La collaborazione pubblico-privato diventa modello di assistenza alle persone disabili

All’incontro promosso da Solidarietà e Servizi Fondazione con la Fondazione per la Sussidiarietà e i comuni di Busto Arsizio, Cassano Magnago, Marnate si è evidenziata la necessità di dare vita a partnership per mettere veramente al centro la persona e i suoi bisogni

Collaborazione, partnership, co-programmazione, co-progettazione. In sintesi: “Insieme ci riusciamo”. Davanti alla volontà di dare risposte adeguate alle persone, a fronte di bisogni in crescita, la strada da seguire è quella di stare insieme e di unire le forze. E lo strumento da usare è quello del project financing. La testimonianza diretta di questo è arrivata dalla viva voce dei sindaci dei comuni di Marnate, Cassano Magnago e Busto Arsizio, tre realtà storiche per Solidarietà e Servizi cooperativa sociale che sono state coinvolte nell’incontro che Solidarietà e Servizi Fondazione ha organizzato lo scorso 29 settembre all’interno della sede di viale Toscana a Busto Arsizio e al quale ha partecipato anche il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini. «Per guardare al futuro partiamo dalla nostra storia», ha detto in apertura dell’incontro Paolo Fumagalli, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Solidarietà e Servizi cooperativa sociale. «E il nostro futuro è uscire da una logica di appalti per entrare in una logica di gestione diretta dei servizi, attraverso uno strumento che è quello del project financing, la finanza di progetto». Il tutto, «mantenendo fede alla nostra vocazione: assistere, prendendoci cura delle oltre 3.000 persone che ogni giorno sono con noi».

La richiesta di collaborazione posta da Solidarietà e Servizi è stata recepita dai Comuni, diventando una «necessità» nelle parole dei tre sindaci che sono intervenuti. «La collaborazione tra pubblico e privato è necessaria per migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini», ha detto Maria Elisabetta Galli, sindaco di Marnate, il primo paese dove Solidarietà e Servizi ha avviato una fattiva collaborazione con il Comune, realizzando un Centro Socio Educativo (CSE), diventato nel tempo un Centro Diurno Disabili (CDD) e dove la cooperativa sociale intende proporre un servizio residenziale. «È proprio dall’unione delle forze e delle energie che nascono le risposte più efficaci – ha proseguito Galli -. I rapporti con Solidarietà e Servizi affondano le radici fin dagli anni 80. La cooperativa sociale si è insediata in un’area che, con questo intervento, è stata riqualificata dando così avvio a un centro che sin dall’inizio si è rivelato esempio di una fattiva collaborazione tra pubblico e privato». Una collaborazione che, ha proseguito il sindaco, «si basa su dialogo e condivisione di valori, quali l’attenzione alla persona, l’intervento personalizzato e la presa in carico del servizio. E i risultati sono continui».

A Cassano Magnago, Solidarietà e Servizi ha realizzato in co-progettazione con il Comune la Comunità Socio Sanitaria (CSS) e il Centro Diurno Disabili (CDD) e ha dato vita, sempre in collaborazione con il Comune, alla Residenza Isa Tanzi, una casa che ospita dieci persone con disabilità. «Sono tre importantissimi esempi che ci raccontano di persone, di idee, ma soprattutto ci fanno guardare al domani», ha detto il sindaco di Cassano Magnago, Nicola Poliseno. «Vent’anni  fa, pioneristicamente, abbiamo fatto la scelta del project financing, uscendo dalla logica dell’appalto, e siamo andati alla ricerca di partner solidi. L’esperienza dimostra che abbiamo lavorato bene: dando concretezza al progetto e permettendogli di crescere nella risposta ai bisogni. L’ente comune deve guardare con attenzione allo strumento del project financing: è il futuro».

