La «Snoezelen» guarda al futuro

Inaugurata due anni fa la prima stanza multisensoriale per i bambini del Centro Diurno Disabili Manzoni. Oggi a Solidarietà e Servizi ci sono 2 stanze Snoezelen e diversi progetti di multisensorialità che offrono benessere a 80 persone con disabilità e autismo. Per il futuro? Il desiderio di aprirsi come servizio per il territorio

Un bambino del Centro Diurno Disabili Manzoni durante un’attività all’interno della stanza Snoezelen

La porta della stanza Snoezelen del Centro Diurno Disabili “Manzoni” di Busto Arsizio si apre piano. Dall’altra parte, un ragazzo si è già messo in attesa: non parla, non chiede, ma il suo corpo racconta tutto. Sta lì fuori, ogni volta che sa che il “momento speciale” sta per arrivare. Lo fa senza che nessuno glielo ricordi: la stanza sensoriale è diventata per lui un piccolo rito settimanale, un luogo dove sa di potersi rilassare, ritrovare equilibrio, forse anche sorridere. Non è l’unico: questa esperienza è diventata così preziosa che tutti, nel centro, la aspettano.

CHE COS’È LA STANZA SNOEZELEN

La stanza Snoezelen nasce negli anni ’70 nei Paesi Bassi dall’idea di due terapisti, Hulsegge e Verheul, che crearono uno spazio sensoriale per persone con disabilità gravi. Il nome deriva dall’unione di due parole olandesi: “snuffelen” (esplorare) e “doezelen” (rilassarsi), a indicare un ambiente in cui stimolare i sensi con delicatezza e accompagnare la persona verso un’esperienza di benessere.
L’approccio Snoezelen si è poi diffuso in tutto il mondo, in particolare nei servizi educativi, riabilitativi e terapeutici, per le sue qualità nel favorire il rilassamento, l’attivazione sensoriale equilibrata e il miglioramento della qualità della vita.

IL METODO SNOEZELEN ENTRA ANCHE IN SOLIDARIETÀ E SERVIZI

Tutto è cominciato nel 2023, quando la prima stanza Snoezelen ha aperto le sue porte anche al CDD Manzoni, un centro che accoglie ad oggi 35 bambini con grave disabilità. Non un semplice spazio arredato, ma un ambiente studiato per stimolare i sensi con luci, suoni, profumi, vibrazioni.

«Da tempo lavoravamo sulla stimolazione sensoriale – racconta Cristina Ridolfi, capo area dei centri diurni disabili a gestione diretta della cooperativa – ma ci siamo resi conto che serviva un salto di qualità: non bastavano più pannelli e tappeti, serviva uno spazio vero, progettato per offrire benessere su misura».
L’idea si è ispirata anche all’esperienza della cooperativa sociale “L’Arca” di Tradate, realtà che da anni utilizza la Snoezelen per bambini e adulti. Con il supporto della Solidarietà e Servizi, di una donazione privata e grazie al sostegno di Finlombarda e Regione Lombardia, la stanza ha preso forma: una scelta coraggiosa, completata in pochi mesi. «In realtà ogni anno valutiamo i nuovi bisogni e la arricchiamo con quello che ci serve. Quest’anno con i fondi raccolti durante i mercatini di Natale, abbiamo acquistato la “poltrona degli abbracci”, progettata per fornire una sensazione di accoglienza e protezione per aiutare a gestire situazioni di forte stress emotivo.»

Nel frattempo, anche il centro AliBlu di Marnate, un servizio educativo integrato per minori con diagnosi di autismo, ha inaugurato la propria stanza Snoezelen, resa possibile grazie al Programma Formula di Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Fondazione CESVI e a donazioni private. Dallo scorso gennaio è pienamente operativa, per i 24 bambini accolti nel servizio.

