Con Dynamo Camp un laboratorio di storytelling sensoriale

Cinque ragazzi con autismo del Centro Socio Educativo Oltre di Solidarietà e Servizi partecipano alle attività del City Camp Milano. Insieme, per star bene e valorizzare le risorse di ciascuno

I cinque ragazzi del CSE Oltre al City Camp Milano

Loro sono Giacomo, Riccardo, Olaf, Paolo, Gabriele. Hanno dai 18 ai 30 anni e frequentano il Centro Socio Educativo “Oltre” e le attività di “Avanti Tutta”, uno spazio progettato da Solidarietà e Servizi per sviluppare l’autonomia dei ragazzi con autismo. Ogni martedì, hanno un appuntamento fisso che aspettano con trepidazione: la mattina all’ “appartamento”. Si tratta di un immobile che Solidarietà e Servizi ha in centro a Busto Arsizio, dove per qualche ora, insieme ai propri educatori, si sperimentano in piccole e grandi autonomie: pulire e ordinare casa, cimentarsi con la lavanderia, cucinare,… Da qualche settimana, però, qualcosa è cambiato. Per tre mesi, ogni martedì, andranno a Milano, in via Bovio 6, presso la sede del City Camp Milano di Dynamo Camp. Si sa, cambiare le abitudini, specie per una persona con diagnosi di autismo, può essere particolarmente impegnativo. Ma, in questo caso, ha vinto l’euforia per la nuova esperienza «Vado a fare una cosa ancora più bella dell’appartamento» – racconta Giacomo, uno dei 5 ragazzi.  

UN LABORATORIO DI STORYTELLING SENSORIALE AL CITY CAMP MILANO 

Sveglia presto, treno alle 9 con due educatori. Mezzi pubblici e arrivo presso la sede del City Camp. «Arriviamo in un posto magico – racconta Giulia Ricci, educatrice di Solidarietà e Servizi. Ci accolgono 4 volontari del camp con un sorriso fantastico e dei modi gentili. Anche gli ambienti sembrano progettati apposta per accogliere: luminosi, curati, arredati con gusto, spaziosi… » Una stanza multisensoriale Snoezelen, uno spazio per Radio Dynamo,  la web radio del city camp, un bar, degli spazi di coworking, tante sale per i laboratori di espressione artistica…  «Al City Camp Milano – continua Giulia – la proposta pensata per noi è quella di un laboratorio di storytelling sensoriale, una narrazione che trasporta i nostri ragazzi in un viaggio sensoriale, un’esperienza di rilassamento attraverso i cinque sensi.»  

«Noi educatori siamo contenti perché vediamo i nostri ragazzi molto partecipi e coinvolti. Per loro poi, anche il contesto milanese è un bel banco di prova. Muoversi nella frenesia di una metropoli è particolarmente sfidante, perché li fa misurare con le autonomie, con il problem solving, con la gestione dello stress. E riuscirci, rafforza in loro l’autostima.» 

«“I volontari sono qui per voi”. Questo è quello che ci sentiamo ripetere spesso» – sottolinea Mariolina Caputo, coordinatrice del CSE Oltre. «Nelle diverse attività proposte al camp, infatti, ci viene chiesto di ridurre al minimo ogni intervento educativo. Ed è bellissimo perchè questo permette anche a noi di gustarci il momento in modo speciale: è una straordinaria opportunità di osservazione, di ascolto, di autoformazione. Ogni settimana oltre all’educatore responsabile dell’attività, invitiamo a partecipare – a turno – anche i nostri colleghi, perchè sia un momento formativo per tutta l’équipe.»   

«Con i ragazzi  di Solidarietà e Servizi – sottolinea Giulia Dossena, responsabile del City Camp Milano – stiamo proponendo un percorso su misura. Ci stiamo conoscendo e anche l’attività è frutto della relazione che stiamo costruendo e delle reali caratteristiche dei ragazzi. Per noi di Dynamo è una ricchezza poter entrare in rapporto con le realtà del territorio, come Solidarietà e Servizi. Nonostante gli approcci diversi – ludico ricreativo, il nostro ed educativo, quello degli enti con cui ci incontriamo – l’obiettivo è lo stesso: il benessere della persona, la valorizzazione del potenziale di ciascuno. Quello che proponiamo, in fondo, è per far emergere dai bambini e dai ragazzi quello che sanno, possono e desiderano fare. In una parola, le loro risorse.  Ci piace avere uno sguardo che tiri fuori il meglio. Per noi è un obiettivo molto sfidante, ma crediamo che sia la direzione giusta in cui andare.» 

LA REALTÀ DI DYNAMO CAMP 

Presente dal 2007 in Italia, Dynamo Camp offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità.  Il fine ultimo di Dynamo Camp è contribuire al “diritto alla felicità” di bambini con gravi patologie e delle loro famiglie, attraverso momenti di spensieratezza.  “Right to happiness” cita il pay off. Un luogo dove la vera cura è ridere e la medicina è l’allegria. 

Le attività si svolgono presso Dynamo Camp, in Toscana, e nei Dynamo City Camp in alcune delle principali città del territorio nazionale,  durante l’estate o lungo l’intero arco dell’anno. In particolare, dal 2024, nella sede di Milano, il Dynamo City Camp è in funzione in modo continuativo con spazi ad hoc per le attività e i laboratori. Il modello proposto è quello della Terapia Ricreativa Dynamo®, che ha obiettivi di svago e divertimento, ma anche – e soprattutto – di essere di stimolo alle capacità di bambini e ragazzi, sostenendo la fiducia in se stessi e la speranza, con benefici di lungo periodo sulla qualità di vita

Il servizio “Assegno di Inclusione” in cattedra

L’intera équipe del servizio Assegno di Inclusione di Solidarietà e Servizi racconta il proprio lavoro sul campo agli studenti del corso di laurea in Servizio Sociale dell’Università Cattolica di Brescia

Studenti in un’aula dell’Università Cattolica

In Solidarietà e Servizi è presente il “Servizio Assegno Di Inclusione” che si occupa di supportare le persone e le famiglie nel superamento di situazioni di povertà, supportandole nella graduale riconquista di un’autonomia socio-economica. 

«Recentemente – spiega Alice Bassini, assistente sociale del servizio ADI –  abbiamo avuto l’opportunità di raccontare il nostro lavoro agli studenti del corso di laurea in Servizio Sociale (corso in Lavoro sociale relazionale per il contrasto alla povertà e alla grave emarginazione) dell’Università Cattolica di Brescia.»  
«Noi eravamo in 9 persone – continua –   3 assistenti sociali, 1 educatore della Cooperativa Lavoro Solidarietà (CLS) di Saronno, partner del servizio, 1 psicologa e 4 persone di cui ci prendiamo cura. Abbiamo scelto di andare come squadra, proprio per raccontare la coralità di professioni di cui si compone il servizio.  Siamo un’équipe, noi assistenti sociali abbiamo la regia del progetto, ma non riusciremmo a lavorare senza le altre professionalità. La multidisciplinarietà dell’equipe è un punto di forza, ci consente di avere uno sguardo più ampio per conoscere le persone che si affidano a noi.» 

