Il Centro Diurno Disabili di Cermenate diventa social e approda a Facebook e Instagram

Presentato il progetto che vedrà le persone con disabilità diventare protagoniste sui due popolari social network

Il Centro Diurno Disabili di Cermenate approda ai social. Parte all’inizio del prossimo mese di giugno il progetto di comunicazione e social media che vedrà coinvolte in prima linea le persone con disabilità che frequentano il CDD. «Il nostro obiettivo è duplice», spiega Gaia Spagnuolo, l’educatrice che ha sviluppato il progetto con il supporto di Silvio Pagliaro, il coordinatore del servizio che Solidarietà e Servizi gestisce in appalto per l’Azienda Speciale Consortile Galliano di Cantù. «Da una parte vogliamo raccontare il mondo della disabilità attraverso uno strumento attuale e moderno, vogliamo aprire una porta che possa coinvolgere non solamente quanti hanno a che fare con il CDD, ma anche tutti coloro che possono essere interessati e vogliono essere coinvolti; dall’altra, c’è l’obiettivo di far diventare le persone con disabilità le vere protagoniste. Il tutto, operando sulle loro capacità, facendo crescere l’autonomia, favorendo l’inclusione e valorizzando i loro punti di forza, all’interno di una visione dove ci si aiuta l’un l’altro e dove trova concretezza il claim della nostra cooperativa sociale “Mai più soli … insieme ci riusciamo”».

Seguendo la strada aperta con la webradio – www.escodiradio.it – che proprio da Cermenate è partita alla fine dello scorso anno, il progetto social «mira a sensibilizzare sul tema della disabilità», prosegue l’educatrice. Cambia lo strumento, non la finalità. «I social network sono uno strumento attuale, dalle grandi potenzialità. E come tutti gli strumenti, ciò che fa la differenza è come li si utilizza». E Gaia ha ben chiaro come usarli. Forte della sua giovane età (ha 24 anni) e di un entusiasmo contagioso, ha redatto un minuzioso progetto mettendo in prima linea lo scopo principale: «Far crescere l’autonomia e favorire l’inclusione delle persone con disabilità», spiega. «L’uso delle moderne tecnologie di interazione può diventare un momento piacevole capace di favorire il senso di coinvolgimento, ampliare la rete di contatti e incrementare l’autostima individuale». L’attenzione si è focalizzata sui due principali social network: l’ormai tradizionale Facebook e il popolare Instagram che per Solidarietà e Servizi rappresenta un’importante novità. Su questi saranno creati due profili distinti che verranno alimentati da post sviluppati ad hoc. «Partiamo dalla programmazione settimanale delle attività svolte al CDD per andare a raccontare il mondo della disabilità e far raccontare alle persone disabili quello che fanno e quello che provano», continua l’educatrice senza voler anticipare nulla, o come dicono i giovani, spoilerare alcuna informazione su quella che sarà la presenza social del CDD di Cermenate. «Andremo a costituire una redazione social che si occuperà dei contenuti; saranno vagliate le diverse sensibilità e i diversi approcci di tutti affinché ciascuno possa esprimersi al meglio». Dieci i nomi delle persone che saranno coinvolte direttamente: Teresa, Monica, Stefano, Karim, Federico, Michele, Kevin, Artur, Maria e Gianpiero. «Ma non saranno le uniche perché l’obiettivo è far diventare il progetto una presenza corale in rete e quindi anche le altre persone disabili del CDD parteciperanno indirettamente all’iniziativa». È prevista una prima fase di start-up, perché come tutte le novità il progetto ha bisogno di un periodo di lancio. A questa seguirà una seconda parte di assestamento e valutazione. Destinatari saranno non solamente le famiglie coinvolte, ma anche i Comuni dell’ambito territoriale canturino, gli altri servizi di Solidarietà e Servizi e l’Azienda Galliano, con l’obiettivo di arrivare ad acquisire almeno 300 follower.

Per il momento il progetto social del CDD è stato presentato all’Azienda Speciale Consortile Galliano, la committente del servizio, con un riscontro più che positivo. «È un progetto che parte bene perché trasmette tanto entusiasmo», commenta Gianpaolo Folcio direttore dell’Azienda Galliano. «Siamo sulla strada dell’integrazione e della relazione che, come nel caso della webradio, guarda con attenzione al coinvolgimento attivo delle persone con differente grado di disabilità. Si potenzia la comunicazione verso l’esterno, prendendo contatto con altre realtà e rendendosi visibili al di là del contesto “ovattato” alle volte poco conosciuto dei CDD e nella possibilità di veicolare un’immagine differente della persona disabile, non più limitata allo stereotipo del portatore di bisogni e problemi, ma ripensabile come soggetto attivo in grado di ideare, proporre, scegliere, creare».

Non resta che restare connessi per non perdersi il lancio delle pagine social.  