L’entusiasmo si è acceso subito anche tra gli educatori: un corso di formazione specifico ha preparato gli operatori all’uso consapevole dello spazio, perché la stanza Snoezelen non è una semplice “stanza rilassante”, come spiega Mariolina Caputo, pedagogista e coordinatrice del centro AliBlu: «Non serve solo per calmare o rilassare, ma per riequilibrare le percezioni sensoriali disorganizzate, attivando i canali giusti. Ogni persona ha il proprio profilo sensoriale: bisogna conoscere se preferisce il tatto, la luce, il suono. Altrimenti il rischio è di iperstimolare e ottenere l’effetto opposto».

UN PERCORSO COSTRUITO SU MISURA: IL PROFILO SENSORIALE

Per questo ogni percorso viene progettato con cura: «All’inizio – racconta Elisa Aracu, coordinatrice del CDD Manzoni – abbiamo fatto una valutazione sensoriale di ogni bambino, per capire cosa lo rilassa, cosa invece lo disturba. Oggi lavoriamo con piccoli gruppi da tre o quattro bambini, con obiettivi specifici. Per i più gravi è un modo per percepire meglio il corpo; per i bambini nello spettro autistico è una sfida sperimentare materiali nuovi». C’è chi impara a impastare farina e zucchero dopo averlo fatto in stanza, chi muove il corpo più liberamente sul materasso ad acqua rispetto alla fisioterapia. «Anche i giochi interattivi proiettati a terra sono preziosi – continua la Aracu – perché permettono a tutti, anche a chi ha disabilità motorie, di giocare col gruppo allungando un braccio, schiacciando un palloncino virtuale o suonando una batteria».

La stanza Snoezelen del CDD Manzoni, a Busto Arsizio

COLLABORAZIONE TRA I CENTRI: UN’OPPORTUNITÀ DI CRESCITA RECIPROCA

Ma i benefici non finiscono qui. Da quest’anno, ogni martedì, la stanza Snoezelen del Manzoni apre le proprie porte anche agli altri centri diurni della cooperativa, quello di Cassano Magnago, quello di Marnate e, a brevissimo, anche quello di Gallarate.
«Per noi è una possibilità nuova e preziosa» – racconta Sonia Ceriani, educatrice del Centro Diurno Il Veliero di Cassano Magnago. «Le persone con disabilità delle quali ci prendiamo cura – che nel nostro caso sono tutte adulte – non hanno mai avuto accesso a una stanza così: è un’esperienza di benessere fisico ed emotivo che da noi mancava. Vederli rilassati, sperimentare oggetti e materiali diversi è stato commovente. Addirittura uno dei nostri ospiti, che non comunica verbalmente, ci fa capire ogni volta quanto desideri tornarci».

Il martedì è diventato un giorno atteso anche dagli educatori: «È bello anche lavorare con colleghi di altri centri – sottolinea la Aracu –. Quando arriva un gruppo esterno, di solito è accompagnato da due educatori: uno entra in stanza con una nostra operatrice formata, mentre l’altro sostiene le nostre attività con i bambini del centro: così ci si aiuta e si cresce insieme». Per noi è l’opportunità per conoscersi meglio tra colleghi e anche per sfidarci in compiti diversi da quelli a cui siamo abituati».

IL CARRELLO MULTISENSORIALE: SNOEZELEN CHE ARRIVA OVUNQUE

E se al Manzoni la stanza è ormai una certezza, a Cassano Magnago è in arrivo un’importante novità: grazie ai fondi raccolti durante l’evento “Lost Children 2025” al Parco della Magana, sarà acquistato un carrello multisensoriale Snoezelen, una soluzione mobile che permette di portare stimoli visivi, tattili e sonori in tutti gli ambienti del centro. «Non avendo una stanza dedicata – spiega la Ceriani – il carrello ci darà la possibilità di offrire momenti di benessere personalizzato ovunque, senza vincoli di spazio. Daremo così la possibilità a tutte le persone con disabilità accolte nel nostro servizio di sperimentare l’attività di multisensorialità nella quotidianità».

IL FUTURO: APRIRSI AL TERRITORIO

Il sogno più grande? «Aprire questi spazi al territorio. – dice la Ridolfi – Farli conoscere alle scuole, alle famiglie, a chiunque possa trarne beneficio, non solo persone con disabilità. Sono luoghi di benessere universale, capaci di fare bene a tutti, anche ai normodotati».

