuro/1324855/?fbclid=IwAR3shoRqOVmE664j3FhC96FWWX2qACvdmXL_xycS-BTod_DO5GuEiAAK0dw

Disabilità, fragilità e inserimenti lavorativi: nell’anno della pandemia Solidarietà e Servizi si è presa in carico 911 persone. 188 di loro sono state assunte

La cooperativa ha dato risposta ai bisogni trasformando un obbligo aziendale in un’opportunità per tutti

Il lavoro, per le persone che vivono fragilità sociali, rappresenta non solamente un punto di riferimento per superare situazioni problematiche, ma anche e soprattutto l’occasione di restituire e riappropriarsi di una dignità troppo spesso andata persa. Nell’anno della pandemia, del lockdown e di una profonda emergenza sanitaria che si è trasformata in crisi economica, Solidarietà e Servizi attraverso i SIL – Servizi di Inserimento Lavorativo – che gestisce in cinque distretti della provincia di Varese e nel distretto del Castanese, e attraverso le Doti Regionali, il servizio di politiche attive del lavoro cui la cooperativa è accreditata, ha dato una nuova opportunità a oltre sei persone su dieci tra quelle di cui si è presa cura.

Delle 911 persone prese in carico, ben il 21% ha trovato un’occupazione con l’assunzione in azienda e il 42% è stato avviato a un percorso di formazione attraverso tirocinio. Sono state 111 le prime assunzioni e 77 le stabilizzazioni con un contratto che nel 90% dei casi è stato a tempo indeterminato. Tra loro, Giorgia e Giuseppe: la prima è una giovane con disabilità che, dopo sei mesi di tirocinio ha trovato lavoro in un supermercato; il secondo, con alle spalle anche un periodo di detenzione, dopo 11 anni da disoccupato, è stato assunto a tempo indeterminato in un’azienda chimica.

«Alle difficoltà di un anno che è stato complesso sotto tutti i punti di vista e che rischiava di mettere da parte le persone più fragili, abbiamo cercato di rispondere con la speranza. Una speranza che è stata coltivata e difesa ogni giorno, anche inventando nuove modalità di lavoro per superare le distanze per restituire fiducia», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Un’altra cosa inaspettata è stata la risposta del tessuto produttivo, per certi aspetti davvero sorprendente, con una pronta disponibilità delle aziende ad accogliere le persone fragili, il loro impegno a superare i problemi di messa in sicurezza e una pronta reazione non appena il lavoro riprendeva. Il 2020 non è stato un anno semplice, ma siamo riusciti a trovare un lavoro a più di una persona su cinque tra quelle prese in carico (nel 2019 il tasso era stato di poco superiore: una persona su quattro)». I settori dove le persone fragili hanno trovato occupazione sono stati prevalentemente quello manifatturiero, negli ambiti della lavorazione meccanica e chimica; l’ambito delle pulizie, soprattutto nel settore della sanificazione degli ambienti, e quello della grande distribuzione organizzata. La ristorazione e le scuole, profondamente interessate dalle ordinanze di chiusura, contrariamente agli anni passati, non hanno invece potuto dare un contributo significativo.

«La presa in carico è stata attuata attraverso una vicinanza costante e un monitoraggio degli inserimenti fatto in presenza, ovviamente per quanto possibile, per superare le eventuali criticità in azienda», prosegue Oldrini. «Sono stati trovati strumenti nuovi per restare sempre accanto alle persone prese in carico e accompagnarle in un percorso che non è solamente di occupazione, ma di riacquisto della fiducia in se stessi e nel proprio valore. Nessuno è rimasto indietro».