Portare il punto di vista di chi lavora sul campo 

«Ho voluto invitare l’équipe ADI di Solidarietà e Servizi – evidenzia Federica Vezzoli, docente dell’Università Cattolica e assistente sociale – non solo per portare una testimonianza, ma anche per fare una vera e propria lezione tutti insieme, ognuno con il suo pezzo di competenza. Per me è importante far vedere come funziona un vero servizio, portare dei saperi che non sono solo accademici ma anche professionali, ascoltando il punto di vista di chi lavora sul campo.»  

«L’assegno di inclusione – a parlare è Miriana Martorano, assistente sociale di Solidarietà e Servizi – è spesso frainteso nelle comunicazioni che ne vengono fatte. Certo, ci sono le procedure, le normative, gli aspetti burocratici, ma noi desideriamo raccontare di un servizio che può essere costruito insieme in maniera più umana, ascoltando, entrando in relazione, stando al fianco delle persone che si rivolgono a noi.»  

Un servizio dove il vero focus sono le persone

Persone che sono il vero focus «Tante volte pensiamo che i professionisti siano i veri depositari di saperi e tecniche – sottolinea Federica Gusberti, psicologa del servizio. La testimonianza degli operatori invece è solo un punto di vista. Poi c’è il punto di vista di coloro che usufruiscono del servizio e le storie di vita delle persone sono ben più complesse. Il sapere è il loro, ci vuole un cambio di prospettiva. Noi lavoriamo con la storia delle persone; per questo abbiamo scelto di portare alcune famiglie di cui ci prendiamo cura, sono loro gli “esperti in cattedra”.»  

Molto toccante il momento in cui le persone hanno raccontato la loro storia di vita «Una formazione che è arrivata dritta al cuore delle persone presenti in aula e che è stata in grado di emozionare e commuovere.»  

«In università esistevano già dei workshop esperienziali – prosegue la docente Federica Vezzoli – ma è stata la prima volta in cui persone in condizioni di povertà ed emarginazione sociale sono entrate in università per fare una lezione. Mio grande desiderio è quello di continuare in questa direzione. Personalmente sono molto grata perché c’è stata una dinamica di reciprocità: hanno imparato gli studenti, ma ho imparato anch’io…Come poter insegnare meglio ed essere un’assistente sociale migliore.» 

Un progetto di Solidarietà e Servizi tra gli Emblematici Maggiori di Fondazione Cariplo

Presentati ufficialmente presso il Centro Congressi Villa Cagnola (Gazzada) i progetti Emblematici Maggiori per la provincia di Varese finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia. Tra questi anche (T)essere futuro, firmato Solidarietà e Servizi

Gli Emblematici Maggiori finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia

8 milioni di euro, per 5 grandi progetti che hanno coinvolto più di 20 enti in provincia di Varese sulle 4 aree tematiche care a Fondazione Cariplo: arte e cultura, ricerca scientifica, servizi alla persona e ambiente. Questi i numeri con cui, lo scorso 10 febbraio, presso il Centro Congressi “Villa Cagnola” sono stati presentati ufficialmente i progetti Emblematici Maggiori per la provincia di Varese, finanziati da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia.  

«Cultura, sostenibilità ambientale, attenzione agli ultimi e fragili. Si possono riassumere cosi le scelte fatte dal territorio di Varese per i progetti che oggi presentiamo – ha commentato Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo – c’è molta varietà in queste iniziative, ma un filo conduttore che li unisce: l’impegno e l’attenzione nei confronti degli altri e del nostro patrimonio naturale e culturale». 

L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto. «Puntiamo sempre più a progetti robusti che fanno massa critica ha evidenziato Federico Visconti, presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto – e credo che ridimensioneremo quelli che erano stati per tanti anni progetti più di elargizione a pioggia. Non perché non siano dei buoni progetti ma perché i tempi sono cambiati. Quindi ben venga che ci siano anche degli emblematici che danno appunto sostanza a questa idea della massa critica». 

Parole chiave coesione sociale, sinergia per lavorare insieme alla società di domani, lasciando spazio a chi opera sul territorio. Una grande scommessa, raccolta dalla cooperativa Solidarietà e Servizi, uno tra gli enti vincitori del finanziamento con (T)essere futuro, un progetto che guarda al futuro.  

UN PROGETTO ARTICOLATO. LA CASA PER IL DOPO DI NOI… 

Un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre a quello di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo. Di cosa si tratta? Innanzitutto, della costruzione di una nuova residenza per il “dopo di noi” sul territorio di Caronno, sulla stessa area dove già oggi Solidarietà e Servizi è presente con il Centro Diurni Disabili “Il girasole” che ospita 22 persone con disabilità e il Centro Sperimentale “Fabio Viganò” dedicato a minori con disturbi del neurosviluppo.  

«Solidarietà e Servizi è presente a Caronno Pertusella da oltre 30 anni» – sottolinea Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi. «Una presenza che ha saputo mettersi in dialogo con le istituzioni, con il mondo della scuola, con i servizi dell’ASST, ma anche con l’associazionismo e il mondo del sociale. Questo ulteriore Servizio, questo grande progetto, è davvero espressione della città e del distretto, quello di Saronno, del quale Caronno Pertusella fa parte..» 

Sarà una casa, «ci piace chiamarla così – continua Borghi – perché in essa desideriamo ricreare un ambiente familiare, un luogo in cui le persone possano star bene, far esperienza di socialità, di integrazione e reale autonomia.» La residenza sarà divisa in due unità abitative di 5 persone ciascuna e sarà dotata di spazi comuni, sia all’interno sia all’esterno. «Il progetto definitivo prevede camere singole perché ciascuno abbia i propri spazi di privacy, ma anche locali comuni di convivialità. Negli spazi esterni realizzeremo un giardino composto da differenti zone che rivestano due funzioni: essere occasione di relax e svago, ma anche opportunità per stimolare i sensi, combinando tra loro materiali, profumi, superfici.» 

… DOTATA DELLE PIÙ MODERNE TECNOLOGIE 

Sarà un edificio NZEB, acronimo di Nearly Zero Energy Building, progettato e realizzato in un’ottica di elevatissimo risparmio energetico grazie all’utilizzo del sistema X-Lam, una tecnica costruttiva basata sull’uso di pannelli lamellari di legno massiccio. I pannelli X-Lam, grazie alle qualità naturali isolanti e alla bassa conduttività termica del legno, contribuiscono attivamente nella coibentazione dell’involucro edilizio che necessita di pochissima energia in fase di riscaldamento e raffrescamento. Una casa accessibile, ma anche sostenibile per l’ambiente.  
«Come negli ultimi progetti abitativi di Solidarietà e Servizi – evidenzia Borghi –   anche in questo caso, si tratterà di una casa con una dotazione tecnologica e domotica «tailor-made», co-progettata in sinergia con la Facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università LIUC di Castellanza (VA). Nelle nostre case sperimentiamo sempre più l’importanza del ricorso alla tecnologia come strumento per sviluppare l’autonomia. Solo per fare un esempio, le persone con disabilità non dovranno più avere con sé le chiavi di casa perché potranno accedere con l’impronta digitale.»   

