«Ci prendiamo cura di oltre 5.000 persone»

L’Assemblea dei Soci di Solidarietà e Servizi approva il Bilancio Sociale e nomina Michele Grampa Presidente del Consiglio di Sorveglianza

I soci riuniti per l’approvazione del Bilancio Sociale 2024

Approvato il Bilancio Sociale di Solidarietà e Servizi venerdì 16 maggio, durante l’Assemblea dei Soci. Una decisione presa all’unanimità da tutti i 184 soci chiamati, come ogni anno, ad esprimersi sull’approvazione del documento. Un’occasione per rendere pubblico – per sommi capi – il lavoro qualitativo e quantitativo dell’anno in cui la Solidarietà e Servizi, riconosciuta come prima cooperativa in provincia di Varese, ha celebrato i suoi 45 anni di attività.

Da 45 anni sul territorio

Numeri importanti nel 2024, che non hanno nulla da invidiare a quelli di un’azienda for profit. Un’impresa sociale, quella di Solidarietà e Servizi, che dal 1979  è punto di riferimento per le persone con disabilità e le loro famiglie attraverso servizi diurni e residenziali e opportunità di inserimento lavorativo.

La cooperativa, nella quale lavorano 481 persone, di cui 77 con disabilità, si prende cura di 5.629 persone, accolte nei 54 servizi sul territorio delle province di Varese, Milano, Como, Lecco e Pavia. In particolare, 384 persone frequentano i centri diurni, 89 i servizi per l’autismo, 52 persone abitano nelle case e nei servizi residenziali, mentre il resto è accolto presso i servizi a sportello o in quelli di orientamento al lavoro. Numeri che dicono di una realtà credibile e affidabile. Il tratto distintivo e al contempo la sfida raccolta dalla cooperativa sono rappresentati dal binomio umanità-professionalità: attenzione alla persona, competenza e strumenti adeguati sono il patrimonio a disposizione delle persone, delle famiglie e dei loro bisogni.

L’importanza del capitale umano

Proprio la valorizzazione della professionalità e competenza  dei lavoratori della cooperativa è uno degli aspetti centrali anche per l’anno appena trascorso.  «I lavoratori sono il cuore della nostra cooperativa» – testimonia Domenico Pietrantonio, Presidente del Consiglio di Gestione di Solidarietà e Servizi. «Valorizzare la passione, il coinvolgimento e la professionalità delle nostre persone è una scelta strategica. Riconoscerne il merito non è solo un dovere etico, ma la chiave per crescere insieme, con competenza, fiducia e visione condivisa.» Vanno in questa direzione le iniziative formative rivolte ai dipendenti (+102% di ore di formazione erogate, in particolare +113% di ore di formazione tecnica, rispetto al 2023). «Abbiamo scelto di investire nella crescita dei nostri lavoratori, per avere del personale sempre più competente e più pronto a rispondere ai nuovi bisogni che arrivano dal territorio».
Sempre in ottica di valorizzazione delle risorse umane, nel 2024 – anno in cui è stato rinnovato il CCNL delle cooperative sociali – «abbiamo riconosciuto un importante aiuto economico a tutti i lavoratori e ai 237 soci e un premio di fine anno a coloro che hanno contribuito, in modo particolare, ai risultati  della cooperativa. È stato anche stanziato un bonus per le famiglie dei dipendenti che nel 2025 saranno allietate dall’arrivo di un figlio/a».

Un’attenzione che è percepita positivamente dalle stesse persone, come testimoniano i questionari «abbiamo registrato un tasso di soddisfazione del 94,4%».

Aspetti organizzativi

«Anche nel 2024 ci sono state alcune modifiche organizzative a più livelli.» Innanzitutto, la costituzione di un comitato per gli investimenti, le nomine e le retribuzioni. Poi la creazione di un’equipe multidisciplinare in grado di affrontare le nuove sfide e le nuove opportunità, mettendo in campo diverse professionalità.  Da ultimo, la costituzione di una vera e propria nuova area dedicata ai centri diurni a gestione diretta, con il conseguente ampliamento (da 6 a 7) del numero dei membri del consiglio di gestione.