Perché la multisensorialità è molto più che un arredamento speciale: è uno strumento concreto per migliorare la qualità della vita, il rilassamento, l’autonomia.
E quando anche chi non parla si mette in fila davanti alla porta come per un appuntamento fisso, senza bisogno di spiegazioni, vuol dire che questa strada è quella giusta.

“Sempre più competenti”

In partenza un importante percorso formativo dedicato al personale educativo e sanitario di Solidarietà e Servizi. Comunicazione Aumentativa, metodo TEACCH, autismo di livello 1 e altro ancora: una formazione completa per rispondere in modo sempre più efficace ai nuovi bisogni delle persone con disabilità, promuovendone l’autonomia e la qualità della vita.

Le educatrici di Solidarietà e Servizi in un momento di formazione

In alcuni centri di Solidarietà e Servizi si incontrano persone che girano con una speciale agendina piena di tessere colorate. Ogni tessera rappresenta graficamente un’opzione, un’attività o una scelta possibile. Così, anche un momento semplice come il pasto si trasforma in un’occasione di autonomia, offrendo la possibilità di scegliere anche a chi non può comunicare attraverso i canali verbali tradizionali.

Si chiama Comunicazione Aumentativa Alternativa, o CAA: un linguaggio iconico, diffuso in ambito terapeutico, pensato per facilitare la comunicazione di persone con ritardi nello sviluppo del linguaggio, deficit cognitivi o disturbi dello spettro autistico. Ma la sua forza è proprio quella di essere immediatamente comprensibile da chiunque.

«È uno strumento molto utile – racconta Cristina Ridolfi, capo area dei centri diurni disabili a gestione diretta di Solidarietà e Servizi – perché ci permette di comunicare davvero con le persone di cui ci prendiamo cura. Spesso i cosiddetti “comportamenti-problema” nascono da incomprensioni e dall’incapacità di farsi capire. La Comunicazione Aumentativa favorisce l’autonomia: una persona può andare da sola a fare la spesa o scegliere il menu della settimana. Oppure sapere in anticipo le attività della giornata, riducendo così l’ansia legata all’incertezza.»

UNO STRUMENTO GIÀ PRESENTE IN DIVERSI CENTRI

Già in cinque servizi – in particolare quelli dedicati ai minori come AliBlu, Pollicino, Avanti Tutta, Viganò e Manzoni – la Comunicazione Aumentativa è ormai parte della quotidianità. Per i 125 minori accolti, quasi tutti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, questo strumento regola le attività giornaliere, aiuta a riporre il materiale, supporta scelte semplici.

Ma non solo: la CAA si sta progressivamente diffondendo anche nei servizi per adulti. «Al compimento dei 18 anni – spiega la Ridolfi – spesso le persone cambiano servizio, portando con sé la propria “cassetta degli attrezzi” con gli strumenti che hanno imparato a usare. Così la Comunicazione Aumentativa sta gradualmente entrando anche nei 12 centri diurni per disabili, nei 4 centri socio educativi e nelle 11 case della cooperativa.»

UNA FORMAZIONE GRATUITA PER TUTTO IL PERSONALE EDUCATIVO

«Abbiamo capito quanto questo strumento sia importante, non solo per chi ha una diagnosi di autismo, ma per tutti», sottolinea Giorgia Piana, HR specialist e responsabile attività formative in Solidarietà e Servizi. «Per questo abbiamo pensato a un percorso formativo dedicato alla Comunicazione Aumentativa, rivolto a tutti i colleghi dei nostri centri: educatori, OSS, ASA, coordinatori.»

Il corso  – 8 ore di formazione – partirà a fine giugno, con due edizioni già programmate per garantire la partecipazione a tutti gli operatori che ne hanno il desiderio. Obiettivi: conoscere a fondo lo strumento, scoprirne le potenzialità e i limiti, comprenderne il senso e applicarlo con esercitazioni pratiche. A guidare le lezioni sarà la dott.ssa Simona Loucas, psicoterapeuta della Neuropsichiatria Infantile di Saronno, già apprezzata in Solidarietà e Servizi per i percorsi di supervisione da lei condotti.