L’arte del Centro Socio Educativo Oltre vince la sfida: la creatività diventa autostima

Dal progetto di pittura del CSE di Busto Arsizio è nata una mostra con tutti i quadri realizzati dai ragazzi che sono stati poi acquistati in una particolare asta

Spazio all’arte, al colore e alla creatività. Perché quando si lasciano libere le proprie abilità e i propri talenti, i risultati arrivano. È quanto hanno vissuto i ragazzi del CSE – Centro Socio Educativo – Oltre di Solidarietà e Servizi che, dal laboratorio di pittura, hanno saputo dare vita a una mostra e riuscire a “vendere” tutti i quadri prodotti. Un bel progetto orchestrato da Massimo Celiento, educatore e artista, condiviso da tutti i colleghi dell’equipe e sfociato in una soddisfazione ancora più grande per tutti gli ospiti del CSE. «Sono stato molto orgoglioso del mio quadro, anche se non era del tutto perfetto», ricorda Alessandro. «Nonostante la sbavatura del bianco, il risultato è stato bello. Lo avrei anche regalato magari a qualcuno in difficoltà». Il mettersi alla prova con i colori è stata una vera avventura. «Me ne sono inventati alcuni facendomi anche trascinare dalle belle emozioni provate mentre dipingevo», racconta Emanuele. Ma c’è stato anche chi ha avuto fin dall’inizio le idee chiare. Come Paolo, che ha scelto il rosso e il nero: «Sono stato deciso fin da subito sui colori da usare per il mio primo quadro. E mi sono divertito molto». Così anche Riccardo: «A me è piaciuto fare il quadro. Mi sentivo tranquillo, ho scelto i miei colori preferiti ed è stato subito semplice, anche se era la prima volta». Oppure Francesca, non nuova a un rapporto con una tela: «Non era la prima volta che dipingevo, ma mi è piaciuto scegliere i colori per il mio paesaggio. Bella anche la soddisfazione vedere l’attenzione che ha registrato il mio quadro». Non ultimo Matteo che, oltre alla soddisfazione di misurarsi con la pittura, «mi è piaciuto dare un motivo di orgoglio alla mia famiglia», già pensa alla prossima mostra: «Perché non la organizziamo in una piazza, così i nostri quadri possono essere visti da tante persone?»

Tutto è nato da una passione, oltre che da una competenza e una professionalità, che Massimo ha voluto condividere con le persone disabili che frequentano il CSE di Busto Arsizio. «Sono educatore, ma sono anche artista, è una passione che coltivo da tempo e che mi ha portato a fare dei laboratori nelle scuole», racconta. «L’idea di proporli anche al CSE Oltre è piaciuta. Così sono state comprate le tele e ogni venerdì a piccoli gruppi i ragazzi si sono messi alla prova per fare il loro quadro lasciando libero sfogo alla loro creatività, anche attraverso diverse tecniche, dallo scotch alla spuntinatura. Così i quadri sono nati spontaneamente: ciascuno ha scelto i colori che più gli piacevano, è partito da un’idea e l’ha messa su tela». Sarebbe però stato riduttivo lasciare i quadri nel CSE. Da qui è nata l’idea non solamente di farne una mostra, ma di metterli a disposizione lasciando un’offerta. «Accanto alla valorizzazione della propria espressività si è voluto incentivare anche l’aspetto dell’autostima perché fare un quadro non basta, è importante sapere che è apprezzato anche da altri. E il vedere che alcune opere sono state “contese” dai visitatori nella particolare “asta” che è stata proposta, ha dato forza al progetto e posto l’accento sulle capacità che ciascuna persona ha».

Insieme ci riusciamo: il 5 per Mille a Solidarietà e Servizi

La cooperativa sociale lancia la campagna 2023: basta una firma per compartecipare nel condividere e dare risposte ai bisogni delle persone disabili e fragili

Una firma non costa nulla, eppure è fondamentale per sostenere un’attività come quella di Solidarietà e Servizi. La cooperativa sociale lancia anche in questo 2023 la campagna “5 per Mille”; più che un appello, l’invito a compartecipare alla mission di Solidarietà e Servizi per rispondere con sempre maggiore puntualità, professionalità e umanità ai bisogni delle persone con disabilità. Il claim “Mai più soli … insieme ci riusciamo”, che accompagna la cooperativa da più di 40 anni, è il filo conduttore di un approccio unico, capace di mettere veramente al centro la persona e di creare occasioni di crescita e di sviluppo dell’autonomia di ciascuno, fino all’inserimento lavorativo.

«Ci prendiamo cura di oltre 4 mila persone con disabilità e fragili e vogliamo continuare a farlo insistendo soprattutto sull’agire insieme», precisa il presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «È proprio dalla parola “insieme” che emerge la diversità di un approccio e la volontà di trovare risposte adeguate e innovative ai bisogni. Non da soli, ma insieme. E il “5 per Mille” ci permette di fare leva sulla compartecipazione: l’essere partecipi di una progettualità».

Il grande sogno di Solidarietà e Servizi è ampliare il proprio raggio di azione, aumentare il numero di persone di cui prendersi cura nei servizi diurni, nelle case e offrendo loro un lavoro, per accompagnarle in un cammino personalizzato che sia in grado di valorizzare ciascuno dei loro talenti. «Tra gli altri il nostro desiderio è quello di dare nuove possibilità di lavoro, che sia lavoro vero, a chi invece è costretto ai margini del mondo del lavoro», prosegue Pietrantonio. «Per esempio: facciamo lavorare ad oggi 61 persone disabili e fragili attraverso i nostri servizi e le nostre attività, inoltre più di 45 sono coinvolte in percorsi di inclusione o di avvicinamento al lavoro o alle autonomie». Il “5 per Mille” può essere uno strumento per dare un’occasione concreta in più a quanti hanno qualche opportunità in meno. «Ma è soprattutto la condivisione di un progetto che dà valore alle persone disabili e fragili».

Il tutto senza nemmeno dover mettere mano al portafoglio: basta infatti una firma e indicare il codice fiscale di Solidarietà e Servizi 00782980122.

Grazie.

