Pensare insieme, agire insieme, co-progettare: il modello vincente del Nucleo Inserimenti Lavorativi

Dal 2022 Solidarietà e Servizi e Azienda Speciale Consortile Medio Olona sono insieme nella coprogettazione del Nucleo Inserimento Lavorativo dell’Ambito Territoriale di Castellanza. Il punto della situazione, a tre anni di distanza

Un momento della coprogettazione tra Solidarietà e Servizi e Azienda Speciale Consortile del Medio Olona

Era il 2022 quando qualcosa di nuovo ha cominciato a prendere forma nella Valle Olona. Non una rivoluzione appariscente, ma un cambiamento profondo, silenzioso e concreto. Un modello che, in applicazione dell’art. 55 del Codice del Terzo Settore, ha saputo mettere intorno allo stesso tavolo la pubblica amministrazione e la cooperativa, dando vita a un’esperienza di coprogettazione che oggi, a distanza di tre anni, è considerata un esempio virtuoso a livello provinciale.

DALL’APPALTO ALLA COPROGETTAZIONE: UN MODELLO VINCENTE

Il protagonista di questa storia è il Nucleo Inserimenti Lavorativi (NIL) dell’Ambito Territoriale di Castellanza, gestito da Solidarietà e Servizi in coprogettazione con l’Azienda Speciale Consortile Medio Olona. Un servizio che si rivolge a persone con disabilità, fragilità sociali e cittadini in condizione di disoccupazione prolungata, e che si pone l’obiettivo di accompagnarli in percorsi di integrazione socio-lavorativa, attraverso tirocini, formazione e assunzioni vere e proprie.

Fino al 2021, il servizio era affidato tramite appalto. «Ma sentivamo che si poteva fare di più» – racconta Paola Bottazzi, Coordinatore dei Servizi dell’Azienda Speciale Consortile Medio Olona. «Così abbiamo scelto una strada diversa: la coprogettazione. È stato un cambio di paradigma. Non più un rapporto committente-fornitore, ma un agire condiviso. Un’amministrazione davvero partecipata, in cui le regole si scrivono insieme e si rivedono in base all’evoluzione dei bisogni.»

Il bisogno, del resto, è in continua trasformazione. E chi lavora quotidianamente con le persone più fragili lo sa bene. «Rispetto al passato – spiega Erika Colombo, coordinatrice del NIL dell’Ambito Territoriale di Castellanza per Solidarietà e Servizi – ci siamo trovati a fronteggiare un’incidenza crescente del disagio psicologico. Già dai primi colloqui di presa in carico si evidenziano spesso difficoltà relazionali o psicologiche, a volte anche non certificate. Con la coprogettazione, abbiamo potuto rimodulare il servizio, inserendo più ore di supporto psicologico e risorse professionali, rispondendo in modo più efficace a ciò che il territorio chiedeva. Nel concreto abbiamo introdotto uno specialista psicoterapeuta in più rispetto a quello già in organico per gestire quelle situazioni più complesse che meritano approfondimento e incontri più frequenti.»

Questo tipo di flessibilità è uno dei vantaggi chiave della coprogettazione: la possibilità di “riaggiustare il tiro” lungo il cammino, come lo definisce Bottazzi. Certo, comporta più impegno – incontri periodici, verbali, momenti di valutazione condivisa – ma porta risultati tangibili.

Ma il vero valore aggiunto è il metodo. La coprogettazione ha permesso di valorizzare anche il lavoro degli operatori, che oggi si muovono con maggiore autonomia nella scelta degli strumenti più adatti al singolo caso. «Non ci limitiamo ad applicare un protocollo…» – aggiunge Erika Colombo. «Ogni persona ha una storia diversa, e avere la possibilità di personalizzare l’intervento è fondamentale per garantire efficacia e dignità.»

I NUMERI DI SOLIDARIETÀ  E SERVIZI

Il NIL dell’Ambito Territoriale di Castellanza è solo uno dei servizi di questo tipo gestiti: da Busto Arsizio a Gallarate, da Tradate a Castano Primo, fino ai comuni della Comunità Montana del Piambello, la cooperativa è presente con servizi in appalto sul territorio, attraverso sportelli e operatori qualificati che accompagnano le persone lungo un percorso di autonomia e inserimento lavorativo, in sinergia con i Servizi Sociali comunali, le unità di cura e le aziende del territorio.

A oggi, Solidarietà e Servizi ha in carico 870 persone nei vari servizi NIL (Nucleo Inserimento Lavorativo), SIL (Servizio di Inserimento Lavorativo) e PIL (Percorso di Inserimento Lavorativo) attivi sul territorio, con 217 nuovi ingressi nel solo 2024. Nello stesso anno sono stati attivati 450 tirocini e 219 assunzioni.

«Con il Servizio Accreditato al Lavoro (SAL) – un ulteriore servizio offerto dalla cooperativa – superiamo le 1.000 persone seguite» – sottolinea Elena Olgiati, responsabile dei servizi di inserimento lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Questi numeri – continua – sono il risultato di un approccio che caratterizza tutti i Servizi al Lavoro della Cooperativa. Spesso nelle riunioni di coordinamento ci confrontiamo sull’impatto che generiamo a livello sociale: incontriamo persone con storie diverse, problematiche diverse e per ognuno creiamo il migliore percorso possibile, consapevoli che il lavoro è una delle dimensioni che restituisce dignità alle persone. Accompagniamo le persone con professionalità, ma anche con l’umanità che caratterizza tutti gli operatori presenti nei Servizi.»

UN CONVEGNO A SETTEMBRE PER RACCONTARE L’ESPERIENZA DI COPROGETTAZIONE

L’esperienza del NIL vuole fare un passo in più e diventare oggetto di narrazione e condivisione pubblica.
Il 25 settembre 2025 si terrà il convegno “La co-progettazione, sfide e opportunità. La narrazione dell’esperienza del Nucleo Inserimenti Lavorativi Ambito Territoriale di Castellanza”, organizzato – ovviamente insieme –  da Azienda Speciale Consortile Medio Olona e Solidarietà e Servizi. Obiettivo: riflettere insieme, con enti del Terzo Settore e pubbliche amministrazioni, su cosa significhi davvero coprogettare un servizio, quali sfide comporti e quali benefici generi.

Tra i relatori, anche il professor Paolo Tomasin, sociologo e ricercatore, esperto in politiche sociali, che offrirà un inquadramento della coprogettazione come strumento innovativo di governance. Ma soprattutto, sarà l’occasione per raccontare un’esperienza che non è solo una buona pratica, ma un modello replicabile per altri territori.

In un’epoca in cui spesso le istituzioni e il Terzo Settore sembrano muoversi su binari paralleli, il caso del NIL dell’Ambito Territoriale di Castellanza dimostra che è possibile lavorare insieme, superando le logiche verticali, e costruire risposte più efficaci, più umane e più radicate nel territorio.

E se è vero che “insieme ci riusciamo”, come recita il motto di Solidarietà e Servizi, questa storia lo dimostra con i fatti.



La collaborazione “generativa” di LATI e Solidarietà e Servizi

Dal 2022 la LATI S.p.A. ha affidato a Solidarietà e Servizi una commessa per la digitalizzazione dei documenti dell’ufficio risorse umane e dei progetti tecnici. Una partnership che guarda alla sostenibilità sociale

Persone al lavoro per la digitalizzazione dell’archivio di Lati S.p.A.

Una cartellina alla volta, una scansione alla volta. Potrebbe sembrare un’operazione semplice, quasi banale, ma dietro alla digitalizzazione dei documenti dell’ufficio risorse umane e dei progetti tecnici di LATI S.p.A. si nasconde molto di più: una collaborazione che parla di sostenibilità sociale e inclusione.

Siamo nell’autunno del 2022 quando la LATI S.p.A., storica azienda varesina, specializzata nella produzione di termoplastici tecnici per uso ingegneristico, decide di affidare una commessa a Solidarietà e Servizi. Un incarico tecnico: digitalizzare l’archivio aziendale e contribuire alla transizione verso un ambiente di lavoro sempre più smart e paperless.