LA DIFFUSIONE DI UN MODELLO INNOVATIVO DI PRESA IN CARICO 

Ma il progetto (T)essere futuro di Solidarietà e Servizi non è solo la progettazione, costruzione e la gestione di una nuova residenza per il dopo di noi. Mira anche a diffondere sul territorio della Provincia di Varese e, in particolare, su quello dei comuni del piano di zona, un modello innovativo di accoglienza e presa in carico della persona con disabilità e della sua famiglia. Il centro di questo modello è la definizione, per ciascuna persona, di un Progetto di Vita, individuale e personalizzato.

«Il progetto di vitaconclude Borghi – è tagliato su misura e offre supporto e orientamento in ogni ciclo di vita delle persone con disabilità, coinvolgendo tutti gli ambiti in cui la persona è inserita. In questo contesto diventa fondamentale la costruzione e il mantenimento di reti con gli stakeholder, a partire dalla famiglia, alla scuola, al lavoro, alle reti amicali e ai contesti del tempo libero, fino ai servizi specialistici. Con questa seconda azione del progetto, nel prossimo triennio, miriamo a intercettare 300 nuove persone per la presa in carico.»   

Allora non resta che aspettare la posa della prima pietra, prevista per il prossimo mese.  

«Dignità, lavoro e ricerca dell’autonomia»

Michele Mancino, vicedirettore di VareseNews, ospite per un giorno del “capannone” di viale Toscana, racconta il mondo di Solidarietà e Servizi, fatto di cura e lavoro.

Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi, negli uffici del Business Process Outsourcing

Articolo di Michele MancinoFonte VareseNews

Se andate a visitare la cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, nella sede di viale Toscana a Busto Arsizio, salite al primo piano (è un consiglio). Appena entrati nella Bpo, acronimo che sta per business process outsourcing, un’unità di lavoro tecnologica, su una parete troverete disegnato un albero che su rami, tronco e radici riporta le parole che gli ospiti hanno scelto per definire l’impatto del lavoro nella loro vita. Dignità, bellezza, fiducia, orizzonte, solo per citarne alcune. Parole, che prima di diventare linfa di quell’albero ideale, sono passate dal cuore dei lavoratori della cooperativa: ragazzi e ragazze, uomini e donne, diversamente abili e “normali”. Sulle fronde di quell’albero c’è un vocabolario vivo e pieno di senso, generato da uno dei tanti frammenti sparsi nella galassia del cosiddetto “terzo settore”, definizione che per qualche economista di rango nell’era della sostenibilità integrale, non ha più ragione di essere.

CURA E LAVORO

Quando si entra nella struttura di viale Toscana si rimane colpiti da due cose: da una parte c’è il lavoro che nella cooperativa ha una dimensione importante, dall’altra c’è l’aspetto della cura. La cooperativa ha in carico sia bambini che adulti, con le più svariate forme di disabilità e con diversi livelli di autonomia. Per ognuno di loro c’è un progetto di vita e di cura personalizzato. «Tenere insieme queste due dimensioni implica uno sforzo enorme che è importante fare sia per le persone che ci sono affidate che per le loro famiglie» sottolinea Domenico Pietrantonio presidente di Solidarietà e Servizi.
Nella cooperativa lavorano 76 persone diversamente abili assunte, alcune con problemi psichici altre con problemi fisici. «Il lavoro è l’aspetto in cui si manifesta di più la dignità della persona – spiega il presidente del consiglio di gestione- non perché negli altri servizi non possa emergere, ma nel lavoro è più evidente».
Mentre sono 43 i responsabili delle varie attività. Tutti hanno i loro obiettivi e su quello vengono valutati. Ma in ogni processo decisionale è importante che ci sia un confronto perché il rischio di essere autoreferenziali è molto alto. Questo rischio in Solidarietà e Servizi è mitigato dal modello di governance che prevede la presenza di un consiglio di sorveglianza composto da professionisti che lavorano pro bono. «La presenza di questo organismo obbliga a motivare ogni scelta: perché si decide di fare un investimento, qual è lo scopo e quali sono le ricadute previste. È fondamentale avere quello sguardo tecnico esterno perché noi siamo un’impresa, un’impresa sociale» sottolinea Pietrantonio.
In Solidarietà e Servizi ci sono i servizi diurni per le persone con disabilità che non lavorano ma svolgono attività finalizzate all’autonomia e c’è l’aspetto lavorativo vero e proprio, risultato di partnership consolidate con importanti aziende del territorio e regolate da convenzioni quadro per il conferimento di commesse di lavoro alle cooperative sociali e imprese sociali, come previsto dall’articolo 14 del decreto legislativo 10 settembre 2003 numero 276.

Il reparto Bpo della coop. sociale Solidarietà e Servizi

OUTSOURCING PER LE IMPRESE

Le unità lavorative della cooperativa sono un mix ben equilibrato tra produzione di servizi ad alto contenuto tecnologico e lavorazioni classiche, come l’assemblaggio. Nel reparto Bpo si fanno attività di customer care, call center, back office supporto all’e-commerce e data entry per colossi come Eolo, Novartis Farma, Sandoz, Banco Bpm. Lavori che richiedono competenze tecnologiche di un certo livello. Quando si entra in questa unità, è molto difficile distinguere, a un primo sguardo, chi è diversamente abile da chi non lo è.
Nel reparto Rigenesi, con un modello di economia circolare, si offre alle aziende la possibilità di rigenerare apparati tlc di valore rendendoli come nuovi e riutilizzabili nelle installazioni presso nuovi clienti. Anche questa è una lavorazione ad alto contenuto tecnologico che permette di recuperare apparati ancora funzionanti riducendo l’impatto ambientale.
Particolarmente affascinante il reparto che gestisce la digitalizzazione e la conservazione dei documenti cartacei, dove si utilizzano soluzioni innovative per migliorare la qualità del dato e ridurre i costi per le imprese: la firma grafometrica, la cattura semiautomatica dei dati, il riconoscimento testuale multilingue. Non parliamo solo di “scartoffie burocratiche” e archivi, provenienti da aziende e amministrazioni, da trasformare in file digitali, ma anche di catalogazione e digitalizzazione di testi letterari e documenti antichi, con l’utilizzo di potenti scanner di ultima generazione, su commesse di fondi e biblioteche.
Non manca la parte di assemblaggio e confezionamento di prodotti cosmetici, idraulici, minuteria metallica ed elettrica sempre in un’ottica di partnership con grandi player dei vari settori.
Infine, c’è anche una parte di produzione industriale realizzata in collaborazione con la “Vito Rimoldi”, storica azienda metalmeccanica del territorio, che produce e distribuisce guarnizioni e articoli tecnici per uso industriale. Una parte della produzione, circa 400 milioni di guarnizioni l’anno, è stata affidata a Solidarietà e Servizi che utilizza processi di lavorazione e controllo qualità altamente automatizzati. Una particolarità interessante: per eseguire una sagomatura perfetta delle guarnizioni si usa un sistema a getto d’acqua.

