Crescere insieme: dalla formazione degli operatori al Progetto di Vita delle persone con disabilità

Il progetto di valutazione della Qualità di Vita delle persone che abitano negli appartamenti di Solidarietà e Servizi diventa momento di crescita e di acquisizione di ulteriori competenze da parte degli operatori

Qualità della vita e qualità professionale sono due strade che si incrociano in Solidarietà e Servizi mettendo sempre la persona al centro. Obiettivo è l’accompagnamento delle persone con disabilità di cui la cooperativa sociale si prende cura; obiettivo è anche la crescita degli operatori che quotidianamente rendono possibile questo prendersi cura. 

Il progetto di valutazione della Qualità di Vita delle persone con disabilità che vivono nei sei Appartamenti di Solidarietà e Servizi diventa così opportunità di crescita professionale per gli educatori. Attraverso una batteria di strumenti (questionari, interviste, scale), denominata BASIQ – BAtteria di Strumenti per l’Indagine della Qualità di Vita -, messa a punto dal Centro per la Salute Pubblica dell’Università di Toronto e adattata per la realtà italiana, non solo si è facilitati nel valutare la Qualità di Vita di chi è accolto negli Appartamenti di Solidarietà e Servizi, ma si migliora il Progetto di vita che viene redatto per e con ogni singola persona. Mutuando un’espressione più legata all’ambito business che a quello sociale, si potrebbe parlare di un processo win-win, dove alla fine tutti possono migliorare. «È un percorso costante: quello formativo, per avere conoscenze e strumenti più approfonditi per migliorare il “prendersi cura”, ma anche quello progettuale finalizzato a comprendere i limiti e valorizzare le potenzialità di una persona con disabilità», premette Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi, area che è stata interessata da questo progetto.

«Anche grazie agli input arrivati da Regione Lombardia, che attraverso l’ATS dell’Insubria ha proposto dei corsi di formazione sul tema della Qualità di Vita delle persone con disabilità, ci siamo concentrati sulle 25 persone che vivono negli Appartamenti della cooperativa», spiega Valentina Bogani, coordinatrice dell’Appartamento Casalab e responsabile del progetto di Solidarietà e Servizi. «Non si è trattato di fare una semplice fotografia, ma di un profondo cambio di visuale, affrontando il tema della progettualità dal punto di vista della persona con disabilità». Concretamente sono stati organizzati dei colloqui e delle interviste con le persone che vivono negli Apppartamenti. «Fondamentale è stato instaurare un rapporto di fiducia, attraverso il coinvolgimento di un educatore conosciuto e che sa come rapportarsi, come porre le domande e come leggere anche le risposte. L’obiettivo non era la sola raccolta delle valutazioni – che tra l’altro finora sono state tutte molto positive – ma lavorare sull’autoconsapevolezza. Che significa consapevolezza dei limiti, ma anche consapevolezza delle proprie potenzialità, il tutto per far emergere i desideri, stimolando un pensiero creativo rispetto agli strumenti e alle risorse che si possono mettere in campo». I risultati sono quindi diventati materia di studio dell’equipe. «È un momento importante: lavorare insieme per andare a redigere un Progetto di vita non solamente personalizzato, ma condiviso con la stessa persona. Un progetto che deve diventare “strumento” nelle sue mani».

Nella valutazione è stato utilizzato anche lo “SPAIDD-G”, uno strumento tecnico per la valutazione psicopatologica per le persone con disabilità intellettiva e dello sviluppo. «È uno strumento importante ma piuttosto complesso. Si tratta di un test che permette di leggere alcuni comportamenti per comprendere quali di essi possono essere ricondotti a una psicopatologia».

L’obiettivo di tutto questo percorso è sempre arrivare a un Progetto di vita. «Non definitivo, in quanto deve essere adeguato nel tempo», precisa Bogani. «Ma il più possibile personalizzato. È un percorso dove cresciamo tutti: gli operatori attraverso la formazione; le persone con disabilità, attraverso un prendersi cura che lavora sui limiti, sulle potenzialità e sui desideri».

Conclude Borghi: «È il “mai più soli” che guida Solidarietà e Servizi da quasi 45 anni: un’espressione che non indica solamente lo stare insieme, ma comprende una precisa modalità di farlo: crescendo tutti».  

Inaugurata la nuova stanza snoezelen del CDD – Centro Diurno Disabili – Manzoni: uno spazio multisensoriale per i bambini autistici e con disabilità grave

Solidarietà e Servizi continua a investire in tecnologia: la stanza permette una miglior presa in carico e un maggior benessere. Il progetto avviato grazie a una donazione privata

«Oggi coroniamo un sogno. Un sogno che è iniziato grazie alla donazione della famiglia Albè e che è diventato realtà». Con queste parole Cristina Ridofi, coordinatrice del CDD – Centro Diurno Disabili – Manzoni di Busto Arsizio, servizio gestito da Solidarietà e Servizi in concessione per il Comune, mercoledì 19 luglio ha aperto ufficialmente la porta della nuova stanza snoezelen. «La stanza porterà il nome di Maria Rosa, la nonna di una bambina del Centro, mancata qualche tempo fa: grazie al marito Mario e ai figli Stefania e Massimo, l’ambizioso progetto della stanza multisensoriale è partito per diventare un prezioso aiuto ai 31 minori disabili che frequentano il servizio».