Per ogni persona, secondo un metodo ormai consolidato negli anni, è stato costruito un percorso personalizzato e con ogni azienda è stato avviato un rapporto basato sulla fiducia. «Molte volte si parte da un obbligo», sottolinea Anna Ardire, coordinatrice del SIL di Gallarate. «L’obbligo che le aziende al di sopra di determinate dimensioni hanno di avere tra i propri dipendenti persone con disabilità o fragili. Il nostro lavoro è trasformare questo obbligo in una risorsa, in un fattore di maggiore competizione. L’obiettivo non è quindi solamente l’inserimento lavorativo, ma individuare insieme con la persona che abbiamo in carico i suoi bisogni e il suo potenziale e, attraverso il dialogo e il confronto con l’azienda, trovare una risposta vincente per entrambi». Il lavoro sulle persone è fondamentale. «Cerchiamo di capire con loro le difficoltà, le aspettative, e cerchiamo di guidarli – se necessario anche attraverso un percorso educativo – verso il mondo del lavoro. Con l’impossibilità di fare incontri di persona, abbiamo realizzato anche due video: attraverso le immagini, strumento più diretto soprattutto per chi è più fragile, è più facile capire come ci si deve comportare in azienda, cosa fare e cosa dire. Con le aziende invece abbiamo mantenuto un collegamento costante: un inserimento può non essere semplice, per questo è importante che le aziende sentano a loro volta di non essere sole: noi siamo al loro fianco».

Tra le 188 persone che hanno trovato un’occupazione stabile ci sono anche Giorgia e Giuseppe. Due storie, due risposte a un bisogno. Racconta Giorgia: «Nonostante sia ancora giovane, non riuscivo a inserirmi nel mondo del lavoro. Così ho deciso di andare ai Servizi sociali del mio comune e da lì sono arrivata al SIL. Qui ho trovato persone disponibili che, oltre ad avermi ascoltata, hanno fatto in modo di sottolineare i miei punti di forza facendomi sentire finalmente in grado di fare qualcosa per me stessa. Al pensiero di un lavoro però ero spaventata di entrare in un mondo nuovo in cui non sapevo se sarei stata capace e in grado di svolgere le attività senza che venisse accentuata la mia disabilità; avevo paura di non essere accettata e di non essere in grado. Quando mi hanno chiamato per dirmi che avrei svolto un tirocinio in un supermercato ero quasi titubante se buttarmi o meno in questa esperienza, ma l’educatrice che mi aveva seguita sin dall’inizio mi aveva promesso di accompagnarmi. Inizialmente eravamo andate solo a conoscere i colleghi e l’ambiente, sono stati tutti molto disponibili e gentili con me. Il primo giorno, poi, da sola mi sono resa conto che tutto ciò di cui avevo paura non esisteva perché mi avevano dato da svolgere delle mansioni assolutamente alla mia portata. Sono stata seguita per poi diventare autonoma. Ho iniziato con un tirocinio di tre mesi che poi, con mia grande gioia, è stato prorogato per altri tre e alla fine con mia grande sorpresa sono stata assunta».

Diversa ma ugualmente a buon fine la storia di Giuseppe: «Sono entrato in contatto con il SIL nel 2017. Ero disoccupato dal 2006. Avendo una patologia del sistema immunitario e avendo commesso molti errori che mi hanno portato anche ad un periodo di detenzione, era difficile per me trovare lavoro. Mi sono rivolto ai Servizi sociali del mio comune che mi hanno mandato al SIL. Qui gli operatori sono stati molto disponibili e mi hanno aiutato, non facendomi mai sentire solo, a reinserirmi nel mondo del lavoro. La mia prima assunzione è stata in una cooperativa sociale ma il mio contratto non è stato rinnovato perché non hanno più gestito quel servizio dove ero impiegato. Il SIL mi ha poi proposto un tirocinio in un’azienda di materie plastiche e dopo un contratto a tempo determinato ora ne ho uno a tempo indeterminato. Sinceramente, non avrei mai pensato di poter iniziare di nuovo a lavorare!».

Via alla campagna vaccinazioni in Solidarietà e Servizi: una presa in carico che guarda anche alle famiglie

La cooperativa promuove il vaccino per operatori e persone fragili nella convinzione che sia una opportunità da cogliere nella lotta contro il Covid-19. La testimonianza del CDD di Saltrio

Una scelta doverosa, ma soprattutto etica. Perché, come ha detto Papa Francesco «prendendo il vaccino, una persona si gioca la propria salute, la propria vita, ma anche la vita di altri». Solidarietà e Servizi ha avviato nelle scorse settimane la campagna di vaccinazione per i propri ospiti e operatori, anche nelle situazioni più problematiche.