La nomina di Michele Grampa, neo presidente del Consiglio di Sorveglianza

I soci  intervenuti durante l’assemblea sono stati interpellati anche sulla determinazione del numero dei componenti il Consiglio di  Sorveglianza e sulla nomina del nuovo Presidente dello stesso.
«La nostra cooperativa – prosegue Pietrantonio  – dal 2014 ha scelto un sistema di governance di tipo dualistico. Abbiamo un Consiglio di Sorveglianza (nominato dall’assemblea dei soci), composto da professionisti (avvocati e commercialisti) che vigila sull’osservanza delle leggi e dello statuto e nomina il Consiglio di Gestione.» Dopo la scomparsa – lo scorso gennaio – di Paolo Fumagalli, fino ad allora Presidente del Consiglio di Sorveglianza, la cooperativa si è trovata a dover nominare il suo successore. «Abbiamo proposto la nomina del componente del Consiglio di Sorveglianza più anziano, Michele Grampa, dottore commercialista» Anche in questo caso l’assemblea dei soci ha approvato all’unanimità, confermando altresì in 4 il numero dei componenti.

Il progetto di Caronno Pertusella: Solidarietà e Servizi sempre più casa

Guardando al prossimo futuro, presentato ai soci l’importante progetto che avrà ripercussioni significative nei prossimi anni per le persone con disabilità e le loro famiglie. «Nei prossimi mesi – sottolinea Giacomo Borghi, responsabile dell’area servizi residenziali e domotica – inizieremo a costruire altre due abitazioni per persone con disabilità a Caronno Pertusella, nell’area dove già oggi sorgono un Centro diurno e un Centro sperimentale per minori con disturbi del neurosviluppo. Si tratta di un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.» Saliranno quindi a 11 il numero delle case che la cooperativa gestisce, in grado di accogliere 65 persone, favorendo la loro autonomia in un contesto relazionale definito da familiarità e autonomia, quest’ultima supportata in particolare dalla domotica.


Inaugurati gli Appartamenti Tanzi a Cassano Magnago

Solidarietà e Servizi inaugura due appartamenti per sostenere autonomia e percorsi “dopo di noi” di persone con disabilità, dopo gli importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione. Resi possibili grazie al sostegno di Fondazione UBI per Varese

Don Emanuele benedice gli Appartamenti Tanzi

«Qui mi trovo bene» «Mi piace tanto questo posto» Sono le parole di Emma e Stefano, due delle persone che vivono negli Appartamenti Tanzi. E sono proprio loro, chi li vive, a raccontare – in un video – la loro esperienza di vita autonoma, dopo i lavori di ristrutturazione dello scorso anno, che hanno coinvolto l’intera palazzina di via Volta 24 a Cassano Magnago.

DALLA RESIDENZA AI DUE APPARTAMENTI. SEMPRE PIÙ CASA PER 10 PERSONE

In realtà, la “Tanzi” ha sulle spalle qualche anno di storia. Esiste infatti dal 2009 e negli anni ha accolto diverse persone. 53 per l’esattezza.  Pensata con una zona comune al primo piano e le camere tra piano terra e primo piano, era in grado di ospitare fino a 12 persone contemporaneamente. Dopo 15 anni, la struttura esistente aveva proprio bisogno di un bel restyling. «Abbiamo colto l’occasione di una riorganizzazione dei nostri servizi residenziali – evidenzia Giacomo Borghi, responsabile Area Residenziali e Domotica di Solidarietà e Servizi – per trasformare la Residenza Tanzi in Appartamenti Tanzi, due soluzioni distinte, ma attigue, una a piano terra e l’altra al primo, che funzioneranno separatamente e saranno in grado di ospitare 5 persone ciascuna.

Per noi è un intervento importante, anche in termini di significato, perché ci consente di investire in progetti per sostenere sempre di più l’autonomia delle persone di cui ci prendiamo cura.» Concretamente ci sono due cucine, due menù, due salotti, due porte di casa… «Sembra banale – prosegue Borghi – ma è proprio un modo diverso di concepire la casa, in grado di offrire più libertà di movimento e più privacy alle persone che ci vivranno… Anche i nuclei che accoglieremo saranno più piccoli e più omogenei, per età e per genere.» Insomma, una vera e propria casa, dove far esperienza di socialità, di integrazione e reale autonomia. «Sarebbe stato anche il desiderio di Isa Tanzi (a cui sono intitolati gli appartamenti), ex presidente dell’Associazione Familiari Persone Disabili (AFPD) di Cassano Magnago.»