Busto Arsizio non è solamente il comune dove Solidarietà e Servizi ha sede, ma è la città dove sono molti i servizi avviati e gestiti dalla cooperativa sociale. In particolare, il Centro Diurno Disabili (CDD) “Manzoni” dedicato ai minori, il Centro Socio Educativo (CSE) di piazza XXV Aprile e il CSE che si trova in viale Toscana, dove ha sede anche tutto il comparto produttivo e l’Area Inserimento Lavorativo della cooperativa. Non ultimi, il Servizio di Formazione all’Autonomia (SFA) di via XX Settembre, il Servizio di Inserimento Lavorativo (per persone disabili e fragili) del Distretto di Busto Arsizio e un Servizio Accreditato al Lavoro per l’erogazione di Doti Regionali. «Umanità e professionalità: questo è Solidarietà e Servizi», ha ricordato il sindaco Emanuele Antonelli. «Se l’obiettivo di un’amministrazione è promuovere l’inclusione sociale e lo sviluppo del territorio, occorre garantire la collaborazione con il terzo settore, privilegiando chi è in grado di proporre soluzioni. E questa è co-programmazione». Ha proseguito: «L’obiettivo deve essere quello di mettere sempre al centro la persona, potenziando interventi specifici che tengano presente i bisogni. Serve quindi un nucleo di lavoro pubblico-privato che sappia valutare le aspettative e i bisogni delle persone disabili, in particolare i minori. In una parola, co-progettazione». E sul project financing, Antonelli ha ribadito l’importanza dello strumento: «È necessario per ottenere certi risultati perché spesso i comuni non hanno i mezzi. È il futuro, ma è anche il presente. Noi ci siamo».

Della necessità di rafforzare la collaborazione pubblico-privato ha parlato anche Vittadini, che ha fatto riferimento alla ricerca “Anziani e disabili, un nuovo modello di assistenza”, cui Solidarietà e Servizi collabora, e che è realizzata con il Politecnico di Milano, l’Università di Bergamo, l’Università Bicocca e l’Università di Parma, oltre che con la Fondazione Don Gnocchi e la Fondazione Sacra Famiglia. Vittadini ha definito come deve essere la nuova assistenza: solidale, sussidiaria e sostenibile. Ovvero, «deve mettere al centro la persona, affiancandosi alla famiglia per non far uscire il malato dal sistema della vita normale», ha detto il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. La sussidiarietà è sostenuta dal «partenariato pubblico-privato per costruire risposte organiche, composite, dove, di fronte a un bisogno, l’ente pubblico sceglie sulla base non di un appalto, magari al massimo ribasso, ma di una progettualità fatta secondo il criterio della qualità. Questo in un contesto di rete e specializzazione». Non ultima, la sostenibilità:  «Non è solo l’ambiente, ma anche la parità, l’abitabilità, l’uguaglianza, il dare lavoro. Sono 17 obiettivi che descrivono una nuova concezione di impresa». In quest’ottica, l’esperienza di Solidarietà e Servizi e dei tre Comuni intervenuti possono assurgere a modello di una moderna assistenza. Ha concluso Vittadini: «La metodologia che è stata illustrata oggi, e che Solidarietà e Servizi vuole adottare, con ogni probabilità sarà quella con cui affronteremo il futuro».

Il dono genera dono: nasce un nuovo spazio per i ragazzi del Centro Diurno Disabili “Manzoni”

Il ricordo di nonna Rosa ha dato il via ai lavori per la creazione della nuova stanza sensoriale al CDD di Solidarietà e Servizi per aiutarli nella relazione e nel rilassamento

Il ricordo delle persone care può dar vita a nuovi progetti. E dal dono che questo affetto genera, nascono spazi innovativi, ma soprattutto attesi e capaci di mettere in atto ancora di più quel “prendersi cura” che contraddistingue Solidarietà e Servizi.  È quanto avvenuto – e sta avvenendo – al Centro Diurno Disabili (CDD) “Manzoni” di Busto Arsizio dove sono iniziati i lavori per la realizzazione di una stanza Snoezelen. Si tratta di una stanza sensoriale ideata appositamente per stimolare tutti i sensi, attraverso effetti di luce, colori, suoni, musica, profumi e materiali diversi. Il nome da cui prende origine è un neologismo: “snoezelen” è infatti la sintesi delle parole olandesi “snuffelen” (trovare, esplorare) e “doezelen” (sonnecchiare, pisolare) che descrive bene l’esperienza multisensoriale che può offrire ai ragazzi del CDD nell’ottica di migliorare la relazione, il rilassamento e la scoperta di sé.