UN TASSELLO IN PIÙ VERSO UN MODELLO DI IMPRESA SOSTENBILE E GENERATIVA

Una partnership che è molto più di una risposta a un’esigenza operativa. Rappresenta infatti «un tassello ulteriore nel cammino intrapreso verso un modello di impresa sostenibile e generativa»  – afferma Michela Conterno, CEO di LATI.

L’approccio dell’imprenditrice varesina affonda le proprie radici nei principi dell’economia civile, nata a metà ‘700 all’Università di Napoli con Genovesi, che considera il profitto non come fine ultimo, ma come mezzo per un benessere diffuso per tutti gli stakeholder, in grado di generare valore per l’intera comunità. «Non facciamo sostenibilità per moda, ma per convinzione» – continua la Conterno, sottolineando come questo impegno sia parte del DNA di LATI, un’azienda familiare con 80 anni di storia alle spalle e un forte radicamento territoriale. 

Il passaggio a Società Benefit, nel 2022, «ha formalizzato ciò che era già parte della nostra cultura aziendale: un impegno verso la sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Oggi vogliamo continuare su questa strada, mettendo nello statuto il nostro impegno per il bene comune».

«Una partnership, quella con Solidarietà e Servizi, che rappresenta un tassello ulteriore nel cammino intrapreso verso un modello di impresa sostenibile e generativa»  

(Michela Conterno, CEO di LATI S.p.A.)

UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 14 DELLA LEGGE BIAGI

«L’esperienza con Solidarietà e Servizi ci ha aperto un mondo», racconta Monica Parma, HR Specialist di LATI. «Ci è capitato spesso di collaborare con enti del terzo settore, ma non avevamo mai acquistato un servizio direttamente da una cooperativa sociale». Un esempio concreto della collaborazione tra profit e non profit, grazie allo strumento offerto dall’ articolo 14 del D.Lgs. 276/2003, quello, cioè, che consente alle aziende di stipulare convenzioni con cooperative sociali di tipo B, per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità e svantaggiate. 

«Non è stato solo un modo per assolvere all’obbligo normativo» – prosegue Parma – «ma un’opportunità per creare valore, dentro e fuori dall’azienda. Abbiamo trovato grande competenza e precisione, con una ricaduta concreta sia sul nostro processo di digitalizzazione che sull’inclusione sociale. Tre anni fa, per avere sottomano un documento dell’area HR o un progetto tecnico, bisognava andare a cercarlo nel magazzino dell’archivio storico aziendale, tra scaffali e faldoni. Oggi, invece, quei documenti sono a portata di clic: migliaia di pratiche e progetti tecnici ordinati, digitalizzati, consultabili in qualsiasi momento. È un risultato tangibile, che ha semplificato la nostra operatività quotidiana.»

Il team di Solidarietà e Servizi dedicato a questa commessa è formato da Federico ed Andrea, due persone con disabilità, coordinate da Giorgia Bombelli e Federica Madoi, entrambe con una solida formazione nell’ambito archivistico e della gestione documentale, che organizzano e controllano il lavoro.  «La partnership con Solidarietà e Servizi ci  ha dimostrato che la disabilità non è un limite, se esiste un contesto giusto in grado di valorizzare le persone».

«Abbiamo trovato grande competenza e precisione, con una ricaduta concreta sia sul nostro processo di digitalizzazione che sull’inclusione sociale.».

(Monica Parma, HR Specialist di LATI S.p.A.)


SONO MOLTE LE IMPRESE CHE SCELGONO DI ATTIVARE COMMESSE INCLUSIVE

«L’articolo 14 è una possibilità concreta per far lavorare persone con disabilità in un contesto protetto, ma produttivo», spiega Gabriele Scampini, responsabile commerciale dell’Area Inserimento Lavorativo di Solidarietà e Servizi. «Le aziende affidano a noi una commessa reale, la cooperativa assume ed inserisce le persone in un contesto professionale, creando le condizioni per una crescita lavorativa e personale. I risultati sono misurabili: qualità, produttività e vera inclusione».

L’esperienza di LATI si inserisce nel contesto di quelle imprese che scelgono la cooperazione sociale per attivare commesse inclusive e professionali. Solidarietà e Servizi oggi conta 112 persone inserite nell’area lavorativa, di cui 76 con disabilità, impegnate in attività che spaziano dall’assemblaggio, alle lavorazioni meccaniche, dalla rigenerazione di apparati elettronici, alla gestione documentale, fino ad attività specializzate di backoffice amministrativo e contabile. Le aziende sono del calibro di Eolo, Novartis, Yamamay, Sandoz, Università Cattolica, Sorgenia, solo per citarne alcune.

Il reparto di Gestione Documentale di Solidarietà e Servizi dove lavorano 30 persone, di cui 23 con disabilità

DIGITALIZZAZIONE E CULTURA DEL CAMBIAMENTO

Per LATI, la digital transformation non è solo una questione tecnologica, ma culturale. «Il progetto con Solidarietà e Servizi ha rappresentato uno snodo importante in questo processo» – sottolinea la Parma. «Da un lato abbiamo avviato la dematerializzazione dei documenti, rendendo più efficiente il nostro lavoro quotidiano; dall’altro abbiamo contribuito a una trasformazione culturale interna, che cambia il nostro modo di lavorare e ci rende più consapevoli del nostro impatto. Ed è bello sapere che possiamo farlo insieme a realtà che generano valore, anche sociale».

NUOVE IDEE PER IL FUTURO

LATI guarda già al futuro: la collaborazione con Solidarietà e Servizi potrebbe ampliarsi nei prossimi mesi, con la progettazione di nuovi servizi, tra cui un autolavaggio ecologico per il parco auto aziendale e dei dipendenti, gestito da persone con disabilità. Un’idea semplice, ma dal grande potenziale, che unisce sostenibilità ambientale, inclusione e welfare.

Una partnership che dimostra come sia possibile gestire imprese nell’ambito di relazioni e collaborazioni capaci di coniugare efficienza, competitività e impatto sociale. Un esempio concreto di economia civile che parte dalle persone, per arrivare lontano.



Al Teatro Fraschini di Pavia uno spettacolo teatrale accende relazioni e bellezza per le persone con disabilità

In scena “Il Burazzino”, un reboot  della celebre favola di Pinocchio. Coinvolte nella produzione oltre 60 persone con disabilità, tra attori, costumisti e scenografi dei Centri Diurni Disabili gestiti da Solidarietà e Servizi

Gli attori dei Centri Diurni Disabili di Pavia sul palco del Teatro Fraschini

Un palco, 35 attori, centinaia di emozioni. È quello che è accaduto lo scorso 4 luglio quando  il sipario del Teatro Fraschini si è alzato su Il Burazzino!, una sorprendente rivisitazione di “Le avventure di Pinocchio” messa in scena dalle persone con disabilità dei Centri Diurni “Le Betulle”, “Il Naviglio” e “Il Torchietto”, gestiti da Solidarietà e Servizi. Presenti le principali autorità, tra cui Alice Moggi, vicesindaco del Comune di Pavia, Francesco Brendolise, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pavia e S.E. Mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia. Un teatro pieno, oltre 350 persone, per un’opera intensa, curata in ogni dettaglio, che ha fatto ridere, riflettere, commuovere.

A sorprendere non è stata solo la qualità dello spettacolo – degna di una produzione professionale – ma la forza del messaggio: anche se sei percepito come diverso, puoi accettarti così come sei, con i tuoi limiti, e scoprire in essi un valore. Il Burazzino – goffo, impacciato, fuori dai canoni – impara a stare al mondo con autenticità. Ed è questo lo stesso percorso che compiono i protagonisti dentro e fuori dal palco.

Uno dei momenti più intensi è stato quello del Paese dei Balocchi, riscritto come una “città dei desideri”, dove ogni protagonista ha potuto mettere in scena ciò che ama fare nella propria vita. Rosy ed Emilia hanno sognato di andare al mare, Maurizio ha giocato a bocce, Mirko ha ballato sulle note di “Tu vuò fa’ l’americano“, Stefano ha ricreato la sua amata passeggiata al mercato, Lara ha mostrato il suo sogno di guidare l’auto e uscire con le amiche. Una scena autentica, tenera e potente, dove ogni gesto parlava di identità, libertà e felicità.

