Vito Rimoldi Spa e Solidarietà e Servizi: quando il “concorrere” è occasione di crescita e sviluppo

Mondo profit e mondo no profit hanno dato vita a una partnership unica, dove la persona, con la sua autonomia e le sue potenzialità, è veramente al centro del lavoro

La condivisione di progetti, obiettivi e vision dà vita a una vera e propria partnership. È così che il rapporto tra la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi e l’azienda legnanese Vito Rimoldi Spa, leader nella produzione di guarnizioni e articoli tecnici industriali, è diventato una collaborazione dove il mondo no profit e quello profit hanno trovato una convergenza inaspettata e dove la parola “concorrere” si è attuata in scelte precise e in azioni mirate a far crescere insieme le due realtà, con l’occhio sempre attento ai più fragili.

L’esperienza con Solidarietà e Servizi è diventata per Vito Rimoldi la testimonianza di un impegno aziendale per la sostenibilità. «Non è possibile essere sostenibili e innovativi se non si è animati dalla speranza», dice il presidente di Vito Rimoldi Spa, Claudio Rimoldi. «E la speranza è la voglia di continuare a guardare in avanti, accettando sfide con la volontà di vincerle». Così è stato con Solidarietà e Servizi in un rapporto che prosegue ormai da 18 anni. «L’alleanza con Solidarietà e Servizi è stata ed è continuamente una sorgente importante di crescita per la nostra azienda», prosegue. «In comune con la cooperativa c’è una concezione del lavoro come parte essenziale della realizzazione di ogni uomo. Per molte persone fragili avere un lavoro significa poter realizzare un progetto di vita e togliersi da logiche assistenziali. Così, coinvolgerci con questo tipo di bisogno ci ha permesso di crescere nel know-how, nel business e, non da ultimo, umanamente».

Tutto ha preso avvio nel 2004: partendo dalla volontà di rivedere il processo produttivo delle guarnizioni per renderlo più efficiente e spinta da una maggiore richiesta di mercato e dalla scelta di migliorare la qualità del prodotto, la Vito Rimoldi ha messo in atto una razionalizzazione dei processi. In quel momento è nata la collaborazione con la cooperativa, una sfida attorno alla condivisione di un principio fondamentale: il lavoro quale parte importante della realizzazione di ogni uomo. Una sfida per far convivere due mondi che solitamente vengono visti come “opposti”: quello di Solidarietà e Servizi, guidato da logiche no profit e finalizzato a dare valore alle possibilità delle persone disabili e svantaggiate attraverso il lavoro; e quello di Vito Rimoldi, realtà chiamata a rispondere a logiche di mercato e di efficienza. «Abbiamo deciso di rivedere e innovare i processi produttivi, cercando di renderli più semplici e sicuri, tenendo conto delle persone svantaggiate», ricorda Claudio Rimoldi. «Sono stati sviluppati appositi macchinari per permettere alle persone fragili di contribuire alla produzione, nell’ottica di una sempre maggiore ingegnerizzazione dei processi. All’interno di una vision che mette la persona al centro del lavoro, è emersa la consapevolezza che la macchina può essere adattata all’uomo nell’ottica di una valorizzazione del suo talento. Questo ha accentuato la nostra vocazione alla ricerca e all’innovazione per realizzare macchine speciali che garantissero la sicurezza di questo personale. La partnership con Solidarietà e Servizi è stata ed è un’occasione di crescita continua che ha portato la Vito Rimoldi Spa a sviluppare molte competenze trasversali e a scoprire nuove potenzialità del lavoro».

Il concetto di sostenibilità – ambientale, economica e umana – è stato posto al centro di molte scelte di Vito Rimoldi, in particolare nell’ultimo anno. «Questo ha provocato molto anche in noi», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Ci siamo resi conto che un luogo sostenibile è un luogo capace di generare. E cosa genera questo luogo così speciale (come dicono tutti quelli che vengono qui) che nasce dall’alleanza tra la Rimoldi e la cooperativa? Genera persone, le nostre persone».

«In effetti – aggiunge Leonardo Bombini, responsabile di Reparto della Cooperativa – vivendo la quotidianità di queste due realtà, non trovo differenze, ma molte “similitudini diverse”, come la voglia di fare bene, la spinta a migliorarsi, il gusto per il lavoro ben fatto e la voglia di crescere come uomini capaci di portare le proprie responsabilità».

Lo conferma anche Enrico, operatore nei reparti Water-Jet e Controllo, una delle 16 persone per lo più disabili o fragili che lavorano nello spazio produttivo di Solidarietà e Servizi inserito in un plant comunicante con i reparti della Vito Rimoldi: «Il concorrere insieme alla Vito Rimoldi mi ha permesso di scoprire come, anche un mondo lontano dai miei studi da ragioniere, possa essere davvero interessante e avvincente e come prendermi sempre più seriamente sul lavoro mi stia facendo crescere anche come persona».

Dall’attenzione della Rimoldi alla sostenibilità sono nati anche altri progetti. Non ultimo, quello che dal 2021 ha visto arredare il luminoso, capannone di 5.000 metri di Borsano di Busto Arsizio con delle opere di arte contemporanea realizzate appositamente per l’azienda dagli artisti Letizia Fornasieri, Elisabetta Necchio e Francesco Zavatta con lo scopo di portare il “bello” sul luogo di lavoro. E in questo 2022 sono previsti ulteriori interventi dei pittori Francesco Santosuosso e Francesco Fornasieri da posizionare negli spazi della Cooperativa sul tema proprio del “concorrere”.