A dare il via al progetto è stata la donazione della famiglia Albè che, in ricordo della nonna Rosa, persona molto vicina al “Manzoni”, ha deciso di destinare al CDD di Busto Arsizio le offerte raccolte in occasione del funerale. La somma ha permesso non solamente di iniziare l’intervento per la realizzazione della stanza, ma ha attivato anche una cordata di solidarietà. I familiari di nonno Mario, persona a sua volta molto amica del Centro, hanno seguito l’esempio garantendo un’ulteriore tranche di lavori. Per arrivare all’ultimazione dell’intervento il percorso però è ancora lungo. In prima linea ci sono gli stessi ragazzi del “Manzoni” che si stanno dando da fare per aumentare i fondi raccolti. Anche perché l’hanno già in parte sperimentata e ne sono rimasti letteralmente entusiasti. «Bella! Ma quando la facciamo?», chiede Nicole che fin dall’inizio ne è rimasta affascinata. «Questa stanza mi piace perché dentro c’è tutto quello che può farci giocare e rilassare». Non da meno è Thomas, consapevole che anche lui la potrà frequentare: «Bella, e la possiamo usare anche noi “grandi”».

Per il momento la stanza è stata dipinta, adattata e  in parte attrezzata. Il colore scelto è stato il rosa, in ricordo della nonna da cui tutto è partito. E, nonostante il lavoro non sia terminato, l’inizio è di sicuro buon auspicio perché testimonia concretamente quell’insieme ci riusciamo che guida Solidarietà e Servivi nel prendersi in carico le persone con disabilità da più di 40 anni. 

Autonomia e talento: Antonio Caci protagonista al campionato italiano di tennistavolo

Dal Centro Socio Educativo di viale Toscana di Solidarietà e Servizi a Marsala, lungo un percorso fatto di attenzione allo sviluppo dell’autonomia

Un bellissimo podio per il “nostro” Antonio Caci. Il giovane, che frequenta il Centro Socio Educativo (CSE) di Solidarietà e Servizi in viale Toscana a Busto Arsizio all’interno di un percorso di sviluppo della propria autonomia, si è aggiudicato una splendida medaglia ai campionati italiani di tennistavolo FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali) nella categoria C21 che si sono svolti a Marsala (TP) all’inizio dello scorso mese di settembre. Antonio, che ha gareggiato con i colori dell’associazione sportiva dilettantistica Orizzonte di Gela (CL), è uno sportivo a tutto tondo: appassionato di pallacanestro, si è dedicato al pingpong nei mesi estivi delle vacanze e, mettendo a frutto il percorso personalizzato fatto nel tempo al CSE per migliorare le proprie abilità, è diventato subito campione. «È stata una bellissima esperienza: Antonio si è impegnato al massimo dimostrando di avere anche una particolare attitudine a questo sport», racconta la mamma Donata che, insieme con il papà Saverio, lo ha accompagnato ai campionati nazionali. «Eravamo in vacanza a Gela e avremmo dovuto rientrare a fine agosto. Ma visto l’entusiasmo e soprattutto i risultati che iniziava a conseguire, abbiamo deciso di prolungare il soggiorno per dare ad Antonio questa opportunità. E ne è valsa la pena».

Si tratta sicuramente di un ottimo risultato per Antonio, al quale vanno le congratulazioni di tutta Solidarietà e Servizi, ma anche una bella soddisfazione per gli operatori del Centro Socio Educativo: ancora una volta l’attenzione alle attitudini di ciascuno, l’accompagnamento paziente alla crescita personale e alla progressiva capacità di far fronte agli impegni che ogni quotidianità richiede mostrano il loro frutto.

Antonio ha affrontato i campionati da vero atleta. Perché il tennistavolo non è solamente non far cadere mai la pallina, ma richiede abilità particolari: vengono infatti richiesti movimenti adeguati, il saper tenere la racchetta in modo corretto e una grande concentrazione. «La prestazione di Antonio è stata sorprendente sia per impegno ma anche per i risultati ottenuto nel confrontarsi con atleti molto preparati sia dal punto tecnico che atletico», aggiunge Natale Saluci, presidente dell’associazione Orizzonte che da 25 anni opera nell’ambito della riabilitazione psicofisica delle persone disabili e svolge il programma internazionale di Special Olympics con l’obiettivo di promuovere interventi che permettono l’integrazione sociale dei disabili. «Conosco Antonio da quando era piccolo: ha fatto un percorso importante e, divertendosi, si è impegnato molto. Può migliorare ancora, ma se continua con lo stesso entusiasmo potrà ottenere ottimi risultati dal punto di vista tecnico e atletico».