Sostenere i lavoratori disabili e fragili: il progetto “L’Isola che non c’era”

Solidarietà e Servizi si è fatta promotrice di un intervento dedicato alle persone con disabilità con azioni inclusive per non lasciarle sole

«Ho riscoperto cosa significa avere una casa che sia un luogo tutto mio e il gusto di scegliere cose che mi piacciono per renderla bella», sono le parole di Giacomo, arrivato in cooperativa senza casa dopo uno sfratto e che dopo un lungo percorso di housing sociale si è visto finalmente assegnare la “sua” casa popolare. C’è poi Umberto, settantenne con un grave ritardo mentale che tutte le mattine arriva a piedi (puntuale) al “capannone” di viale Toscana a Busto Arsizio (da quasi 20 anni) per la sua “giornata lavorativa”, che dà ordine alla sua vita e gli ha fatto guadagnare il rispetto e l’amicizia di tutti i “colleghi”. Oppure Serena, socia lavoratrice storica della cooperativa, che ha timore del «tempo vuoto» della pensione e chiede «vero che dopo posso continuare a venire qui, se voglio? Mi volete?» Queste sono solamente alcune delle storie cui si rivolge il progetto L’ISOLA CHE NON C’ERA ideato e realizzato da Solidarietà e Servizi e che va a rispondere a precisi bisogni spesso non riconosciuti e trasversali rispetto alle tradizionali modalità di risposta sociale, ma che possono dare origine a complesse situazioni di emarginazione o di esclusione.

«Dalla rete con i Servizi Sociali e di Cura e dalle Cooperative sociali di tipo B sta emergendo la consapevolezza della crescita di una nuova fascia di fragilità, costituita da persone con grandi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, o per le quali il periodo pandemico ha acuito o fatto emergere problematiche psichiche o di dipendenza», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Per queste persone l’inserimento lavorativo necessita di tempi molto lunghi e deve essere effettuato in contesti protetti e supportati. C’è quindi la necessità di avere sul territorio delle “isole inclusive”: ovvero luoghi contemporaneamente lavorativi e educativi che consentano, con l’ausilio di figure specializzate, di prendersi cura dei bisogni di queste persone e di aiutarle a acquisire o riacquisire competenze trasversali e sociali oppure di accompagnare dignitosamente i lavoratori più compromessi alla fine del loro percorso, evitando che vengano espulsi dal contesto produttivo».

Come dice il nome, L’ISOLA CHE NON C’ERA di fatto non c’era. O meglio: c’era – è il ruolo sociale che le Cooperative sociali di tipo B hanno sempre svolto – ma era invisibile e, a causa della congiuntura economica, sempre più a rischio di sparire. E queste persone finite ai margini di un sistema di integrazione che non riusciva a tenere conto anche di loro? «Spesso sono lasciate sole, senza la possibilità di accedere a un percorso loro dedicato, oppure accolte si dalle cooperative, ma senza la forza di dare al loro percorso una prospettiva costruttiva», risponde Oldrini. Ecco perché abbiamo voluto portare questa realtà sotto gli occhi di tutti con il progetto ISOLA CHE NON C’ERA

Base di partenza è uno dei capisaldi dell’azione di Solidarietà e Servizi: il lavoro vero. «Lavoro vero significa un lavoro con un’utilità reale. Il fatto che la Cooperativa sia – e debba essere – un ambiente attento ai bisogni e alle difficoltà delle persone disabili e fragili non significa fare “sconti” sulla qualità del lavoro o sulla fatica. Significa, invece, che si può sbagliare e riprendere tutte le volte che è necessario per fare un passo e che c’è qualcuno disposto a fare un pezzettino in più per finire insieme quello che si è cominciato.

Il fondamento di tutto questo è qualcosa che troppo spesso diamo per scontato: il valore del lavoro nella vita di un uomo e come questo gli dia dignità e un “posto nel mondo”»

In un contesto integralmente lavorativo, L’ISOLA CHE NON C’ERA si prefigge quindi non solamente di accompagnare le persone non più produttive o espulse dal contesto lavorativo nel passaggio verso un diverso “status”, attraverso percorsi di inclusione sociale che possano comunque far mantenere loro una dignità e una strutturazione costruttiva del quotidiano; ma anche di attivare figure di sostegno sociale, educativo e professionale che possano aiutare il lavoratore fragile ad affrontare i momenti di crisi, creando intorno a lui una vera rete sociale. «Realizzare un’“isola inclusiva” è dare vita a un luogo dove le persone disabili e fragili possono trovare o ritrovare la dignità dell’essere lavoratori, ma senza dover rispondere a standard prestazionali per loro non sostenibili. Questo spazio diventa anche il luogo privilegiato in cui far approcciare al lavoro in un contesto produttivo persone giovani inserite in strutture o in progetti per la disabilità».

Il tutto fortemente inserito in una rete territoriale, senza la quale non sarebbe possibile nessun risultato, con i Servizi sociali, i centri psico sociali (CPS), i Servizi di Inserimento Lavorativo e le Aziende. «Una rete dove pubblico e privato si uniscono per condividere e dare insieme una risposta concreta a un bisogno reale».

Quest’anno L’ISOLA CHE NON C’ERA ha un’opportunità in più per realizzare i propri scopi. Solidarietà e Servizi, infatti, ha ottenuto, nell’ambito del Bando Interventi Sociali, l’importante sostegno di FONDAZIONE COMUNITARIA DEL VARESOTTO ONLUS ( www.fondazionevaresotto.it ) che permetterà di aumentare il numero di persone seguite e di incrementare le prestazioni specialistiche a loro favore. Infatti, nei primi sei mesi di progetto, oltre a continuare sostenere le oltre 20 persone già accolte, è stato possibile attivare tre nuovi percorsi di sostegno specialistico o sanitario, totalmente gratuiti per i beneficiari, e quattro interventi sociali per il supporto di persone in situazioni di crisi.