Persone disabili e lavoro: come le aziende possono trasformare un obbligo in valore

La Provincia di Varese: «L’articolo 14 della Legge Biagi è attuale, ma poco sfruttato. Serve far conoscere le buone prassi del nostro territorio come Solidarietà e Servizi»

Una legge ancora attuale e che può creare sempre maggiore valore. Ma serve non solamente un maggior coordinamento tra le aziende profit e le cooperative, ma una più ampia valorizzazione delle cooperative stesse. Agli occhi della Provincia di Varese, ente in prima fila nell’inserimento del mondo del lavoro delle persone disabili, Solidarietà e Servizi diventa modello «da seguire», al fine di «aprire sempre più le porte della cooperazione sociale alle persone disabili medio – gravi per un lavoro sociale dignitoso». Fabrizio Simonini, responsabile Collocamento Mirato Disabili (CMD) del Settore Lavoro della Provincia di Varese, delinea un quadro chiaro della situazione attuale tra lavoro e disabilità.

La cornice di riferimento è data dalla legge 68/99 che, 23 anni fa, introdusse l’obbligo, per le aziende che superano i 15 dipendenti, di assunzione di disabili in percentuale alla quantità dei lavoratori dell’azienda stessa. Per dare maggior attuazione a questo obbligo, Marco Biagi, di cui sono stati celebrati lo scorso 19 marzo i 20 anni dal suo assassinio, diede vita a una legge (che porta il suo nome) che coinvolse anche le cooperative sociali. L’articolo 14 dà infatti la possibilità alle aziende interessate di far assumere il lavoratore svantaggiato tramite cooperative sociali di tipo B, a patto di affidare commesse di lavoro alla cooperativa stessa in modo da coprire il costo dei lavoratori inseriti e i rispettivi costi di produzione.

«La Provincia si occupa di far incontrare domanda e offerta, quindi aziende e persone disabili. Ma l’articolo 14 ha di fatto aperto una possibilità molto interessante per il mondo profit. Affidando l’assunzione a una cooperativa, l’impresa assolve l’obbligo e, dando lavoro alla cooperativa stessa, genera  valore», sottolinea Simonini.

La situazione nel territorio varesino ha visto nel 2021 il coinvolgimento di una quindicina di realtà aziendali importanti che ha dato vita a 36 posti di lavoro per persone disabili. Inoltre, attraverso i SIL (Servizi Inserimento Lavorativo) della Provincia ci sono stati 362 avviamenti al lavoro. «L’articolo 14 non è sfruttato in tutto il suo potenziale», continua il responsabile del CMD. A questi dati, si aggiungono i 4 milioni di euro che le aziende, pur di non incappare nelle pesanti sanzioni, versano per non assumere le persone disabili. «Sono gli esoneri, per i quali è richiesta documentazione specifica che attesti pericolosità, complessità di un dato lavoro, quindi non adatto a persone con disabilità».

A questo punto però, i temi da affrontare sono almeno due. «Con le aziende che ricorrono all’esonero è necessario attivare un dialogo: non solamente perché per loro possono aprirsi grandi opportunità, ma anche perché è proprio dall’articolo 14 che può derivare un maggiore valore per loro e un valore aggiunto a livello sociale», aggiunge Simonini. Non certo secondo, il capitolo cooperative sociali cui la Legge Biagi affida un ruolo fondamentale. «Le cooperative hanno infatti un grande potenziale: possono creare per le persone disabili un ambiente di lavoro performante e soddisfacente allo stesso tempo, e soprattutto in un contesto  di protezione. Possono quindi dare un valore aggiuntivo, trasformando quello che per un’azienda profit è un obbligo, in un vantaggio sociale e non solo».

In questa ottica arriva proprio dalla Provincia di Varese l’idea di mettere in risalto le buone pratiche del territorio. E tra queste c’è Solidarietà e Servizi. «All’interno di un’azione di sistema, vorremmo mettere in campo un maggiore dialogo tra terzo settore e imprese profit, con linea di finanziamento ad hoc che faccia conoscere le buone prassi come Solidarietà e Servizi. Lo scopo non è solamente dare nuova linfa alle potenzialità dell’articolo 14, ma fare in modo che anche tutto il sistema cooperativo possa trarne ispirazione e spirito di emulazione».

Conclude: «Sul tema delle persone disabili e del lavoro serve un passo in avanti perché se l’istituto dell’esonero può rappresentare una “scappatoia” per le imprese, questo è però di fatto solamente un costo per loro. Valorizzando le buone prassi della provincia di Varese, è possibile azzerare un costo e trasformarlo in un servizio vero. La disabilità non può e non deve essere momento di ostacolo, ma spunto per favorire l’integrazione, attraverso percorsi professionalizzanti e di valore. In questo Solidarietà e Servizi è testimone di come sia possibile operare in favore della disabilità, con lavori di alto livello che diventano occasione di crescita per la persona disabile, per la cooperativa e per l’impresa stessa».