E poi c’è chi ha guardato lo spettacolo dalla platea, come Beatrice, ospite del CDD Le Betulle e in carrozzina, che ha riassunto così l’esperienza: «Bello, divertente… a tratti commovente».

Nato da un’idea di Giancarlo Toscani, autore e regista, con la collaborazione di Marzia Forni, assistente alla regia, il progetto ha coinvolto oltre 60 persone con disabilità tra attori, scenografi, costumisti. Un lavoro corale costruito su misura: ogni scena, ogni personaggio, è nato ascoltando le caratteristiche, i talenti e persino i comportamenti ricorrenti dei partecipanti. «Quel ragazzo è sempre pronto agli scherzi? Allora costruiamo per lui un personaggio dispettoso, che trasformi ciò che può essere un problema in una risorsa scenica», racconta Milena Floriano, coordinatrice del CDD “Il Torchietto”.

Non è la prima volta che i Centri Diurni calcano il palco del Fraschini: dal 2011 a oggi, sono già tre le produzioni portate in scena con successo. «Essere qui è un riconoscimento», ha spiegato Marzia Forni. «È dare dignità e visibilità a percorsi che spesso restano nascosti. Il teatro diventa così uno strumento di integrazione e cittadinanza attiva».

Ed è proprio questa l’anima del lavoro di Solidarietà e Servizi a Pavia: partire dalle persone, osservare il contesto, scoprire i talenti e le passioni e costruire insieme esperienze che facciano star bene, generino relazioni, arricchiscano il territorio.

«Il teatro – sottolinea Simona De Alberti, coordinatrice del CDD Le Betulle – è uno strumento che usiamo non solo per esprimere emozioni, ma per valorizzare le risorse di ciascuno, costruire legami, abbattere barriere».

«Sognate in grande», è il motto degli educatori. Perché il bello piace e perché accettare sfide insolite – come fare teatro con persone con disabilità, anche grave – è il modo migliore per generare cambiamento.



La «Snoezelen» guarda al futuro

Inaugurata due anni fa la prima stanza multisensoriale per i bambini del Centro Diurno Disabili Manzoni. Oggi a Solidarietà e Servizi ci sono 2 stanze Snoezelen e diversi progetti di multisensorialità che offrono benessere a 80 persone con disabilità e autismo. Per il futuro? Il desiderio di aprirsi come servizio per il territorio

Un bambino del Centro Diurno Disabili Manzoni durante un’attività all’interno della stanza Snoezelen

La porta della stanza Snoezelen del Centro Diurno Disabili “Manzoni” di Busto Arsizio si apre piano. Dall’altra parte, un ragazzo si è già messo in attesa: non parla, non chiede, ma il suo corpo racconta tutto. Sta lì fuori, ogni volta che sa che il “momento speciale” sta per arrivare. Lo fa senza che nessuno glielo ricordi: la stanza sensoriale è diventata per lui un piccolo rito settimanale, un luogo dove sa di potersi rilassare, ritrovare equilibrio, forse anche sorridere. Non è l’unico: questa esperienza è diventata così preziosa che tutti, nel centro, la aspettano.

CHE COS’È LA STANZA SNOEZELEN

La stanza Snoezelen nasce negli anni ’70 nei Paesi Bassi dall’idea di due terapisti, Hulsegge e Verheul, che crearono uno spazio sensoriale per persone con disabilità gravi. Il nome deriva dall’unione di due parole olandesi: “snuffelen” (esplorare) e “doezelen” (rilassarsi), a indicare un ambiente in cui stimolare i sensi con delicatezza e accompagnare la persona verso un’esperienza di benessere.
L’approccio Snoezelen si è poi diffuso in tutto il mondo, in particolare nei servizi educativi, riabilitativi e terapeutici, per le sue qualità nel favorire il rilassamento, l’attivazione sensoriale equilibrata e il miglioramento della qualità della vita.

IL METODO SNOEZELEN ENTRA ANCHE IN SOLIDARIETÀ E SERVIZI

Tutto è cominciato nel 2023, quando la prima stanza Snoezelen ha aperto le sue porte anche al CDD Manzoni, un centro che accoglie ad oggi 35 bambini con grave disabilità. Non un semplice spazio arredato, ma un ambiente studiato per stimolare i sensi con luci, suoni, profumi, vibrazioni.

«Da tempo lavoravamo sulla stimolazione sensoriale – racconta Cristina Ridolfi, capo area dei centri diurni disabili a gestione diretta della cooperativa – ma ci siamo resi conto che serviva un salto di qualità: non bastavano più pannelli e tappeti, serviva uno spazio vero, progettato per offrire benessere su misura».
L’idea si è ispirata anche all’esperienza della cooperativa sociale “L’Arca” di Tradate, realtà che da anni utilizza la Snoezelen per bambini e adulti. Con il supporto della Solidarietà e Servizi, di una donazione privata e grazie al sostegno di Finlombarda e Regione Lombardia, la stanza ha preso forma: una scelta coraggiosa, completata in pochi mesi. «In realtà ogni anno valutiamo i nuovi bisogni e la arricchiamo con quello che ci serve. Quest’anno con i fondi raccolti durante i mercatini di Natale, abbiamo acquistato la “poltrona degli abbracci”, progettata per fornire una sensazione di accoglienza e protezione per aiutare a gestire situazioni di forte stress emotivo.»

Nel frattempo, anche il centro AliBlu di Marnate, un servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo, ha inaugurato la propria stanza Snoezelen, resa possibile grazie al Programma Formula di Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione CESVI e a donazioni private. Dallo scorso gennaio è pienamente operativa, per i 24 bambini accolti nel servizio.

L’entusiasmo si è acceso subito anche tra gli educatori: un corso di formazione specifico ha preparato gli operatori all’uso consapevole dello spazio, perché la stanza Snoezelen non è una semplice “stanza rilassante”, come spiega Mariolina Caputo, pedagogista e coordinatrice del centro AliBlu: «Non serve solo per calmare o rilassare, ma per riequilibrare le percezioni sensoriali disorganizzate, attivando i canali giusti. Ogni persona ha il proprio profilo sensoriale: bisogna conoscere se preferisce il tatto, la luce, il suono. Altrimenti il rischio è di iperstimolare e ottenere l’effetto opposto».

UN PERCORSO COSTRUITO SU MISURA: IL PROFILO SENSORIALE

Per questo ogni percorso viene progettato con cura: «All’inizio – racconta Elisa Aracu, coordinatrice del CDD Manzoni – abbiamo fatto una valutazione sensoriale di ogni bambino, per capire cosa lo rilassa, cosa invece lo disturba. Oggi lavoriamo con piccoli gruppi da tre o quattro bambini, con obiettivi specifici. Per i più gravi è un modo per percepire meglio il corpo; per i bambini nello spettro autistico è una sfida sperimentare materiali nuovi». C’è chi impara a impastare farina e zucchero dopo averlo fatto in stanza, chi muove il corpo più liberamente sul materasso ad acqua rispetto alla fisioterapia. «Anche i giochi interattivi proiettati a terra sono preziosi – continua la Aracu – perché permettono a tutti, anche a chi ha disabilità motorie, di giocare col gruppo allungando un braccio, schiacciando un palloncino virtuale o suonando una batteria».

La stanza Snoezelen del CDD Manzoni, a Busto Arsizio

COLLABORAZIONE TRA I CENTRI: UN’OPPORTUNITÀ DI CRESCITA RECIPROCA

Ma i benefici non finiscono qui. Da quest’anno, ogni martedì, la stanza Snoezelen del Manzoni apre le proprie porte anche agli altri centri diurni della cooperativa, quello di Cassano Magnago, quello di Marnate e, a brevissimo, anche quello di Gallarate.
«Per noi è una possibilità nuova e preziosa» – racconta Sonia Ceriani, educatrice del Centro Diurno “Solidarietà” di Marnate. «Le persone con disabilità delle quali ci prendiamo cura – che nel nostro caso sono tutte adulte – non hanno mai avuto accesso a una stanza così: è un’esperienza di benessere fisico ed emotivo che da noi mancava. Vederli rilassati, sperimentare oggetti e materiali diversi è stato commovente. Addirittura uno dei nostri ospiti, che non comunica verbalmente, ci fa capire ogni volta quanto desideri tornarci».