Grazie alla Fondazione è possibile contribuire ulteriormente al progetto con una donazione collegandosi direttamente al link seguente: https://www.fondazionevaresotto.it/i-progetti/lisola-che-non-cera/

Autismo, con Pollicino e Avanti Tutta i ragazzi crescono e costruiscono il loro futuro

I progetti e i servizi dedicati agli adolescenti e ai piccoli con sindrome dello spettro autistico raccontati da chi li vive direttamente

Loro sono Paolo, Gabriele, Mattia, Thomas, Olaf, Fabio e Mirko e sono degli adolescenti. In comune hanno tanta voglia di diventare grandi e il fatto di partecipare al progetto Avanti Tutta di Solidarietà e Servizi, nato per dare continuità al servizio Pollicino dedicato ai più piccoli. In comune hanno anche l’essere affetti da patologie dello spettro autistico, un fattore che però non pone limiti alla loro una voglia di crescere, di esplorare, imparare e fare sempre nuove esperienze; una voglia che è tipica di ogni adolescente. È un’energia che ha bisogno solamente di essere convogliata nella direzione giusta per fare in modo che il cammino per diventare adulti possa per loro essere proficuo. Ma, per quanto siano ancora “piccoli”, hanno le idee già chiare sul loro futuro. Tra un misto di desiderio e di fantasia non nascondono le loro passioni. Intanto stanno crescendo con consapevolezza. «Siamo contenti di diventare grandi. È un passaggio che abbiamo capito – e vissuto – anche attraverso il cambiamento del nostro corpo», raccontano all’unisono. «C’è chi si è visto spuntare la barba e chi ha sentito il cambiamento della propria voce. Anche se quella di Gabriele rimane quella più forte e profonda». Ma non si è trattato solamente di passaggio anagrafico. Con Avanti Tutta, ciascuno ha potuto sperimentare e vivere nuove esperienze e sensazioni. «Avanti Tutta ci aiuta a diventare grandi», rivela Mattia. Come? «Facendo tante attività, come ad esempio la spesa». Ma anche «l’attività con i cani che ci permette di scoprire e relazionarci con questi bellissimi animali» dicono Mirko e Thomas e «l’educazione fisica: è bello fare del movimento», aggiunge Fabio. E sul loro futuro non hanno dubbi e ambizioni: se la meccanica ha un grande fascino per Thomas e Mirko, Fabio si immagina alla cloche di un aereo, mentre Mattia si vede agente immobiliare. La natura, che sta nel cuore di Paolo, lo porta a indicare il boscaiolo come professione futura; Olaf invece punta al centro di un campo di calcio per fare l’arbitro.

Diventare grandi però ha anche altri significati. Non è solamente vedersi nel futuro, ma è costruirlo. Come? «Facendo gruppo e gestendosi in maniera più autonoma nelle varie situazioni, anche senza il costante supporto di figure esterne. Sono queste le cose che mio figlio Mattia ha imparato maggiormente in soli sette mesi di Avanti Tutta», dice il papà Ambrogio.  «Il merito è nelle molte attività che vengono proposte sia a livello sportivo, sia a livello di svago con giochi e qualche uscita serale, in pizzeria o al pub con gli altri ragazzi, sviluppando aggregazione in un ambiente diverso dal CDD (Centro Diurno Disabili)». Inoltre, «accoglie in modo sempre positivo le varie novità che gli vengono prospettate, affrontandole con la giusta curiosità del “nuovo”. Ho avuto modo di constatare anche una migliore esposizione di fatti e azioni svolte, esplicate, con un linguaggio essenziale, ma un po’ più articolato, usando anche nuove terminologie e contestualizzandole in modo corretto come ha sempre fatto. Avanti Tutta ha il pregio di offrire una proposta molto variegata che, a mio avviso, non permette di instaurare routine ma crea sempre nuovi stimoli. Mattia è inserito in un progetto educativo ben strutturato volto a farlo crescere anche dal punto di vista della conoscenza del “sé”, imparando a gestire le proprie emozioni, punti di forza e propri limiti».

Il cammino di Avanti Tutta inizia comunque prima con Pollicino. È qui che fin da piccoli i ragazzi iniziano a muovere i primi passi verso l’autonomia. «Le molteplici proposte che vengono fatte sono di grande stimolo per i nostri “bambini”», dice Carmela, mamma di Gemma che frequenta da due anni Pollicino. «Il lavoro proposto agisce sull’atteggiamento del bambino, anche correggendo quello che viene chiamato l’atteggiamento-problema. In un ambiente così stimolante Gemma sta crescendo tantissimo. Si rende conto delle persone che sono attorno a lei, non rimane isolata ma si apre agli altri. E questo è un punto fondamentale del suo percorso di crescita».

Tutti questi fanno parlare di obiettivi centrati. Come dice Laura Puricelli responsabile area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «Avanti Tutta così come Pollicino nascono sulla base della centralità che la cooperativa sociale dà al termine autonomia: non è solamente il saper fare delle cose, ma è quella crescita personale che si basa sul progetto di vita che viene sviluppato per una persona disabile e che muove dalla volontà di valorizzare i talenti di ciascuno. E lo facciamo entrando a far parte di una rete e creare integrazione con il tessuto cittadino».