«Questa emergenza sanitaria ci insegna che c’è un solo ed unico modo di prendersi cura delle persone: esserci a 360°, affinché nessuno sia lasciato solo». A parlare è Milena Simone, coordinatrice del Centro Diurno Disabili – CDD – di Saltrio (VA) gestito da Solidarietà e Servizi. Una struttura che sorge a pochi chilometri da quello che è stato il primo focolaio lombardo della terza ondata di contagi, Viggiù. «Abbiamo sempre adottato tutte le precauzioni del caso e, in coordinamento con l’ASST Sette Laghi, ci siamo attivati per dare seguito al piano di vaccinazione degli operatori e degli ospiti». Tra documenti da compilare, prenotazioni, segnalazioni, monitoraggio della salute, «ci siamo ritrovati nel mezzo; siamo stati un ponte tra le famiglie e le strutture sanitarie. Abbiamo raccolto, stampato, consegnato a domicilio e supportato nella compilazione della modulistica, concordato le modalità di somministrazione del vaccino e, nelle situazioni più fragili, chiesto che la somministrazione avvenisse in ospedale per avere tutte le garanzie del caso. Di fatto, non è solamente la persona con disabilità, ma la stessa famiglia, per molti casi composta da un solo genitore anziano non avente dimestichezza con la tecnologia, a richiedere supporto e assistenza», aggiunge. «Nelle situazioni con reti parentali assenti, abbiamo di fatto sostituito i familiari. Siamo diventati la famiglia che manca». Tra telefonate, contatti con i medici di base, messaggi, invio e ricezione email con gli incaricati della gestione tamponi e gestione vaccinazioni, le richieste si sono moltiplicate. «I bisogni sono aumentati. Noi abbiamo fatto rete per dare risposte ai più fragili con il duplice obiettivo di alleggerire i cuori delle famiglie, comprensibilmente in affanno, e favorire una frequenza del centro in sicurezza».

Del resto, la scelta di Solidarietà e Servizi è stata chiara fin dall’inizio: sostenere la campagna vaccinale, «sia in termini di comunicazione, ad esempio promuovendo il video realizzato dalla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Regione Lombardia», afferma Giacomo Borghi, responsabile dell’Area Servizi Diurni, Residenziali e Autismo, «sia in termini sostanziali: su richiesta delle ASST stiamo mettendo a disposizione gli spazi dei nostri Centri Diurni per la vaccinazione delle persone con disabilità e autismo, oltre che la competenza e l’esperienza del nostro Referente sanitario Covid-19, dott. Mario Diurni, sempre pronto a illustrare e chiarire il funzionamento della vaccinazione alle famiglie dei nostri ospiti».

Per la Giornata mondiale dell’Autismo, i ragazzi di Pollicino si aprono ai social

Ogni venerdì sulla pagina facebook di Solidarietà e Servizi potrete conoscere e condividere attività, pensieri, emozioni che i ragazzi pubblicheranno con il titolo “IL NOSTRO POST”

Quattro parole: fantasia, amicizia, crescita ed esperienza. Così i ragazzi del gruppo adolescenti del servizio Pollicino di Gallarate si presentano sui social. Il Centro di Solidarietà e Servizi dedicato ai minori con disturbo dello spettro autistico si apre ai social network con un progetto dove sono i ragazzi stessi i veri protagonisti. L’iniziativa viene presentata in vista della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo che si celebra ogni 2 aprile e voluta dalle Nazioni Unite 14 anni fa. Perché parlare di autismo è comprendere meglio un mondo spesso non facile, ma è anche essere più vicini a tutte le persone che vivono questa condizione.