E DA SETTEMBRE NUOVI CORSI SU METODO TEACCH, TTAP E AUTISMO DI LIVELLO 1

Ma il percorso formativo non si ferma qui. A settembre partiranno due corsi riservati a coordinatori ed educatori dei centri.

Il primo sarà dedicato al metodo TEACCH, per imparare a strutturare spazi, tempi e attività in modo da potenziare l’autonomia delle persone con disabilità. «L’obiettivo – spiega la Ridolfi – è rendere l’operatore sempre meno necessario nella routine quotidiana: la persona con disabilità deve poter gestire da sola ciò che è prevedibile, chiedendo aiuto solo quando serve davvero.»

Il secondo corso verterà sul TTAP (TEACCH Transition Assessment Profile), uno strumento di valutazione psico-educativa e funzionale indispensabile per costruire un progetto di vita su misura, calibrato sui reali bisogni, capacità e desideri della persona. Un approccio globale che considera tutti gli aspetti: motorio, fisico, cognitivo, relazionale, comportamentale e sociale, con uno sguardo attento anche al “dopo di noi”. Per valorizzare davvero ogni persona, al di là dei limiti, nella sua unicità e nelle sue potenzialità di autonomia.

Infine, è previsto un modulo dedicato ai disturbi dello spettro autistico di livello 1: “quando la disabilità diventa invisibile”. Un approfondimento pensato per educatori e coordinatori dei centri socio-educativi, dei servizi all’autonomia e dell’area inserimento lavorativo, dove le persone necessitano di supporti meno evidenti, ma altrettanto fondamentali.

L’IMPORTANZA DEL CAPITALE UMANO

La valorizzazione della professionalità e delle competenze dei lavoratori resta una priorità strategica per Solidarietà e Servizi. «I nostri operatori sono il cuore della cooperativa – conferma Domenico Pietrantonio, presidente del Consiglio di Gestione. Investire nella loro crescita significa garantire qualità, fiducia e visione condivisa.»

Nel 2024 le ore di formazione erogate sono cresciute del 102%, con un incremento del 113% per quelle di tipo tecnico rispetto all’anno precedente. «Continuiamo a puntare sulla formazione e sul capitale umano – conclude Pietrantonio – per avere persone sempre più preparate e in grado di affrontare i nuovi bisogni, come quelli delle persone con autismo.»


Un gesto che “profuma di mare”

Una vacanza al mare a Porto Tolle (RO) per 50 persone con disabilità di Solidarietà e Servizi. Grazie alla generosità di Geico SpA, un’azienda che mette veramente al centro la persona

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Alcuni dei ragazzi di Solidarietà e Servizi al mare a Porto Tolle

Il profumo del mare, quello vero, che si sente appena si arriva in spiaggia. La brezza del pomeriggio, il sole che riscalda la pelle, i gabbiani che volano in cielo… E soprattutto, la gioia negli occhi di chi quel mare, magari, non lo aveva mai visto prima. È difficile raccontare tutto ciò che è accaduto nella settimana di vacanza al Villaggio Barricata di Porto Tolle, ma basta guardare il sorriso di Thomas per capirlo: «Mi è piaciuto tantissimo fare il bagno in mare e in piscina, giocare a bocce sulla spiaggia e cucinare le piadine per tutti. Mi sono divertito anche al gioco aperitivo a bordo piscina!».

Con lui c’erano Francesca, rapita dallo spettacolo dei giocolieri del fuoco che illuminavano le sere del villaggio e Giulia, entusiasta del Color Party sulla spiaggia, la festa ispirata alla tradizione indiana in cui i partecipanti si divertono lanciandosi polvere colorata a ritmo di musica, creando un’atmosfera di festa e gioia. «Non lo avevo mai fatto, è stato bellissimo! E poi ho passato tanto tempo con Thomas, a condividere pensieri e momenti della giornata». Piccoli gesti, normali per chiunque parta per una vacanza, ma straordinari per chi vive con una disabilità e spesso deve rinunciare a esperienze come queste.