Il martedì è diventato un giorno atteso anche dagli educatori: «È bello anche lavorare con colleghi di altri centri – sottolinea la Aracu –. Quando arriva un gruppo esterno, di solito è accompagnato da due educatori: uno entra in stanza con una nostra operatrice formata, mentre l’altro sostiene le nostre attività con i bambini del centro: così ci si aiuta e si cresce insieme». Per noi è l’opportunità per conoscersi meglio tra colleghi e anche per sfidarci in compiti diversi da quelli a cui siamo abituati».

IL CARRELLO MULTISENSORIALE: SNOEZELEN CHE ARRIVA OVUNQUE

E se al Manzoni la stanza è ormai una certezza, a Cassano Magnago è in arrivo un’importante novità: grazie ai fondi raccolti durante l’evento “Lost Children 2025” al Parco della Magana, sarà acquistato un carrello multisensoriale Snoezelen, una soluzione mobile che permette di portare stimoli visivi, tattili e sonori in tutti gli ambienti del centro. «Non avendo una stanza dedicata – spiega Armenia Laganà, coordinatrice del CDD “il Veliero” di Cassano Magnago – il carrello ci darà la possibilità di offrire momenti di benessere personalizzato ovunque, senza vincoli di spazio. Daremo così la possibilità a tutte le persone con disabilità accolte nel nostro servizio di sperimentare l’attività di multisensorialità nella quotidianità».

IL FUTURO: APRIRSI AL TERRITORIO

Il sogno più grande? «Aprire questi spazi al territorio. – dice la Ridolfi – Farli conoscere alle scuole, alle famiglie, a chiunque possa trarne beneficio, non solo persone con disabilità. Sono luoghi di benessere universale, capaci di fare bene a tutti, anche ai normodotati».

Perché la multisensorialità è molto più che un arredamento speciale: è uno strumento concreto per migliorare la qualità della vita, il rilassamento, l’autonomia.
E quando anche chi non parla si mette in fila davanti alla porta come per un appuntamento fisso, senza bisogno di spiegazioni, vuol dire che questa strada è quella giusta.

“Sempre più competenti”

In partenza un importante percorso formativo dedicato al personale educativo e sanitario di Solidarietà e Servizi. Comunicazione Aumentativa, metodo TEACCH, autismo di livello 1 e altro ancora: una formazione completa per rispondere in modo sempre più efficace ai nuovi bisogni delle persone con disabilità, promuovendone l’autonomia e la qualità della vita.

Le educatrici di Solidarietà e Servizi in un momento di formazione

In alcuni centri di Solidarietà e Servizi si incontrano persone che girano con una speciale agendina piena di tessere colorate. Ogni tessera rappresenta graficamente un’opzione, un’attività o una scelta possibile. Così, anche un momento semplice come il pasto si trasforma in un’occasione di autonomia, offrendo la possibilità di scegliere anche a chi non può comunicare attraverso i canali verbali tradizionali.

Si chiama Comunicazione Aumentativa Alternativa, o CAA: un linguaggio iconico, diffuso in ambito terapeutico, pensato per facilitare la comunicazione di persone con ritardi nello sviluppo del linguaggio, deficit cognitivi o disturbi dello spettro autistico. Ma la sua forza è proprio quella di essere immediatamente comprensibile da chiunque.

«È uno strumento molto utile – racconta Cristina Ridolfi, capo area dei centri diurni disabili a gestione diretta di Solidarietà e Servizi – perché ci permette di comunicare davvero con le persone di cui ci prendiamo cura. Spesso i cosiddetti “comportamenti-problema” nascono da incomprensioni e dall’incapacità di farsi capire. La Comunicazione Aumentativa favorisce l’autonomia: una persona può andare da sola a fare la spesa o scegliere il menu della settimana. Oppure sapere in anticipo le attività della giornata, riducendo così l’ansia legata all’incertezza.»

UNO STRUMENTO GIÀ PRESENTE IN DIVERSI CENTRI

Già in cinque servizi – in particolare quelli dedicati ai minori come AliBlu, Pollicino, Avanti Tutta, Viganò e Manzoni – la Comunicazione Aumentativa è ormai parte della quotidianità. Per i 125 minori accolti, quasi tutti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, questo strumento regola le attività giornaliere, aiuta a riporre il materiale, supporta scelte semplici.

Ma non solo: la CAA si sta progressivamente diffondendo anche nei servizi per adulti. «Al compimento dei 18 anni – spiega la Ridolfi – spesso le persone cambiano servizio, portando con sé la propria “cassetta degli attrezzi” con gli strumenti che hanno imparato a usare. Così la Comunicazione Aumentativa sta gradualmente entrando anche nei 12 centri diurni per disabili, nei 4 centri socio educativi e nelle 11 case della cooperativa.»

UNA FORMAZIONE GRATUITA PER TUTTO IL PERSONALE EDUCATIVO

«Abbiamo capito quanto questo strumento sia importante, non solo per chi ha una diagnosi di autismo, ma per tutti», sottolinea Giorgia Piana, HR specialist e responsabile attività formative in Solidarietà e Servizi. «Per questo abbiamo pensato a un percorso formativo dedicato alla Comunicazione Aumentativa, rivolto a tutti i colleghi dei nostri centri: educatori, OSS, ASA, coordinatori.»

Il corso  – 8 ore di formazione – partirà a fine giugno, con due edizioni già programmate per garantire la partecipazione a tutti gli operatori che ne hanno il desiderio. Obiettivi: conoscere a fondo lo strumento, scoprirne le potenzialità e i limiti, comprenderne il senso e applicarlo con esercitazioni pratiche. A guidare le lezioni sarà la dott.ssa Simona Loucas, psicoterapeuta della Neuropsichiatria Infantile di Saronno, già apprezzata in Solidarietà e Servizi per i percorsi di supervisione da lei condotti.

E DA SETTEMBRE NUOVI CORSI SU METODO TEACCH, TTAP E AUTISMO DI LIVELLO 1

Ma il percorso formativo non si ferma qui. A settembre partiranno due corsi riservati a coordinatori ed educatori dei centri.

Il primo sarà dedicato al metodo TEACCH, per imparare a strutturare spazi, tempi e attività in modo da potenziare l’autonomia delle persone con disabilità. «L’obiettivo – spiega la Ridolfi – è rendere l’operatore sempre meno necessario nella routine quotidiana: la persona con disabilità deve poter gestire da sola ciò che è prevedibile, chiedendo aiuto solo quando serve davvero.»

Il secondo corso verterà sul TTAP (TEACCH Transition Assessment Profile), uno strumento di valutazione psico-educativa e funzionale indispensabile per costruire un progetto di vita su misura, calibrato sui reali bisogni, capacità e desideri della persona. Un approccio globale che considera tutti gli aspetti: motorio, fisico, cognitivo, relazionale, comportamentale e sociale, con uno sguardo attento anche al “dopo di noi”. Per valorizzare davvero ogni persona, al di là dei limiti, nella sua unicità e nelle sue potenzialità di autonomia.

Infine, è previsto un modulo dedicato ai disturbi dello spettro autistico di livello 1: “quando la disabilità diventa invisibile”. Un approfondimento pensato per educatori e coordinatori dei centri socio-educativi, dei servizi all’autonomia e dell’area inserimento lavorativo, dove le persone necessitano di supporti meno evidenti, ma altrettanto fondamentali.

L’IMPORTANZA DEL CAPITALE UMANO

La valorizzazione della professionalità e delle competenze dei lavoratori resta una priorità strategica per Solidarietà e Servizi. «I nostri operatori sono il cuore della cooperativa – conferma Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione. Investire nella loro crescita significa garantire qualità, fiducia e visione condivisa.»