L’AUTONOMIA  “DURANTE E DOPO DI NOI”

La ricerca dell’autonomia, per le persone affidate a Solidarietà e Servizi, è un capitolo importante. Per accompagnare l’uscita dal nucleo famigliare, occorre predisporre un percorso e avere strutture adeguate. Ad oggi i servizi residenziali della cooperativa sociale di Busto Arsizio sono nove: due comunità, cinque appartamenti e due housing che complessivamente ospitano 56 persone. Inoltre a Caronno Pertusella è in fase di realizzazione un ulteriore progetto di housing con due appartamenti per dieci persone.
«La libertà di una persona presuppone l’autonomia – conclude Pietrantonio – e arrivare all’autonomia richiede un percorso che può durare giorni e a volte un’intera vita. Ma è più costruttivo rispetto alla pretesa, seppur giustissima e motivata, di aiutare. Una persona prima di essere aiutata va rispettata».

Le Università con Solidarietà e Servizi: una collaborazione a tutto campo

Da sempre promotrice della collaborazione con gli atenei del territorio, negli ultimi mesi Solidarietà e Servizi ha intensificato gli scambi con Università Bicocca e Università dell’Insubria. Lezioni aperte, workshop e case history

Gli studenti della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università dell’Insubria

Da diversi anni Solidarietà e Servizi collabora con il mondo accademico. Basti pensare al progetto di implementazione della domotica applicata per le case, co-progettata, a partire dal 2023, in sinergia con la Facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università LIUC di Castellanza (VA). O ancora il rapporto consolidato con Università Cattolica, in essere dal 2019, per la digitalizzazione dell’archivio storico di padre Agostino Gemelli.  

O ancora… le collaborazioni in atto per le attività di recruitment «Sono ormai 7 anni che collaboriamo con i servizi di placement di Università Cattolica, Università degli Studi di Milano Bicocca e Università dell’Insubria» – racconta Giorgia Piana, HR specialist in Solidarietà e Servizi. «Nel 2018 con la Cattolica abbiamo organizzato incontri di orientamento e un workshop sulla stesura del curriculum e sul colloquio di lavoro. Con Insubria abbiamo partecipato alle varie edizioni della giornata del “Sapere Educativo”, organizzate dall’università per far conoscere come si lavora sul territorio in ambito educativo. Sempre con Insubria abbiamo messo a disposizione la nostra sede per alcuni moduli del corso per “Assistenti di tirocinio”, organizzato dall’ università, in collaborazione con ATS Insubria. Con tutti gli atenei, poi, abbiamo in essere convenzioni per l’attivazione di tirocini, soprattutto per le facoltà di Servizio Sociale e Scienze dell’Educazione.» 

Negli ultimi mesi questa collaborazione si è intensificata e sono nati progetti formativi specifici, in cui alcuni servizi della cooperativa di Busto Arsizio sono saliti in cattedra per una lezione o un workshop. «Si tratta – evidenzia Laura Puricelli, responsabile dell’area Autismo e Autonomia di Solidarietà e Servizi – di importanti opportunità che hanno arricchito i servizi, valorizzato la professionalità degli operatori e creato “ponti di collaborazione” con l’ambito accademico. La ricerca e il confronto continuo sono infatti la premessa per un’offerta di servizi in grado di stare al passo con l’evoluzione del bisogno.» 

LA NASCITA DI ALIBLU: LE TAPPE DI UNA START UP CON GLI STUDENTI DELLA BICOCCA…  


Con l’Università degli Studi Milano Bicocca – continua Giorgiaabbiamo organizzato una lezione aperta sulla nascita di AliBlu, il servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo. Coinvolti 20 studenti della laurea magistrale in scienze pedagogiche, del corso in “Coordinamento dei servizi educativi” che sono venuti presso la nostra sede per una giornata.» Due le docenti, Mariolina Caputo psicopedagogista e coordinatrice del servizio e Martina Bonoldi, educatrice. «Abbiamo raccontato la storia di Aliblu – spiegano – soffermandoci sulle tappe di quella che è stata una vera e propria start up: l’emergere di un bisogno dal territorio, le liste d’attesa, la progettazione del servizio, la partecipazione al bando Cesvi, l’inaugurazione in aprile 2024, lo sviluppo e la crescita di un servizio che, oggi, ha tutta la dignità per stare in piedi con le proprie gambe.»  

«In un panorama in cui le neurodivergenze sono in continua evoluzione – proseguono – il servizio deve adattarsi in continuo. Questo vuol dire per noi formazione permanente e nuova programmazione. Il contatto con le università ci è stato molto utile per fermarci e recuperare una visione di retrospettiva per progettare al meglio i prossimi passi.» 

…E DELL’INSUBRIA A VARESE 

Una seconda lezione, sempre con AliBlu in cattedra, agli studenti del secondo anno della facoltà di Educazione Professionale dell’Università dell’Insubria. Questa volta presso la sede dell’ateneo, a Varese. «La classe era piena, una quarantina di studenti, che hanno seguito in modo partecipe e con grande entusiasmo – testimonia Mariolina Caputo.  Ci siamo focalizzati su un aspetto molto tecnico – la comunicazione alternativa aumentativa (CAA), uno strumento solitamente usato in campo terapeutico per semplificare la comunicazione di bambini con ritardi nello sviluppo del linguaggio, deficit cognitivi o disturbi dello spettro autistico. In aula abbiamo portato le basi scientifiche dello strumento.»

Non è mancata poi un’esercitazione più pratica con un’attivazione sulla task analysis (analisi del compito), un metodo molto usato con persone autistiche per definire la sequenza di comportamenti necessari per l’esecuzione di compiti più complessi. Per rendere la lezione ancora più interessante, le formatrici hanno portato in aula diversi strumenti, abitualmente utilizzati in AliBlu, da mostrare agli studenti.  

IN AULA CON GLI STUDENTI DEL SECONDO ANNO DELLA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE 

Anche l’ufficio comunicazione di Solidarietà e Servizi è stato invitato a portare la propria testimonianza agli studenti del secondo anno della facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università dell’Insubria (in aula a Varese e, in collegamento da remoto, con la sede di Como). «È ormai nostra abitudine – racconta Letizia Ferri, docente di Pedagogia Sociale – invitare dei professionisti della comunicazione di realtà che lavorano nel sociale per rendere più concreto ai ragazzi quello che studiano sui libri. Grazie alla testimonianza di Solidarietà e Servizi, i ragazzi hanno scoperto come il mondo della comunicazione possa essere applicato al settore sociale, mettendo le proprie competenze al servizio di buone cause.» 