Benessere collettivo e sviluppo sostenibile: il nuovo modello della sussidiarietà

Solidarietà e Servizi Fondazione ha organizzato a Cassano Magnago la presentazione del Rapporto 2022 della Fondazione per la Sussidiarietà: dalla collaborazione nascono gli elementi per superare la crisi

Un nuovo modello è possibile: la sussidiarietà contribuisce al benessere collettivo. Partecipare ad attività sociali e di volontariato migliora la qualità della vita e riduce il rischio di povertà. È quanto emerge dal Rapporto 2022 della Fondazione per la Sussidiarietà che è stato realizzato in collaborazione con ISTAT e che è stato presentato mercoledì 23 marzo nell’evento organizzato dalla Solidarietà e Servizi Fondazione nell’ex chiesa di San Giulio a Cassano Magnago. La cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, fondatrice e socio unico dell’omonima Fondazione, ha scelto un territorio a cui è molto legata per un appuntamento importante, «capace di testimoniare quanto la coprogettazione e la coprogrammazione siano alla base di un nuovo modello di sviluppo, di un approccio sussidiario nell’ambito del quale pubblico e privato non sono “l’un contro l’altro armati”, ma collaborano per la crescita del benessere comune», ha introdotto il Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio seduto al tavolo insieme con Giorgio Vittadini Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Federico Visconti, Rettore della LIUC – Università Cattaneo e Patrizio Tambini, Vicepresidente di Confcooperative Insubria. «La storia della cooperativa sociale a Cassano Magnago inizia nel 1998 e qui oggi gestisce quattro servizi: un centro diurno disabili, due case per persone con disabilità e un servizio per l’inserimento lavorativo. Ci prendiamo cura di 240 persone attraverso un modello che ha la sussidiarietà alla base». Una sussidiarietà che «è profondamente legata alla solidarietà», gli ha fatto eco il Sindaco di Cassano Magnago, Pietro Ottaviani, che è entrato subito nel merito del tema parlando di «cittadino partner» e richiamando il concetto di responsabilità per don Lorenzo Milani, «un concetto fatto di partecipazione e impegno».

È partendo dal basso, da una spinta frutto di una cultura sussidiaria che è possibile raggiungere uno sviluppo sostenibile. «In questo rapporto “Sussidiarietà e … sviluppo sociale” (come anche recitava il titolo della serata, ndr) siamo andati a misurare l’atteggiamento personale, riscontrando che la collaborazione può fare la ricchezza di un territorio», ha detto Vittadini illustrando i contenuti del Rapporto 2022. «Il BES, ovvero il Benessere Equo Sostenibile identificato da ISTAT, calcola anche lo sviluppo. E scopriamo che chi ha un atteggiamento relazionale e partecipa alle attività sussidiarie ha degli importanti benefici in termini di occupazione, lavoro e minor rischio alla povertà. Chi è attivo sul fronte del volontariato e in ambito non profit si mette in moto, generando benessere. Testimonianza viva e concreta l’abbiamo in Solidarietà e Servizi: più che una cooperativa sociale, una realtà imprenditoriale capace di mettere in azione, capace di creare lavoro». In sintesi: «La sussidiarietà migliora la vita e favorisce lo sviluppo sociale», ha proseguito il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. In questo contesto, il terzo settore gioca un ruolo nodale. «La coprogettazione e coprogrammazione rappresentano dei pilastri dello sviluppo. Questo Rapporto è un punto di partenza; per provare a uscire dalla crisi occorre una valorizzazione intelligente di realtà come Solidarietà e Servizi, realtà capaci di collaborare mettendo al centro il bene comune».

Esempi di come l’approccio sussidiario possa dare un valore aggiunto sono stati portati dal Rettore della LIUC. «Lo scenario che abbiamo davanti è cambiato: gli enti del terzo settore hanno assunto una dimensione di management importante e la distanza tra profit e non profit si sta restringendo», ha detto Visconti. In questo quadro è chiaro che la direzione da perseguire è la collaborazione. Come quella avviata tra Solidarietà e Servizi e LIUC. «Abbiamo trovato una formula originale per sostenere un assegno di ricerca. Per noi questo ha una valenza simbolica importante e per la cooperativa sociale è l’opportunità di far crescere un giovane ricercatore nello studio di soluzioni domotiche che possano favorire l’autonomia delle persone con disabilità». Così anche Tambini che ha testimoniato il fermento che stanno vivendo le cooperative. «Rappresentano tradizionalmente la risposta a un bisogno che nasce dal basso; non aspettano le istituzioni, ma dalle istituzioni vogliono supporto». Gli esempi concreti sono molti in ambito sociale. «Ma oggi le cooperative stanno dimostrando che non c’è il monopolio del pubblico nelle politiche attive del lavoro, così come nell’accoglienza dell’immigrazione. Il concetto di sussidiarietà apre nuove frontiere e rilancia dal basso la necessità di un’assunzione di responsabilità diffusa». E quando si parla di lavoro, di lavoro vero, Solidarietà e Servizi è capace di essere un punto fermo. «Facciamo lavorare 62 persone disabili e fragili e ne abbiamo 11 in formazione. Vorremmo arrivare ad assumerne 100, perché con un’occasione di lavoro queste persone possono cambiare la loro vita. L’appello che rivolgo ad aziende, enti e professionisti è di affidarci commesse, aiutarci a reperire lavoro per dare sempre più risposte», ha concluso Pietrantonio.