A beneficio di Antonio e di altri ospiti che vorranno cimentarsi in questa disciplina, il CSE di Solidarietà e Servizi si sta attivando per avviare una collaborazione con una realtà sportiva territoriale proprio dedicata al tennis da tavolo.

Qui il video dell’intervista del Quotidiano di Gela a Natale Saluci e alla famiglia di Antonio Caci.

Solidarietà e Servizi presenta il Piano d’Impresa Sociale 2021-2024. Venerdì 24 settembre all’Università Cattolica

Un luogo prestigioso per un appuntamento importante: la cooperativa sociale vuole rafforzare le partnership e aprire nuove collaborazioni per costruire il suo nuovo futuro

Un luogo prestigioso per un nuovo futuro. Sarà la sala Cinquecentine dell’Università Cattolica di Milano a ospitare venerdì 24 settembre (ore 18) la presentazione del Piano d’Impresa Sociale 2021 -2024 di Solidarietà e Servizi. Un appuntamento importante che non solamente vuole rafforzare la partnership con le realtà che sono impegnate insieme con la cooperativa nell’inserimento lavorativo di persone disabili, fragili e svantaggiate, ma vuole aprire a nuove collaborazioni con l’obiettivo di dare un maggiore impulso a un impegno condiviso che contraddistingue Solidarietà e Servizi. Il luogo scelto ha una valenza e una testimonianza in più: la Sala Cinquecentine, custodisce una preziosa collezione di circa 2.000 volumi stampati nel XVI secolo. E proprio nel preservare e valorizzare del patrimonio del Fondo Gemelli si incentra la collaborazione tra Solidarietà e Servizi e l’Istituto milanese: la cooperativa da tempo infatti è impegnata nell’attività di archiviazione con il proprio settore Documentale che garantisce elevate specializzazioni e professionalità, e che è sottoposto a un rigoroso controllo.

L’incontro vuole essere l’occasione per conoscere gli obiettivi che guideranno l’azione della Cooperativa nei prossimi anni, nell’ottica di rafforzare il proprio impegno nella presa in carico di persone in difficoltà. Il Piano d’Impresa Sociale infatti delinea una nuova organizzazione, sulla base però di uno stesso spirito e di una passione che sono immutati da oltre 40 anni.

All’incontro sono previsti gli interventi di Paolo Fumagalli e Domenico Pietrantonio, rispettivamente Presidente del Consiglio di Sorveglianza e Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Paolo Nusiner Direttore generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Mario Gatti, Direttore di sede della Cattolica di Milano. Accanto a loro, porterà la testimonianza anche Paola Coltri, Head of Delivery Operations di EOLO, realtà di primo piano nel mondo delle telecomunicazioni con la quale la cooperativa ha attivato da tempo un rapporto crescente di collaborazione per il raggiungimento di specifici obiettivi, dove l’inserimento lavorativo di persone disabili diventa un valore aggiunto. 

L’incontro ha inizio alle 18 di venerdì 24 settembre. È possibile partecipare in presenza (posti limitati) oppure seguirlo in streaming. Per ragioni organizzative è necessario effettuare la registrazione sul sito della cooperativa www.solidarietaeservizi.it/piano-triennale/

«Grazie Pino, sei stato un collega, un amico e un fratello»

Solidarietà e Servizi ricorda Giuseppe Casamassima, per 11 anni impegnato nelle attività della cooperativa

Una grande composizione di fotografie per ricordare un collega, ma soprattutto un amico, un compagno di avventura e per alcuni perfino “un fratello”. Così l’Area Inserimento lavorativo di Solidarietà e Servizi in particolare ha voluto ricordare Giuseppe Casamassima (per tutti Pino). I suoi colleghi hanno raccolto le vecchie foto che ritraevano ciascuno di loro insieme con lui per comporre un quadro che non vuole essere commemorativo, ma vuole testimoniarne la presenza.

Assunto da Solidarietà e Servizi come lavoratore svantaggiato, per via di alcune problematiche di salute insorte nel tempo e che lo avevano costretto a lasciare il suo precedente lavoro, Pino è stato portato via da un male incurabile a soli 51 anni, dopo una vita fatta di tante fatiche, nella quale però non ha mai rinunciato alla sua spiccata personalità. Una colonna portante della cooperativa che ha trascorso 11 anni con Solidarietà e Servizi, iniziando a lavorare tra le mille difficoltà del capannone di Olgiate Olona, per poi passare per il capannone di via Cà Bianca e approdare infine alla nuova e moderna sede di viale Toscana a Busto Arsizio.