«Durante la lezione – spiega Chiara Dal Canton, responsabile comunicazione di Solidarietà e Servizi – abbiamo illustrato il ruolo strategico della comunicazione nel terzo settore, rendendo evidente che questa non è solo una necessità operativa, ma un pilastro fondamentale per costruire fiducia, attrarre sostenitori e raccontare storie capaci di emozionare».  
 
«Gli studenti – continua la docente Ferri – si sono mostrati entusiasti e coinvolti, sorprendendosi di quanto il lavoro nel sociale possa essere stimolante e di come permetta di coniugare interesse per la comunicazione con un forte impatto sociale. Questo incontro non solo ha fornito loro strumenti utili per il futuro, ma ha anche acceso in molti la curiosità verso una carriera in ambito non profit, dimostrando il valore del confronto con esperti e casi concreti in aula.»  

Web radio e laboratorio del legno: un’integrazione possibile 

15 studenti dell’Istituto Comprensivo di Cermenate fianco a fianco delle persone con disabilità del Centro Diurno Disabili di Cermenate (CO). Due progetti di reale inclusione

I ragazzi e le ragazze dell’Istituto Comprensivo di Cermenate durante una diretta a Esco di Radio

«Siete interessati a far vivere ai vostri ragazzi un’esperienza di web radio in un contesto speciale?» Qualche mese fa una proposta del genere è arrivata sul tavolo della dirigente dell’Istituto Comprensivo di Cermenate dal responsabile del Centro Diurno Disabili dello stesso comune. «La dirigente mi ha girato subito la richiesta» – racconta Daniela Monti, docente di tecnologia e responsabile dell’orientamento a scuola. «Non mi sono lasciata sfuggire quest’opportunità. Con le terze medie stavamo affrontando proprio i temi della storia dei mezzi di comunicazione…  un’esperienza in radio calzava a pennello.»  

E così, grazie ai fondi del PNRR, è stato proposto un laboratorio trasversale, per mettere le “mani in pasta”, aperto a tutti i ragazzi e le ragazze di seconda e terza media. Hanno aderito in 12. A partire da ottobre, fino a dicembre, 9 incontri, alternati durante le ore curricolari del mattino e le ore extra curricolari del pomeriggio, in cui hanno fatto esperienza reale di web radio. Una web radio speciale, perché, a condurla, sono le persone con disabilità con i loro educatori. 12 in totale, tra speaker e fuori onda.  

ESCO DI RADIO, UNA WEB RADIO SPECIALE 

L’esperienza di Esco di Radio è un’idea di ospiti e operatori del Centro Diurno Disabili di Cermenate, gestito da Solidarietà e Servizi, ideata tre anni fa, grazie alla collaborazione con l’Azienda Speciale Consortile Galliano «I primi mesi sono stati di start up» – a parlare è Silvio Pagliaro, coordinatore del Centro Diurno Disabili di Cermenate. «Con il supporto in particolare dell’ufficio ICT (Information Communication Technology) della Solidarietà e Servizi, ci siamo dotati di tutto il materiale necessario e abbiamo seguito una formazione presso gli studi di Radio Busto Live.  A partire dall’11 dicembre 2022 – data dell’inaugurazione ufficiale – siamo andati a regime: ora siamo in diretta live tutti i mercoledì.»  
 
L’organizzazione è definita fin nei minimi dettagli: il lunedì la riunione di redazione, il martedì la stesura del palinsesto con gli ospiti. E poi la messa in onda con musica e tante rubriche, tra cui “CDD tra le pentole” (cucina), l’Oroscopo, “Roby’s style” (rubrica di moda), “Spoetastri” (poesia), l’almanacco e gli immancabili pronostici calcistici. Durante l’anno poi anche delle rubriche dedicate a particolari eventi, come “A tutto Sanremo”, l’ultima in ordine di tempo.  

«Ognuno qui ha il suo compito» – spiega Alessandra Civelli, educatrice responsabile del progetto. «Nel tempo, i nostri ragazzi hanno imparato ad aspettare il proprio turno, ricercare i contenuti, gestire la diretta, così come il “dietro alle quinte”. Per ascoltarci, basta andare sul nostro sito www.escodiradio.it: andiamo in onda tutti i mercoledì, dalle ore 9:00 alle ore 16:00. E da marzo 2023, il progetto si è evoluto perché abbiamo in essere una collaborazione con gli amici dei Centri Diurni Disabili “Le Betulle”, “Naviglio” e “Torchietto” di Pavia: le redazioni si sono anche fatte reciprocamente visita ad aprile e luglio del 2024. Da Pavia vanno in diretta live il giovedì.»

UNA COLLABORAZIONE ALL’INSEGNA DELLA SPONTANEITÀ 

«Siamo entrati in questo progetto in punta di piedi – testimonia la docente Daniela Montiil nostro obiettivo era duplice: far vivere ai nostri ragazzi un’esperienza di inclusione e poterci sperimentare in una realtà di web radio davvero particolare.»  

«I ragazzi – continua – all’inizio erano un po’ rigidi e impacciati nel confrontarsi con una realtà del tutto nuova. Ma sono bastati pochi incontri per sciogliere il ghiaccio. Come insegnante non ho mai forzato la mano, ho lasciato che l’interazione tra di loro e con le persone con disabilità fosse molto spontanea e libera. Abbiamo partecipato alle riunioni di redazione, siamo stati coinvolti nelle dirette live e devo dire che ho visto i miei ragazzi coinvolgersi sempre di più. Sono nati dei legami di simpatia e spesso si sono trovati fianco a fianco a collaborare insieme.»  

Diversi gli episodi a testimonianza di questo: «ci hanno invitato a festeggiare il compleanno di Maria, una delle ragazze del centro e uno dei nostri studenti ha preparato spontaneamente un dono per lei. A dicembre, in occasione del Natale, abbiamo fatto una festa insieme, i nostri ragazzi hanno cantato e si sono impegnati nel preparare un biglietto natalizio per ciascuna delle persone del Centro Diurno che poi abbiamo attaccato sul grande albero di Natale.  Alcuni poi si sono coinvolti partecipando alla festa di Halloween o ai mercatini di Natale del Centro.» 

UN’ESPERIENZA DI VALORE PER TUTTI 


«Per me è stata un’esperienza molto arricchente, sono stata felice di vedere una reale integrazione all’opera: grandi disponibilità e sensibilità da parte dei miei ragazzi, da una parte e la gioia negli occhi di queste persone disabili, dall’altra.»  

Soddisfazione anche da parte del team degli educatori del Centro Diurno: «I ragazzi hanno portato una ventata di novità e giovinezza» – sottolinea Alessandra. «La cosa più bella per noi è quella di aprirci al territorio e conoscere la realtà che abbiamo intorno, vedere le nostre persone interagire in modo diverso; tutto questo favorisce e sviluppa l’autonomia delle persone disabili, unico e vero obiettivo del progetto web radio.»  

I ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Cermenate con Marco, educatore e responsabile del progetto falegnameria presso il Centro Diurno Disabili

«QUI NON SI PUÒ FINIRE, OCCORRE ANDARE AVANTI» 

«Quando un’esperienza è oggettivamente carica di frutti positivi non può terminare» – commenta la professoressa Monti. «Durante la nostra presenza alla web radio abbiamo notato una piccola falegnameria e conosciuto Marco, educatore e maestro di lavoro. Ci siamo organizzati ed è nato un nuovo progetto». A partire dall’inizio dell’anno, per 10 lunedì 3 ragazzi dell’Istituto Comprensivo lavoreranno insieme a Karim, Michele, Artur, Federico, Kevin, Roberto e Stefano, tutte persone del Centro Diurno Disabili.  

«I ragazzi sono molto motivati, stanno mettendo in pratica quello che studiano a scuola – racconta Daniela. Sono partiti da un’idea e la stanno traducendo in un progetto.  Nello specifico, vorrebbero preparare qualcosa che rimanga nella nostra scuola e che parli del contrasto al bullismo. Stanno lavorando ad un puzzle che possa esprimere le emozioni di bullo, vittima e spettatore».  

Previste anche due uscite tutti insieme con il laboratorio di falegnameria: la prima alla Bellotti SpA, storica azienda di Cermenate, attiva nel settore del legno, la seconda alla Artwood Academy di Camnago, ente formativo d’eccellenza nel settore del design del legno e della falegnameria contemporanea.  

«Poter essere in un contesto come questo è davvero arricchente per tutti, permette di ampliare lo sguardo e di vedere i mille colori di cui è fatto il mondo.» 

Paolo, il costruttore al servizio di tutti

Una decina di giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, un uomo che non si è risparmiato nel servizio agli altri

di Giorgio Vittadini – Pubblicato 31 Gennaio 2025 su Il Sussidiario

Pochi giorni fa è mancato Paolo Fumagalli, uno dei miei più cari amici. Penso che la sua vita abbia incarnato compiutamente la famosa frase contenuta nella Lettera di San Giacomo: “La fede senza opere è morta”.

A inizi anni Novanta, Paolo lasciò un lavoro con grandi prospettive di carriera in Hewlett-Packard per dirigere la piccola neonata Compagnia delle opere, associazione di piccole e medie imprese ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa. Fu un vero azzardo per un uomo con famiglia e figli piccoli e con le sue capacità. Il desiderio di servire l’ideale che animava la CdO prevalse su ogni calcolo. Per anni, ancora prima di quella scelta, aveva contribuito alla crescita dei Centri di solidarietà, il cui obiettivo era aiutare in modo libero e gratuito le persone più in difficoltà a trovare lavoro.

Come direttore della CdO, insieme a due amici, Mario Sala e Graziano Tarantini, diede vita alla convenzione bancaria tra i soci dell’associazione e i 25 principali istituti bancari. Questo accordo, in vita ancora oggi, permise a moltissime piccole imprese di sopravvivere e crescere in anni difficili per il credito e portò il numero dei soci a crescere fino a 36.000.

Queste e altre iniziative furono il modo con cui Paolo e altri amici cercavano di incarnare i suggerimenti che don Luigi Giussani dava in quegli anni. Tra i suggerimenti del fondatore di Comunione e Liberazione, il primo era: aiutate chiunque intenda creare lavoro con la sua impresa. Il lavoro era senz’altro la priorità, ma che implicava una certa idea di impresa, lontana sia dal modello iper-liberista, segnato dall’egoismo, dallo sfruttamento e dal darwinismo distruttivo tra imprese, sia dal modello assistenzialista inefficiente. Il secondo principio suggerito da Giussani e attuato da Paolo, infatti, era: fate vedere che è possibile fare impresa a partire da un desiderio non ridotto di bene, da un atteggiamento positivo e costruttivo verso tutti.

Nella vita e nel suo percorso professionale, Paolo ha continuato a dimostrarlo anche quando, lasciato il lavoro in CdO, divenne membro dei Consigli di amministrazione e consulente delle più grandi banche e assicurazioni italiane e di tante imprese.

In settori che possono essere lontani da afflati umanitari, come la finanza, Paolo mostrò che si poteva essere bravi professionisti senza prostituirsi alla mentalità dominante che insegna in modo calvinista a schiacciare gli altri per cercare vantaggio per sé o per i propri clienti. Non si è mai tirato indietro quando gli chiedevo di occuparsi di persone in crisi con le loro aziende, e in modo gratuito trovava soluzioni capaci di “salvare” persone e imprese. Non ci fu per lui soluzione di continuità tra profit e non profit, tra cultura, carità e profitto. Insieme alla sua attività professionale, promosse per anni la sede della CdO di Busto Arsizio; si impegnò direttamente, ricoprendo la carica di presidente del Consiglio di sorveglianza nella cooperativa sociale Solidarietà e Servizi, una realtà capace di un approccio moderno e attento alle persone diversamente abili; costituì la Fondazione culturale San Giacomo; collaborò con Russia Cristiana e nell’Associazione pro Terra Sancta con un amore particolare per il Libano.

In tutto il periodo della malattia Paolo è rimasto se stesso: pur conscio della gravità del suo male ha continuato a esortare chi si stringeva a lui alla speranza, all’amore, alla vita, alla continua costruzione. Il suo affidamento al Mistero era palpabile. Con il rosario quotidiano in famiglia chiedeva il miracolo.

E le grazie in questi mesi non sono mancate: alcune amicizie storiche finite da tempo sono rinate; la certezza che la vita non finisce diventa palpabile nella compagnia intorno a lui; il suo “sono pronto” degli ultimi momenti.

Nella stupenda lettera di ringraziamento dei familiari di Paolo si legge: “Una domanda ci ha accompagnato durante questo tempo e ci accompagna tutt’oggi: cosa permette di stare di fronte a un dramma di tale portata? Attraverso quanto accaduto in questi mesi abbiamo incominciato a sperimentare che la risposta a una domanda così impegnativa può essere solo la Presenza di Cristo che rompe la solitudine. Il primo a mostrarcelo è stato il papà che, con la sua vita e in modo particolare durante questo periodo di malattia, ci ha costantemente invitato ad accorgerci di questa instancabile Presenza, bella e travolgente, carica di significato e di proposta, che allargava il suo cuore e accendeva la sua fede”.

Adesso che anche lui è andato nell’al di là con tanti altri amici, il corpo mistico della Chiesa è per me ancora più reale.

Ciao Paolo, amico e maestro!

Paolo Fumagalli è stato Presidente del Consiglio di Sorveglianza dal 2014 e membro del Consiglio di Amministrazione dal 1989 al 1996 della Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale, oltre che membro del Consiglio di Amministrazione della Solidarietà e Servizi Fondazione dal 2020.