Qualità del lavoro e presa in carico della persona: così la disabilità è un’opportunità per le aziende

Solidarietà e Servizi ha portato la propria testimonianza al convegno “La DiversAbility come fattore di competitività” organizzato da Cdo Opere Speciali

foto da www.sempionenews.it

Trasformare un obbligo di legge in una opportunità. Questo fa Solidarietà e Servizi permettendo a persone fragili e disabili di poter crescere e coltivare progetti di autonomia attraverso una nuova visione del lavoro e offrendo soluzioni di qualità. E questo è quanto ha testimoniato nell’incontro “La DiversAbility come fattore di competitività” organizzato venerdì 12 novembre alla Cascina Triulza di Milano e promosso da Cdo Opere Speciali. Al centro della tavola rotonda l’articolo 14 della Legge Biagi che dà la possibilità alle imprese di ottemperare all’obbligo previsto dalla  legge 68/99 in materia del collocamento dei disabili. Come? Concedendo l’opportunità di assumere il lavoratore svantaggiato tramite cooperative sociali di tipo B, nei confronti delle quali l’impresa si impegna ad affidare commesse di lavoro, così da coprire il costo dei lavoratori inseriti e i rispettivi costi di produzione.

In sintesi: unire il mondo profit al no profit, facendo focus sulla persona e dando valore al lavoro. Come ha ricordato il presidente di Cdo Opere Sociali, Stefano Gheno: «Il lavoro ha una potenza molto forte di inclusione della persona, tutti devono avere la possibilità di contribuire al bene comune, e trarre beneficio dal lavoro tutti. Tutte le persone, con le loro caratteristiche e possibilità, devono avere la possibilità di generare il bene per tutti, di generare la polis».

E su questa linea si inserisce la possibilità data dalla Legge Biagi. Una possibilità che sempre più realtà produttive e commerciali stanno sfruttando. Ha infatti ricordato Elena Garbelli, responsabile collocamenti mirato disabili Milano: «Con la città metropolitana di Milano lo scorso anno abbiamo avviato circa 284 convenzioni articolo 14, ci aspettavamo un calo importante nel 2021 perché lo scorso anno è stato molto critico e i dispositivi si sono attivati sul finale del 2020, prendendo forma in maniera massiccia nel 2021. Invece le convenzioni avviate quest’anno sono 289, entro fine anno aumenteranno ulteriormente».

La vera rivoluzione però non è dalla possibilità normativa, quanto dalla qualità del lavoro svolto. Ha infatti ricordato Fabrizio Simonini, responsabile collocamenti mirati disabili Varese: «In passato l’oggetto delle commesse era prevalentemente rappresentato dai servizi di basso contenuto, come pulizie ed assemblaggio. Le commesse che vedo realizzate nella provincia di Varese, merito anche di capacità creativa di due realtà cooperative, si spostano, verso frontiere della transizione ecologica». Ed è proprio qui che Solidarietà e Servizi fa la differenza. Come ha sottolineato il responsabile commerciale di Solidarietà e Servizi, Gabriele Scampini, la cooperativa sociale si distingue per elevate complessità di funzioni e servizi che vengono affidate a persone fragili e disabili, potendo così diventare partner di grandi realtà aziendali. Le unità di Business Process Outsourcing, il settore della meccanica, la Rigenesi sono alcuni esempi di lavori qualificati e qualificanti che Solidarietà e Servizi riesce a erogare a primari player del mercato senza alcun timore della concorrenza. Il motivo sta nella possibilità offerta  dalla Legge Biagi, ma anche da un’impostazione della cooperativa che mira a far crescere le abilità delle persone, rendendo il lavoro un luogo di costruzione della persona, oltre che di costruzione dell’autonomia. Una testimonianza concreta di come “la DiversAbility” possa essere effettivamente un “fattore di competitività“ in più per le aziende.

Nella connessione di EOLO c’è anche Solidarietà e Servizi

Cinque anni di rapporto e una crescente collaborazione per dare valore alle persone e ai servizi

Dietro ogni antenna, ogni singolo byte scaricato sul cellulare o sul pc e anche dietro a una lezione in Dad, c’è un po’ di Solidarietà e Servizi. I tecnici che arrivano nelle case per dare vita alla connessione di EOLO passano anche dall’unità di BPO – Business Process Outsourcing  – attiva nella sede della cooperativa sociale di viale Toscana a Busto Arsizio. Una collaborazione che, avviata nel 2016, in cinque anni si è progressivamente ampliata dando, ad oggi, l’opportunità a sei persone con disabilità di lavorare. Un rapporto «ben strutturato e definito da precisi obiettivi», premette Paola Coltri, Head of Delivery Operations di EOLO. Un rapporto iniziato con la necessità dell’azienda di telecomunicazioni di rispondere agli obblighi sulle assunzioni di persone con disabilità. E che, grazie all’ex articolo 14 della legge Biagi, è stato in parte assolto dando lavoro a una cooperativa sociale che si occupa d’inserimento lavorativo di persone disabili e svantaggiate. «Tutto è iniziato con un’attività di recruiting che è stata affidata a Solidarietà e Servizi», prosegue Coltri. «Alla cooperativa è stato affidato l’incarico di ricercare tecnici da inserire nel parco installatori Eolo, partendo da database forniti dall’azienda o da ricerche ad hoc in autonomia. Una selezione rigorosa, basata su specifici requisiti di competenza, abilità e disponibilità, nonché di ubicazione  geografica». Un compito importante, per certi aspetti anche nodale, per l’attività di provider e per individuare e selezionare quelli che poi sarebbero diventati i “frontman” di un colosso delle telecomunicazioni come EOLO.

«A Solidarietà e Servizi abbiamo affidato anche tutta la parte di controllo dei documenti che sono necessari ai nostri tecnici per operare. Un volume di circa 8/10.000 documenti che periodicamente devono essere verificati e, dove necessario, aggiornati». Non ultimo, «abbiamo affidato loro anche un servizio di gestione chiamate inbound come supporto per attività specifiche che sono assegnate ai nostri tecnici».