E ci piace molto che questa volta il primo passo venga fatto dai ragazzi: ogni settimana racconteranno sulla pagina facebook di Solidarietà e Servizi le loro attività, cosa fanno a Pollicino, come lo fanno e soprattutto perché. «È un progetto dedicato all’integrazione e a sviluppare livelli di autonomia», spiega l’equipe di Pollicino. «Il mondo dei social per i giovani rappresenta spesso uno spazio dove creare relazioni, attingere informazioni e comunicare. Anche i ragazzi di Pollicino, nello specifico il gruppo adolescenti, ci vogliono essere: racconteranno ogni settimana le loro giornate tenendo una sorta di “diario di bordo” delle attività, ma anche delle sensazioni e delle emozioni che vivono. Prepareranno un testo descrittivo e cureranno anche foto e video per raccontare meglio il tutto».

L’esordio è affidato al laboratorio artistico che si svolge ogni giovedì in Pollicino e che li ha visti realizzare quattro murales: loro è stata la progettazione, la scelta e l’acquisto dei materiali; così come loro è anche la scelta dei contenuti.

Questo il racconto dei cinque ragazzi che hanno realizzato il tutto: “Noi ragazzi gruppo adolescenti del Pollicino stiamo progettando 4 murales che dipingeremo sui pannelli e appenderemo sul muro del salone di Pollicino. Siamo andati giovedì 11 febbraio al Bricocenter di Olgiate Olona con il pulmino di Giorgio a comprare i pannelli di legno che ci serviranno come base. Abbiamo chiesto informazioni a un signore che ci ha aiutato a scegliere il modello per il murales, abbiamo pagato alla cassa e abbiamo portato i pannelli a Pollicino. Poi abbiamo scelto le parole che volevamo dipingere: fantasia, amicizia, crescita ed esperienza. Le abbiamo scelte perché rappresentano Pollicino per noi. Dopo aver fatto le prove dei disegni scelti su dei fogli, lunedì 8 marzo abbiamo fatto la base dei pannelli e li abbiamo dipinti con la vernice bianca. Questo progetto è molto interessante e divertente”.

Per conoscere le prossime attività non resta che rimanere collegati. Appuntamento alla prossima settimana su www.facebook.com/solidarietaeservizi. Stay tuned!

L’assistenza domiciliare: il rinnovo dei fondi regionali e la presa in carico delle persone con disabilità grave

L’esperienza di Solidarietà e Servizi nel prendersi cura della persona attraverso una progettazione coordinata

«Pronto? Buongiorno Benedetta, vorrei sapere dove hai comprato la palla con la quale mio figlio gioca e si diverte». È domenica mattina, al telefono è la mamma di Francesco (nome di fantasia), un bambino con disabilità grave che chiama l’educatrice di Solidarietà e Servizi per un’informazione che solo all’apparenza può sembrare banale. Quella palla è più di uno strumento di gioco, è una rivoluzione in termini di approccio educativo: Francesco ha sviluppato delle abilità che la famiglia ha imparato a valorizzare. Si tratta solamente di un caso, come ne accadono molti, per ribadire l’importanza dell’assistenza educativa domiciliare.

La Regione Lombardia ha deciso di riconfermare la cosiddetta “Misura B1”, mettendo a disposizione fondi dedicati al sostegno delle persone con disabilità grave e gravissima per interventi al domicilio. «Un educatore opera direttamente a casa della persona, attraverso una progettualità coordinata e inserendosi nelle dinamiche familiari per individuare gli elementi di crescita della persona con disabilità», osserva Raffaella Trapin, assistente sociale e coordinatrice dei Servizi educativi domiciliari erogati da Solidarietà e Servizi, ente accreditato presso Regione Lombardia. «È un intervento che opera su diversi livelli: innanzitutto quello di coordinamento con gli altri enti che rientrano nella progettualità – come possono essere la scuola, il servizio di neuropsichiatria e le attività dei centri – in un lavoro di rete fondamentale; secondo, prevede un confronto diretto con la famiglia, con i suoi pensieri e le sue esigenze; non certo ultimo, c’è il rapporto che si instaura con la persona disabile. È un lavoro importante che permette di fare sintesi e, in un certo modo, di avere un collegamento tra le “mura di casa” e l’esterno. Perché all’esterno sono diverse le professionalità che intervengono e spesso c’è la necessità di operare come dei “traduttori” per far comprendere anche alle famiglie l’importanza e la necessità del  percorso intrapreso».