Praticamente “socio fondatore ad honorem”, Pino è stato più di un collaboratore per i colleghi di reparto e i suoi responsabili, diventando un punto fermo nella crescita della cooperativa. Dal reparto di Rigenesi dove ha iniziato a lavorare, al Documentale, per poi tornare di nuovo alla Rigenesi, la sua non è mai stata una presenza banale: gli bastava poco – un paio di occhiali da sole o un megafono – per creare gruppo e alleggerire quelle tensioni che in un posto di lavoro talvolta si acuiscono. Fedele al lavoro e serio nel suo impegno, Pino si è stretto a Solidarietà e Servizi quanto la cooperativa si è stretta attorno a lui, dando vita a una seconda famiglia dove le fatiche, la malattia, le speranze e le attese sono state vissute insieme.

All’ultimo saluto, che si è svolto venerdì 17 settembre a Magnago, c’erano tutti. Familiari, amici, colleghi ed ex colleghi, tutti a salutare una persona unica, che nonostante le sue fragilità, ha dimostrato che nulla è impossibile perché insieme ci riusciamo.    

Alla moglie Daniela, alla mamma Giacoma e al fratello Graziano le condoglianze di Solidarietà e Servizi e il ringraziamento perché, anche nel suo ultimo saluto, Pino si è ricordato della cooperativa: non ha voluto fiori, ma un gesto affinché il lavoro di Solidarietà e Servizi possa continuare.

Ripartire insieme perché “insieme ci riusciamo”

Solidarietà e Servizi ha superato i duri mesi dell’emergenza sanitaria anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo

Sembra un momento lontano. Eppure è passato poco più di un anno dai mesi del lockdown che hanno costretto a rivedere programmazioni e modalità di erogazione dei servizi, ma soprattutto a riprogettare quel prendersi cura delle persone che contraddistingue Solidarietà e Servizi da oltre 40 anni. Da allora è stato un continuo adeguarsi al nuovo contesto e, in particolare, alle normative e ai protocolli che hanno cercato di contenerla diffusione del virus. Un lungo, faticoso e lento viaggio che sta portando la cooperativa sociale adesso a una “quasi” normalità. Questo percorso non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato anche l’aiuto particolare di alcuni soggetti esterni alla cooperativa. Solidarietà e Servizi ha infatti partecipato al bando Let’s Go di Fondazione Cariplo, un’iniziativa esplicitamente messa in campo con lo scopo di “preservare i servizi resi dagli enti di terzo settore (ETS) negli ambiti di intervento delle Aree Servizi alla Persona, Arte e Cultura e Ambiente”, come si legge nel bando stesso. Con l’obiettivo di “mitigare la situazione di difficoltà (organizzativa ed economico finanziaria) degli ETS, contribuendo a rigenerare valore per le nostre comunità, preservando i servizi fondamentali per il benessere delle persone e favorendo una ripresa più rapida, inclusiva e sostenibile dei territori”.

Quel “mai più soli … insieme ci riusciamo” ancora una volta ha dimostrato concretamente come solo l’unione delle forze e il fare rete permettano di dare continuità a una programmazione. Solidarietà e Servizi ha affrontato l’emergenza sanitaria con responsabilità e attenzione, sospendendo servizi quando necessario, rimodulando le attività e adeguando progetti dove possibile, ma senza mai interrompere quel “prendersi cura” delle persone fragili e con disabilità; anzi, in alcune occasioni potenziando le risposte ai bisogni. Affrontare l’imprevedibile ha comportato un sacrificio importante per la cooperativa sociale, anche dal punto di vista economico. Basti pensare che solamente nel 2020 per garantire i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) a personale e ospiti è stata sostenuta una spesa di oltre 170 mila euro.

«Anche in una situazione emergenziale la cooperativa sociale ha proseguito l’attività – osserva il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio -. L’abbiamo necessariamente riprogettata e rimodulata, senza però mai perdere di intensità e di passione, anzi. E questo è stato possibile grazie anche agli aiuti ricevuti, come quello da Fondazione Cariplo. Con l’autunno stiamo riportando i servizi al massimo delle possibilità consentite in questo momento. Cosa abbiamo imparato da questa emergenza? Che il nostro “mai più soli … insieme ci riusciamo” non ha mai perso la sua forza e la sua attualità».