Il tutto viene fatto secondo rigorosi sistemi di controllo. «Ci sono dei precisi quanto stretti KPI da rispettare che vengono verificati mensilmente». Nessun canale preferenziale. Anzi, alla base c’è un normale rapporto cliente/fornitore. «Non abbiamo collaboratori di serie A o di serie B; non trattiamo il personale di Solidarietà e Servizi come persone con delle difficoltà: per noi sono tutte persone. E i risultati ottenuti insieme, il progressivo ampliamento della collaborazione e il buon rapporto instaurato lo dimostrano». E per il futuro? «Nulla ci vieta di ampliare ulteriormente la collaborazione».

La disabilità non è un fardello che non può competere nel mondo del lavoro, ma un valore aggiunto. «L’organizzazione che ci siamo dati permette una risposta sempre pronta, intervenendo puntualmente anche in casi di malattia o assenza della persona incaricata», ricorda Mariangela Mezzasalma, Coordinatrice del Reparto Business Process Outsourcing di Solidarietà e Servizi. «Il nostro obiettivo è dimostrare che anche una persona con disabilità può ritrovare nel lavoro, in un lavoro vero e “sfidante” fatto di impegni rigorosi e obiettivi da rispettare, la possibilità di sentirsi parte di qualcosa di grande, qualcosa che consolida in ciascuno di noi la percezione della propria dignità e dà la possibilità costruire il proprio progetto di vita. E la collaborazione con EOLO lo dimostra: nessuna scorciatoia, nessun percorso privilegiato, solamente la volontà di una cooperativa sociale e di un’importante azienda di telecomunicazioni di dare un valore aggiunto alla propria attività».

Welfare Inclusivo: la collaborazione diventa elemento competitivo per le aziende

Mercoledì 24 febbraio la presentazione dei risultati del progetto realizzato da Solidarietà e Servizi con la psicoterapeuta Zighetti, il comune di Busto Arsizio, l’azienda consortile del Medio Olona e tre aziende del territorio

Pubblico, aziende private e terzo settore. Tre ambiti, cinque soggetti coinvolti e raccolti in un progetto comune con un obiettivo: dimostrare che la collaborazione aumenta la competitività. Perché la capacità di essere inclusivi è un valore aggiunto. Queste le conclusioni cui è arrivato il progetto Welfare Inclusivo realizzato da Solidarietà e Servizi, dalla psicoterapeuta Marta Zighetti dell’associazione Essere Esseri Umani, dal comune di Busto Arsizio, dall’azienda consortile del Medio Olona e dalle aziende Comerio Ercole Spa di Busto Arsizio, I.V.N.G. Spa di Gallarate e De Götzen di Olgiate Olona, con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto. I risultati del progetto saranno presentati mercoledì 24 febbraio all’interno di Filosofarti, il festival della filosofia promosso dall’Associazione culturale del Teatro delle Arti di Gallarate (alle 17.45 su www.filosofarti.it).

Soggetti differenti che hanno condiviso una visione, ma soprattutto l’hanno concretizzata: trasformare le occasioni di inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati in un’opportunità di crescita per le imprese. «Un’azienda più umana paga sotto tutti i punti di vista», commenta Alessandro Capisani della Comerio Ercole. Questo significa che un’azienda più attenta alle persone, che non crea barriere, ma è capace di essere inclusiva anche verso quanti hanno qualche difficoltà in più garantisce maggiori (e migliori) successi.

Il progetto è partito da un enunciato teorico: «L’etica e la cooperazione migliorano le nostre performance a tutti i livelli. È una logica win-win», spiega Marta Zighetti, psicoterapeuta che ha curato la parte formativa del progetto. «Era una teoria fino a poco tempo fa; oggi le neuroscienze ci dicono che è una realtà. Chi è capace di compassione, di vedere l’altro, di collaborare modifica il proprio cervello, si ricarica, sta meglio e fa stare meglio. È un circolo virtuoso che ci permette di esprimerci ai nostri massimi livelli. Non è la competizione a stimolare la motivazione, ma l’assetto cooperativo». Così «le aziende che sapranno cogliere questa leva, saranno quelle più competitive», afferma.

Lo sa bene Solidarietà e Servizi che attraverso l’Area Inserimento Lavorativo e Autonomie ha messo in atto questo principio. «All’interno di Solidarietà e Servizi, con più di 900 persone fragili seguite ogni anno nel loro percorso di inserimento lavorativo, tocchiamo con mano le opportunità che un processo di inclusione e la centralità della relazione possono creare. Testimoniamo concretamente che la fragilità non è ostacolo, ma un’occasione attraverso la quale impostare un diverso (e vincente) approccio al mondo del lavoro», sottolinea Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Sono opportunità che nascono necessariamente da due elementi fondamentali: la collaborazione tra mondi differenti – in questo senso fondamentale è stata la disponibilità data dalle imprese e la rete creata dai Comuni – e la consapevolezza che l’azienda è un luogo di costruzione della persona. E l’esperienza dell’articolo 14 – attraverso il quale l’azienda può assolvere l’obbligo previsto dalla legge 68 affidando alla cooperativa, tramite la mediazione della Provincia, una commessa di lavoro con la quale si assume la persona disabile – ce lo testimonia ogni giorno».