Nasce la nuova Casa di Via Francana: a Pavia prende corpo il progetto per Paride, Stefano e Michele

La volontà di condividere e dare risposta al bisogno di tre persone con disabilità ha portato all’avvio di un altro progetto sviluppato insieme da Solidarietà e Servizi e dall’Associazione Un Nuovo Dono

Diventare grande alla soglia dei 50 anni. È la scelta che ha fatto Paride, persona con disabilità del CDD – Centro Diurno Disabili – le Betulle di Pavia e che ha portato alla nascita della nuova Casa di Via Francana, l’housing realizzato dalla Cooperativa Sociale Solidarietà e Servizi e dall’Associazione Un Nuovo Dono che ospiterà Paride insieme con due suoi amici, anche loro disabili, Stefano e Michele. Il tutto è nato dal desiderio di Paride. «Da tre anni vivo con mia cugina Maristella e ci vogliamo tanto bene. Ma ho capito che, per stare bene entrambi, abbiamo bisogno di avere i nostri spazi, stare in due case separate. Sto provando a vivere da solo, ma faccio fatica, anche se so che la fatica mi aiuta a crescere», racconta Paride. «Così ho chiesto a due miei amici di venire a vivere con me. La casa è in ristrutturazione, avrà un bel pavimento in legno con le venature; quando sarà terminata potrò ospitare mia cugina a pranzo, come una persona adulta».

Sarà una casa vera e propria, voluta, pensata e progettata sulle esigenze di quelli che sono i bisogni delle persone che la vivranno. Infatti, partendo dall’esperienza della Casa di Via dei Liguri, che è aperta dal 2018, Solidarietà e Servizi e l’Associazione Un Nuovo Dono stanno così rispondendo al bisogno di Paride, ma anche a quelli di Stefano e Michele: diventare adulti. «La Casa di Via Francana non è una replica di quella di Via dei Liguri, ma è un progetto che nasce dai bisogni specifici delle persone che la abiteranno. Abbiamo intercettato la fatica di tre famiglie e valutato anche la compatibilità di far convivere tre persone con disabilità. Il risultato è nel poter dare la possibilità a Paride, Stefano e Michele di realizzarsi proprio come persone e alle famiglie di staccarsi da una situazione che stava diventando faticosa», spiega Simona De Alberti, referente di Solidarietà e Servizi per la città di Pavia. La Casa di Via Francana «nasce dalle legge sul Dopo di Noi ed è realizzata su misura per le persone che l’abiteranno». Si concretizza così quel «camminare insieme che contraddistingue il modo di operare della Cooperativa Sociale. In questo stare insieme c’è anche la necessità di prendere consapevolezza che i bisogni nel corso della vita possono cambiare. E a questi bisogni sappiamo dare risposta attraverso una coprogettazione personalizzata dove intervengono la persona interessata, la famiglia, la rete dei servizi con istituzioni ed enti pubblici e gli operatori».

Formalmente la Casa di Via Francana è la casa di Paride: un appartamento composto da tre locali che con il suo amministratore di sostegno ha deciso di mettere a disposizione in comodato d’uso all’Associazione Un Nuovo Dono. Le mura però necessitavano di un intervento di ristrutturazione anche per adeguare gli spazi al nuovo utilizzo. «È stato fatto un lavoro importante che tutti i soggetti coinvolti hanno sentito come proprio», precisa Brunello Reali, socio dell’Associazione Un Nuovo Dono che sta seguendo le operazioni di ristrutturazione degli spazi. «Tutto è partito da Paride, dal suo entusiasmo e dalla sua voglia di poter crescere. Attorno a lui progettisti e maestranze sono andati ben oltre il loro dovere e si sono lasciati coinvolgere in quello che è un lavoro condiviso a tutti gli effetti, partecipato e soprattutto guidato dalla voglia di dare l’opportunità alle tre persone interessate di vivere un’esperienza positiva; avere una vita normale, avere una casa dove vivere e crescere insieme». I lavori sono orami alle fasi finali, l’apertura della nuova Casa è prevista nel mese di aprile.

La presa in carico delle persone disabili passa anche attraverso l’attenzione per l’ambiente

Dopo il raggiungimento della Certificazione Ambientale, Solidarietà e Servizi ha ottenuto l’Attestato Energia Elettrica Certificata da A2A

L’attenzione ai temi green passa da scelte precise, puntuali e concrete. Perché, quando si tratta di prendersi cura delle persone disabili, Solidarietà e Servizi vuole prendersi cura anche dell’ambiente in cui vivono. La cooperativa sociale ha ricevuto nei giorni scorsi l’Attestato Energia Elettrica Certificata da parte di A2A quale documento che testimonia la fornitura di energia elettrica prodotta da sole fonti rinnovabili. Un tassello in più che va ad ampliare l’impegno di Solidarietà e Servizi in favore dell’ambiente. Infatti, con la scelta di affidarsi ad A2A, la cooperativa sociale ha proseguito lungo il percorso “green” avviato già alcuni anni fa con l’ottenimento della Certificazione Ambientale ISO 14001. Lo standard ISO 14001 rappresenta infatti il punto di riferimento normativo per le aziende e le organizzazioni che si sono dotate di un Sistema di Gestione Ambientale. Si tratta di un Sistema caratterizzato dallo sviluppo e dall’attuazione di una precisa politica ambientale, al fine di istituire o di integrare nel proprio sistema organizzativo le regole per una gestione efficace con riferimento agli aspetti ambientali. Come ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, «l’ambiente è un dono collettivo, patrimonio di tutta l’umanità», è «eredità comune» da amministrare e non da distruggere. E Solidarietà e Servizi di questa eredità se ne è fatta interprete, nel suo operare quotidiano al fianco e in supporto alle persone con disabilità e fragili, con scelte precise e proattive in favore dell’ambiente.