Tutto questo fa del servizio educativo domiciliare un intervento importante, ma molto delicato: l’educatore entra – con tutte le precauzioni e la delicatezza necessarie – in una casa che ha le sue regole e le sue abitudini. È ospite. «Ma non è solo», prosegue Trapin. «È parte di una progettualità che Solidarietà e Servizi esprime e di una rete che la cooperativa mette in campo nella presa in carico di una persona». 

Di fatto, come ricorda Benedetta Bistoletti, una delle educatrici di Solidarietà e Servizi destinataria della telefonata iniziale, «l’ingresso dell’educatore in una casa porta alla rottura di un equilibrio che deve essere ricostruito attraverso l’acquisizione di fiducia. Ci vuole tempo, ma è importante fornire alla famiglia tutti gli strumenti di cui ha bisogno mettendo in atto strategie educative che possano funzionare in futuro, anche a prescindere dalla presenza o meno dell’educatore stesso». Il lavoro è duplice: non c’è solo il minore con disabilità. «L’intervento educativo diventa – di riflesso – occasione di crescita e di rilancio per i genitori e/o per gli altri membri della famiglia. E il caso della  palla è esemplare: la mamma ha compreso i miglioramenti avuti dal figlio e quali possono essere gli strumenti che possono essere utili nella sua crescita».

È un lavoro di squadra. Perché nella presa in carico di una persona che ha delle difficoltà, ci si prende in carico anche tutto il suo mondo.

Colori e musica protagonisti dei centri di Gallarate

Il servizio Pollicino ha celebrato la Giornata dei calzini spaiati, mentre il Centro Diurno Disabili gallaratese ha aderito al progetto Musical-mente

Mille colori e tanta musica. È quello che arriva dal servizio Pollicino e dal Centro Diurno Disabili (CDD) di Gallarate gestiti da Solidarietà e Servizi. I colori sono quelli dei calzini tutti diversi che i ragazzi di Pollicino, centro dedicato ai minori con disturbo dello spettro autistico, hanno indossato per celebrare degnamente la “Giornata dei calzini spaiati”; le note sono quelle che risuoneranno nel CDD gallaratese che ha aderito al progetto Musical-mente della cooperativa Promozione e Lavoro

Lo scorso 5 febbraio, il servizio Pollicino ha infatti voluto celebrare l’ottavo anniversario di una iniziativa un po’ particolare: la Giornata dei calzini spaiati non è solamente un inno al colore e al divertimento, ma vuole essere l’occasione per sensibilizzare sui temi dell’autismo e della diversità. Nata dalla mente dei bambini della scuola primaria di Terzo di Aquileia, l’iniziativa prende spunto dai calzini spaiati come metafora per parlare della diversità, dove colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: sono sempre e comunque dei calzini. E i ragazzi del servizio Pollicino si sono fatti trasportare tra ogni genere di calza differente, testimoniando che “siamo tutti diversi, ma anche tutti uguali e proprio per questo tutti importanti”.

È invece in fase di partenza il progetto “Musical-mente: sfumature sonore” che, proposto dalla cooperativa Promozione e Lavoro e sostenuto dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto,  il CDD di Gallarate ha fatto suo. Un’iniziativa che mette al centro la persona e la musica che ha dentro e che, in un momento dove permangono le difficoltà a stare insieme, può essere realizzato anche a distanza. L’arte, il bello, le emozioni e la creatività diventano il cuore dei laboratori per far emergere quello che proviamo quando sentiamo una canzone che ci piace. Ciascuno di esprime a modo suo: chi seguendo le parole, chi muovendosi a ritmo di musica, chi disegnando e chi facendo grandi sorrisi. Ogni persona è una risorsa e può essere un artista. Il materiale prodotto, documentato con fotografie e video, andrà a comporre una mostra che documenterà il lavoro fatto. L’obiettivo è dimostrare che l’arte e l’immaginazione sono ponti di integrazione e mezzi di crescita.