Tutti questi elementi hanno trovato una straordinaria conferma nel progetto: «Insieme con imprenditori, manager, professionisti del sociale e responsabili pubblici abbiamo verificato sul campo che la collaborazione e l’inclusione non solo rendono più piena l’esperienza del lavoro, ma diventano un vero e proprio “valore competitivo” per le aziende che accettano questa sfida», prosegue Oldrini.

Una sfida che il fronte del pubblico è pronto a fare sua. «Quando si parla di cura dell’essere umano non ha senso concepire dei confini», osserva Cristina Borroni, vice sindaco con delega alle Politiche Sociali del comune di Castellanza. «Questo è stato un progetto utile, da replicare e da sviluppare. Vorrei diventasse un punto di partenza, che non resti esperienza utile, positiva e bella in sé, ma che sia da stimolo per altre iniziative». Perché i valori in gioco sono diversi e tutti importanti. Come dice Osvaldo Attolini assessore all’Inclusione sociale del comune di Busto Arsizio: «Trovare lavoro vuol dire dare dignità alle persone e operare per la costruzione della loro autonomia. Non è soltanto un tema economico». Il tema è la comunità dove la presenza di un’impresa in un dato territorio, non è solamente una questione di sponsorizzazioni, ma la condivisione con «il coinvolgimento attivo delle persone fragili all’interno della propria azienda», auspica l’assessore.

Valorizzare i talenti delle persone disabili e fare squadra, così la quarantena ha fatto crescere il Business Process Outsourcing (BPO)

L’area dedicata ai servizi esternalizzati dalle aziende si scopre più forte grazie ad una rete capace di imparare sempre dalle situazioni di difficoltà

La quarantena? Un momento di crescita. Lavorare da casa, chiusi nelle quattro mura della propria abitazione e lontano dall’ufficio, si è rivelata un’occasione di crescita per le persone disabili che lavorano in Solidarietà e Servizi. L’esperienza in particolare dell’unità di Business Process Outsourcing (BPO) nel periodo di lockdown, dove lavorano 20 delle 55 persone disabili e svantaggiate della cooperativa, va in questa direzione: nell’emergenza, sono state ancora di più valorizzate le persone e le loro capacità, sono state create reti per supportare lo smartworking, ma soprattutto si è lavorato sul concetto di squadra perché, seppur lontani, nessuno è rimasto solo.

«La quarantena ci ha portati a rivedere completamente il nostro modo di vivere e ci ha obbligati alla solitudine sociale, imponendoci una fatica psicologica incredibile», ricorda Viviana, ragazza con disabilità che opera nella nostra BPO. «In realtà, questo non è stato il mio primo lockdown, ma il secondo. Il primo è stato per motivi completamente diversi, legati alla manifestazione delle mie fragilità. Avevo quindi tanta paura di rivivere alcune situazioni o sentimenti. Grazie però alla cooperativa e alla mia responsabile non è accaduto ciò che immaginavo. Mi hanno dato importanza, fiducia e valore; mi hanno dato la possibilità di salvarmi da quello che stava succedendo attorno a me e dall’eventualità di un ritorno alla fase acuta della malattia. Mi hanno fatto vivere questo periodo come se fosse la “normalità”, una nuova modalità di vivere dalla quale imparare qualcosa in più su me stessa e sulle mie capacità». E nell’eccezionalità del momento, le cose semplici hanno un nuovo significato: «Ora abbiamo capito il vero valore di un abbraccio, di tenersi per mano o anche solo di stare fianco a fianco».

Anche Barbara, che ha vissuto lo smartworking, pur non essendo nuova al lavoro da casa, ha saputo sfruttare il momento difficile a suo favore. «Lo stato di emergenza ha fatto sì che, senza alcun preavviso e senza una vera e propria preparazione, ci ritrovassimo a casa. Con un pc portatile e una connessione con l’hotspot del mio cellulare, tecnicamente avevo più o meno tutto. Ma mi mancava il condividere lo spazio di lavoro con i colleghi e le colleghe, dove è sempre immediato e più fluido lo scambio di informazioni e la comunicazione. Il supporto che ho ricevuto, o sul quale avrei potuto contare è stato efficace, ma la sensazione di isolamento alla lunga si è rivelata deprimente. Ne ha giovato l’ordine che ho potuto mettere in casa, dove in genere non sto moltissimo». Non solo. Barbara ha fatto suo un insegnamento: «In caso di necessità, con il giusto supporto, tutto o quasi si può fare».

Ed è proprio questa la mentalità con cui è nata l’unità del BPO in Solidarietà e Servizi. Partita nel 2014, l’area dedicata ai servizi che le aziende esternalizzano – quali, ad esempio, telemarketing, back office, contrattualizzazioni e sponsorizzazioni, amministrazione e gestione pratiche – è cresciuta in competenza, ma soprattutto in consapevolezza. Sono stati sviluppati progetti con nomi importanti della farmaceutica (Novartis e Sandoz), delle telecomunicazioni (Eolo); inoltre per la Compagnia Energetica Italiana viene svolta attività inbound di customer service e per Sorgenia Solidarietà e Servizi cura il credit check.

«La nostra sfida iniziale è stata quella di operare su processi complessi con persone con disabilità fisica e con disabili psichici ad alto funzionamento, partendo dal fatto che tutti possiamo fare qualcosa, basta trovare l’ambito che meglio ci permette di esprimerci», ricorda Mariangela Mezzasalma, responsabile del BPO. La quarantena ha rafforzato questa convinzione: «Sappiamo, oggi più di ieri, che siamo tutti persone, con alcune disabilità o normodotate; tutte abbiamo condiviso preoccupazioni e difficoltà, tutte abbiamo trovato un altro modo di lavorare mettendo al centro i talenti di ciascuno e facendo sempre squadra», prosegue.