Visibilmente commossi, i componenti della famiglia Albè hanno “scartato” la porta dando così accesso per una visita ai molti presenti alla cerimonia. «È un progetto meraviglioso – hanno commentato -. Mai avremmo pensato che Maria Rosa avrebbe potuto portare al CDD Manzoni una struttura così importante. Abbiamo creduto in questo progetto e lo abbiamo sostenuto anche con iniziative benefiche perché potrà fare bene a questi ragazzi che chiamiamo speciali, dai quali c’è molto da imparare». La stanza snoezelen è di fatto un concentrato di tecnologia al servizio della stimolazione multisensoriale. «Dà la possibilità di accedere a più canali di stimolazione: questo è fondamentale per le persone con disabilità intellettive. Le stimolazioni plurime, attraverso i cinque sensi, portano a un’importante interazione con l’ambiente che stimola la percezione», dice la neuropsichiatra Gemma Donati di AIAS Busto Arsizio.

Lavorando con minori affetti da disabilità grave e con disturbo dello spettro autistico, Solidarietà e Servizi ha voluto trovare nuovi approcci terapeutici che meglio rispondessero ai loro bisogni. Spiega Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi: «Dando seguito all’attenzione verso le soluzioni tecnologiche e domotiche per migliorare l’autonomia delle persone disabili, che già sono applicate all’interno delle nostre case, l’interesse si è orientato verso lo snoezelen, una metodologia mirata alla ricerca di un contatto con il mondo interno della persona attraverso la stimolazione dei sensi, favorendo il contatto e la relazione interpersonale».

Snoezelen, neologismo formato dalla sintesi delle parole olandesi “snuffelen” (trovare, esplorare) e “doezelen” (sonnecchiare, pisolare), è un’attività che si svolge in una stanza con illuminazione, atmosfera e musica, in un ambiente organizzato, fornito di stimoli multisensoriali, controllabili e modulabili, che ha come finalità il benessere della persona. «Per offrire tutto questo, la stanza, di circa 40 mq, è stata attrezzata con delle importanti dotazioni tecnologiche», riprende la coordinatrice del CDD Manzoni, Cristina Ridolfi. «Vi è un letto ad acqua termoriscaldato, dotato di casse che producono delle vibrazioni. Inoltre sono stati predisposti: una bubble-tube luminosa a led che crea vibrazioni acustiche e stimolazioni visive; fili led a cascata che compongono una sorta di “medusa” che fa da tenda; un proiettore mobile che permette di avere immagini sulla parete e sul soffitto e un impianto audio con tre postazioni di casse. Il tutto viene gestito da un telecomando centrale che regola colori, intensità, suoni e vibrazioni». All’interno della stanza vi sono anche una piscina con palle di plastica trasparenti così da riflettere i giochi di luce e un’amaca che riproduce il contenimento fetale, «una sensazione di protezione preziosa per affrontare alcune specifiche fragilità», prosegue. La stanza, che è un ambiente protetto, silenzioso, dove ogni stimolazione è controllata, offre «aumento della concentrazione e del rilassamento; incremento della comunicazione e interazioni sociali; riduzione dei comportamenti stereotipati con aumento di comportamenti adattivi e riduzione dei comportamenti autolesivi e aggressività».

Dopo un mese di formazione, gli operatori hanno iniziato a proporre questa esperienza ai minori del CDD, che hanno da subito manifestato grande entusiasmo e maggior benessere, con la prospettiva di aprire la stanza anche ad altri servizi di Solidarietà e Servizi, quali il centro per minori con disturbo del neurosviluppo Viganò di Caronno Pertusella e il centro per minori autistici Pollicino di Gallarate.

Il progetto, avviato grazie alla donazione della famiglia Albè, è stato realizzato grazie all’impegno di Solidarietà e Servizi e a un bando di re-capitalizzazione di Fin-Lombarda che aveva come obiettivo la crescita e lo sviluppo della cooperativa dopo il difficile periodo del Covid.

L’inaugurazione della stanza snoezelen è diventata una grande festa per le famiglie e gli ospiti del centro, grazie alla collaborazione del Gruppo Alpini Busto Arsizio – Castellanza e della Croce Rossa di Legnano.

Viaggiare partendo da valori condivisi: Triwey, il portale che sostiene Solidarietà e Servizi

Responsabilità sociale e ambientale uniscono la cooperativa sociale al metamotore dedicato ai viaggi attraverso il quale è possibile sostenere il lavoro delle persone fragili o con disabilità