Solidarietà e Servizi mette la tecnologia al servizio dell’autonomia

La cooperativa sociale ha introdotto un innovativo smartwatch nei progetti di vita delle persone con disabilità

La tecnologia al servizio della crescita personale e dello sviluppo del proprio progetto di vita. Si potrebbe chiamare “autonomia 4.0” il progetto che Solidarietà e Servizi ha attivato in alcuni Appartamenti e Comunità. Un’iniziativa nuova per il tipo di strumento utilizzato, ma che si inserisce nel solco consolidato che ha portato la cooperativa sociale a integrare sempre più soluzioni domotiche all’interno delle proprie case per incrementare il livello di autonomia delle persone delle quali si prende cura. Del resto quella digitale è una dimensione che sta prendendo sempre più piede nella quotidianità di tutti; Solidarietà e Servizi intende approcciarla come elemento per valorizzare le autonomie e le competenze  delle persone con disabilità, nell’ottica di una presa in carico sempre più personalizzata e inclusiva.

E siccome al centro di tutto c’è sempre la persona, lo strumento tecnologico principale non poteva che essere un wearable cioè un oggetto – in questo caso un orologio – da indossare. Più di un semplice “smartwatch” in quanto completamente funzionante indipendentemente dal collegamento con un cellulare o smartphone: «Alla base vi è un applicativo sviluppato da una società del Nord Europa che permette di muoversi in autonomia, effettuare delle chiamate su numeri preimpostati e, quando necessario, monitorare anche lo stato di salute», spiega Valentina Bogani, coordinatrice di “CasaLab, Casa per le Autonomie” di Fagnano Olona (VA), l’Appartamento che per primo ha implementato questo nuovo strumento. «Sono tre elementi che permettono alla persona, all’interno del proprio progetto di vita, di crescere e avere una maggiore autonomia». Innanzitutto la libertà di movimento. «Parliamo di persone con disabilità che però vivono in semi autonomia. Per loro il potersi muovere, spostare è importante. Ma è altrettanto importante che questo avvenga in un contesto monitorato. Questa apparecchiatura è collegata a un gps che registra gli spostamenti e segnala eventuali movimenti al di fuori di una determinata area». Non certo seconda, la possibilità di fare telefonate. Prosegue Bogani: «All’interno di una rubrica concordata con l’educatore, la persona è in grado di effettuare chiamate. In questo modo è autonoma, ma al contempo viene monitorato l’uso fatto del telefono». Non ultimo lo stato di salute: «Siamo abituati a smartwatch che monitorano frequenza cardiaca e altri parametri. In più questa apparecchiatura permette di registrare un’eventuale caduta a terra – pensiamo ad esempio ai soggetti epilettici – e lancia l’allarme».

Il valore aggiunto, come per tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, è nell’uso che se ne fa. «Al centro di tutto c’è il processo educativo nel quale la persona è inserita. Le diverse funzioni sono infatti attivate sulla base del progetto di vita e sulla base di quanto lo strumento riesce realmente a rispondere ai bisogni della persona».

Solidarietà e Servizi è tra le prime realtà in Italia a dotarsi di questa apparecchiatura e sta collaborando con gli sviluppatori al fine di migliorare ulteriormente le potenzialità dello strumento.

L’integrazione in un menù: il centro Pollicino e il chiosco Lo Sciurus di Gallarate

Caffè, brioche e succhi tradotti in Comunicazione Aumentativa Alternativa per permettere ai ragazzi con autismo di scegliere cosa prendere a merenda

L’integrazione è fatta anche di piccole cose. Come il predisporre un menù apposito per chi ha qualche problema in più di comunicazione e relazione; un semplice elenco dei prodotti, messo a disposizione per permettere a tutti di scegliere cosa prendere a colazione o per merenda. È proprio questo l’esempio dell’esperienza fatta dai ragazzi di Pollicino, il centro dedicato ai minori con disturbi dello spettro autistico, che Solidarietà e Servizi gestisce a Gallarate dal 2012. Un progetto nato da un’amicizia, quella stretta tra i “pollicini” adolescenti e Simona e Simone, titolari del chiosco Lo Sciurus che dal settembre scorso è stato aperto in città all’interno del parco Bassetti. Perché, andare al bar e avere la possibilità di scegliere in autonomia quello che si vuole prendere è una libertà importante. «Per poter aiutare i bambini e alcuni ragazzi di Pollicino (e non solo) a scegliere cosa ordinare con più facilità, abbiamo deciso di preparare un menù in CAA da appendere in questo bar», spiegano Andrea, Alessia, Marco e Niccolò.