Un anno in Solidarietà e Servizi con il Servizio Civile Universale

Attraverso Confcooperative Insubria, la cooperativa mette a disposizione otto posti per giovani tra i 18 e i 28 anni per un anno nei servizi diurni e residenziali per disabili

Un anno per crescere, dedicandosi agli altri. Un anno per imparare a prendersi cura delle persone con disabilità. Per la prima volta, Solidarietà e Servizi, attraverso Confcooperatve Insubria, aderisce al progetto del Servizio Civile Universale mettendo a disposizione otto posti per quanti vogliono dedicare dodici mesi all’ambito della disabilità. Il bando è riservato ai giovani tra i 18 ed i 28 anni e riguarda i servizi diurni e residenziali di Solidarietà e Servizi presenti nei comuni di Busto Arsizio, Samarate, Cassano Magnago e Fagnano Olona. Le candidature devono essere presentate entro le ore 14 del prossimo 15 febbraio.

Come unica realtà in provincia di Varese, Solidarietà ha aderito al progetto “Welfare sociale che accoglie” di Confcooperative Insubria, con lo scopo di “promuovere l’educazione all’autonomia e la reale partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale del territorio, attraverso i servizi e gli interventi progettati e realizzati”. A seconda delle strutture indicate, i giovani saranno affiancati al personale di Solidarietà e Servizi nei servizi di accoglienza, di trasporto e di attività laboratoriali ed esterne rivolte alle persone disabili, ma anche – per i servizi residenziali, quindi le case dove le persone disabili abitano – di supporto e aiuto nelle faccende quotidiane come la preparazione dei pasti.

Giorgia Piana, responsabile del progetto per la cooperativa, ci ricorda che gli otto posti disponibili sono suddivisi rispettivamente: uno al Centro Socio Educativo – CSE di Busto Arsizio, all’appartamento Dopo di noi di Fagnano Olona, al Centro Diurno Disabili – CDD “Il Veliero” di Cassano Magnago e al CSE di Samarate, e due posti sia alla Comunità Socio Sanitaria – CSS “Lattuada” di Cassano Magnago, sia alla residenza “Isa Tanzi” sempre a Cassano Magnago.

Il bando si rivolge primariamente a quanti vogliono approfondire la conoscenza dei servizi alla disabilità, agli operatori OSS e agli studenti o neolaureati in Scienza dell’Educazione.

Per presentare la propria candidatura occorre utilizzare la piattaforma ministeriale. È possibile presentare un’unica domanda, relativa a un solo progetto e a una sola sede. Tenuto conto che la valutazione dei candidati verrà eseguita anche sulla base di criteri motivazionali ed attitudini personali, tra i parametri che potranno contribuire ad aumentare il punteggio e, di conseguenza, le probabilità di essere selezionati, verranno considerati il titolo di studio e le precedenti esperienze professionali. Ulteriori informazioni sono disponibili direttamente sul sito di Confcooperative Insubria.

Per informazioni sulle opportunità offerte da Solidarietà e Servizi, contattare Giorgia Piana (tel. 0331. 336350, e-mail: giorgia.piana@solidarietaeservizi.it).

“Non solo numeri”, il progetto di Solidarietà e Servizi per il “reddito di cittadinanza”

Lo studio, pubblicato sulla rivista Lavoro Sociale, ha portato al miglioramento del servizio nell’ottica di potenziare il patto per l’inclusione sociale e la presa in carico

Immagine tratta dal lavoro realizzato dai CDD “Il Naviglio” e “Il Torchietto” nell’ambito del Laboratorio di Pittura