Nel 2024 le ore di formazione erogate sono cresciute del 102%, con un incremento del 113% per quelle di tipo tecnico rispetto all’anno precedente. «Continuiamo a puntare sulla formazione e sul capitale umano – conclude Pietrantonio – per avere persone sempre più preparate e in grado di affrontare i nuovi bisogni, come quelli delle persone con autismo.»


Un gesto che “profuma di mare”

Una vacanza al mare a Porto Tolle (RO) per 50 persone con disabilità di Solidarietà e Servizi. Grazie alla generosità di Geico SpA, un’azienda che mette veramente al centro la persona

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Alcuni dei ragazzi di Solidarietà e Servizi al mare a Porto Tolle

Il profumo del mare, quello vero, che si sente appena si arriva in spiaggia. La brezza del pomeriggio, il sole che riscalda la pelle, i gabbiani che volano in cielo… E soprattutto, la gioia negli occhi di chi quel mare, magari, non lo aveva mai visto prima. È difficile raccontare tutto ciò che è accaduto nella settimana di vacanza al Villaggio Barricata di Porto Tolle, ma basta guardare il sorriso di Thomas per capirlo: «Mi è piaciuto tantissimo fare il bagno in mare e in piscina, giocare a bocce sulla spiaggia e cucinare le piadine per tutti. Mi sono divertito anche al gioco aperitivo a bordo piscina!».

Con lui c’erano Francesca, rapita dallo spettacolo dei giocolieri del fuoco che illuminavano le sere del villaggio e Giulia, entusiasta del Color Party sulla spiaggia, la festa ispirata alla tradizione indiana in cui i partecipanti si divertono lanciandosi polvere colorata a ritmo di musica, creando un’atmosfera di festa e gioia. «Non lo avevo mai fatto, è stato bellissimo! E poi ho passato tanto tempo con Thomas, a condividere pensieri e momenti della giornata». Piccoli gesti, normali per chiunque parta per una vacanza, ma straordinari per chi vive con una disabilità e spesso deve rinunciare a esperienze come queste.

Daniel, invece, ricorda il bungalow e le risate con gli amici: «Mi manca il mare, mi manca il bungalow. Come quando ho cercato di cacciare uno strano insetto con la scopa: abbiamo riso tutti insieme!». E Asia sogna già di tornare il prossimo anno: «Per stare ancora con i miei amici, per divertirmi in spiaggia e vedere gli spettacoli». Giacomo porta nel cuore il tramonto visto con i compagni e la pizza mangiata in spiaggia tra i gabbiani curiosi: «È stato bellissimo». Non è solo una vacanza. È un frammento di libertà, un’esperienza che lascia tracce profonde. Perché ogni tuffo in mare, ogni sera passata a ballare o a ridere insieme, costruisce ricordi che danno forza e fiducia anche al ritorno a casa. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla generosità di Geico S.p.A. – azienda italiana leader nella realizzazione di impianti di verniciatura per l’industria automobilistica in tutto il mondo –   che ha voluto sostenere economicamente questa esperienza per 50 persone con disabilità di Solidarietà e Servizi. Sono i ragazzi e le ragazze dei Centri Socio Educativi “La Bussola” e “Polaris” e del Servizio di Formazione all’Autonomia “La Stella” che si sono alternati dal 31 maggio al 14 giugno.  Un gesto nato da una visione d’impresa che non guarda solo ai numeri, ma alle persone, alla loro dignità, al loro diritto alla felicità.

Lo spiega bene Ali Reza Arabnia, l’imprenditore che ha reso tutto questo possibile: «Per me non è mai stato solo questione di profitto. Ho sempre creduto che un’azienda debba preoccuparsi anche dei suoi lavoratori, dei fornitori, della comunità. La vera energia nasce da qui: da un approccio basato sulla fiducia, sulla cura delle persone. Questo si trasforma in un motore fortissimo che dà senso a tutto il lavoro».

E così, quando si è trattato di sostenere il progetto di questa vacanza, non ha avuto dubbi. Gli è tornata in mente una scena di un vecchio film di Veltroni “I bambini sanno”, in cui un bambino rom vede il mare per la prima volta: «La luce che si accendeva sul suo volto era qualcosa di commovente, che tocca il cuore. Solo l’idea di poter regalare un pezzetto di quella gioia anche ad altri è una ricchezza che ti torna indietro. A volte basta sentire il profumo del mare, il suono delle onde, la brezza sulla pelle. Sono cose semplici, ma che ti restano dentro per tutta la vita».

Una scelta che nasce da un modo di fare impresa lontano dalla logica esasperata del risultato immediato: «Viviamo in un mondo in cui si celebra il successo individuale, la performance, l’apparenza. Io ho sempre creduto invece in un successo che si misura nella qualità della vita di chi lavora con te, della comunità che ti circonda. E questa vacanza è un piccolo esempio di tutto questo: un gesto che fa bene a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa».

Così, tra le onde dell’Adriatico e i sorrisi dei ragazzi di Solidarietà e Servizi, questa idea di impresa diventa reale. Non uno slogan, ma una realtà fatta di volti, di abbracci, di risate serali sotto le stelle. È questo che rimane, anche ora che la vacanza è finita: i ricordi di Thomas, Francesca, Giulia, Daniel, Asia, Giacomo e di tutti gli altri che si sono sentiti – per una settimana – non ospiti o pazienti, ma semplicemente ragazzi in vacanza. Liberi di giocare, di ridere, di fare tardi la sera, di sporcarsi le mani di colori al Color Party,

«Sono felice di aver potuto regalare loro questo», conclude l’imprenditore. «La vera gioia è vedere la luce negli occhi degli altri. Se come imprenditori ci prendessimo tutti un po’ più sul serio, non come potere, ma come responsabilità verso gli altri, forse il mondo sarebbe un posto migliore. Anche solo un po’. Anche solo per una settimana al mare».

«Ci prendiamo cura di oltre 5.000 persone»

L’Assemblea dei Soci di Solidarietà e Servizi approva il Bilancio Sociale e nomina Michele Grampa Presidente del Consiglio di Sorveglianza

I soci riuniti per l’approvazione del Bilancio Sociale 2024

Approvato il Bilancio Sociale di Solidarietà e Servizi venerdì 16 maggio, durante l’Assemblea dei Soci. Una decisione presa all’unanimità da tutti i 184 soci chiamati, come ogni anno, ad esprimersi sull’approvazione del documento. Un’occasione per rendere pubblico – per sommi capi – il lavoro qualitativo e quantitativo dell’anno in cui la Solidarietà e Servizi, riconosciuta come prima cooperativa in provincia di Varese, ha celebrato i suoi 45 anni di attività.

Da 45 anni sul territorio

Numeri importanti nel 2024, che non hanno nulla da invidiare a quelli di un’azienda for profit. Un’impresa sociale, quella di Solidarietà e Servizi, che dal 1979  è punto di riferimento per le persone con disabilità e le loro famiglie attraverso servizi diurni e residenziali e opportunità di inserimento lavorativo.

La cooperativa, nella quale lavorano 481 persone, di cui 77 con disabilità, si prende cura di 5.629 persone, accolte nei 54 servizi sul territorio delle province di Varese, Milano, Como, Lecco e Pavia. In particolare, 384 persone frequentano i centri diurni, 89 i servizi per l’autismo, 52 persone abitano nelle case e nei servizi residenziali, mentre il resto è accolto presso i servizi a sportello o in quelli di orientamento al lavoro. Numeri che dicono di una realtà credibile e affidabile. Il tratto distintivo e al contempo la sfida raccolta dalla cooperativa sono rappresentati dal binomio umanità-professionalità: attenzione alla persona, competenza e strumenti adeguati sono il patrimonio a disposizione delle persone, delle famiglie e dei loro bisogni.