LA VITA QUOTIDIANA

«Lavoro in pasticceria quattro ore, dalle 8 alle 12 e poi al pomeriggio vado in un centro educativo…» racconta Mattia. La vita quotidiana è organizzata come quella di una qualunque casa. Oltre a Mattia, ci sono Massimo, Stefano e Giovanni, nell’appartamento del piano terra.  Emma, Angela e Luigia, in quello al primo piano.  Ognuno ha i propri compiti e partecipa alla gestione domestica, insieme agli educatori e al personale ausiliario. «Le persone hanno – quasi tutte –  un discreto grado di autonomia» testimonia Elisa Colletto, la coordinatrice degli Appartamenti. «Durante la giornata hanno i loro impegni: chi all’area inserimento lavorativo di viale Toscana, con un tirocinio professionalizzante o un’attività lavorativa vera e propria, chi ai Centri Socio Educativi di Samarate o di Borsano (Busto Arsizio). Nel tardo pomeriggio, poi, si ritrovano insieme, con un operatore che li affianca nelle ore serali, per la cena e le piccole grandi incombenze domestiche.»

L’INAUGURAZIONE ALLA PRESENZA DELLE AUTORITÀ

L’inaugurazione ufficiale lo scorso 9 maggio con una vera e propria cerimonia in Villa Oliva a Cassano Magnago alla presenza delle  principali autorità. «Quello che fate è molto importante», le parole del sindaco Pietro Ottaviani. «L’integrazione del mondo della disabilità si manifesta anche nella restaurazione di edifici come questo, che aiutano a restare attivi nel territorio. Sono felice di vedere il lavoro che avete fatto e come vi siete ben organizzati». Presente anche l’assessore ai Servizi Sociali di Gallarate, Chiara Allai, in qualità di capofila dell’ambito territoriale che include nove Comuni: «Siamo contenti che Cassano abbia aperto questo tipo di appartamenti, che accoglie il primo progetto di questo genere con un ente gestore. Chissà che possa essere da spunto anche altrove».

Tutti poi in via Volta al civico 24 per il taglio del nastro, la benedizione di Don Emanuele Lupi, vicario della comunità pastorale San Maurizio e la visita degli appartamenti. Insieme, per celebrare un nuovo inizio, dopo i lavori di ristrutturazione e ampliamento, resi possibili grazie al prezioso contributo di Fondazione UBI per Varese. «Dal 2004 sosteniamo progetti sociali, culturali, artistici e formativi in provincia di Varese – sottolinea Luigi Jemoli, vicepresidente di Fondazione UBI per Varese. Questa è la prima volta che siamo a fianco di Solidarietà e Servizi. Per noi è importante che i progetti che adottiamo abbiano una ricaduta territoriale in provincia di Varese e abbiano soggetti promotori in grado di dare respiro e continuità agli interventi. E questo progetto risponde a pieno a questi criteri.» 

UN PROGETTO PER POTENZIARE I PERCORSI DEL DOPO DI NOI

Con questa ristrutturazione si amplia la possibilità di percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo famigliare di origine, rispondendo al bisogno dei genitori che, diventati anziani, non hanno più le energie necessarie per seguire il figlio.  Ma soprattutto al desiderio delle persone con disabilità. Come testimonia Mattia «Alla Tanzi posso portare avanti il mio progetto di vita autonoma.» Un progetto di vita, fatto di passioni, abitudini e attività svolte in compagnia.

«Gli Appartamenti Tanzi – spiega Franca Passerini, Assistente Sociale e Responsabile dell’Ufficio di Piano di Gallarate – sono i primi nell’ambito territoriale di Gallarate (che racchiude 9 Comuni) per l’accoglienza stabile di persone con disabilità a rispondere alle richieste della legge sul “Dopo di Noi” ( L 112/2016). Finora eravamo costretti a cercare soluzioni fuori dal nostro ambito. Un’ottima opportunità!»

L’INTRODUZIONE DELLA DOMOTICA

Anche in questo caso, questi appartamenti sono stati rinnovati con soluzioni domotiche all’avanguardia. «Seguendo l’esempio delle recenti ristrutturazioni nei complessi Gandolfi e San Benedetto di Legnano – precisa Borghi – siamo convinti che l’adozione di tecnologie intelligenti non solo faciliti la vita quotidiana delle persone con disabilità, ma promuova la loro autonomia all’interno di un contesto comunitario.» Questo salto in avanti nella smart home è stato possibile grazie al know‑how dei ricercatori dell’Università LIUC di Castellanza e all’expertise di Sinthesi, l’azienda che ha progettato e implementato l’impianto domotico.

