Sostenere i lavoratori disabili e fragili: il progetto “L’Isola che non c’era”

Solidarietà e Servizi si è fatta promotrice di un intervento dedicato alle persone con disabilità con azioni inclusive per non lasciarle sole

«Ho riscoperto cosa significa avere una casa che sia un luogo tutto mio e il gusto di scegliere cose che mi piacciono per renderla bella», sono le parole di Giacomo, arrivato in cooperativa senza casa dopo uno sfratto e che dopo un lungo percorso di housing sociale si è visto finalmente assegnare la “sua” casa popolare. C’è poi Umberto, settantenne con un grave ritardo mentale che tutte le mattine arriva a piedi (puntuale) al “capannone” di viale Toscana a Busto Arsizio (da quasi 20 anni) per la sua “giornata lavorativa”, che dà ordine alla sua vita e gli ha fatto guadagnare il rispetto e l’amicizia di tutti i “colleghi”. Oppure Serena, socia lavoratrice storica della cooperativa, che ha timore del «tempo vuoto» della pensione e chiede «vero che dopo posso continuare a venire qui, se voglio? Mi volete?» Queste sono solamente alcune delle storie cui si rivolge il progetto L’ISOLA CHE NON C’ERA ideato e realizzato da Solidarietà e Servizi e che va a rispondere a precisi bisogni spesso non riconosciuti e trasversali rispetto alle tradizionali modalità di risposta sociale, ma che possono dare origine a complesse situazioni di emarginazione o di esclusione.

«Dalla rete con i Servizi Sociali e di Cura e dalle Cooperative sociali di tipo B sta emergendo la consapevolezza della crescita di una nuova fascia di fragilità, costituita da persone con grandi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, o per le quali il periodo pandemico ha acuito o fatto emergere problematiche psichiche o di dipendenza», spiega Filippo Oldrini, responsabile Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Per queste persone l’inserimento lavorativo necessita di tempi molto lunghi e deve essere effettuato in contesti protetti e supportati. C’è quindi la necessità di avere sul territorio delle “isole inclusive”: ovvero luoghi contemporaneamente lavorativi e educativi che consentano, con l’ausilio di figure specializzate, di prendersi cura dei bisogni di queste persone e di aiutarle a acquisire o riacquisire competenze trasversali e sociali oppure di accompagnare dignitosamente i lavoratori più compromessi alla fine del loro percorso, evitando che vengano espulsi dal contesto produttivo».

Come dice il nome, L’ISOLA CHE NON C’ERA di fatto non c’era. O meglio: c’era – è il ruolo sociale che le Cooperative sociali di tipo B hanno sempre svolto – ma era invisibile e, a causa della congiuntura economica, sempre più a rischio di sparire. E queste persone finite ai margini di un sistema di integrazione che non riusciva a tenere conto anche di loro? «Spesso sono lasciate sole, senza la possibilità di accedere a un percorso loro dedicato, oppure accolte si dalle cooperative, ma senza la forza di dare al loro percorso una prospettiva costruttiva», risponde Oldrini. Ecco perché abbiamo voluto portare questa realtà sotto gli occhi di tutti con il progetto ISOLA CHE NON C’ERA

Base di partenza è uno dei capisaldi dell’azione di Solidarietà e Servizi: il lavoro vero. «Lavoro vero significa un lavoro con un’utilità reale. Il fatto che la Cooperativa sia – e debba essere – un ambiente attento ai bisogni e alle difficoltà delle persone disabili e fragili non significa fare “sconti” sulla qualità del lavoro o sulla fatica. Significa, invece, che si può sbagliare e riprendere tutte le volte che è necessario per fare un passo e che c’è qualcuno disposto a fare un pezzettino in più per finire insieme quello che si è cominciato.

Il fondamento di tutto questo è qualcosa che troppo spesso diamo per scontato: il valore del lavoro nella vita di un uomo e come questo gli dia dignità e un “posto nel mondo”»

In un contesto integralmente lavorativo, L’ISOLA CHE NON C’ERA si prefigge quindi non solamente di accompagnare le persone non più produttive o espulse dal contesto lavorativo nel passaggio verso un diverso “status”, attraverso percorsi di inclusione sociale che possano comunque far mantenere loro una dignità e una strutturazione costruttiva del quotidiano; ma anche di attivare figure di sostegno sociale, educativo e professionale che possano aiutare il lavoratore fragile ad affrontare i momenti di crisi, creando intorno a lui una vera rete sociale. «Realizzare un’“isola inclusiva” è dare vita a un luogo dove le persone disabili e fragili possono trovare o ritrovare la dignità dell’essere lavoratori, ma senza dover rispondere a standard prestazionali per loro non sostenibili. Questo spazio diventa anche il luogo privilegiato in cui far approcciare al lavoro in un contesto produttivo persone giovani inserite in strutture o in progetti per la disabilità».

Il tutto fortemente inserito in una rete territoriale, senza la quale non sarebbe possibile nessun risultato, con i Servizi sociali, i centri psico sociali (CPS), i Servizi di Inserimento Lavorativo e le Aziende. «Una rete dove pubblico e privato si uniscono per condividere e dare insieme una risposta concreta a un bisogno reale».

Quest’anno L’ISOLA CHE NON C’ERA ha un’opportunità in più per realizzare i propri scopi. Solidarietà e Servizi, infatti, ha ottenuto, nell’ambito del Bando Interventi Sociali, l’importante sostegno di FONDAZIONE COMUNITARIA DEL VARESOTTO ONLUS ( www.fondazionevaresotto.it ) che permetterà di aumentare il numero di persone seguite e di incrementare le prestazioni specialistiche a loro favore. Infatti, nei primi sei mesi di progetto, oltre a continuare sostenere le oltre 20 persone già accolte, è stato possibile attivare tre nuovi percorsi di sostegno specialistico o sanitario, totalmente gratuiti per i beneficiari, e quattro interventi sociali per il supporto di persone in situazioni di crisi.

Grazie alla Fondazione è possibile contribuire ulteriormente al progetto con una donazione collegandosi direttamente al link seguente: https://www.fondazionevaresotto.it/i-progetti/lisola-che-non-cera/