L’importanza del capitale umano

Proprio la valorizzazione della professionalità e competenza  dei lavoratori della cooperativa è uno degli aspetti centrali anche per l’anno appena trascorso.  «I lavoratori sono il cuore della nostra cooperativa» – testimonia Domenico Pietrantonio, Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi. «Valorizzare la passione, il coinvolgimento e la professionalità delle nostre persone è una scelta strategica. Riconoscerne il merito non è solo un dovere etico, ma la chiave per crescere insieme, con competenza, fiducia e visione condivisa.» Vanno in questa direzione le iniziative formative rivolte ai dipendenti (+102% di ore di formazione erogate, in particolare +113% di ore di formazione tecnica, rispetto al 2023). «Abbiamo scelto di investire nella crescita dei nostri lavoratori, per avere del personale sempre più competente e più pronto a rispondere ai nuovi bisogni che arrivano dal territorio».
Sempre in ottica di valorizzazione delle risorse umane, nel 2024 – anno in cui è stato rinnovato il CCNL delle cooperative sociali – «abbiamo riconosciuto un importante aiuto economico a tutti i lavoratori e ai 237 soci e un premio di fine anno a coloro che hanno contribuito, in modo particolare, ai risultati  della cooperativa. È stato anche stanziato un bonus per le famiglie dei dipendenti che nel 2025 saranno allietate dall’arrivo di un figlio/a».

Un’attenzione che è percepita positivamente dalle stesse persone, come testimoniano i questionari «abbiamo registrato un tasso di soddisfazione del 94,4%».

Aspetti organizzativi

«Anche nel 2024 ci sono state alcune modifiche organizzative a più livelli.» Innanzitutto, la costituzione di un comitato per gli investimenti, le nomine e le retribuzioni. Poi la creazione di un’equipe multidisciplinare in grado di affrontare le nuove sfide e le nuove opportunità, mettendo in campo diverse professionalità.  Da ultimo, la costituzione di una vera e propria nuova area dedicata ai centri diurni a gestione diretta, con il conseguente ampliamento (da 6 a 7) del numero dei membri del consiglio di gestione.

La nomina di Michele Grampa, neo presidente del Consiglio di Sorveglianza

I soci  intervenuti durante l’assemblea sono stati interpellati anche sulla determinazione del numero dei componenti il Consiglio di  Sorveglianza e sulla nomina del nuovo Presidente dello stesso.
«La nostra cooperativa – prosegue Pietrantonio  – dal 2014 ha scelto un sistema di governance di tipo dualistico. Abbiamo un Consiglio di Sorveglianza (nominato dall’assemblea dei soci), composto da professionisti (avvocati e commercialisti) che vigila sull’osservanza delle leggi e dello statuto e nomina il Consiglio di Gestione.» Dopo la scomparsa – lo scorso gennaio – di Paolo Fumagalli, fino ad allora Presidente del Consiglio di Sorveglianza, la cooperativa si è trovata a dover nominare il suo successore. «Abbiamo proposto la nomina del componente del Consiglio di Sorveglianza più anziano, Michele Grampa, dottore commercialista» Anche in questo caso l’assemblea dei soci ha approvato all’unanimità, confermando altresì in 4 il numero dei componenti.

Il progetto di Caronno Pertusella: Solidarietà e Servizi sempre più casa

Guardando al prossimo futuro, presentato ai soci l’importante progetto che avrà ripercussioni significative nei prossimi anni per le persone con disabilità e le loro famiglie. «Nei prossimi mesi – sottolinea Giacomo Borghi, responsabile dell’area servizi residenziali e domotica – inizieremo a costruire altre due abitazioni per persone con disabilità a Caronno Pertusella, nell’area dove già oggi sorgono un Centro diurno e un Centro sperimentale per minori con disturbi del neurosviluppo. Si tratta di un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.» Saliranno quindi a 11 il numero delle case che la cooperativa gestisce, in grado di accogliere 65 persone, favorendo la loro autonomia in un contesto relazionale definito da familiarità e autonomia, quest’ultima supportata in particolare dalla domotica.


Inaugurati gli Appartamenti Tanzi a Cassano Magnago

Solidarietà e Servizi inaugura due appartamenti per sostenere autonomia e percorsi “dopo di noi” di persone con disabilità, dopo gli importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione. Resi possibili grazie al sostegno di Fondazione UBI per Varese

Don Emanuele benedice gli Appartamenti Tanzi

«Qui mi trovo bene» «Mi piace tanto questo posto» Sono le parole di Emma e Stefano, due delle persone che vivono negli Appartamenti Tanzi. E sono proprio loro, chi li vive, a raccontare – in un video – la loro esperienza di vita autonoma, dopo i lavori di ristrutturazione dello scorso anno, che hanno coinvolto l’intera palazzina di via Volta 24 a Cassano Magnago.

DALLA RESIDENZA AI DUE APPARTAMENTI. SEMPRE PIÙ CASA PER 10 PERSONE

In realtà, la “Tanzi” ha sulle spalle qualche anno di storia. Esiste infatti dal 2009 e negli anni ha accolto diverse persone. 53 per l’esattezza.  Pensata con una zona comune al primo piano e le camere tra piano terra e primo piano, era in grado di ospitare fino a 12 persone contemporaneamente. Dopo 15 anni, la struttura esistente aveva proprio bisogno di un bel restyling. «Abbiamo colto l’occasione di una riorganizzazione dei nostri servizi residenziali – evidenzia Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi – per trasformare la Residenza Tanzi in Appartamenti Tanzi, due soluzioni distinte, ma attigue, una a piano terra e l’altra al primo, che funzioneranno separatamente e saranno in grado di ospitare 5 persone ciascuna.

Per noi è un intervento importante, anche in termini di significato, perché ci consente di investire in progetti per sostenere sempre di più l’autonomia delle persone di cui ci prendiamo cura.» Concretamente ci sono due cucine, due menù, due salotti, due porte di casa… «Sembra banale – prosegue Borghi – ma è proprio un modo diverso di concepire la casa, in grado di offrire più libertà di movimento e più privacy alle persone che ci vivranno… Anche i nuclei che accoglieremo saranno più piccoli e più omogenei, per età e per genere.» Insomma, una vera e propria casa, dove far esperienza di socialità, di integrazione e reale autonomia. «Sarebbe stato anche il desiderio di Isa Tanzi (a cui sono intitolati gli appartamenti), ex presidente dell’Associazione Familiari Persone Disabili (AFPD) di Cassano Magnago.»

LA VITA QUOTIDIANA

«Lavoro in pasticceria quattro ore, dalle 8 alle 12 e poi al pomeriggio vado in un centro educativo…» racconta Mattia. La vita quotidiana è organizzata come quella di una qualunque casa. Oltre a Mattia, ci sono Massimo, Stefano e Giovanni, nell’appartamento del piano terra.  Emma, Angela e Luigia, in quello al primo piano.  Ognuno ha i propri compiti e partecipa alla gestione domestica, insieme agli educatori e al personale ausiliario. «Le persone hanno – quasi tutte –  un discreto grado di autonomia» testimonia Elisa Colletto, la coordinatrice degli Appartamenti. «Durante la giornata hanno i loro impegni: chi all’area inserimento lavorativo di viale Toscana, con un tirocinio professionalizzante o un’attività lavorativa vera e propria, chi ai Centri Socio Educativi di Samarate o di Borsano (Busto Arsizio). Nel tardo pomeriggio, poi, si ritrovano insieme, con un operatore che li affianca nelle ore serali, per la cena e le piccole grandi incombenze domestiche.»

L’INAUGURAZIONE ALLA PRESENZA DELLE AUTORITÀ

L’inaugurazione ufficiale lo scorso 9 maggio con una vera e propria cerimonia in Villa Oliva a Cassano Magnago alla presenza delle  principali autorità. «Quello che fate è molto importante», le parole del sindaco Pietro Ottaviani. «L’integrazione del mondo della disabilità si manifesta anche nella restaurazione di edifici come questo, che aiutano a restare attivi nel territorio. Sono felice di vedere il lavoro che avete fatto e come vi siete ben organizzati». Presente anche l’assessore ai Servizi Sociali di Gallarate, Chiara Allai, in qualità di capofila dell’ambito territoriale che include nove Comuni: «Siamo contenti che Cassano abbia aperto questo tipo di appartamenti, che accoglie il primo progetto di questo genere con un ente gestore. Chissà che possa essere da spunto anche altrove».