Con passione, intelligenza e lungimiranza, Paolo ha contribuito in maniera decisiva alla crescita della Solidarietà e Servizi come impresa sociale, da un lato favorendo l’adozione di un modello organizzativo che distingue la responsabilità gestionale da quella del controllo e della vigilanza, dall’altro sostenendo scelte strategiche, come la dismissione delle attività relative al sostegno dei minori disabili in ambito scolastico, che hanno permesso alla cooperativa di sviluppare progetti e servizi nuovi e innovativi, in particolare nel campo del Dopo di Noi, dell’Autismo e dell’Inserimento Lavorativo delle persone disabili.

Ma un altro aspetto è segnatamente distintivo del lavoro svolto da Paolo, oltre a quello del supporto nella relazione, che amava definire vera e propria partnership, con gli istituti di credito: è stato sempre disponibile e ha sempre scommesso sulle persone, valorizzandole e dando tempo, accompagnandole per la loro crescita. Questo ha permesso, a professionalità prevalentemente provenienti dall’ambito educativo e sociale, di acquisire una dimensione di responsabilità economica e gestionale, grazie alla quale oggi la cooperativa può realizzare servizi e progetti tanto complessi quanto sostenibili.

Nell’ultima riunione del Consiglio di Sorveglianza, svoltasi il 18 dicembre scorso e alla quale aveva invitato anche il Consiglio di Gestione, Paolo era molto contento non solo per i progetti futuri, qualcuno dei quali di particolare rilevanza per la Solidarietà e Servizi, ma anche per la decisione dei Consigli – in occasione del 45° della cooperativa – di riconoscere un contributo economico straordinario ai lavoratori e ai soci, prevedendo inoltre per il 2025 un bonus per le famiglie dei dipendenti che saranno allietate dalla nascita ovvero dall’accoglienza in adozione o in affido di un figlio. Le persone erano una sua costante preoccupazione, e la finalità sociale trovava nell’approccio imprenditoriale e manageriale, sul quale insisteva, un’adeguata modalità per essere perseguita.

Ma tutto questo, in fondo, non esaurisce quello che Paolo è stato ed ha rappresentato per chi lo ha conosciuto e per la Solidarietà e Servizi: un carissimo amico e maestro, il quale con la sua attenzione a quello che accadeva, con il suo temperamento deciso e mai arrendevole, se non quando emergevano tutti i possibili aspetti delle cose, anche di quelle più scomode, con la sua disponibilità ad ascoltare e a mettersi in relazione con tutti e far emergere il positivo, ha favorito un approccio al lavoro tanto umano quanto professionale.

Negli ultimi tempi della sua malattia si appellava spesso a quel pensiero di Cesare Balbo che gli era tanto caro, affisso ad una parete del suo ufficio di Busto Arsizio: “solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, ma come e dove abbiano da combattere. Non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti.”

Paolo ha continuato fino all’ultimo ad adoperarsi, a combattere, a soffrire e ad offrire se stesso, cercando e amando lo scopo della vita e del lavoro, lasciando a Dio, lietamente e in pace, gli adempimenti.

Di tutto questo gli siamo grati, e siamo certi che altri frutti ci saranno a partire da quello che con lui abbiamo vissuto e costruito negli anni.

Solidarietà e Servizi Cooperativa Sociale
Solidarietà e Servizi Fondazione

Il funerale sarà martedì 21 gennaio alle 14:30 con rosario alle 14:00 presso la chiesa di san Gaudenzio a Fagnano Olona. Sarà possibile collegarsi anche in diretta zoom a questo link. (Id Riunione 851 2119 3648 Codice Accesso 530400) 
Per seguire la celebrazione con Letture e Canti CLICCA QUI 

Un anno per crescere in Solidarietà e Servizi con il Servizio Civile Universale

Attraverso Confcooperative Insubria, la cooperativa mette a disposizione tre posti per giovani tra i 18 e i 28 anni per un anno nei servizi diurni e residenziali per disabili

Un anno per crescere, dedicandosi agli altri. Un anno per mettersi in gioco e imparare a prendersi cura delle persone con disabilità. Per il terzo anno consecutivo, Solidarietà e Servizi, attraverso Confcooperatve Insubria, aderisce al progetto del Servizio Civile Universale mettendo a disposizione tre posti per quanti vogliono dedicare dodici mesi all’ambito della disabilità.

PER CHI

Il bando è riservato ai giovani tra i 18 e i 28 anni e si rivolge primariamente a quanti vogliono approfondire la conoscenza dei servizi alla disabilità, agli operatori OSS e agli studenti o neolaureati in Scienza dell’Educazione.

QUANDO

Da giugno 2025 per 12 mesi e per 25 ore settimanali.

Le candidature devono essere presentate entro le ore 14 del prossimo 18 febbraio 2025.

DOVE

I tre posti disponibili sono suddivisi rispettivamente:

Centro Socio Educativo “Polaris” – viale Toscana, 105 | Busto Arsizio (servizio diurno)

Centro Socio Educativo “Oltre” – via Isonzo, 2 | Busto Arsizio (servizio diurno)

Residenza “Isa Tanzi” – via Volta 24 | Cassano Magnago (servizio residenziale)

COME FARE

È possibile presentare un’unica domanda, relativa a un solo progetto e a una sola sede. La domanda è presentabile SOLO sulla piattaforma Domanda On Line e SOLO nel periodo previsto nel Bando dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Per accedervi, è necessario essere in possesso dello SPID o delle credenziali.

Sul sito di Confcooperative è possibile essere guidati in tutti gli step per poter accedere al Servizio Civile Universale, dalla candidatura al termine del servizio.


Per scaricare il bando CLICCA QUI

Per info Sito Istituzionale – SCELGO IL SERVIZIO CIVILE

Per informazioni sulle opportunità offerte da Solidarietà e Servizi, contattare Giorgia Piana (tel. 0331/336350, e-mail: giorgia.piana@solidarietaeservizi.it).

«Grazie al lavoro posso spiccare il volo e ritornare ad avere un orizzonte» 

Il reparto del Business Process Outsourcing è fiore all’occhiello dell’inserimento lavorativo in Solidarietà e Servizi. Vi lavorano 39 persone, molte delle quali appartenenti alle categorie protette. È un luogo dove, attraverso il lavoro e le relazioni, anche la vita dei collaboratori fiorisce. Dove si può tornare a sperare e a fare progetti per il futuro. Lo dimostrano le storie di Sara e Viviana.  