25 ANNI DI SOLIDARIETÀ E SERVIZI NEI SERVIZI RESIDENZIALI

L’inaugurazione degli appartamenti Tanzi ha rappresentato l’occasione per rinnovare l’attenzione sui servizi residenziali offerti da Solidarietà e Servizi, che quest’anno festeggiano i 25 anni di attività con 2 Comunità e 9 Appartamenti che ospitano complessivamente 55 persone con disabilità. «Presto – spiega Borghi – il numero delle soluzioni abitative sarà portato a 13. E per lanciare un nuovo progetto: «Nei prossimi mesi – conclude Borghi  inizieremo a costruire altre due case a Caronno Pertusella, nell’area dove già oggi sorgono un Centro diurno e un Centro sperimentale per minori con disturbi del neurosviluppo. Si tratta di un progetto molto articolato, che vede la partnership di pubblico e privato, con il coinvolgimento diretto del Comune di Caronno Pertusella, oltre al sostegno finanziario di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.»

«Non credevo ci fosse un posto come questo»

Nell’ambito di un progetto di orientamento rivolto alle scuole secondarie di primo grado, venti studenti dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Busto Arsizio in visita al capannone di viale Toscana di Solidarietà e Servizi

I ragazzi e le ragazze dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Busto Arsizio in visita alla sede di viale Toscana

«Lavorano veramente? Vengono pagati? Ma che disabilità hanno (di alcuni non si vede…)? Quante ore vanno al centro ogni giorno?» Molte le domande di questo tipo nei ragazzi e ragazze delle medie dell’Istituto De Amicis di Busto Arsizio che, all’inizio di maggio, accompagnati dai loro docenti, hanno fatto visita a Solidarietà e Servizi presso il capannone di viale Toscana 105, sede di due centri socio educativi  e “casa” dell’area inserimento lavorativo, con 112 lavoratori assunti di cui 77 con una disabilità fisica, psichica o sensoriale.

UN PROGETTO PER AVVICINARSI AL MONDO DEL LAVORO

L’incontro nasce da una richiesta della scuola, nell’ambito di “Crescere insieme, dalla scuola all’azienda”, un progetto di orientamento, finanziato con i fondi del PNRR e dedicato alle classi prime e seconde, per combattere il fenomeno della dispersione scolastica. «Nel nostro istituto stiamo organizzando dei pomeriggi esperienziali con l’obiettivo di far avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro alla scoperta delle diverse professioni presenti nel nostro territorio. Crediamo che l’incontro con esperti del settore possa fornire loro una visione pratica e ispiratrice delle opportunità future.» A parlare è Emanuela Manto, docente di tecnologia della scuola.

E così, dall’idea ai fatti, una ventina di ragazzi e ragazze si sono “iscritti” in modo volontario a questi “pomeriggi alternativi”. Quattro visite in totale, tre in realtà aziendali – Eolo, Mario Cavelli, Centro Cotoniero Bustese –  e l’ultima, in ordine temporale, in Solidarietà e Servizi, dove attraverso l’incontro con persone impegnate nelle proprie attività quotidiane, hanno fatto esperienza di cosa sia un’impresa sociale.

ALLA SCOPERTA DEL CENTRO SOCIO EDUCATIVO…

Eccoli allora alla scoperta degli spazi dedicati al Centro Socio Educativo. Di laboratorio in laboratorio, i ragazzi hanno presto familiarizzato con il significato che si cela dietro a inaccessibili, in prima battuta, acronimi come CSE e SFA (Centro Servizi Educativi, Servizi di Formazione all’Autonomia). Da sigle enigmatiche, queste sono diventate nomi, volti precisi, voci definite di persone che si possono conoscere e con cui è possibile dialogare. Mentre i ragazzi hanno incontrato differenti gruppi impegnati in altrettante attività, come il gruppo di parola, il gruppo di canto, il laboratorio artistico e quello di avviamento al lavoro… Carmen Sportiello, coordinatrice dell’area educativa di viale Toscana ha spiegato loro la mission: supportare persone con fragilità attraverso progetti per l’autonomia che prevedono lo svolgimento di attività tramite le quali valorizzare i talenti e far emergere le competenze di ciascuno

…E DELL’AREA INSERIMENTO LAVORATIVO

Dopo l’area educativa, ad attenderli un’altra sfida. Due rampe di scale ed eccoli catapultati all’interno della realtà produttiva, dove ogni giorno arrivano commesse da oltre 20.000 pezzi e dove più di 70 persone con fragilità lavorano con un regolare contratto di lavoro, uno stipendio vero, inserite in un contesto lavorativo vero, composto da differenti settori produttivi, che vanno dagli assemblaggi alla rigenesi di apparati elettronici e alla gestione documentale, fino alla gestione di processi di backoffice amministrativi e commerciali.