«Le testimonianze di Viviana e Barbara, due ragazze con disabilità, ci raccontano del lavoro che è stato fatto per garantire l’operatività del settore, senza mai rinunciare alla dignità delle persone che vi lavorano. Dal punto di vista produttivo ci siamo ritagliati uno spazio importante con i nostri clienti, tanto che per alcuni siamo diventati veri e propri partner potenziando i servizi; sotto il profilo operativo abbiamo agito per dare valore al lavoro in ogni sua espressione, anche in forma “smart”, per permettere alle persone di sentirsi utili e parte di un progetto». Di fatto, con l’esplosione dell’emergenza sanitaria, l’intero spazio del BPO nel capannone di Vaile Toscana 105 a Busto Arsizio è andato in smartworking. «Le 7-8 persone iniziali nel giro di poche settimane sono diventate una ventina, anche perché sono cresciute le richieste delle aziende. Abbiamo fatto squadra mettendo sempre al centro il talento della persona: le fragilità diventano elemento di forza che, se supportate e correttamente orientate, ci permettono oggi di avere un team dalle competenze trasversali, ma soprattutto di guardare al domani con speranza e sempre pronti a nuove sfide».

L’ascolto e la risposta ai bisogni degli over 75: il nuovo servizio attivato con il Comune di Busto Arsizio

Solidarietà e Servizi ha sviluppato con l’assessorato all’Inclusione Sociale un servizio informativo per essere vicini agli anziani e individuare nuovi bisogni

Chiamarlo call center sarebbe riduttivo, così come definirlo semplice sportello di ascolto. Il servizio che la nostra cooperativa Solidarietà e Servizi ha attivato insieme con il Comune di Busto Arsizio, assessorato all’Inclusione Sociale, è un punto di approdo, di vicinanza e di sostegno per alcune delle persone più fragili: gli anziani over 75. In un momento di particolare complessità come quello che stiamo vivendo, anche un semplice gesto di ascolto può significare molto per chi si trova chiuso in casa, con la paura e l’impossibilità di fare le commissioni più quotidiane come andare a fare la spesa. Davanti all’obiettivo di non lasciare nessuno solo, ma di attivare una rete di prossimità nella consapevolezza che #insiemeciriusciamo, Solidarietà e Servizi ha costruito insieme al Comune di Busto Arsizio un servizio finalizzato non solamente a dare le informazioni più concrete, ma soprattutto ad ascoltare, individuare e comprendere i bisogni più nascosti per arrivare a formulare una risposta mirata, capace di diventare un valido aiuto. Come ha infatti osservato l’assessore all’Inclusione Sociale Osvaldo Attolini: «Ancora una volta, la collaborazione tra pubblico e privato si rivela un’importante risorsa per dare risposte nelle situazioni di bisogno. L’impegno condiviso tra amministrazione comunale e Solidarietà e Servizi vuole essere un punto di approdo per quanti si trovano in difficoltà oppure hanno particolari necessità».

L’iniziativa si appoggia sul know-how e la tecnologia sviluppati da Solidarietà e Servizi nell’ambito dell’unità operativa di Business Process Outsourcing della Parte B della cooperativa per dare assistenza alle imprese e agli enti, creando opportunità di lavoro per persone disabili o svantaggiate. Questa volta, la finalità sociale è rivolta anche al territorio per il supporto alle persone con più di 75 anni.

Nel concreto, il servizio ruota attorno all’istituzione di un nuovo numero telefonico: chiamando lo 0331.182689, gli anziani di Busto Arsizio possono trovare personale della nostra cooperativa pronto a dare informazioni sui negozi di alimentari e sulle farmacie, con i relativi recapiti, che fanno il servizio di consegna a domicilio, ma anche a fornire i contatti delle associazioni che, attraverso la loro rete di volontari, possono sopperire alle necessità della spesa settimanale. Inoltre, lo sportello telefonico può fornire anche informazioni relative all’emergenza sanitaria, con le principali precauzioni da adottare per contenere la diffusione del contagio, e dare indicazioni sui principali sintomi quindi sulla necessità, o meno, di contattare un medico. Questo il primo livello.

Ma siamo andati oltre. Grazie ad un lavoro incrociato tra l’Area “inserimento lavorativo e autonomie” e l’Area “servizi sociali e presa in carico”, Solidarietà e Servizi ha attivato anche un secondo livello del servizio: quello dell’ascolto. E qui entrano in gioco le professionalità delle assistenti sociali della nostra cooperativa per andare oltre la singola esigenza. Di fatto, la normale necessità di fare la spesa o reperire un farmaco può nascondere un bisogno più complesso. Ci può essere la solitudine acuita dall’emergenza sanitaria in corso, oppure la paura e l’insicurezza o ancora il malessere dovuto ad una situazione familiare non del tutto serena. Basta “alzare le antenne”, mettersi all’ascolto con una predisposizione particolare: quella di non voler lasciare nessuno da solo. Con alcune semplici domande per comprendere come l’anziano vive, se può avere dei bisogni nascosti, si attiva il “valore aggiunto” di un servizio nato per rispondere alla quotidianità. E così si attiva una particolare rete che, dai nostri assistenti sociali arriva al Comune, con un unico scopo: favorire il benessere della persona. Non solo fisico, ma anche psicologico, sociale e insieme combattere la solitudine. Un mano, un segnale di fiducia per poter ripartire perché #insiemeciriusciamo.