Il braccialetto che la Coordinatrice del reparto Business Process Outsourcing ha regalato a Sara

«Ogni tanto mi mancano i miei colleghi, ma me li porto tutti nel cuore». Racconta questo Sara, 30 anni, mostrando il braccialetto che la Coordinatrice del reparto, Mariangela, le ha regalato quando, a settembre, ha deciso di cambiare lavoro. Sul pendaglio, una riproduzione del grande albero dipinto sul muro dell’open space che ospita il reparto del Business Process Outsourcing, realizzato a più mani dai dipendenti. «Sono arrivata in Solidarietà e Servizi nel 2016, avevo 22 anni. Ho trovato una famiglia, sono grata per questo, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto da un punto di vista umano e professionale. Ma ora, per me, è arrivato il tempo di spiccare il volo.»

Sara e la sua storia di crescita professionale

Sara ha una laurea in Economia Aziendale. Dopo 8 anni in Solidarietà e Servizi, da quattro mesi lavora nel settore risorse umane di una grande azienda, nota al pubblico per la gestione di SPID e identità digitale. «Il mio destino – sottolinea Sara, sorridendo – è quello di lavorare nelle risorse umane e l’ho scoperto grazie all’esperienza fatta in Cooperativa». Esperienza professionale che è nata nel reparto di gestione documentale ed è proseguita, dopo un anno, nel BPO. «Proprio nel BPO il mio talento è potuto emergere. Per anni mi sono occupata di attività amministrative e di contrattualistica e ho lavorato su commesse HR per clienti che operano in ambito farmaceutico. Insomma, “mi sono fatta” proprio una bella esperienza e questo mi ha permesso di migliorare il mio curriculum. Oggi, infatti, i miei nuovi datori di lavoro riconoscono le mie competenze.   
Solidarietà e Servizi mi ha dato tanto, mi ha insegnato un metodo di lavoro, mi ha permesso di lavorare sulle mie fragilità, per far emergere il mio talento e quindi acquisire maggior consapevolezza del mio valore. La relazione con la Coordinatrice del servizio è stata il punto chiave del mio percorso: Mariangela mi ha insegnato quanto sia importante volersi bene e lavorare sulle proprie soft skill per crescere. Ormai questi valori sono dentro di me e mi accompagnano, come risorsa preziosa.


Anche Viviana presta servizio nel reparto BPO dal 2016. «Ho avuto una lunga esperienza nella contabilità, un lavoro con forti picchi di stress. Poi, per questioni di salute, ho dovuto mollare. Avevo già più di 40 anni e mi vedevo in un vicolo cieco. Cosa avrei fatto da quel momento in poi? Non avevo più stimoli».  

Orizzonte: la parola scelta da Viviana

Poi, l’incontro con il Servizio Inserimento Lavorativo di Busto Arsizio e i colloqui con Solidarietà e Servizi. «Mi hanno presa a lavorare con loro. E sono rinata. Al reparto BPO abbiamo un albero disegnato sui muri: è un po’ il nostro simbolo. Ognuno di noi ha arricchito il dipinto, aggiungendo una parola sui rami: la mia è orizzonte, perché grazie a Solidarietà e Servizi ho potuto rimettermi in gioco. La mia vita non era finita, come credevo. Il lavoro mi ha fatto vedere un orizzonte, una via, una direzione: dovevo alzarmi tutte le mattine, avevo di nuovo uno scopo! 
Eravamo agli inizi del BPO – era il 2016 – ed eravamo ancora nella sede di via Ca’Bianca. Mi hanno “messa” su una nuova commessa di Eolo. Allora eravamo in due persone più la coordinatrice.» 

Oggi Viviana è key operator su Eolo. Negli anni, si è occupata di gestire diverse attività  legate al “mondo” degli installatori.  Nel frattempo, la commessa è cresciuta: «Lavoro in un team composto da più di 10 persone più una team leader. Mi sono sempre trovata bene e, con il passare degli anni, ho sentito proprio un’attenzione alla mia crescita professionale. Crescita che passa dallo sguardo che la Team Leader Sara ha su di me e che, attraverso la coordinatrice del Servizio si trasforma in vera crescita professionale (vengo infatti spesso premiata per il raggiungimento di alcuni obiettivi e valorizzata per come lavoro). 

Anche umanamente sento di aver fatto tanta strada. Da questo punto di vista, il lavoro è stato importante per la mia socializzazione: sono nati, all’interno dell’ufficio, rapporti di amicizia che mi hanno aiutato anche a migliorare la mia condizione di salute. Lavoriamo sodo, ma non mancano spunti per coltivare le relazioni: pause e pranzi condivisi insieme, gite, eventi extra lavorativi… L’ultimo, in ordine di tempo, la festa di Natale organizzata dalla nostra coordinatrice.» 

Il BPO è un luogo dove ciascuno viene guardato in modo speciale, come risorsa unica e preziosa. «Siamo in tanti, ma la nostra coordinatrice non si dimentica mai di nessuno, fa sentire ognuno di noi importante per l’impegno che mette e per l’apporto quotidiano che dà. Ciascuno di noi è importante e questo mi fa star bene». 

«La mia parola è orizzonte, perché grazie a Solidarietà e Servizi ho potuto rimettermi in gioco. La mia vita non era finita, come credevo. Il lavoro mi ha fatto vedere un orizzonte, una via, una direzione: dovevo alzarmi tutte le mattine, avevo di nuovo uno scopo!»

Viviana, dipendente del reparto BPO

«Viviana – ci dice Mariangela – è una risorsa molto preziosa. È affidabile, precisa, puntuale e responsabile. Ha fatto un percorso di crescita personale e professionale nelle relazioni, nell’autostima e nella consapevolezza di sè». 

«Quando arrivo in viale Toscana – sede presso cui lavoro – conclude Viviana –  ho voglia di fare come il primo giorno. Ogni mattina desidero dare il meglio di me perché so che questo innanzitutto rappresenta un valore e una possibilità di crescita per me. Ma non solo. So che con il mio lavoro posso contribuire a qualcosa di più grande e che il mio impegno verrà certamente riconosciuto.» 

«Il reparto del Business Process Outsourcing esiste dal 2014» – spiega Mariangela Mezzasalma, Coordinatrice del servizio. «Gestiamo processi di backoffice amministrativi e commerciali per grandi aziende del calibro di Eolo, Novartis e Sandoz, solo per citarne alcune. Lavorano nel reparto 39 persone, molte delle quali disabilità fisica, psichica o intellettiva. Gestiamo 89 micro-servizi. L’inclusione è il nostro motore e il lavoro è lo strumento educativo per far fare alle persone un percorso di realizzazione di sè. In un contesto protetto, cerchiamo di far emergere i talenti di ciascuno per valorizzarli, perché ogni persona possa crescere e fiorire in quello che sa fare meglio. I nostri lavoratori si mettono alla prova attraverso un lavoro VERO e siamo orgogliosi dei risultati raggiunti.» 

Mariangela chiude con un desiderio: «mi piacerebbe rendere sempre più speciale questo luogo di lavoro e contribuire, attraverso il lavoro, alla realizzazione del progetto di vita di ciascuno… desiderio ambizioso che, in Solidarietà e Servizi, sicuramente sarà percorribile e speriamo… realizzabile.»