CAA cioè “Comunicazione Aumentativa e Alternativa”, un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie che facilitano e aumentano la comunicazione in persone che hanno difficoltà a usare i più comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio orale e la scrittura. Non è una comunicazione che sostituisce il linguaggio, ma sostiene la relazione e permette di comprendere, far capire e sviluppare il pensiero. È uno strumento che viene utilizzato per i ragazzi con autismo, in particolare quanti hanno maggiori difficoltà.

Andrea, Alessia, Marco e Niccolò hanno pensato ai loro amici più piccoli. Così «quando siamo andati a far colazione allo Sciurus, abbiamo portato un foglio di brutta del nostro menù. Simone è rimasto molto contento e ci ha suggerito di aggiungere qualche novità alle proposte». Ne sono nati diversi menù: uno posto sul banco dei gelati, l’altro con le proposte della caffetteria e un terzo che viene portato direttamente al tavolo. «Una iniziativa che ci è piaciuta fin da subito», racconta Simone dello Sciurus. «Il nostro chiosco vuole essere un posto aperto a tutti e dedicato all’inclusività. Perché non farlo? In virtù anche del bel rapporto che è nato in questi mesi con i ragazzi di Pollicino il menù in CAA è stato costruito insieme a loro: abbiamo indicato quello che abbiamo solitamente e anche qualcosa in più per andare incontro alle esigenze di tutti».

Di fatto un menù in CAA non è solamente per ragazzi autistici. «Può essere utilizzato anche da persone con altre fragilità», spiegano gli educatori dell’equipe di Pollicino. «Noi ci siamo concentrati sulla scelta della merenda: i più grandi hanno fatto un po’ da apripista per permettere anche ai più piccoli di andare al bar e scegliere quello che vogliono. Il tutto è inserito in un progetto e in un percorso di autonomia in un ambiente meno protetto che passa dal poter scegliere quanto riportato sul menù, fare l’ordinazione e gustarsi un buon gelato».

Da ultimo, una piccola curiosità che hanno imparato Andrea, Alessia, Marco e Niccolò: «“Sciurus” in latino significa “lo scoiattolo” e il bar si chiama così in onore degli scoiattoli rossi che abitano nel parco Bassetti». Ora non resta però che allargare l’iniziativa. Come auspicano i ragazzi di Pollicino: «Sarebbe bello trovare le scritte in CAA anche in tante altre realtà, come ad esempio in gelateria, nelle scuole, nelle stazioni, nei ristoranti, per rendere più semplice la vita di tanti bambini e ragazzi. Il nostro motto è: CAA per un mondo più inclusivo!». Basterebbe veramente poco.

Un palco per gli attori del laboratorio teatrale di Solidarietà e Servizi 

I ragazzi dello Servizio di Formazione all’Autonomia di Busto Arsizio e Samarate e del Centro Socio Educativo bustocco protagonisti ai Venerdì del Villaggio

Se Jessica ha potuto superare la sua timidezza, Alberto ha imparato a stare con gli altri e Andrea si è divertito molto. Il teatro fa bene, aiuta a comunicare, ma soprattutto aiuta a far emergere quel qualcosa in più che abbiamo tutti e che spesso è un po’ nascosto. Lo sanno bene i ragazzi dello SFA (Servizio di Formazione all’Autonomia) di Busto Arsizio e di Samarate e del CSE (Centro Socio Educativo) bustocco gestiti da Solidarietà e Servizi che hanno partecipato ai “Venerdì del Villaggio”. L’iniziativa estiva ha visto i ragazzi della cooperativa sociale misurarsi con un palcoscenico e, al termine di un percorso laboratoriale sotto la guida del maestro d’arte Elis Ferracini, mettersi alla prova davanti a un pubblico lo scorso venerdì 2 luglio all’interno della rassegna promossa dalla cooperativa Il Villaggio in Città nel cortile di via Pozzi a Busto Arsizio. Un’esperienza entusiasmante e creativa, che è servita sul piano personale e su quello di gruppo. Perché, come ricorda Alberto, ospite dello SFA di Busto, «questa attività mi ha aiutato non solamente a stare con gli altri compagni, ma anche con gli educatori. E mi ha permesso di superare la mia timidezza». Il mettersi in gioco e lasciare libero sfogo alle proprie emozioni è infatti un modo per rafforzarsi. «Ho superato la mia insicurezza», confida infatti Jessica. «Anche se all’inizio del percorso non pensavo che il teatro potesse essere nelle mie attitudini, alla fine, grazie al regista, è stato proprio il teatro a regalarmi un’esperienza bella e creativa che mi ha cambiato molto e mi ha fatto crescere caratterialmente». Il tutto è stato fatto all’interno di un clima giocoso. «Mi sono divertito molto», aggiunge Andrea. «Rappresentare scene prese dai film è stato entusiasmante; un modo per mettermi alla prova e per scoprire una cosa che mi piace fare».