Il Piano di Impresa Sociale 2023 – 2025 di Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale

Quattro incontri con il territorio per illustrare strategie, priorità e investimenti con un’unica mission: prendersi cura delle persone con disabilità e fragilità alla luce del “Mai più soli … Insieme ci riusciamo”

Banche, aziende, soci e lavoratori, enti e Comuni: quattro incontri per presentare il Piano di Impresa Sociale di Solidarietà e Servizi, che il Consiglio di Sorveglianza della cooperativa ha approvato il 20 dicembre scorso. La cooperativa ha da poco concluso il ciclo di appuntamenti per illustrare quali saranno le scelte e le strategie nel triennio 2023 – 2025; una serie di momenti ed eventi voluti per ribadire l’importanza di una relazione aperta e consolidata con il territorio, ma anche per rimarcare il proprio raggio di azione e la propria mission: prendersi cura delle persone con disabilità fino all’inserimento lavorativo delle stesse e alla loro abitazione in autonomia. «Queste presentazioni partono dalla volontà di assoluta trasparenza e di condivisione della cooperativa, non solamente con chi opera con noi, che siano partner, fornitori, lavoratori ed enti pubblici, ma con tutto il territorio nel quale operiamo», spiega il Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, Domenico Pietrantonio. «Avvertiamo questo come un dovere, una necessità, per poter riaffermare la nostra mission e non far calare l’attenzione su un’azione e una storia che dal 1979 permette quotidianamente di condividere i bisogni delle persone disabili e fragili».

L’occasione arriva dalla “bussola” di Solidarietà e Servizi: il Piano di Impresa Sociale. «Un documento che rimarca il nostro essere impresa sociale che pone attenzione alla sostenibilità economica della cooperativa e alla sua gestione, aspetti che ruotano attorno a tutto quello che facciamo nel prenderci cura delle persone con disabilità e fragilità, dalle loro necessità ed esigenze fino all’inserimento lavorativo e all’abitazione», ricorda il Presidente del Consiglio di Sorveglianza, Paolo Fumagalli. «Questo Piano di Impresa Sociale arriva in un momento particolare: si inserisce infatti nel precedente Piano d’Impresa Sociale 2021-2024, rivedendo e adeguando obiettivi e strategia sulla base dei cambiamenti epocali che sono avvenuti in questi anni a causa della pandemia, della guerra, … È questa la dimostrazione della capacità di reazione di Solidarietà e Servizi, pronta ad affrontare i cambiamenti per poterli gestire».

La cooperativa si presenta nel 2023 con 454 lavoratori con più del 70% di presenza femminile. I soci lavoratori sono 228 e i soci volontari sono 66. «Nel complesso ci prendiamo cura di oltre 6 mila persone con disabilità, un numero importante soprattutto se si considera che sono 61 quelle assunte dalla cooperativa. A queste si aggiungono le 45 che operano in Solidarietà e Servizi in tirocinio lavorativo», riprende Pietrantonio. «Il capitale umano è un aspetto che per la cooperativa ha molto valore. La testimonianza arriva dai circa 300 mila euro che sono stati erogati ai lavoratori, in aggiunta a quanto stabilito dal contratto nazionale, tra il 2020 e il 2022 e che hanno rappresentato un sostegno per far fronte alle difficoltà economiche crescenti di questo periodo». Formazione e sicurezza sono le altre due parole chiave sulle quali la cooperativa insiste. «La formazione e la crescita delle persone, unite alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro (dal 2020 al 2022 sono stati spesi/investiti oltre 350 mila euro solo per i Dispositivi di Protezione Individuali), restano gli ambiti assolutamente privilegiati di attenzione nei confronti del capitale umano grazie al quale la cooperativa da quasi 45 anni opera e sviluppa risposte ai bisogni delle persone disabili e fragili, minori compresi».

Sotto il profilo della strategia, particolare rilievo assume il tema della domotica, ovvero l’inserimento di soluzioni tecnologiche con il fine di sviluppare l’autonomia delle persone con disabilità e fragilità. «È un tema che ci sta particolarmente a cuore e che stiamo sviluppando in collaborazione con la LIUC – Università Cattaneo». Spiega Pietrantonio: «Grazie a una borsa di ricerca, abbiamo individuato con la LIUC una figura per sviluppare questo progetto. L’attenzione al momento è sulle case che non sono istituti, ma vere e proprie abitazioni dove le persone disabili e fragili vivono quotidianamente. Si stanno studiando bisogni e aspirazioni nell’ottica di individuare soluzioni domotiche che possano favorire e aumentare l’autonomia delle persone disabili e fragili».

Fondamentale è anche il percorso di valutazione dell’impatto sociale che Solidarietà e Servizi ha avviato con CESEN (Centro Studi sugli enti ecclesiastici e no profit) e ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società per lo sviluppo sostenibile) entrambe realtà dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Continua Pietrantonio «Siamo partiti dalla valutazione dell’impatto sociale dell’Area Inserimento Lavorativo. Il risultato sarà molto importante per noi, ma anche per gli stakeholder di Solidarietà e Servizi perché permetterà di qualificare e quantificare il beneficio arrecato alla comunità e al contesto nel quale l’attività della cooperativa si colloca e si inserisce».