Dai viaggi al sostegno delle persone con disabilità, il passo è breve quando si condividono valori. Così, anche la scelta di una struttura per la vacanza può diventare l’occasione per sostenere Solidarietà e Servizi. È il caso di Triwey, il portale dedicati ai viaggi con una marcia etica in più: «Abbiamo posto l’etica al centro, proponendo destinazioni e strutture sostenibili per fare di un viaggio un’azione capace di bene sia all’ambiente, sia al sociale», spiega Riccardo Zausio, che circa un anno fa ha dato via a Triwey. «L’idea di partenza è stata quella di promuovere un turismo diverso, responsabile: più attento ai temi sociali e ambientali. A questo abbiamo voluto aggiungere una finalità benefica: per ogni viaggio che viene organizzato attraverso il portale è possibile scegliere un progetto da sostenere». Tra Tanzania, Cambogia e Uganda, c’è anche Busto Arsizio con la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi. «L’abbiamo voluta inserire perché crediamo fortemente nel suo operato a favore del mondo della disabilità, fino all’inserimento lavorativo: non solamente dignità, ma anche valorizzazione della persona attraverso progetti di vita capaci di tradurre il concetto di integrazione in azioni e soluzioni concrete». Il legame tra la famiglia Zausio e Solidarietà e Servizi però è un po’ più profondo e antico rispetto alla nascita di Triwey. Il papà di Riccardo, Piero, che ha supportato e sostenuto il figlio nel lancio del portale, ha fatto il servizio civile proprio in Solidarietà e Servizi. Un’esperienza che è rimasta negli anni e che è stata rafforzata dalla visita agli spazi di viale Toscana di Busto Arsizio, dove ha sede l’Area Inserimento lavorativo della cooperativa. «Un conto è leggerne e parlarne; diverso è toccare con mano una realtà che sa prendere per mano le persone fragili e disabili e accompagnarle in un percorso di autonomia e crescita», spiega Riccardo. «Non è solamente una questione di offrire la possibilità di avere un’entrata economica, ma il percorso di crescita nel quale sono inseriti; un percorso che fa leva sulla valorizzazione dei loro talenti all’interno di una struttura sociale fortemente orientata al mercato, dove tutti lavorano con un obiettivo comune».

La scelta di inserire quindi Solidarietà e Servizi tra le non profit da sostenere attraverso Triwey è stata quasi spontanea. Continua Riccardo: «Non è facile individuare realtà serie, capaci di dare un valore in più, ma in questo caso ci siamo ritrovati su una piattaforma comune fatta da valori condivisi». Precisa Gabriele Scampini, responsabile commerciale dell’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi: «È proprio dalla condivisione di valori che nascono progetti importanti. Una condivisione che mette la persona al centro all’interno di una visione dove le tre dimensioni dell’ESG – ambiente, sociale e governance – trovano compiutezza».

Sostenere Solidarietà e Servizi attraverso Triwey è semplice e non costa nulla. «Basta scegliere il viaggio da fare: il portale confronta più di 70 siti di viaggio contemporaneamente per garantire l’offerta più economica con strutture che rispondono a requisiti etici; quindi indicare la cooperativa sociale come destinataria del sostegno. Non viene chiesto alcun costo aggiuntivo perché il contributo benefico viene dato direttamente da Triwey», sottolinea Riccardo.

Per non perdere l’occasione di fare un viaggio sostenibile e aiutare Solidarietà e Servizi: https://www.triwey.com/solidarieta-e-servizi/

Il centro Viganò raggiunge la piena operatività: serve però più spazio per i minori con disturbo del neurosviluppo

Coprogettazione in risposta a un reale bisogno del territorio al centro del servizio sperimentale avviato da Solidarietà e Servizi a Caronno Pertusella

A meno di un anno dalla sua inaugurazione, il centro “Fabio Viganò” di Caronno Pertusella ha raggiunto la sua piena operatività. Merito della capacità di saper individuare i bisogni e merito di una coprogettualità che la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi ha saputo mettere in campo insieme con gli attori del territorio, in primis il servizio di Neuropsichiatria della ASST Valle Olona e il comune di Caronno Pertusella. Ufficialmente aperto nell’ottobre scorso, dopo un periodo di rodaggio, il centro sperimentale “Viganò”, che Solidarietà e Servizi ha ricavato ottimizzando gli spazi del CDD – Centro Diurno Disabili – “Il Girasole”, offre progetti educativi individualizzati per minori dai 3 ai 17 anni con disturbo del neurosviluppo e, in particolare, con diagnosi di disturbo dello spettro autistico.

«L’idea progettuale si è sviluppata a seguito delle segnalazioni del crescente bisogno di servizi educativi e risocializzanti pervenute dall’UONPIA – Unità Operativa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della ASST Valle Olona – sede di Saronno, da parte delle famiglie e dei Servizi sociali del territorio», premette Laura Puricelli, Responsabile Area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi. «Questo servizio, che è stato progettato per accogliere fino a un massimo di dieci minori in compresenza, ha avuto un’importante crescita: a oggi, i minori in carico sono 16 e ci sono famiglie che hanno già fatto richiesta per un inserimento nei prossimi mesi. C’è quindi una lista di attesa che stiamo gestendo, individuando soluzioni alternative in altri servizi della cooperativa sociale sulla base della residenza della famiglia».

Infatti, il servizio non risponde solamente al bisogno dell’ambito territoriale di Saronno, ma si è fatto interprete di un’esigenza trasversale, da Legnano a Lonate Pozzolo, da Garbagnate a Castellanza. Le proposte educative e socializzanti e il personale specializzato hanno permesso a questo servizio di farsi conoscere dai territori limitrofi, che hanno iniziato a prendere contatti per una collaborazione. «Nello specifico, oltre al Servizio di Neuropsichiatria Infantile (NPI) di Saronno, da cui sono pervenute le prime segnalazioni, siamo stati contattati da AIAS di Busto Arsizio, dalle NPI di Legnano e Busto Arsizio e recentemente dalla NPI di Limbiate e Rho», ricorda la Coordinatrice del servizio Cristina Ridolfi. In concreto il centro “Viganò” lavora con i minori sull’apprendimento e rafforzamento delle autonomie, per vivere in modo adeguato nei contesti sociali in cui sono inseriti; offre occasioni ricreative, di socialità e di gestione del tempo libero, e l’integrazione tra i percorsi (scolastico, riabilitativo, educativo). Sono inoltre previsti interventi di accompagnamento nelle delicate fasi di passaggio e il sostegno alla famiglia con la quale viene condiviso il Progetto Personalizzato pensato per il loro figlio».