Tutti poi in via Volta al civico 24 per il taglio del nastro, la benedizione di Don Emanuele Lupi, vicario della comunità pastorale San Maurizio e la visita degli appartamenti. Insieme, per celebrare un nuovo inizio, dopo i lavori di ristrutturazione e ampliamento, resi possibili grazie al prezioso contributo di Fondazione UBI per Varese. «Dal 2004 sosteniamo progetti sociali, culturali, artistici e formativi in provincia di Varese – sottolinea Luigi Jemoli, vicepresidente di Fondazione UBI per Varese. Questa è la prima volta che siamo a fianco di Solidarietà e Servizi. Per noi è importante che i progetti che adottiamo abbiano una ricaduta territoriale in provincia di Varese e abbiano soggetti promotori in grado di dare respiro e continuità agli interventi. E questo progetto risponde a pieno a questi criteri.» 

UN PROGETTO PER POTENZIARE I PERCORSI DEL DOPO DI NOI

Con questa ristrutturazione si amplia la possibilità di percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo famigliare di origine, rispondendo al bisogno dei genitori che, diventati anziani, non hanno più le energie necessarie per seguire il figlio.  Ma soprattutto al desiderio delle persone con disabilità. Come testimonia Mattia «Alla Tanzi posso portare avanti il mio progetto di vita autonoma.» Un progetto di vita, fatto di passioni, abitudini e attività svolte in compagnia.

«Gli Appartamenti Tanzi – spiega Franca Passerini, Assistente Sociale e Responsabile dell’Ufficio di Piano di Gallarate – sono i primi nell’ambito territoriale di Gallarate (che racchiude 9 Comuni) per l’accoglienza stabile di persone con disabilità a rispondere alle richieste della legge sul “Dopo di Noi” ( L 112/2016). Finora eravamo costretti a cercare soluzioni fuori dal nostro ambito. Un’ottima opportunità!»

L’INTRODUZIONE DELLA DOMOTICA

Anche in questo caso, questi appartamenti sono stati rinnovati con soluzioni domotiche all’avanguardia. «Seguendo l’esempio delle recenti ristrutturazioni nei complessi Gandolfi e San Benedetto di Legnano – precisa Borghi – siamo convinti che l’adozione di tecnologie intelligenti non solo faciliti la vita quotidiana delle persone con disabilità, ma promuova la loro autonomia all’interno di un contesto comunitario.» Questo salto in avanti nella smart home è stato possibile grazie al know‑how dei ricercatori dell’Università LIUC di Castellanza e all’expertise di Sinthesi, l’azienda che ha progettato e implementato l’impianto domotico.

25 ANNI DI SOLIDARIETÀ E SERVIZI NEI SERVIZI RESIDENZIALI

L’inaugurazione degli appartamenti Tanzi ha rappresentato l’occasione per rinnovare l’attenzione sui servizi residenziali offerti da Solidarietà e Servizi, che quest’anno festeggiano i 25 anni di attività con 2 Comunità e 9 Appartamenti che ospitano complessivamente 55 persone con disabilità. «Presto – spiega Borghi – il numero delle soluzioni abitative sarà portato a 13. E per lanciare un nuovo progetto: «Nei prossimi mesi – conclude Borghi  inizieremo a costruire altre due case a Caronno Pertusella, nell’area dove già oggi sorgono un Centro diurno e un Centro sperimentale per minori con disturbi del neurosviluppo. Si tratta di un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.»

«Non credevo ci fosse un posto come questo»

Nell’ambito di un progetto di orientamento rivolto alle scuole secondarie di primo grado, venti studenti dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Busto Arsizio in visita al capannone di viale Toscana di Solidarietà e Servizi

I ragazzi e le ragazze dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Busto Arsizio in visita alla sede di viale Toscana

«Lavorano veramente? Vengono pagati? Ma che disabilità hanno (di alcuni non si vede…)? Quante ore vanno al centro ogni giorno?» Molte le domande di questo tipo nei ragazzi e ragazze delle medie dell’Istituto De Amicis di Busto Arsizio che, all’inizio di maggio, accompagnati dai loro docenti, hanno fatto visita a Solidarietà e Servizi presso il capannone di viale Toscana 105, sede di due centri socio educativi  e “casa” dell’area inserimento lavorativo, con 112 lavoratori assunti di cui 77 con una disabilità fisica, psichica o sensoriale.

UN PROGETTO PER AVVICINARSI AL MONDO DEL LAVORO

L’incontro nasce da una richiesta della scuola, nell’ambito di “Crescere insieme, dalla scuola all’azienda”, un progetto di orientamento, finanziato con i fondi del PNRR e dedicato alle classi prime e seconde, per combattere il fenomeno della dispersione scolastica. «Nel nostro istituto stiamo organizzando dei pomeriggi esperienziali con l’obiettivo di far avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro alla scoperta delle diverse professioni presenti nel nostro territorio. Crediamo che l’incontro con esperti del settore possa fornire loro una visione pratica e ispiratrice delle opportunità future.» A parlare è Emanuela Manto, docente di tecnologia della scuola.

E così, dall’idea ai fatti, una ventina di ragazzi e ragazze si sono “iscritti” in modo volontario a questi “pomeriggi alternativi”. Quattro visite in totale, tre in realtà aziendali – Eolo, Mario Cavelli, Centro Cotoniero Bustese –  e l’ultima, in ordine temporale, in Solidarietà e Servizi, dove attraverso l’incontro con persone impegnate nelle proprie attività quotidiane, hanno fatto esperienza di cosa sia un’impresa sociale.

ALLA SCOPERTA DEL CENTRO SOCIO EDUCATIVO…

Eccoli allora alla scoperta degli spazi dedicati al Centro Socio Educativo. Di laboratorio in laboratorio, i ragazzi hanno presto familiarizzato con il significato che si cela dietro a inaccessibili, in prima battuta, acronimi come CSE e SFA (Centro Servizi Educativi, Servizi di Formazione all’Autonomia). Da sigle enigmatiche, queste sono diventate nomi, volti precisi, voci definite di persone che si possono conoscere e con cui è possibile dialogare. Mentre i ragazzi hanno incontrato differenti gruppi impegnati in altrettante attività, come il gruppo di parola, il gruppo di canto, il laboratorio artistico e quello di avviamento al lavoro… Carmen Sportiello, coordinatrice dell’area educativa di viale Toscana ha spiegato loro la mission: supportare persone con fragilità attraverso progetti per l’autonomia che prevedono lo svolgimento di attività tramite le quali valorizzare i talenti e far emergere le competenze di ciascuno

…E DELL’AREA INSERIMENTO LAVORATIVO

Dopo l’area educativa, ad attenderli un’altra sfida. Due rampe di scale ed eccoli catapultati all’interno della realtà produttiva, dove ogni giorno arrivano commesse da oltre 20.000 pezzi e dove più di 70 persone con fragilità lavorano con un regolare contratto di lavoro, uno stipendio vero, inserite in un contesto lavorativo vero, composto da differenti settori produttivi, che vanno dagli assemblaggi alla rigenesi di apparati elettronici e alla gestione documentale, fino alla gestione di processi di backoffice amministrativi e commerciali.

«Cosa sono questi?» ha chiesto ai ragazzi Filippo Oldrini, responsabile dell’area inserimento lavorativo della Solidarietà e Servizi,  indicando degli apparecchi elettronici riposti su alcuni scaffali. A partire da questa domanda le classi hanno scoperto un bell’esempio di economia circolare. Il reparto in cui si trovano si occupa infatti di recuperare i modem per la connessione internet per conto di diversi operatori telefonici, di verificare il loro funzionamento, per rigenerarli, re-inserendoli sul mercato.

Qualche metro oltre gli studenti hanno incontrato una ragazza impegnata a maneggiare con cura un documento del 1700. Sul suo banco da lavoro una complessa struttura sostiene una fotocamera ad altissima risoluzione. Ben presto capiscono che ciò a cui stanno assistendo è un processo di digitalizzazione, per far sì che la conoscenza racchiusa in diversi documenti possa essere diffusa anche su internet, venendo così preservata dall’usura a cui è soggetto un documento fisico.