Semplificare, essere compresi, ma soprattutto riconoscere e dare valore alle persone. Perché, anche quando si parla di povertà e inclusione sociale, c’è sempre un aspetto legato alla dignità della persona che, se opportunamente coinvolta, può dare riscontri positivi. Solidarietà e Servizi ha ribaltato l’approccio al Servizio “reddito di cittadinanza”: attraverso il lavoro di ricerca sociale “Non solo numeri”, ha elaborato un intervento e individuato un processo capace di coinvolgere quanti beneficiano del sussidio, creando un rapporto di corresponsabilità e di crescita reciproca. Lo studio è stato sviluppato dalle assistenti sociali di Solidarietà e Servizi Federica Vezzoli e Alice Bassini, all’interno dell’equipe del Servizio “reddito di cittadinanza” del distretto di Gallarate, ed è stato pubblicato sulla rivista Lavoro Sociale, nel supplemento al numero di dicembre 2020 con il contributo anche di Valentina Calcaterra dell’Università Cattolica di Milano – Centro di Ricerca Relational Social Work.

«È stato un lavoro che ha portato risultati importanti, non solamente per le persone coinvolte, ma anche per le stesse operatrici», osserva Laura Puricelli, responsabile dell’Area Servizi Sociali e Presa in Carico di Solidarietà e Servizi. «Abbiamo dimostrato anche la capacità della nostra cooperativa nel fare ricerca sociale; un aspetto non secondario se vogliano migliorare i servizi». E per migliorare il Servizio “reddito di cittadinanza”, le assistenti sociali sono partite proprio dagli stessi beneficiari della misura economica «perché sono loro i fruitori principali e sono loro che osservano e sperimentano cosa funziona e cosa no», spiegano Vezzoli e Bassini. «Abbiamo selezionato cinque persone che potessero essere rappresentative di diverse categorie – disabilità, anziani, mamme single – e con loro abbiamo ragionato su un miglioramento del servizio che passasse da un maggior coinvolgimento proprio dei beneficiari».

Partendo dai materiali messi a disposizione dal Ministero, sono stati vagliati i contenuti e verificati gli effettivi livelli di comprensione. «Abbiamo toccato con mano il fatto che questi materiali spesso non sono adeguati. Quindi, abbiamo fatto una lettera tradotta in diverse lingue e anche nel linguaggio italiano dei segni per le persone sordomute, per rendere il servizio alla portata delle persone che stavamo incontrando; con un passaggio ulteriore, abbiamo poi elaborato “Yes I Can”, uno strumento per la valorizzazione delle risorse e delle competenze che queste persone hanno».

Di fatto si è trattato di un ribaltamento della prospettiva: da un approccio prettamente basato sulla “mancanza” ci si è concentrati sulla “presenza”, sul cosa c’è, su ciò che la persona porta e sa fare; da una visione essenzialmente assistenzialistica, si è entrati in una fase progettuale partecipata e condivisa. «Da un approccio standardizzato, quale è il materiale ministeriale, siamo passati a una fase di relazione in un’ottica di corresponsabilità. Spesso si guarda a quanti percepiscono il reddito di cittadinanza come a chi non vuole fare nulla; con questo nostro studio, ci siamo posti al fianco di queste persone, ragionando insieme attorno a quello che è meglio per loro, quale strada prendere e quali interventi mettere in atto. Il tutto all’interno di una sorta di “patto” dove ciascuno si prende dei precisi impegni». Andando oltre il mandato istituzionale, l’accento è stato posto sulla persona e sui suoi bisogni, in un lavoro dedicato a «coltivare la speranza», come piace ricordare alle due operatrici sociali. «Davanti a un supporto economico di cui hanno diritto, c’è stato lo sforzo di creare una relazione per costruire insieme il futuro».

Il risultato è nelle parole stesse delle persone coinvolte. «Questo è un progetto importante, che abbiamo portato avanti con grande impegno e cooperazione tra le parti. Anche se all’inizio è stato difficile il risultato è stato soddisfacente per tutti», è stato il commento di A. Così invece il signor F.: «Ho partecipato perché la speranza non si sprechi nel nulla e con l’aspettativa che qualcuno possa essere aiutato a non cadere e non precipitare in un pozzo di cui non si vede il fondo e nemmeno la fine».

Del resto, è da queste testimonianze che si può comprendere la concretezza e il valore di quello che Solidarietà e Servizi dice da oltre 40 anni: Mai più soli … insieme ci riusciamo.