Una proposta ampia e mirata che ha saputo centrare l’obiettivo. «Mio figlio ha iniziato a frequentare per due giorni settimanali il centro diurno Viganò», racconta Nicoletta mamma di Francesco. «Inizialmente aveva un comportamento molto impulsivo e non accettava alcune regole comportamentali. Ad oggi dopo la frequenza di un anno siamo riusciti a ottenere risultati positivi grazie alla costanza delle educatrici».

Davanti a un bisogno in crescita, Solidarietà e Servizi si è attivata per dare risposte anche attraverso altri servizi della cooperativa, ma questo non basta; è sempre più necessario, oltre che urgente, individuare uno spazio più ampio che permetta la presa in carico di un maggior numero di minori. La proposta è stata presentata al Comune di Caronno Pertusella che è stato il primo a condividere la progettazione di Solidarietà e Servizi nel dare vita al “Viganò”.

Un lavoro vero: superare l’assistenza per far crescere l’autonomia

Dignità e fiducia le parole chiave nelle testimonianze di alcune delle 63 persone fragili e disabili assunte e che lavorano in Solidarietà e Servizi

«Andare a prendere il pane da disoccupato o andare a prendere il pane da occupato non è la stessa cosa. La parola giusta è “dignità”, che è anche la parola che sta alla base del nostro albero disegnato in ufficio». È riassunto in queste poche parole di Davide, persona con disabilità che lavora nel reparto BPO – Business Process Outsourcing – di Solidarietà e Servizi, il significato concreto del valore dell’autonomia per la nostra cooperativa sociale. Non assistenza, ma lavoro vero capace di valorizzare i talenti che ci sono nelle persone. Così anche Sabrina, arrivata in Solidarietà e Servizi dai Servizi Psichiatrici di Cura, con il lavoro in cooperativa dice: «Ho riscoperto me stessa. Avevo molti timori: è stata la fiducia, quella dei colleghi e dei capi, a darmi forza. E dalla loro fiducia ho ritrovano la fiducia in me».

Per una persona fragile non è semplice affrontare il mondo del lavoro. E spesso, sono due le strade possibili. Come prosegue Davide: «Avevo due esempi di persone fragili come me: una che, non volendo farsi aiutare, è rimasta disoccupata; l’altra che ha accettato mansioni di basso livello, nettamente al di sotto delle sue potenzialità». All’inizio Davide ha deciso di seguire il secondo esempio. «Ho cercato di trovare lavoro come categoria protetta. Così ho iniziato a lavorare in una società di smistamento posta. Un lavoro anche piacevole, ma in un ambiente lavorativo degradato. Poi ho trovato occupazione come contadino: questo però ho capito subito che non era il lavoro giusto per me». È arrivato quindi in Solidarietà e Servizi. «Qui c’era la possibilità di lavorare su una commessa che prevedeva la digitalizzazione di pratiche amministrative. Il committente – una realtà della zona – voleva dare un’opportunità di lavoro a persone con disabilità del territorio. E io, per residenza, rientravo in questa possibilità». L’ambiente positivo e il lavoro gratificante hanno spinto Davide a restare. «Dopo un periodo nel reparto di gestione documentale, sono passato nel reparto BPO dove tuttora svolgo servizi di Back Office amministrativi per alcune aziende». Racconta: «In questa Cooperativa ho trovato un approccio umano diverso, un’attenzione alla persona che permette a ciascuno di vivere serenamente nell’ambiente di lavoro. Sono infatti più tranquillo e ogni qualvolta si presenta l’opportunità di imparare un nuovo lavoro non sono mai solo: i responsabili mi spiegano cosa fare tenendo conto delle mie capacità e rispettando i miei tempi di apprendimento. L’aspetto economico è importante ma non è l’unica cosa: c’è anche la necessità di costruire qualcosa di buono, di bello, di positivo».

Come nell’esperienza di Giorgia, ragazza segnalata dai Servizi Sociali perché in una grave situazione di vulnerabilità sociale. Il lavoro in cooperativa le ha permesso di «rimettere in ordine la vita» e recuperare un senso buono delle cose. Negli anni ha imparato a «tenere» sul lavoro, raggiungendo il traguardo del tempo indeterminato e parallelamente è stata supportata in una crescita personale il cui frutto maturo è la decisone di andare a vivere in una casa propria e di costruire una nuova famiglia.

«Sono queste solamente alcune delle testimonianze dirette che si possono ascoltare dalle attuali 63 persone disabili e fragili che sono state assunte e lavorano in viale Toscana a Busto Arsizio (l’obiettivo che la cooperativa vuole raggiungere in tempi brevi è dare lavoro, lavoro vero, a 100 persone disabili). Qui infatti hanno sede i nostri reparti di BPO, Gestione documentale, assemblaggio, lavorazioni meccaniche, Rigenesi e magazzino, e qui altre 25 persone disabili e fragili sono impegnate tra tirocini e progetti sociali», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «È qui che il lavoro, quello vero, organizzato, di qualità e inserito in processi aziendali diventa un’opportunità importante per la crescita dell’autonomia nelle persone. Per una persona disabile o fragile – ma non solo – il lavoro consente certamente un’entrata economica, quindi anche la possibilità di pianificare il proprio futuro; ma anche di trovare una dimensione nella quale essere inseriti; permette di ritrovarsi e, spesso, anche ripartire. La dignità di cui parla Davide è alla base del sentirsi persona. E la fiducia richiamata da Sabrina è lo specchio nel quale percepire finalmente tutto il proprio valore e diventare protagonisti del proprio progetto di vita».  