«Cosa sono questi?» ha chiesto ai ragazzi Filippo Oldrini, responsabile dell’area inserimento lavorativo della Solidarietà e Servizi,  indicando degli apparecchi elettronici riposti su alcuni scaffali. A partire da questa domanda le classi hanno scoperto un bell’esempio di economia circolare. Il reparto in cui si trovano si occupa infatti di recuperare i modem per la connessione internet per conto di diversi operatori telefonici, di verificare il loro funzionamento, per rigenerarli, re-inserendoli sul mercato.

Qualche metro oltre gli studenti hanno incontrato una ragazza impegnata a maneggiare con cura un documento del 1700. Sul suo banco da lavoro una complessa struttura sostiene una fotocamera ad altissima risoluzione. Ben presto capiscono che ciò a cui stanno assistendo è un processo di digitalizzazione, per far sì che la conoscenza racchiusa in diversi documenti possa essere diffusa anche su internet, venendo così preservata dall’usura a cui è soggetto un documento fisico.

Il tour continua al piano più alto della struttura. Davanti a loro un call center in cui persone con fragilità operano su commesse di importanti realtà come Novartis o Eolo, assistendo i loro clienti. 

«Mi hanno colpito molto – testimonia Filippo Oldrini –  l’interesse dei ragazzi e le loro domande, segno  del grande lavoro dei loro insegnanti, ma  anche dello stupore che spesso riscontriamo in chi viene a visitarci e tocca con mano una realtà dove i lavoratori svantaggiati sono sullo stesso piano dei loro colleghi, dal punto di vista della qualità del lavoro offerto, delle possibilità economiche e anche delle possibilità di “carriera”. Dove non sono le nostre fragilità a definirci

UN’OCCASIONE PER AMPLIARE LO SGUARDO

«Per tanti dei nostri ragazzi – commenta la professoressa Manto – è stata la prima volta in cui si sono misurati con il mondo della disabilità. La maggior parte di loro non ha mai incontrato una persona con disabilità da vicino e le poche volte che le hanno incrociate, il vissuto è stato quello di  un “problema da gestire”. Per i ragazzi è stata dunque una grande occasione di apertura e di scoperta, per ampliare lo sguardo.»

«Quando ne abbiamo parlato in classe qualche giorno dopo, avevano ancora in mente Antonio, una persona con sindrome di Down che, quando ci ha visti, ci ha accompagnato lungo il percorso e spontaneamente ci ha fatto da “Cicerone” con un grande entusiasmo.»

NON SAPEVO CI FOSSE UN POSTO COME QUESTO

«Cosa ci portiamo a casa? – continua – Oltre alla buonissima merenda, una preziosa esperienza di apertura: aver toccato con mano una realtà di cui ignoravamo l’esistenza, aver visto un luogo dove le persone, nonostante alcune loro fragilità, sono aiutate a diventare autonome e a realizzare il proprio progetto di vita. Siamo abituati a pensare che chi è più fragile vada solamente protetto, messo in una bolla.  Qui, invece, abbiamo fatto esperienza che anche chi è fragile può essere protagonista e aiutato a compiere i propri passi».

Emblematico, a questo proposito, il commento di Simone, un ragazzo di seconda media che ha un fratellino con disabilità: «Non sapevo ci fosse un posto come questo. Finora credevo che a “gestire mio fratello” ci potessero essere solo mamma e papà. Che futuro avrà? Chi si prenderà cura di lui? Domande a cui, finora, non ero riuscito a trovare risposta. Oggi ho visto un luogo dove le persone con disabilità fanno tante attività e sono aiutate a diventare autonome. E questo mi dà speranza».

«Grazie della grande occasione che avete dato a me e i miei alunni oggi, la scoperta di una realtà bella e preziosa», con questo messaggio della professoressa si chiude la giornata.