Il tour continua al piano più alto della struttura. Davanti a loro un call center in cui persone con fragilità operano su commesse di importanti realtà come Novartis o Eolo, assistendo i loro clienti. 

«Mi hanno colpito molto – testimonia Filippo Oldrini –  l’interesse dei ragazzi e le loro domande, segno  del grande lavoro dei loro insegnanti, ma  anche dello stupore che spesso riscontriamo in chi viene a visitarci e tocca con mano una realtà dove i lavoratori svantaggiati sono sullo stesso piano dei loro colleghi, dal punto di vista della qualità del lavoro offerto, delle possibilità economiche e anche delle possibilità di “carriera”. Dove non sono le nostre fragilità a definirci

UN’OCCASIONE PER AMPLIARE LO SGUARDO

«Per tanti dei nostri ragazzi – commenta la professoressa Manto – è stata la prima volta in cui si sono misurati con il mondo della disabilità. La maggior parte di loro non ha mai incontrato una persona con disabilità da vicino e le poche volte che le hanno incrociate, il vissuto è stato quello di  un “problema da gestire”. Per i ragazzi è stata dunque una grande occasione di apertura e di scoperta, per ampliare lo sguardo.»

«Quando ne abbiamo parlato in classe qualche giorno dopo, avevano ancora in mente Antonio, una persona con sindrome di Down che, quando ci ha visti, ci ha accompagnato lungo il percorso e spontaneamente ci ha fatto da “Cicerone” con un grande entusiasmo.»

NON SAPEVO CI FOSSE UN POSTO COME QUESTO

«Cosa ci portiamo a casa? – continua – Oltre alla buonissima merenda, una preziosa esperienza di apertura: aver toccato con mano una realtà di cui ignoravamo l’esistenza, aver visto un luogo dove le persone, nonostante alcune loro fragilità, sono aiutate a diventare autonome e a realizzare il proprio progetto di vita. Siamo abituati a pensare che chi è più fragile vada solamente protetto, messo in una bolla.  Qui, invece, abbiamo fatto esperienza che anche chi è fragile può essere protagonista e aiutato a compiere i propri passi».

Emblematico, a questo proposito, il commento di Simone, un ragazzo di seconda media che ha un fratellino con disabilità: «Non sapevo ci fosse un posto come questo. Finora credevo che a “gestire mio fratello” ci potessero essere solo mamma e papà. Che futuro avrà? Chi si prenderà cura di lui? Domande a cui, finora, non ero riuscito a trovare risposta. Oggi ho visto un luogo dove le persone con disabilità fanno tante attività e sono aiutate a diventare autonome. E questo mi dà speranza».

«Grazie della grande occasione che avete dato a me e i miei alunni oggi, la scoperta di una realtà bella e preziosa», con questo messaggio della professoressa si chiude la giornata.

 

Solidarietà e Servizi è anche ente di formazione

Accreditata nel mese di aprile come Ente di Formazione presso Regione Lombardia, la Cooperativa è pronta ad erogare corsi che vanno dall’informatica alla comunicazione ad altro ancora  

Un corso di formazione in Solidarietà e Servizi

Hai bisogno di un corso di informatica o vuoi avere una nuova competenza in ambito amministrativo da spendere sul lavoro? Dalle prossime settimane sarà possibile con il catalogo corsi di Solidarietà e Servizi. È di questi giorni la notizia che la cooperativa di Busto Arsizio si è accreditata come Ente di Formazione presso Regione Lombardia.  

«Dal 2015 siamo accreditati come Servizio al Lavoro con sedi a Busto Arsizio, Venegono Inferiore e Buscate» – racconta Sara Silvestri, responsabile servizi accreditati alla formazione e al lavoro. «Accompagnando le persone a definire il proprio progetto professionale, ci siamo accorti di un grande bisogno formativo. Un’esigenza che finora veniva soddisfatta cercando tra le proposte del territorio. Ma perché non essere noi direttamente a rispondere anche a questo bisogno? Da qui l’idea di diventare Ente di Formazione per poter offrire un percorso completo alle persone che accedono ai nostri servizi.»  

UN PACCHETTO INTEGRATO DI SERVIZI PER LE PERSONE 

«Il primo bacino di utenti sarà il nostro, quello del nostro Servizio al Lavoro – prosegue Sara – ma non ci fermeremo qui. Vorremmo offrire  un servizio in più sul territorio, intercettando diverse persone che arrivano anche dagli altri servizi al lavoro, dai Centri per l’Impiego, dagli InformaLavoro e dagli InformaGiovani... Per ogni persona potremo proporre corsi ad hoc rispetto alle sue esigenze specifiche oppure dare la possibilità di scegliere un corso tra quelli a catalogo che stiamo predisponendo.»  

UN’OFFERTA DI CORSI A CATALOGO  

Ci saranno corsi per acquisire e/o migliorare le competenze informatiche, amministrative, di segreteria e contabilità. Ma anche per allenare le competenze organizzative, relazionali e comunicative, quelle che hanno a che fare con le famose soft skills, sempre più richieste per inserirsi nel mondo del lavoro. «Un vero e proprio catalogo corsi, dunque, per rispondere a un preciso bisogno che arriva dal territorio e dal nostro lavoro sul campo: innanzitutto quello di persone disoccupate che desiderano rimettersi in gioco con qualche competenza in più. All’inizio quindi ci tareremo sulla nostra utenza, rappresentata soprattutto da persone svantaggiate e con bassa scolarizzazione, con corsi perlopiù gratuiti, in grado di trasmettere competenze tecniche e pratiche, immediatamente spendibili.» Al termine del percorso formativo le persone avranno in mano un attestato di competenza legato al Quadro Regionale degli Standard Professionali di Regione Lombardia. I primi corsi partiranno già nel mese di maggio e saranno quello di informatica base e di addetto mensa

UN’OPPORTUNITÀ PER TUTTA LA COOPERATIVA 

«Essere diventati Ente Formativo Accreditato è un’ottima opportunità per il nostro Servizio al Lavoro, ma anche per le oltre 500 persone che lavorano in Cooperativa. Penso alla collaborazione che potremo mettere in campo nell’ambito degli inserimenti lavorativi di persone disabili e svantaggiate. Potremo formare le persone rispetto a delle singole competenze che via via si renderanno necessarie, proprio al nostro interno: da un approfondimento su excel a una competenza sulla rigenesi di apparati, dal coding alla gestione di un call center, fino al patentino per la guida di un muletto… »   

APERTURA ALLE AZIENDE 

D’altra parte, Solidarietà e Servizi da sempre è molto attenta alla formazione, sia come formazione permanente dei propri dipendenti, sia come collaborazione con altri enti. «Con l’accreditamento formalizziamo qualcosa che nella pratica già ci appartiene» – sottolinea Giorgia Piana, HR specialist e responsabile attività formative in Solidarietà e Servizi. «Lo faremo in modo più strutturato, aprendoci a diversi target. Per noi potrà essere un’ottima possibilità per far conoscere il nostro lavoro e la nostra mission, anche in ambienti diversi dai soliti. Ci piacerebbe ad esempio, proporci come ente di formazione alle aziende. Inizialmente quelle che collaborano con noi per l’inserimento lavorativo di persone disabili: potremmo organizzare una formazione a loro dedicata sulle opportunità di collaborazione tra profit e non profit, partendo dagli aspetti più normativi (legge 68/99 e convenzioni ex art. 14 legge Biagi) fino alle best practices di welfare aziendale, volontariato di impresa e social procurement.  

Essere accreditati ci permetterà anche di erogare formazione in sedi diverse dalla nostra, utilizzando le cosiddette sedi temporanee: questo favorirà un approccio agile nell’organizzare percorsi su misura presso servizi o aziende lontani dalla nostra sede principale.»   

Davvero una grande opportunità, che supporta ulteriormente la crescita della cooperativa e della capacità di prendersi cura delle persone.