La domotica per l’autonomia: entra nel vivo il progetto con LIUC che mette la tecnologia al servizio delle persone con disabilità

Dopo l’ascolto dei bisogni e la ricerca di mercato, avviata la fase di partnership per individuare le soluzioni migliori per le case di Solidarietà e Servizi

La persona sempre al centro. Resta ben fisso il punto di partenza dal quale si sta muovendo Andrea Battistella, il giovane ingegnere laureatosi alla LIUC – Università Cattaneo di Castellanza e destinatario dell’assegno di ricerca messo a disposizione dalla stessa LIUC e da Solidarietà e Servizi. L’obiettivo dichiarato è individuare e applicare delle soluzioni tecnologiche che possano permettere alle persone con disabilità che vivono nelle case della cooperativa sociale di aumentare il loro livello di autonomia. Quattro le case interessate dal progetto: la residenza Isa Tanzi di Cassano Magnago, gli appartamenti Gandolfi a Legnano, Casa Lab a Fagnano Olona e l’appartamento Castiglioni di Busto Arsizio.

«Siamo partiti andando ad analizzare sia l’attuale situazione strutturale delle case, sia le richieste delle persone accolte e degli operatori della cooperativa per poi avviare una ricerca», spiega Andrea Battistella. La domanda guida è stata: cosa offre il mercato della tecnologia per i bisogni di queste realtà? «Abbiamo fatto una ricerca scientifica attraverso una bibliografia, contattando i fornitori di Solidarietà e Servizi e sondando diversi player del settore domotico e wearable. Volevamo approfondire quello che “già c’è”: non siamo andati alla ricerca di sperimentazioni, ma di soluzioni e prodotti consolidati, che garantiscano sicurezza nell’uso e replicabilità nel tempo».   

Nel mese di giugno si sta concludendo la fase di ricerca, entrando maggiormente nel merito di alcune soluzioni per i 16 bisogni individuati nella fase di analisi. «Sono state consolidate e rinnovate partnership, individuati nuovi interlocutori per l’implementazione di soluzioni wearable maggiormente efficaci», continua Battistella. «Il responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi, Giacomo Borghi, sta insistendo moltissimo perché possiamo trovare soluzioni concrete ai problemi quotidiani di chi vive nelle case, come – ad esempio – una modalità che permetta di non dover chiudere la cucina quando l’educatore non è in turno, anche in presenza di persone con disturbi alimentari». In alcuni ambiti la sfida è impegnativa. «Affrontare il tema dell’autonomia nell’assunzione delle terapie non è facile. Il mercato non offre soluzioni immediate, ma è un tema che merita attenzione e sul quale ci stiamo concentrando, valutando anche la combinazione di più applicazioni tecnologiche».

La ricerca e lo studio proseguono. «Crediamo che la tecnologia possa dare un contributo significativo alla qualità di vita delle persone con disabilità che vivono in un ambiente comunitario», precisa Giacomo Borghi. «Non è scontato che una cooperativa sociale investa in collaborazioni universitarie su questi temi né che al proprio interno vengano valorizzate figure capaci di coniugare competenze tecnologiche a un approccio educativo e sociale. Soprattutto in servizi che accolgono persone con disabilità psichica: con una semplice ricerca in rete balza all’occhio come ci siano molteplici dotazioni dedicate ad anziani e persone con disabilità fisica e sensoriale, quasi nulla per le autonomie delle persone con problematiche psichiche». Ecco perché è importante continuare a investire e a cercare: Solidarietà e Servizi crede profondamente nel contributo della tecnologia al fine di sviluppare l’autonomia delle persone con disabilità.

La vacanza come momento di crescita: una palestra per sviluppare l’autonomia

L’esperienza fatta dal CSE – Centro Socio Educativo – Oltre di Solidarietà e Servizi proposta per far crescere le persone con disabilità

Da momento di relax a occasione privilegiata per crescere. È la vacanza. Non, quindi, un “tempo vuoto” come vorrebbe l’etimologia della parola, ma un periodo particolarmente importante dove si impara a fare da soli, ovvero si alimenta l’autonomia. Così è stato per le 13 persone disabili, dai 18 ai 60 anni, del CSE – Centro Socio Educativo – Oltre di Solidarietà e Servizi che hanno trascorso cinque giorni in riva al Lago di Mergozzo, al Continental Camping Village di Fondotoce. «Ho fatto il letto da solo», racconta con una punta di orgoglio Giacomo. «Oltre al letto, ho saputo anche gestire il mio tempo, un po’ leggendo, un po’ riposandomi e un po’ aiutando in quello che c’era da fare. Ho anche fatto partire la lavastoviglie», sottolinea Francesca. Se Paolo ha fatto la doccia e si è asciugato da solo, Ema si è impegnato nel preparare la tavola. «Io ho svuotato la valigia e sistemato i miei vestiti», dice Gio. L’esperto della griglia è Alessandro: «Ho preparato il fuoco della griglia raccogliendo i legnetti». In tutto questo, nulla è stato però lasciato al caso.