Daniel, invece, ricorda il bungalow e le risate con gli amici: «Mi manca il mare, mi manca il bungalow. Come quando ho cercato di cacciare uno strano insetto con la scopa: abbiamo riso tutti insieme!». E Asia sogna già di tornare il prossimo anno: «Per stare ancora con i miei amici, per divertirmi in spiaggia e vedere gli spettacoli». Giacomo porta nel cuore il tramonto visto con i compagni e la pizza mangiata in spiaggia tra i gabbiani curiosi: «È stato bellissimo». Non è solo una vacanza. È un frammento di libertà, un’esperienza che lascia tracce profonde. Perché ogni tuffo in mare, ogni sera passata a ballare o a ridere insieme, costruisce ricordi che danno forza e fiducia anche al ritorno a casa. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla generosità di Geico S.p.A. – azienda italiana leader nella realizzazione di impianti di verniciatura per l’industria automobilistica in tutto il mondo –   che ha voluto sostenere economicamente questa esperienza per 50 persone con disabilità di Solidarietà e Servizi. Sono i ragazzi e le ragazze dei Centri Socio Educativi “La Bussola” e “Polaris” e del Servizio di Formazione all’Autonomia “La Stella” che si sono alternati dal 31 maggio al 14 giugno.  Un gesto nato da una visione d’impresa che non guarda solo ai numeri, ma alle persone, alla loro dignità, al loro diritto alla felicità.

Lo spiega bene Ali Reza Arabnia, l’imprenditore che ha reso tutto questo possibile: «Per me non è mai stato solo questione di profitto. Ho sempre creduto che un’azienda debba preoccuparsi anche dei suoi lavoratori, dei fornitori, della comunità. La vera energia nasce da qui: da un approccio basato sulla fiducia, sulla cura delle persone. Questo si trasforma in un motore fortissimo che dà senso a tutto il lavoro».

E così, quando si è trattato di sostenere il progetto di questa vacanza, non ha avuto dubbi. Gli è tornata in mente una scena di un vecchio film di Veltroni “I bambini sanno”, in cui un bambino rom vede il mare per la prima volta: «La luce che si accendeva sul suo volto era qualcosa di commovente, che tocca il cuore. Solo l’idea di poter regalare un pezzetto di quella gioia anche ad altri è una ricchezza che ti torna indietro. A volte basta sentire il profumo del mare, il suono delle onde, la brezza sulla pelle. Sono cose semplici, ma che ti restano dentro per tutta la vita».

Una scelta che nasce da un modo di fare impresa lontano dalla logica esasperata del risultato immediato: «Viviamo in un mondo in cui si celebra il successo individuale, la performance, l’apparenza. Io ho sempre creduto invece in un successo che si misura nella qualità della vita di chi lavora con te, della comunità che ti circonda. E questa vacanza è un piccolo esempio di tutto questo: un gesto che fa bene a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa».

Così, tra le onde dell’Adriatico e i sorrisi dei ragazzi di Solidarietà e Servizi, questa idea di impresa diventa reale. Non uno slogan, ma una realtà fatta di volti, di abbracci, di risate serali sotto le stelle. È questo che rimane, anche ora che la vacanza è finita: i ricordi di Thomas, Francesca, Giulia, Daniel, Asia, Giacomo e di tutti gli altri che si sono sentiti – per una settimana – non ospiti o pazienti, ma semplicemente ragazzi in vacanza. Liberi di giocare, di ridere, di fare tardi la sera, di sporcarsi le mani di colori al Color Party,

«Sono felice di aver potuto regalare loro questo», conclude l’imprenditore. «La vera gioia è vedere la luce negli occhi degli altri. Se come imprenditori ci prendessimo tutti un po’ più sul serio, non come potere, ma come responsabilità verso gli altri, forse il mondo sarebbe un posto migliore. Anche solo un po’. Anche solo per una settimana al mare».