Il servizio, che è partito oggi, giovedì 16 aprile, è attivo dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 dal lunedì al venerdì ed è totalmente gratuito; rimarrà attivo per gli over 75 di Busto Arsizio fino al termine dell’emergenza Covid-19.

Trasformazione digitale: il plusvalore della relazione

La vera trasformazione digitale è nella relazione e nel suo valore.

Nel saper dare cuore a quello che altrimenti sarebbe freddo e senza anima; ma anche nel non restare isolati ma lavorare insieme. Ed è qui che la cooperativa Solidarietà e Servizi sa giocarsi le sue carte, indirizzando, collaborando e dando non solamente un’opportunità di inserimento lavorativo a persone con disabilità, ma anche servizi ad alto valore professionale. Il tutto per creare rete.

Un esempio è l’incontro, patrocinato da CdO Insubria, che Solidarietà e Servizi ha ospitato lo scorso 6 febbraio nella propria sede di viale Toscana a Busto Arsizio. All’interno della struttura che coniuga una componente lavorativa (con i reparti produttivi) con una educativa (con il CSE e lo SFA), si sono confrontate alcune delle esperienze più significative di trasformazione verso il digitale. Case history di come il passaggio al mondo 4.0 non sia solamente un cambio di strumenti, ma soprattutto un cambio di prospettiva.

“Digital trasformation: si deve? Si può?” Alla doppia domanda posta dal titolo dell’appuntamento hanno risposto quattro testimonial d’eccezione: esperti del mondo digitale e imprenditori che hanno attuato all’interno della loro realtà, o di realtà loro clienti, il passaggio al digitale con l’obiettivo di essere ancora più competitivi.

Di fatto, ha significato una maggior fidelizzazione del cliente la trasformazione digitale realizzata da Roveda Assicurazioni con il supporto di Solidarietà e Servizi: eliminando l’archivio cartaceo – per quanto possibile -, «oggi siamo in grado di offrire ai nostri clienti un unico applicativo per la consultazione delle polizze, anche se stipulate con compagnie differenti», ha detto Luca Roveda.

Ha invece giocato la carta della competitività l’agenzia App2B che ha sviluppato una particolare applicazione per il settore alberghiero. «Siamo andati a togliere il classico telefono in camera, portando su un’app tutte le richieste di servizi, dando anche qualcosa in più come i collegamenti telefonici con l’estero a prezzi competitivi», ha detto il Presidente Elena Laudato.

Per la software house Wins invece il digitale ha comportato nuove opportunità per il retail, unendo la vendita digitale a quella tradizionale. «L’acquisto viene guidato dal venditore in negozio creando una relazione con il cliente», ha osservato il CEO Salvatore Calì. Ed è qui il segreto. Perché, come ricordato dal digital coach Enrico Piacentini, «se prima il venditore deteneva il potere dell’informazione, adesso non è più così. Oggi è necessario creare una relazione».

La trasformazione digitale è quindi relazione, è creare reti. «È cercare nuove soluzioni a problemi vecchi in un percorso di rete dove il risultato è sempre maggiore della somma delle singole parti», ha ricordato Matteo Ruggeri, Responsabile di Commessa di Solidarietà e Servizi, raccontando l’esperienza di archiviazione digitale fatta dal settore Documentale con l’Università Cattolica. «Nei primi cinque mesi, abbiamo digitalizzato 36.000 immagini con qualità fotografica, associando 170.000 informazioni, impiegando tre presone di cui due svantaggiate. È un lavoro che richiede elevate specializzazioni e professionalità, e che è sottoposto a un rigoroso controllo, ma che ci ha permesso anche di creare una fitta rete di relazioni con altre realtà».

Nella sua azione quotidiana, Solidarietà e Servizi opera oltre che nella Gestione Documentale, accompagnando enti e aziende verso una digitalizzazione degli archivi, anche nelle Lavorazioni Meccaniche, nella Rigenerazione di Apparecchiature di Telecomunicazione, nell’Assemblaggio e nel Business Process Outsourcing ponendosi insieme come un’opportunità, un valore aggiunto per la crescita delle aziende che possono contare su un partner competente, affidabile ed esperto; ma anche come un’occasione per valorizzare i talenti che ciascuna persona, indipendentemente dalle sue fragilità, ha.

Se la vera trasformazione digitale è nella relazione, rimanere soli non serve. Ecco perché “insieme ci riusciamo”.

WELFARE INCLUSIVO

E’ il nome del nuovo progetto di Solidarietà e Servizi in collaborazione con i Servizi Sociali e l’associazione Essere Esseri Umani

“WELFARE INCLUSIVO” è uno dei nuovi progetti che impegnerà la nostra cooperativa per tutto il primo semestre del 2020. Un’iniziativa importante che mostra come il mondo dell’amministrazione pubblica, del terzo settore e il mondo delle aziende si possano alleare (e completare) quando ci si prefigge un obiettivo comune.

NASCITA DEL PROGETTO

“WELFARE INCLUSIVO” nasce infatti dall’incontro, fortemente voluto dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Busto Arsizio, tra Solidarietà e Servizi e la Dott.ssa Marta Zighetti che con la sua iniziativa “ESSERE ESSERI UMANI” propone alle aziende ad adottare un nuovo modello di rapporto con i propri dipendenti e con il territorio che dimostri il primato della collaborazione sulla competizione.