«La vacanza è proposta come parte integrante delle attività svolte dal CSE, studiata, pianificata e inserita all’interno del progetto di vita di ciascuno», spiega Laura Puricelli, responsabile Area Autismo e Autonomie di Solidarietà e Servizi. «La scelta di andare in un contesto di semi autogestione, come può essere un camping, è stata voluta per portare ogni singolo partecipante a fare tutto: dal riordino della camera alla spesa, fino alla preparazione del pranzo. Alle spalle c’è un lavoro di preparazione importante non solamente in termini organizzativi – ad esempio la composizione della valigia -, ma anche per fare esprimere loro quanto appreso durante l’anno. Inoltre, la vacanza comporta una diversa visione del ruolo dell’educatore che crea nuove relazioni al di fuori di quella che è la quotidianità e in più ha possibilità di osservare per raccogliere elementi utili su cui lavorare».

Uscire dalla routine del quotidiano è un fatto importante. «Pur avendo previsto l’organizzazione delle giornate, sono stati lasciati degli spazi di tempo libero per lasciare libero sfogo a quello che si ha voglia di fare, facendo così una distinzione tra ciò che è necessario e ciò che invece è superfluo», prosegue Mariolina Caputo, coordinatrice del CSE Oltre. «Affrontare un cambiamento nella gestione del tempo è un passo enorme per una persona con disabilità. Ma è un passo che permette di crescere, fare anche delle “cose da grandi” e soprattutto vivere per qualche giorno lontano dalla famiglia. L’esperienza fatta al di fuori della quotidianità per alcuni è un’esperienza di vita in ottica “Doppo di Noi”. Le persone che hanno vissuto i cinque giorni a Fondotoce sono tornate a casa con la conferma di saper cucinare, di riuscire a badare a sé stessi, di saper chiedere aiuto (anche a un amico, non necessariamente a un educatore). La condivisione è un aspetto fondamentale, così come l’accettazione dell’altro: è un’esperienza che in termini di autonomia assume un valore importantissimo, a tutte le età».

Per quanto il distacco dalla famiglia spesso può non essere semplice, alla fine della vacanza tutti i protagonisti hanno già deciso all’unanimità: «L’anno prossimo la rifacciamo. Senza i genitori».

«Felici di lavorare qui»: sviluppare l’autonomia è un’esperienza concreta

Tre persone con disabilità del centro socio educativo Oltre di Solidarietà e Servizi per un giorno sono diventati venditori al mercato di Busto Arsizio

Quando si dice: costruire l’autonomia, per davvero. L’esperienza di tre persone con disabilità che frequentano il CSE – centro socio educativo – Oltre di Solidarietà e Servizi a Busto Arsizio è finita sul quotidiano La Prealpina. Il giornalista Francesco Inguscio, sull’edizione del giornale in edicola il 26 maggio 2023, ha raccontato della giornata passata tra le bancarelle del mercato di Busto Arsizio di Emanuele, Giovanni e Francesca; una giornata di lavoro da venditori, realizzata grazie a Confcommercio Fiva Busto Arsizio e alla collaborazione degli ambulanti. Una concreta testimonianza di cosa significhi crescere. Perché “insieme ci riusciamo”.

«Felici di lavorare qui»

Tre ragazzi speciali ieri sono diventati venditori al mercato

Hanno dato una mano a riordinare la merce, si sono rapportati con i clienti, qualcuno ha anche stampato gli scontrini. Dimostrando che i veri limiti, molto spesso, sono solo i pregiudizi degli altri. È stata una giornata entusiasmante per tre ragazzi speciali seguiti dalla cooperativa sociale “Solidarietà e Servizi”: Emanuele, Giovanni e Francesca (questo è il loro nome) hanno lavorato per un giorno al mercato di Busto, collaborando (rispettivamente) alle attività degli ambulanti Roberto Ricciardo, Roberto Pigni e Max Rogora. Un’iniziativa quanto mai inclusiva, resa possibile dalla disponibilità di Fiva Confcommercio Busto (la federazione dei venditori ambulanti). Emanuele, Giovanni e Francesca hanno una disabilità intellettivo-cognitiva, ma sono assolutamente in grado di svolgere alcune mansioni, affiancati dei titolari della bancarella. Impegno e serietà non sono certo mancati. E tanto gli ambulanti quanto i clienti hanno decisamente apprezzato. Emanuele, 38 anni, ha dato manforte al banco “In Gambissima” di Roberto Ricciardo: «Non è la prima volta per lui – spiega Ricciardo -, ed è molto bravo. Per noi è un grande piacere dargli quest’opportunità». Emanuele annuisce, si vede che è soddisfatto del suo lavoro. Lo stesso vale per Francesca, accolta da Max Rogora nel suo banco di abbigliamento. «È stata una bellissima esperienza – commenta la ragazza -. La cosa che mi piace di più è interagire con le persone. Se ne avrò la possibilità, tornerò volentieri». «Venivo spesso al mercato come cliente, adesso è bello trovarsi dall’altra parte della bancarella» sorride Giovanni, 54 anni, mentre finisce di sistemare i dolciumi venduti da Roberto Pigni. L’atmosfera è giocosa: arrivano anche gli altri due ragazzi e tutti insieme mangiano le caramelle. L’iniziativa risponde appieno agli obiettivi del Centro socio-educativo “Oltre” attivato da “Solidarietà e Servizi” dal gennaio 2022. «Un progetto che, come dice il nome, punta ad andare oltre la disabilità – spiega Paolo Rigorini, educatore professionale -, facendo crescere le capacità delle persone». Sostenere l’autonomia delle persone disabili, valorizzando i loro talenti, anche nell’ottica di un inserimento lavorativo, è uno dei principali obiettivi di “Solidarietà e Servizi”. Ieri se n’è avuta una dimostrazione tangibile. Cominciano a essere numerosi gli ambulanti che, coordinati da Fiva Confcommercio, danno la propria disponibilità a vivere una giornata lavorativa insieme a un ragazzo o ragazza speciale.  L’auspicio è che questo numero si incrementi: «È fondamentale che il commerciante tenga conto anche del lato umano – sottolinea Roberto Ricciardo (che è anche referente Ascom Busto per il commercio su aree pubbliche) -. Queste persone sono davvero speciali. E l’arricchimento è reciproco. Provare per credere».