La valutazione dell’impatto sociale entra a pieno diritto in quella che è la strada che Solidarietà e Servizi ha deciso di intraprendere: «La valorizzazione della gestione diretta dei servizi attraverso la modalità del project financing e del partneriato pubblico – privato. Un aspetto che il Piano di Impresa Sociale 2023 – 2025 rimarca ancora con più convinzione mettendo al centro le aree dell’Autismo, della Casa e del Lavoro per le quali sono previsti investimenti di circa 3,5 milioni di euro nel triennio considerato». A questi investimenti si aggiungono gli 8 milioni di euro che la cooperativa prevede di riversare sul territorio attraverso i propri fornitori tra il 2023 e il 2025.

Quando il prendersi cura diventa azione concreta: le testimonianze di due educatori e un volontario per dire “insieme ci riusciamo”

L’esperienza di Solidarietà e Servizi nel progetto della web radio del Centro Diurno Disabili di Cermenate, nella casa di Cassano Magnago e nell’essere volontario a Caronno Pertusella

«Ci vogliono responsabilità e creatività nel prendersi cura delle persone». Questo il messaggio emerso durante l’incontro di presentazione del Piano di Impresa Sociale 2023 – 2025 ai soci e lavoratori di Solidarietà e Servizi che si è svolto martedì 21 febbraio in modalità online. All’interno della relazione del presidente del Consiglio di Gestione, Domenico Pietrantonio ha voluto dare la parola a tre testimonianze: tre voci capaci di raccontare come la mission della cooperativa sociale si fa gesto quotidiano per prendersi cura delle persone con disabilità e fragilità, trasformando quel “Mai più soli … insieme ci riusciamo”, che accompagna Solidarietà e Servizi da quasi 45 anni, in azioni concrete. Così è per Marco Lo Passo, educatore al CDD – Centro Diurno Disabili – di Cermenate, per Vanessa Sansone, operatrice alla CSS – Comunità Socio Sanitaria – di Cassano Magnago e per Angelo Bigliani, volontario al CDD di Caronno Pertusella. Tre persone, una sola motivazione: quella di condividere i bisogni per far crescere in autonomia e relazione le persone di cui si prendono cura.

La responsabilità e la creatività sono state per Marco Lo Passo lo spunto da cui partire per dare vita a un progetto tanto innovativo quanto coinvolgente: la web radio “Escodiradio.it”. «Tutto è partito da Michele, un ospite del CDD di Cermenate che nell’attività del venerdì si divertiva e faceva divertire facendo il dj. Mi sono detto: sarebbe bello se accanto alla sua musica potessimo far sentire anche la sua voce. L’occasione è arrivata di lì a poco, grazie anche al supporto dell’Azienda Speciale Consortile Galliano (committente del CDD che Solidarietà e Servizi gestisce in appalto, ndr) che ha approvato e finanziato il progetto di una web radio». In oltre sette mesi di lavoro, «abbiamo sviluppato l’idea: ospiti e operatori, fianco a fianco, hanno allestito gli spazi, li hanno decorati, arredati e sistemati per ospitare la redazione. Tutti, anche le famiglie sono state coinvolte in un progetto che ha fatto leva su un lavoro di squadra e sulle motivazioni personali. La web radio è stata inaugurata lo scorso 13 dicembre e oggi è attiva il mercoledì con due programmi, uno al mattino e l’altro al pomeriggio». La soddisfazione più grande è arrivata quando Michele ha voluto trasmettere in radio con Stefano, l’amico ospite. «Io ho solamente acceso le apparecchiature, il resto lo hanno fatto loro. È successa una cosa magica», ha detto Lo Passo.

Contesto diverso – siamo in un servizio residenziale -, ma sensazioni del tutto simili quelle raccontate da Vanessa Sansone. «In un servizio come il nostro abbiamo una presa in carico a 360 gradi della persona. Non ci sono attività prestabilite, ma si vive la quotidianità, come in una casa. Lo sguardo educativo passa anche da attività assistenziali, ma è uno sguardo che permette di andare oltre e di instaurare rapporti e relazioni, di vedere la crescita e i progressi nelle piccole cose, nei piccoli gesti perché si arriva conoscersi in modo profondo», ha detto. «La presa in carico richiede componenti fisiche ed emotive, richiede anche il prendere decisioni per una persona che magari non può parlare. Ma sono decisioni che si prendono agendo empaticamente, avendo come unico scopo il benessere della persona stessa. È il vivere quotidiano, l’educazione alla quotidianità che fanno una casa; una casa con i suoi momenti belli e quelli brutti, ma soprattutto dove ci sono tante soddisfazioni che ripagano del tanto impegno messo».

Non certo ultimo, Angelo Bigliani, che non ha smesso mai di mettersi in gioco. Volontario da 11 anni al CDD di Caronno Pertusella, ha scoperto giorno dopo giorno «le difficoltà delle persone con disabilità, ma anche i miei limiti», ha raccontato. «Ho iniziato a fare il volontario aiutando in alcuni lavori di falegnameria. Ma il grande passo c’è stato quando ho condiviso con tutti la vacanza al mare: una esperienza molto bella che mi ha permesso di comprendere il lavoro che viene fatto al CDD ogni giorno e che mi ha arricchito moltissimo. Ancora oggi è questa la principale motivazione che mi spinge a proseguire, seppure gli impegni da nonno siano per me aumentati». Come ha concluso il coordinatore del CDD di Caronno Pertusella, Gian Piero Colombo: «È il bene fatto bene». È responsabilità e creatività nel rendere concreto quell’insieme ci riusciamo, storico filo rosso di Solidarietà e Servizi.