Partito come progetto esperienziale dedicato allo SFA di Busto Arsizio, il laboratorio teatrale si è subito ampliato andando a coinvolgere anche i ragazzi del CSE, quelli dello SFA di Samarate, una ragazza esterna alle strutture di Solidarietà e Servizi e una seguita a domicilio: in totale 12 persone. «Per ciascuna di loro è stato previsto un percorso mirato, finalizzato a far emergere le proprie potenzialità», ricorda Christian Ragusa, l’educatore dello SFA di Busto Arsizio che ha seguito l’intero progetto. «Abbiamo lavorato sulle emozioni, sull’uso del corpo e della voce arrivando a superare inibizioni, timidezza e qualche timore. E chi all’inizio stentava a dire una sola parola, alla fine è riuscito a farsi sentire lasciandosi coinvolgere in un cammino di crescita». Il lavoro fatto all’interno del progetto è sfociato in modo quasi naturale nella rassegna estiva dei “Venerdì del Villaggio”. «La storica collaborazione con la cooperativa Il Villaggio in Città ci ha portati a mettere in scena il nostro lavoro davanti a un pubblico. Un’esperienza aggiuntiva che però ha permesso a ciascun ragazzo di esprimersi dimostrando quanto appreso nel laboratorio teatrale e dando libertà alle proprie emozioni». Lo spettacolo proposto era basato sull’improvvisazione: tema non semplice che però i ragazzi di Solidarietà e Servizi hanno brillantemente superato, dimostrando le personali capacità attoriali e un forte spirito di gruppo. E alla fine gli applausi non sono mancati.

Dare risposte alle fragilità con una firma: il 5×1000 a Solidarietà e Servizi

Sostenere il progetto Spazio Integrazione della Cooperativa sociale è contribuire a creare percorsi di vita per persone con difficoltà

La carrozzina su cui è stato costretto dopo un incidente gli aveva tolto la speranza di poter ritrovare una voglia di azione e delle relazioni piene di senso. Ma con il giusto supporto educativo e sociale, ha potuto riprendere a guidare, riscoprire le proprie capacità in un ambiente di lavoro tecnologico e ritrovare il gusto di prendersi cura di sé. Quella di Mario è una delle tante storie positive di persone fragili e con disabilità cui Solidarietà e Servizi ha potuto dare risposta attraverso lo Spazio Integrazione. Un progetto nuovo ma soprattutto innovativo, dove la parola integrazione assume più significati: è l’integrazione di diverse professionalità, dall’educatore all’assistente sociale allo psicologo e al capo reparto, si mettono a disposizione della persona. Ma è anche l’integrazione di servizi differenti che già la cooperativa sociale eroga e che permette di avere un plus di risposte. È l’integrazione di esperienze finalizzate a prendere sul serio i desideri che le persone hanno, giustamente, di costruirsi una vita di cui essere soddisfatti. Non ultima, è l’integrazione di un approccio educativo in un ambito lavorativo, per far assaporare a chi ha qualche difficoltà in più una “normalità” persa che potrebbe essere ritrovata.

La persona fragile non necessita di un “parcheggio”, ma di stimoli per acquistare, o riacquistare, dignità.

Per sostenere Spazio Integrazione e continuare a dare risposte là dove spesso non esistono servizi adatti a darle, Solidarietà e Servizi chiede una firma. La firma del 5×1000. Una firma che non costa nulla, ma permette alle persone fragili e con disabilità di migliorare la loro qualità della vita, ritrovare autostima e relazioni e, magari, poter diventare (o ridiventare) autonome.