Francesco Inguscio

Dall’assemblea dei soci la conferma degli organi della cooperativa sociale: «Siamo un’impresa sociale che si prende cura delle persone disabili e fragili»

Rinnovo nel segno della continuità del Consiglio di Sorveglianza e del Consiglio di Gestione per continuare ad innovare e potenziare i servizi nell’ottica della coprogettazione

Nel segno della continuità per continuare a prendersi cura delle persone disabili investendo sempre più nella coprogettazione e nella coprogrammazione. L’assemblea dei soci di Solidarietà e Servizi, che si è svolta lo scorso 18 maggio, ha approvato il Bilancio Sociale della cooperativa e ha rinnovato la fiducia al Consiglio di Sorveglianza. Paolo Fumagalli è stato confermato alla guida della governance della cooperativa sociale. Con lui, fanno parte del Consiglio di Sorveglianza: Stefano Bombelli (avvocato), Michele Grampa (commercialista), Eugenio Randon (commercialista) e la new entry Sara Giampaoli (avvocato), subentrata a Federico Trombetta. A sua volta, il Consiglio di Sorveglianza ha riconfermato il management di Solidarietà e Servizi con Domenico Pietrantonio Presidente del Consiglio di Gestione, Stefano Zuccato (Vicepresidente), Laura Puricelli (Responsabile Area Autismo e Autonomie), Federica Carraro (Responsabile Amministrazione, Finanza e Controllo), Giacomo Borghi (Responsabile Area Residenziali e Domotica) e Filippo Oldrini (Responsabile Area Inserimento Lavorativo).  

«Ringrazio per la fiducia rinnovata», osserva Fumagalli. «Ringrazio i membri del Consiglio di Sorveglianza per questo triennio di lavoro insieme e, in particolare, Federico Trombetta per l’apporto proattivo nell’ultimo mandato; ringrazio Sara Giampaoli, avvocato del foro milanese, le cui competenze in materia amministrativa, di project financing e di coprogettazione, rappresenteranno un importante valore aggiunto per la cooperativa. Seguendo quanto delineato nel Piano di Impresa Sociale 2023-2025, è proprio   in questi ambiti dove vogliamo investire. È un piano di medio-lungo periodo che ci permetterà di fare sempre meglio quello che sappiamo fare meglio: la gestione diretta dei servizi alle persone disabili e fragili».

Lungo questa strada si inserisce il Consiglio di Gestione, impegnato in prima linea nel dare risposte ai bisogni. «L’ultimo anno, il 2022, è stato caratterizzato da cinque azioni: l’avvio del percorso che ci sta portando alla Valutazione di Impatto Sociale dei nostri servizi; l’aggiornamento dello Statuto, il nuovo regolamento per i soci e per i soci volontari; l’evento formativo “Tessitori di speranza” che ci ha permesso di ribadire la mission della nostra cooperativa; il nuovo Piano di Impresa Sociale 2023-2025 e la collaborazione con la LIUC – Università Cattaneo sullo sviluppo della domotica nelle nostre case», ricorda Pietrantonio. «La bussola del nostro operare è favorire l’autonomia delle persone di cui ci prendiamo cura e su questo aspetto vogliamo insistere, puntando sulla valorizzazione delle persone e dei loro talenti (lo scorso anno sono stati erogati ai lavoratori oltre 320.000 euro di risorse economiche aggiuntive rispetto al CCNL), con un’attenzione alla sicurezza sul luogo di lavoro e alla formazione». Su questa strada non mancano problemi e criticità. «Esiste anche a livello nazionale un’emergenza operatori – continua il presidente del Consiglio di Gestione -. Facciamo fatica a trovare persone da inserire nel nostro organico, in particolare educatori. È il risultato non solamente di una mentalità che guarda con maggior favore al settore pubblico, ma anche del venir meno di quella missione educativa che è il cuore di chi lavora con le persone. In questo, il nostro sforzo guarda al coinvolgimento del personale, a farli diventare parte di una vera impresa sociale». Ma c’è una seconda criticità: «I percorsi amministrativi di alcuni enti che continuano a guardare quasi esclusivamente alla formula dell’appalto e raramente scommettono sulla coprogettazione come indicato dall’articolo 55 del Codice del Terzo Settore. C’è anche una non disponibilità ad approfondire questi nuovi strumenti che vogliono il Terzo Settore non mero esecutore di politiche e programmi altrui, ma essere coprotagonista nell’ottica di un’amministrazione condivisa». In tutto questo, Solidarietà e Servizi prosegue sulla sua strada, forte di una identità e di una mission ben delineate e che si traducono in due elementi: «Un 5xMille che chiediamo perché continuiamo nel percorso di innovazione e di sviluppo di nuovi servizi e attività sempre nell’ottica di prenderci cura delle persone con disabilità». Non certo secondo, «l’orgoglio di aver mantenuto stabile il numero di volontari che operano con noi, a fronte di un calo generale in Italia che sfiora il 16% negli ultimi otto anni».