L’iniziativa si è allargata poi anche al territorio dell’Azienda Consortile Medio Olona tramite l’assessore a Servizi sociali del Comune di Castellanza (Va), ed ha ottenuto il patrocino nonché il finanziamento della Fondazione Comunitaria del Varesotto.

OBIETTIVO

Lo scopo del progetto è quello di mostrare come la struttura dell’uomo sia fatta per la collaborazione e per la relazione, al di là delle inevitabili logiche competitive. La sfida è quella di promuovere un atteggiamento collaborativo in ambito aziendale, evidenziando come questo possa essere un vantaggio strategico per le aziende stesse.

VANTAGGI PER LE AZIENDE

Le aziende partecipanti accedono ad un percorso di formazione con la Dott.ssa Zighetti e il suo team ed hanno la possibilità di accogliere uno o più tirocinanti seguiti dalla Solidarietà e Servizi al fine di sviluppare all’interno dell’azienda una nuova mentalità di collaborazione, cooperazione, compassione e integrazione sia interna che verso l’esterno.

FASI DEL PROGETTO

1. Viene erogata a spese del progetto una formazione alle aziende partecipanti sul benessere psico-fisico sul posto di lavoro: un percorso guidato su ciò che danneggia, migliora o potenzia la vita personale e professionale partendo dalle ultime scoperte in campo neuroscientifico. La formazione è tenuta dai professionisti del centro di Psicoterapia e Formazione Essere Esseri Umani di Varese.

2. Viene realizzato l’inserimento in azienda di uno o più tirocinanti tramite il SIL (Servizio Inserimento Lavorativo) su segnalazione del Comune di residenza della persona.

3. Il contributo di donazione liberamente dato dall’azienda permetterà di realizzare una “Terapia Sospesa”: grazie ad essa saranno erogate terapie psicologiche a persone, individuate dai Servizi Sociali, che altrimenti non avrebbero potuto permetterselo dal punto di vista economico.

Si tratta di una opportunità quindi attraverso la quale l’azienda potrà incrementare la motivazione e il senso di appartenenza dei propri dipendenti, i quali si sentiranno valorizzati dalla formazione ricevuta, dall’aver accolto il tirocinante e dall’aver contribuito ad aiutare attivamente qualcuno in situazione di bisogno tramite la terapia sospesa.

4. A progetto concluso avrà luogo un convegno finale per presentare i risultati ottenuti e per condividere le best practices apprese durante il progetto a tutte le realtà produttive dei due ambiti territoriali (Busto e Medio Olona).

Stare bene…che impresa! Tra imprese straordinarie e quotidianità stare bene in impresa è possibile

Stare bene…che impresa! Tra imprese straordinarie e quotidianità stare bene in impresa è possibile

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Oltre 200 persone martedì 29 Maggio, presso la sede di Via Toscana 105 a Busto Arsizio, hanno partecipato alla serata straordinaria  “Stare bene…che impresa!”

Quattro ospiti speciali si sono confrontati su performance, limiti da superare, talenti da scoprire e benessere delle persone. Il tutto è stato presentato da un performer d’eccezione, Germano Lanzoni (Comico e comunicatore del blog Il Milanese Imbruttito) davanti ad una platea rappresentata da aziende già clienti della cooperativa, da altri imprenditori della zona e amici.

Il primo a condividere la sua esperienza è stato Nico Valsesia, recordman sportivo che ha affrontato più volte avventure al limite della capacità fisica umana. Nico ha svelato come non ci siano segreti dietro il suo successo: < Le mie non sono imprese, quando me lo dicono di solito mi imbarazzo. Ho la fortuna di andare in bicicletta. Fortuna che un po’ mi sono scelto e creato. La tenacia di affrontare la fatica mi deriva anche dalla volontà di mostrare a mio figlio la capacità di completare una sfida che si è intrapresa, nonostante tutto.>

Al momento Nico si sta preparando in vista di  un’impresa non stop “From 0 to Everest” per il 2020. Il suo nutrizionista e biologo, Andrea Fossati, ha raccontato come a volte i limiti vengano superati da persone a cui manca la consapevolezza che quel limite esista. A volte il limite viene percepito solo dagli altri, cioè dall’esterno.
<Quando una persona sta bene lavora molto di più e meglio – racconta il terzo speaker, Fabrizio Rigolio, CEO di Rizoma – Io stesso sono qui perché qualcuno ha creduto in me e io credo nei miei ragazzi e cerco di farli stare bene per vincere insieme.>

A svelare il file rouge tra i 3 interventi è Filippo Oldrini, responsabile dell’area lavoro e autonomie di Solidarietà e Servizi, che si domanda:  <Nico, Andrea e Fabrizio compiono imprese straordinarie. Qual è l’impresa eccezionale che accade in questa sede? Ad oggi delle 84 persone con fragilità che abbiamo accolto 51 lavorano rispettando le logiche di mercato e grazie alla collaborazione con le imprese che credono in noi e nella nostra sfida.

Le persone che lavorano qui hanno  ben presente il valore del lavoro, la dignità del sentirsi parte della società. Il nostro prodotto non è soltanto quello che produciamo ma soprattutto l’inserimento lavorativo delle persone disabili e svantaggiate. Nel nostro lavoro c’è una lettura del bisogno personale che viene accolta.>

La serata è stata creata in collaborazione solidale con l’agenzia di comunicazione Think Soluzioni Creative di Busto Arsizio;  la preparazione dell’evento ha inoltre coinvolto tutte le 150 persone disabili e non che ogni giorno frequentano questa sede della cooperativa.  

Le immagini della serata