In piena pandemia si cercava la speranza con la frase “andrà tutto bene”. «Noi la sostituiamo con “va tutto bene”. Non perché siamo degli inguaribili ottimisti, ma perché ci prendiamo cura delle persone con disabilità con strumenti, risorse, passione, disponibilità e dedizione. Lo sappiamo e vogliamo continuare a farlo nel rispetto del nostro pay-off: mai più soli … insieme ci riusciamo».

Il Centro Diurno Disabili di Cermenate diventa social e approda a Facebook e Instagram

Presentato il progetto che vedrà le persone con disabilità diventare protagoniste sui due popolari social network

Il Centro Diurno Disabili di Cermenate approda ai social. Parte all’inizio del prossimo mese di giugno il progetto di comunicazione e social media che vedrà coinvolte in prima linea le persone con disabilità che frequentano il CDD. «Il nostro obiettivo è duplice», spiega Gaia Spagnuolo, l’educatrice che ha sviluppato il progetto con il supporto di Silvio Pagliaro, il coordinatore del servizio che Solidarietà e Servizi gestisce in appalto per l’Azienda Speciale Consortile Galliano di Cantù. «Da una parte vogliamo raccontare il mondo della disabilità attraverso uno strumento attuale e moderno, vogliamo aprire una porta che possa coinvolgere non solamente quanti hanno a che fare con il CDD, ma anche tutti coloro che possono essere interessati e vogliono essere coinvolti; dall’altra, c’è l’obiettivo di far diventare le persone con disabilità le vere protagoniste. Il tutto, operando sulle loro capacità, facendo crescere l’autonomia, favorendo l’inclusione e valorizzando i loro punti di forza, all’interno di una visione dove ci si aiuta l’un l’altro e dove trova concretezza il claim della nostra cooperativa sociale “Mai più soli … insieme ci riusciamo”».

Seguendo la strada aperta con la webradio – www.escodiradio.it – che proprio da Cermenate è partita alla fine dello scorso anno, il progetto social «mira a sensibilizzare sul tema della disabilità», prosegue l’educatrice. Cambia lo strumento, non la finalità. «I social network sono uno strumento attuale, dalle grandi potenzialità. E come tutti gli strumenti, ciò che fa la differenza è come li si utilizza». E Gaia ha ben chiaro come usarli. Forte della sua giovane età (ha 24 anni) e di un entusiasmo contagioso, ha redatto un minuzioso progetto mettendo in prima linea lo scopo principale: «Far crescere l’autonomia e favorire l’inclusione delle persone con disabilità», spiega. «L’uso delle moderne tecnologie di interazione può diventare un momento piacevole capace di favorire il senso di coinvolgimento, ampliare la rete di contatti e incrementare l’autostima individuale». L’attenzione si è focalizzata sui due principali social network: l’ormai tradizionale Facebook e il popolare Instagram che per Solidarietà e Servizi rappresenta un’importante novità. Su questi saranno creati due profili distinti che verranno alimentati da post sviluppati ad hoc. «Partiamo dalla programmazione settimanale delle attività svolte al CDD per andare a raccontare il mondo della disabilità e far raccontare alle persone disabili quello che fanno e quello che provano», continua l’educatrice senza voler anticipare nulla, o come dicono i giovani, spoilerare alcuna informazione su quella che sarà la presenza social del CDD di Cermenate. «Andremo a costituire una redazione social che si occuperà dei contenuti; saranno vagliate le diverse sensibilità e i diversi approcci di tutti affinché ciascuno possa esprimersi al meglio». Dieci i nomi delle persone che saranno coinvolte direttamente: Teresa, Monica, Stefano, Karim, Federico, Michele, Kevin, Artur, Maria e Gianpiero. «Ma non saranno le uniche perché l’obiettivo è far diventare il progetto una presenza corale in rete e quindi anche le altre persone disabili del CDD parteciperanno indirettamente all’iniziativa». È prevista una prima fase di start-up, perché come tutte le novità il progetto ha bisogno di un periodo di lancio. A questa seguirà una seconda parte di assestamento e valutazione. Destinatari saranno non solamente le famiglie coinvolte, ma anche i Comuni dell’ambito territoriale canturino, gli altri servizi di Solidarietà e Servizi e l’Azienda Galliano, con l’obiettivo di arrivare ad acquisire almeno 300 follower.

Per il momento il progetto social del CDD è stato presentato all’Azienda Speciale Consortile Galliano, la committente del servizio, con un riscontro più che positivo. «È un progetto che parte bene perché trasmette tanto entusiasmo», commenta Gianpaolo Folcio direttore dell’Azienda Galliano. «Siamo sulla strada dell’integrazione e della relazione che, come nel caso della webradio, guarda con attenzione al coinvolgimento attivo delle persone con differente grado di disabilità. Si potenzia la comunicazione verso l’esterno, prendendo contatto con altre realtà e rendendosi visibili al di là del contesto “ovattato” alle volte poco conosciuto dei CDD e nella possibilità di veicolare un’immagine differente della persona disabile, non più limitata allo stereotipo del portatore di bisogni e problemi, ma ripensabile come soggetto attivo in grado di ideare, proporre, scegliere, creare».

Non resta che restare connessi per non perdersi il lancio delle pagine social.